Sono tanti anni che ci sentiamo dire che a Roma non si possono fare le piste perche' mancano i soldi... salvo poi scoprire che il referndum su ATAC costera' tra i dieci e gli undici milioni di euro, se ricordo bene circa il 33%, un terzo, della cifra che sarebbe servita a ciclabilizzare Roma ai tempi di Alemanno.
Se permettete ho il diritto di essere un po' incazzato, come tutti i ciclisti, come tutti i romani.
Incazzati non perche' il referendum non sia legittimo. Ma visti i precedenti e' particolarmente inutile.
Dalla mia esperienza professionale avere un fornitore 100% statale ha vantaggi e svantaggi speculari ad averne uno privato. Se da un lato il fornitore statale, o comunale, e' funzionale alla tua politica, dall'altra parte quando va male ti carichi tutte le perdite, e comunque se lo multi (quando non rispetta l'accordo fittizio che ha con te) multi te stesso.
Un privato invece avra' attenzione ai costi. Pensera' soprattutto, magari non esclusivamente, al proprio tornaconto e quindi se non stai attento a gestirlo non fara' i tuoi interessi.
Dopodiche' la storia dei contratti di Roma Capitale non viene portata ad esempio nei libri di economia liberista... Non solo, ma poi ti tiene per le cose (si', quelle) con l'occupazione... come "mi dai fastidio" licenzio xmila addetti che in realta' non mi servono.
Diciamo la formula pubblica ha invece il piccolo inconveniente che il futuro sindaco puo' fare campagna elettorale promettendo ai dipendenti ATAC (e AMA) vantaggi diretti. Come ha fatto Virginia che ha disfatto quel po' di buono fatto da Marino per far rigare un po' meno storto le suddette.
D'altra parte come potrebbe il privato aggiudicatario non appoggiare politicamente (e finanziariamente) una delle parti in lizza?
Alla fine le due formule sono accomunate da un elemento: funzionano se chi le gestisce sa il fatto proprio, il che non sembra esattamente la fotografi di Roma Capitale.
Insomma, per me il referendum sono solo soldi buttati. L'ATAC e' e rimane un gruppo di persone che porta a spasso autobus, facendo salire e scendere passeggeri, ma senza riuscire a trasformare questa attivita' in un vero servizio.
Lo si vede anche perche' quando gestisce qualcosa di piu' complicato, come tram, ferrovie urbane o metropolitana, che richiedono programmazione, il tutto si sfalda.
Nota: ho scritto queste righe prima dell'incidente sulla scala mobile dei tifosi del CSKA.
D'altra parte cosa aspettarsi da un comune abituato a concedere l'assessorato alla mobilita' a persone poco adatte, ieri Esposito, oggi Linda.
Non ci sono leggi buone per il popolo corrotto.
Detto questo nessuno si pone un problema molto serio, a prescindere. L'abbonamento "a presso pieno" ATAC consente di viaggiare da Cesano a Ostia, tutto l'anno, avanti e dietro a meno di un euro al giorno. E' chiaro che e' un prezzo politico, e che i veri costi sono a carico della collettivita'.
Bene, direte voi, scelta politica. Ma certo, peccato che anche la collettivita' (= Roma Capitale) non riesce a sostenere i costi e sta andando fallita, e pur di nasconderli consente che ATAC anno dopo anno faccia un centinaio di milioni di passivo, passivo che essendo strutturale non e' altro che un trasferimento di perdite dal bilancio del Comune a quello di ATAC.
In tutto questo il "servizio" peggiora, e' sempre piu' difficile farci affidamento e non supporta una vita lavorativa attiva. Se poi sei romani paghi poco il biglietto ma il Comune -appunto- si consuma il tuo reddito in tasse.
Altro che referendum... La prima operazione verita' sarebbe stata quindi quella di stabilire un nuovo costo chilometrico e un criterio chiaro, non politico, per la determinazione delle tariffe.
Per esempio lasciando gli investimenti alla collettivita' ma facendo pagare agli utenti il costo di esercizio, incluse le perdite di ciascun anno.
Certo, in queste condizioni bisogna gestire bene, in quanto non si fa piu' un servizio per indigenti, ma per cittadini attivi. E se vuoi tenere bassi i costi di esercizio i bus devono camminare, quindi via la sosta selvaggia etc. etc. Ahiahiahi.
Quindi... ma che ci referendiamo a fare? Cerchiamo di fare le persone serie.
PS: Io comunque avrei accettato di vendere a Trenitalia. Almeno quelli il fatto loro lo sanno. E avrei fatto un po' di piste ciclabili con quegli undici (dieci e rotti, pare) milioni.
giovedì 25 ottobre 2018
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1 commento:
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