Complice la prolungata siccità e il perdurare del bel tempo mi pare di vedere un deciso aumento del numero dei ciclisti, anche se non posso darvi numeri che rendano oggettiva questa mia osservazione.
Sulla pista della Nomentana si viaggia ormai in parecchi, ai semafori si formano code con regolarità, e direi che il numero dei ciclisti abbia ampiamente superato quello dei pedoni sulla medesima rotta,
Il campione però non è limitato alla pista della Nomentana, che percorro praticamente tutti i giorni, ma si nota anche nelle altre zone della città, dove spuntano ogni giorno nuovi ciclisti, la maggior parte chiaramente alle prime esperienze di ciclomobilismo. Segno che la bicicletta continua a suscitare interesse e a costituire una valida alternativa alle altre modalità di spostamento.
Le bici elettriche rappresentano la maggioranza delle new entry. Un fenomeno interessante e benvenuto per sfondare il muro di vetro che impedisce alla bici di sostituire in maniera massiccia i mezzi a motore a scoppio. Francamente non saprei dire se questo dipende solo dalla paura della fatica connessa alla bicicletta, con la temutissima sudorazione, o semplicemente perchè l'elettrociclista comunque continui a sentirsi parte della famiglia dei motorizzati.
Come ho detto, tra l'utenza business prevale la scelta della bici elettrica in tutte le sue declinazioni. Una menzione speciale per le fat bike sulle quali talvolta viaggiano elementi particolarmente arroganti e fastidiosi. Occasionalmente capita qualche bici truccata, ma sono elementi veramente sporadici.
Di gran voga anche le bici del bike-sharing, e credo che questo mezzo sia il vero trampolino di lancio di molti dei nuovi ciclisti, che fatti un po' di conti trovano conveniente passare al mezzo di proprietà.
Mi sembra invece di vedere, dopo la vivacità iniziale, la stabilizzazione dei monopattini, oggettivamente difficili da padroneggiare al di fuori della rete delle ciclabili.
Ma. C'e' sempre un ma, anzi più d'uno.
Innanzitutto si tratta di capire se questo trend si manterrà con l'arrivo delle sospirate (non dai ciclisti) piogge autunnali, che spero siano copiose e abbondanti per ricostituire le riserve idriche e risollevare il livello dei fiumi.
Inoltre le piste ciclabili non sono abbastanza, nè per quantità e nemmeno per qualità, per sostenere un uso esteso della bici a livelli di sicurezza accettabili.
Per esempio alcune rotte del quadrante Nord-Est (lo cito perchè lo conosco meglio) continuano ad essere difficilmente percorribili, ad esempio la direttrice Tor de Schiavi - Monti Tiburtini - Ponte Lanciani, una vera e propria autostrada urbana, rimasta orfana di qualunque infrastruttura.
Potrei anche citare l'asse Ponte delle Valli - Libia - Eritrea - Corso Trieste, oppure Viale Somalia, per non dire una direttrice come quella dell'Olimpica, che vede una faglia nei collegamenti paragonabile alla perdurante interruzione dell'anello ciclabile.
Accanto a questi problemi vi è la impossibilità di lasciare le bici, specie quelle elettriche, per strada alla mercè dei ladri, e questo limita fortemente la flessibilità di uso, specialmente per le uscite serali o nel caso il datore di lavoro non offra stalli protetti.
Last but not least, la bici è molto più lenta del ragionevole nel diffondersi tra i teenager e gli universitari quale mezzo di trasporto per scuola e università.
Questo dipende, secondo me, dalla mancanza di ricoveri sicuri, specie alla Sapienza, ma anche nelle scuole secondarie superiori, che non permette l'affermarsi della bicicletta come mezzo principale per la mobilità dei nostri giovani.
Occorre quindi continuare ad investire in infrastrutture (di qualità) al servizio della mobilità ciclabile.