giovedì 20 ottobre 2016

Il grande e nuovo mondo ciclista nel quale vorremmo vivere

Finito il lavoro e' il momento, per tutti, di tornare a casa.

All'aeroporto mi ritrovo in coda immediatamente dietro al collega svedese, un simpatico individuo stile "uomini che odiano le donne". Almeno a quello io penso.

Mentre mette la borsa sul cestello per i raggi X, mi rendo conto che e' una messenger impermeabile da bici, con una fascetta riflettente da pantaloni, quelle gialle col velcro, arrotolata intorno alla tracolla.

"Ah, allora sei anche tu un ciclista"
"Si', ma solo qui a Bruxelles, dove prendo il bikesharing"
" Non usi la bici per andare al lavoro"
"No, preferisco farmi tutti i giorni mezz'ora a piedi all'andata e mezz'ora per il ritorno" Poi continua infilandosi le dita tra la cinta e la pancia prominente "E' un buon esercizio".
"Quindi non usi la bici per andare al lavoro?"
"Eh noooooo... sai com'e'..." (mi guarda come uno con la sveglia al collo e l'anello al naso) "A Stoccolma tutti usano la bici per andare al lavoro, e quindi non si sa mai dove parcheggiarla. Io cosi' vado a piedi".

Questa storia ha due  morali:

a) il pedone e' il  ciclista del ciclista

b) attenzione  a quello che chiediamo potrebbe avverarsi!

1 commento:

Anonimo ha detto...

si, condivido la morale 1

detta in altro modo il pedone sta al ciclista come questo sta all'elettrociclista... ;-)


ma il ciclista sta all'elettrociclista come l'elettrociclista sta al conducente di macchine elettriche?

e dove mettiamo in tutto ciò chi prende i mezzi pubblici?


Mi sono confuso da solo... :-)