L'effetto piu' immediato ed evidente della conferenza sul clima di New York e' stato quello di confermare ancora una volta che in questo paese il ragionamento sensato e' ormai diventato merce rara. Rarissima, quasi assente.
Oddio, di fronte ad un tema cosi' immenso e' normale che ci si senta perduti.
Si', e' normale il non capire un cazzo pur avendo le migliori intenzioni. Quindi se non ci capite un cazzo non preoccupatevi... per fortuna c'e' Roma Ciclista che non ci capisce un cazzo per voi e ve lo dimostra con un piccolo dattefocum (mi raccomando di leggere il Pippone ciclistico finale)
Globale non locale
La prima cosa che dobbiamo capire e' che l'inquinamento da CO2 e' un problema di dimensioni globali, non locali. Quindi non serve a niente risparmiare CO2 in Italia quando un Bolsonaro vi appiccia l'Amazzonia per quattro hamburger.
Oppure dichiarare l'emergenza ambientale a Roma (che dal punto di vista ambientale, invece di stronzate, deve ancora fare tanta strada concreta, a cominciare dalla corretta raccolta della monnezza)... un po' come il Vaticano che mette le transenne a Via della Conciliazione in caso di guerra atomica. La soluzione purtroppo e' globale, come il problema. Da sola neanche la UE basta.
Sovrappopolazione
Quando noi eravamo piccoli nel mondo si arrivava a stento a 3 miliardi di esseri umani.
Se lo fossimo rimasti difficilmente avremmo avuto problemi. Adesso siamo sette, presto nove. Non ci sono cosi se non blocchiamo lo sviluppo demografico la CO2 non si ferma, specie se tutti vogliono avere una vita un minimo decente (che sfrontati)
Economia
Risparmiare CO2 con comportamenti ambientalmente corretti e' uno degli elementi fondamentali.
Purtroppo Il tema ambientale e' anche cavalcato da tutti quelli che, orfani del fallimento del comunismo, hanno trovato un'altra scusa per attaccare il capitalismo e predicare una specie di vangelo hippie.
Purtroppo la cancellazione dell'industria che si sente evocare (stop alle auto, stop ai voli) avrebbe effetti catastrofici. Tutti diventeremmo immediatamente piu' poveri e incapaci di fare quelle azioni che forse possono realmente salvarci. Quindi attenti. Qualunque cosa si faccia non possiamo scassare l'economia. First fly the plane
Industria verde
Uno dei miraggi e' quello di salvare capra e cavoli convertendo l'industria a produrre prodotti (infatti il prodotto e' il prodotto della produzione) che risparmino CO2, tipo pannelli solari e generatori eolici e convincere la gente a destinare a questi gioielli della tecnologia l'amore dedicato fino ad adesso alle automobili.
Per adesso non funziona.
Prendiamo le auto ibride, consumano un po' di meno delle loro sorelle tutto petrolio ma il costo ambientale di fabbricazione e' comunque quello. I pannelli solari andrebbero meglio ma sono meno efficaci dei motoscafi d'altura per farci prendere il sole sopra alle fanciulle in topless.
Accordi internazionali
Il problema fondamentale e' che se non ci si mette tutti d'accordo un po' tutti nel limitare la CO2 difficilmente si arrivera' da qualche parte.
Ovviamente i paesi poveri vogliono che i ricchi facciano la gran parte dello sforzo. I paesi ricchi non sono malintenzionati, ma se limitano la produzione a casa loro per ragioni di CO2 e le produzioni non cessano, ma si trasferiscono nei paesi poveri che non hanno gli stessi limiti, allora i paesi ricchi diventano poveri (senza diminuire la CO2 globale) e giustamente non ne hanno alcuna intenzione...
D'altro canto qualunque rallentamento dell'economia per ragioni ambientali comunque colpira' soprattutto i paesi poveri.
Balzi scientifici o tecnologici
Non lo si puo' dire ma tutti sperano che le castagne dal fuoco le cavino appositi balzi scientifici e/o tecnologici, che nell'ordine possono essere: fusione nucleare, alcool dalle canne dei fossi, combustibile per aerei dalle alghe marine, batterie organiche il doppio di quelle attuali, specchi solari al 70% di rendimento... possibilità di sfangarla con la tecnologia (o la scienza) ci sono, speriamo non arrivino troppo tardi.
Amazzonia vs Siberia
Tutti sappiamo dei roghi dell'Amazzonia... d'altra parte se lAmazzonia e' cosi' importante per tutti noi, allora qualche soldino ai Brasiliani glie lo dovremmo pure dare, che dite? In generale l'idea di retribuire la conservazione ed espansione delle foreste potrebbe aiutare notevolmente il riequilibrio dell'atmosfera. A patto di stabilire un meccanismo globale per far pagare chi produce eccesso di CO2 e destinare a piantumazione il ricavato.
Al contrario c'e' chi vorrebbe disboscare una parte notevole della Siberia per ricrearci l'ambiente pleistocenico, che all'epoca era una immensa prateria mantenuta tale dai grandi erbivori. Poi arrivarono i cacciatori umani, si mangiarono gli erbivori e la Siberia si copri' di inutili abeti.
Inutili perche' a causa del poco sole immagazzinano pochissimo CO2 dall'aria, mentre il tappeto erboso pleistocenico, e' in grado di immagazzinare nella terra fino a 50 volte quello immagazzinato dagli abeti a parita' di superficie.
L'ha messo in pratica in un pezzetto di Siberia uno scienziato, nel cosiddetto Pleistocene Park in riva al fiume Kolyma e ci fa pascolare grandi erbivori (tipo bisonti) che scongiurano il ritorno degli alberi.
Ma non basta, giura che entro una decina d'anni sara' possibile ottenere per clonazione mammut nuovi di zecca (o almeno qualche bell'elefante lanoso) per dare il tocco finale... poi carne di bisonte per tutti!
Soluzione o protezione?
Vista comunque l'incertezza del risultato finale, per i paesi sviluppati si pone un problema amletico... e' meglio continuare a perseguire una soluzione in comune, sapendo che i nostri sforzi potrebbero essere annullati nel casino generale, per esempio se gli abitanti Africa e Asia continuassero a figliare a gogo... Oppure brace for landing, ovvero dare la partita globale per perduta e usare le nostre risorse per mirare all'indipendenza energetica e alimentare e blindare i nostri confini?
E non poteva mancare il
Pippone finale ciclistico
In tutto questo il dibattito italiano e' di bassa qualita'. L'Italia e' un paese senza sprechi gargantueschi, ancora sia attaccati ad una eredita' contadina, ma proprio per questo ci portiamo appresso le frustrazioni di questa nostra eredita', per esempio il contadino che vede nella fatica fisica la nemesi di una vita, e quindi va in auto anche a prendere le sigarette.
In Italia le possibilità di risparmio di CO2 legate alla diffusione della bicicletta sono ancora relegate nell'angolo, cosi' come quando si fanno gli appelli alla gioventu' perche' faccia attività fisica nessuno (dalle nostre parti) pensa a costruire una bella rete di piste per far diventare la bici il mezzo ufficiale con il quale i ragazzi vanno a scuola.
Quindi escono idee allucinanti, frivole, inconsistenti, ma non quella di base, cominciare a respingere sistematicamente le auto dalle citta'.
Inoltre' noi Italiani siamo astuti ma purtroppo non intelligenti. Non vogliamo risolvere i problemi nel complesso, ma solo il nostro in particolare. E normalmente senza cambiare le nostre abitudini. Infatti siamo tutti d'accordo che per il bene del pianeta gli altri debbano ridurre l'uso della loro macchina. Noi no.
E per questo attaccare nei fatti il totem dell'auto rimane un tabu' politico, specie in un periodo dove le maggioranze sono volatili.
Infine perche' avviene in un momento di crisi dell'industria automobilistica, con un crollo netto delle immatricolazioni che comincia a far pensare alla cassa integrazione...
domenica 29 settembre 2019
giovedì 26 settembre 2019
Quando ti affondano la pista preferita...
Nettuno,,, intanto qualche pista si fa |
I nomi dei comuni vincitori sono evocativi e fanno pensare alla bellissima evoluzione del ciclo turismo anche da noi, non solo al Nord. Trevignano, Gradoli, Sperlonga e tanti altri, alcuni ammantati dal mito, ma tutti con promesse che spero si realizzeranno al meglio.
Purtroppo non sono riuscito ad avere -non so se siano pubblicate da qualche parte- informazioni sui progetti che hanno vinto. Per esempio per quanto riguarda Trevignano, spero tanto che il progetto riguardi la pista che si ferma a Montecchio e che venga prolungata il piu' possibile intorno al lago.
Per gli altri comuni (a parte Minturno li conosco piu' o meno tutti) c'e' ovviamente la curiosita' di sapere cosa (spero di piacevole) ci riservi il destino. Certo, vedendo Roma, l'unico progetto pubblicato, la ciclabile delle Valli ha una dimensione alquanto "locale", ovvero non sembra aprire nuovi orizzonti ciclistici cittadini... comunque aspettiamo di vederla prima di giudicare.
Con rammarico debbo dire che non compare nella lista dei progetti vincenti uno cui tenevo molto, ovvero la congiungente i comuni di Nettuno, Anzio e Aprilia.
La ciclabile avrebbe dovuto doppiare la Nettunense e permettere di raggiungere il mare da Aprilia. Sarebbe stata particolarmente utile alla mobilita' ciclabile in quanto avrebbe permesso di spostarsi in bicicletta senza rischiare la pelle sulla Nettunense. Peccato, trovo difficile immaginare una pista piu' utile di quella, considerato il grande traffico.
Sara' per un'altra volta e speriamo che i progetti vincitori vedano presto la luce. Oppure che i comuni interessati proseguano in autofinaziamento (😀😀😀)
domenica 22 settembre 2019
A colpi di New Jersey
A Roma stiamo tutti con il fiato sospeso per capire come andra' a finire la bikelane della Tuscolana...
E si', perche' come avevo facilmente preconizzatonel post del 2016 (Le Corsie Cicalbili saranno il Graal della Ciclabilità romana?), le bike lane sono facili a farsi, ma difficili a difendersi.
E nel caso della prima bikelane veramente "contro", ovvero che sottrae un po' di spazio alle automobili (ancorche' non spazio per la circolazione ma soprattutto per la sosta in seconda fila) attendiamo per vedere se la bikelane sara' di utilita' pratica o meno. Ovvero se resistera' all'indisciplina degli automobilisti.
In tutto cio' volevo farvi vedere come viene trattato l'argomento nella capitale belga...
Come gia' ho raccontato Bruxelles sta seguendo la tendenza a limitare sempre di più il traffico automobilistico, aiutata in questo da una rete molto solida di trasporto pubblico di qualità... anche se comunque anche li' le stazioni periferiche vanno frequentate con prudenza negli orari estremi. Brutti ceffi se ne incontrano anche li', mica solo a Tiburtina...
Alla tendenza sopravviveva un'unica grande arteria automobilistica, Rue Belliard, che lambisce un lato dell'Explanade Solidarnosc, ovvero la grande piazza pedonale di fronte al Parlamento Europeo.
Rue Belliard e' un'arteria a senso unico a quattro o cinque corsie, con marciapiedi strettissimi. Fa coppia con Rue de la Lois, che passa sotto il centro dell'Unione, Place Schumann. Una strada a senso unico ad entrare a Bruxelles, una a senso unico ad uscire, come se noi avessimo fatto a senso unico Via Appia Nuova (a uscire) e Via Tuscolana (a entrare)...
Ora mentre Rue de la Lois ha avuto due bikelanes sul marciapiedi, gia' ampiamente riportate in questo blog, Rue Belliard e' rimasta il dominio incontrastato delle auto fino... fino al maggio scorso, quando da un lato hanno costruito una prima bikelane, per poi attaccare dall'altro lato.
La prima me la sono persa, ma la seconda la vedete in foto... hanno fottuto una corsia con i New Jersey e aperto il passaggio alle bici...
Non aggiungo altro!
E si', perche' come avevo facilmente preconizzatonel post del 2016 (Le Corsie Cicalbili saranno il Graal della Ciclabilità romana?), le bike lane sono facili a farsi, ma difficili a difendersi.
E nel caso della prima bikelane veramente "contro", ovvero che sottrae un po' di spazio alle automobili (ancorche' non spazio per la circolazione ma soprattutto per la sosta in seconda fila) attendiamo per vedere se la bikelane sara' di utilita' pratica o meno. Ovvero se resistera' all'indisciplina degli automobilisti.
In tutto cio' volevo farvi vedere come viene trattato l'argomento nella capitale belga...
Come gia' ho raccontato Bruxelles sta seguendo la tendenza a limitare sempre di più il traffico automobilistico, aiutata in questo da una rete molto solida di trasporto pubblico di qualità... anche se comunque anche li' le stazioni periferiche vanno frequentate con prudenza negli orari estremi. Brutti ceffi se ne incontrano anche li', mica solo a Tiburtina...
Alla tendenza sopravviveva un'unica grande arteria automobilistica, Rue Belliard, che lambisce un lato dell'Explanade Solidarnosc, ovvero la grande piazza pedonale di fronte al Parlamento Europeo.
Rue Belliard e' un'arteria a senso unico a quattro o cinque corsie, con marciapiedi strettissimi. Fa coppia con Rue de la Lois, che passa sotto il centro dell'Unione, Place Schumann. Una strada a senso unico ad entrare a Bruxelles, una a senso unico ad uscire, come se noi avessimo fatto a senso unico Via Appia Nuova (a uscire) e Via Tuscolana (a entrare)...
Ora mentre Rue de la Lois ha avuto due bikelanes sul marciapiedi, gia' ampiamente riportate in questo blog, Rue Belliard e' rimasta il dominio incontrastato delle auto fino... fino al maggio scorso, quando da un lato hanno costruito una prima bikelane, per poi attaccare dall'altro lato.
La prima me la sono persa, ma la seconda la vedete in foto... hanno fottuto una corsia con i New Jersey e aperto il passaggio alle bici...
Non aggiungo altro!
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