Il 2024 è stato un anno che ho vissuto ciclisticamente solo a metà.
Peccato, perchè forse è stato l'anno della mia maturità ciclistica, quando ho usato la bici come un vero mezzo di trasporto e divertimento con autonomia provinciale, se non regionale, fino all'incidente di giugno.
Dopodichè sono rimasto a guardare fino a dopo Natale, quando ho ripreso a pedalare (e ho anche fatto in tempo a forare!) con somma attenzione ma, ovviamente ahimè, con i quadricipiti tutti da far ripartire.
Per la Roma Ciclista il 2024 mi è sembrato un anno particolare.
Infatti la dote di piste ciclabili romane è cresciuta moderatamente in quantità, e forse un po' di più in qualità, specie con l'attraversamento di Piazzale di Porta Pia, che ha portato un grande beneficio a tutti coloro che percorrono la pista Nomentana, che non sono pochi.
Per rimanere alle cose che ho visto è stata completata la pista della Sapienza, che unisce Termini con l'Università, anche se le soluzioni adottate a Viale dell'Università per utilizzare lo spartitraffico centrale sembrano una fabbrica di incidenti e riportano in vita la progettualità delle ciclobimbi di veltroniana memoria. In particolare "il ricciolo".
Quello che mi è sembrato di percepire, purtroppo, è però una battuta di arresto nell'espansione della mobilità ciclabile.
Oddio, il ritmo di espansione indotto dalla bici elettrica, permettendo anche a persone poco inclini alla fatica fisica di utilizzare il mezzo a due ruote, ci aveva un po' viziati, ed forse è questo mezzo ha ormai conquistato il conquistabile. Quindi confermerei la mia netta sensazione che si sia raggiunto nuovamente un plateau dal quale occorrerà muoversi.
Forse si tratta delle stesse ombre che si sono allungate sulla transizione ecologica, il green deal, i cui costi industriali, sociali e comportamentali stanno raffreddando più di un entusiasmo, tanto da essere messo apertamente in discussione... Risparmiare CO2 non sembra più tanto cool e forse lo stesso sta accadendo anche per la ciclabilità romana.
2025 La rete ciclabile aumenta un pochino, ma per il momento non è stata una priorità.
Il mio principale rammarico è la evidente mancanza della priorità nella realizzazione della rete ciclabile, ovviamente oscurata dalle opere del Giubileo.
Comprensibilmente sono state impiegate un sacco di risorse per pedonalizzare piazze turistiche, cosa piacevole ma a servizio del turismo, e che però non può avere veri effetti sul cambiamento delle abitudini di spostamento.
Invece ci servirebbero come il pane tanti interventi di realizzazione di piste, anche sacrificando un po' di posti parcheggio, cosa che sembra tabù se non riferita -appunto- alle suddette pedonalizzazioni.
Roma Ciclomobilista? non nel 2025!
E' chiaro che il Comune ancora non vede nella bicicletta un mezzo che può cambiare la mobilità cittadina. Certo, non è pensabile spostare il 30% del traffico sulle due ruote a pedali, ma un 4 - 5% già sarebbe un grosso sollievo alla città e al suo sistema di trasporto pubblico. Basterebbe crederci!
Speriamo che gli anni 25 e 26 ci portino realmente le decine/centinaia/migliaia di km di piste ciclabili vagheggiate nel PNRR, e che queste piste siano significative in termini di ciclomobilità e non solo di cicloturismo.
Per quanto riguarda il ciclomobilismo puro ho capito che ci sarà poco e niente. Le piste o corsie ciclabili alla Stefàno, l'assessore della Raggi, vengono di nuovo interpretate come lesa maestà automobilistica e non fanno breccia nella giunta Gualtiera, che comprensibilmente e zingarettianamente d'occhio gli indici di popolarità. Tutto quel lavoro duro e oscuro non sarà replicato, stiamone certi.
Cosa mi piacerebbe per il cicloturismo
Se il lato ciclomobilistico non brilla, la pioggia di km di piste che ci aspetta per il 2025 sembra in gran parte orientata alle meraviglie cicloturistiche.
In canna abbiamo la meravigliosa, e dico davvero meravigliosa, congiungente Monte Ciocci-Stazione San Pietro (o Trastevere?) lungo il percorso dismesso della ferrovia, con galleria sotto il Vaticano.
A questa meraviglia dovrebbero affiancarsi i primi tratti del GRAB, ancora una volta un'opera ad uso turistico, che però a tratti potrebbe tornare utile anche al ciclomobilismo. <Ho letto pure di una ciclabile che unirà Porta Maggiore a Gabii... ...
Se poi passiamo al fantaciclismo, io spero sempre che, dopo innumerevoli annunci, Roma venga ciclisticamente unita al suo litorale, tanto Fiumicino e il suo sempre crescente sistema di piste, quanto Ostia Antica, Ostia e le sue spiagge.
Altrettanto vagheggio, come Feanor morente di fronte alle torri di Thangorodrim, che la linea del trenino della Casilina, dismessa con la Metro C, sia trasformata in una pista ciclabile che arrivi a congiungersi con il tratto Paliano - Fiuggi, tratto ormai compromesso da anni in un lento declino, a dispetto del fatto che possa rappresentare una concreta occasione di sviluppo per il territorio al di fuori dei confini di Fiuggi.
Infine pensate che bello se si riuscisse ad unire Roma e Tivoli, magari passando da Villa Adriana!
Ma Roma non sta diventando bike friendly
I progressi in questi anni ci sono stati, per carità chi lo può negare.
Va inoltre registrata un'importante variazione rispetto alle giunte precedenti: Gualtieri non promette moltissimo, ma quello che promette sembra riuscire a mantenerlo, basti vedere le opere del Giubileo. Non è una novità da poco.
Però la maggior parte di quelli che chiamiamo "progressi" sono auto-adattamenti di noi cittadini al mondo moderno e non -come dicevo- l'attuazione di politiche specifiche volte a promuovere la sostituzione di spostamenti in auto/mezzo pubblico in spostamenti ciclistici.
Quello che manca veramente è un ambiente nel suo complesso favorevole all'utilizzo della bicicletta in termini generali, segno che i ciclisti non sono ancora un target veramente appetibile, ma una minoranza che porta più problemi che soluzioni o affari.
Tra i vigili urbani non mi pare di aver visto moti di protezione di pedoni o ciclisti (e monopattinisti) ma piuttosto il solito tono di business as usual, ovvero sentirsi molto italianamente sulla stessa barca dei poveri automobilisti che non trovano da parcheggiare.
Quindi mi sembra che tendenzialmente continuino a rifuggere il contrasto frontale (per esempio alla sosta in doppia fila), anche se ovviamente non si possono avere strade troppo intasate dalla seconda fila e quindi agiscono lo stretto necessario a non farle bloccare.
Inoltre è definitivamente scomparsa la sorveglianza dinamica sul campo... non li vedo mai vicino ad un passaggio pedonale a proteggere chi attraversa, e la percentuale di parcheggiati sulle strisce con la notifica della multa sul tergicristallo è veramente bassa, segno che la repressione latita.
Per non parlare dell'occupazione abusiva delle piste/corsie ciclabili.
Il nemico rimane il furto: la paura dei ladri limita l'uso della bicicletta
Infine a Roma rimane un ultimo -ma non l'ultimo in via di importanza- elemento che secondo me sta frenando l'uso della bicicletta, che sono i furti... quante volta rinunciamo ad usare la bicicletta perchè non ci fidiamo a lasciarla legata due ore fuori da un cinema o da un ristorante? Tante, tantissime, ed è vero per tantissimi ciclisti.
Su questo il sindaco può fare poco, anche perchè la giustizia italiana sembra volersi semplificare la vita riaddossando i microcriminali al mantenimento da parte della comunità civile, se non altro per tenere bassa la popolazione carceraria.
Questo è un altro di quei problemi capitali che frenano l'uso della bicicletta, ma sembra che nessuno se ne curi. In effetti l'intera microcriminalità sembra data per inevitabile, un errore di merito e di metodo, che fa sembrare debole lo stato di diritto e alimenta il mito dell'uomo forte che risolve tutto.