Lunedì mattina, bella giornata di sole dopo una domenica ciclistica umida e piovigginosa, mi ha visto intervenire di prima mattina in un'operazione di sgombero.
Dopodichè sono partito dall'incrocio Prenestina Tor de Schiavi lungo la Prenelane (Prenestlane?), raggiungendo l'ufficio a Castro Pretorio in circa 23 minuti, una cosa mai vista , con i mezzi pubblici mai messo meno di 40'. Non vi dico le colonne di auto superate.
Solo che poco mi ammazzo, anzi mi ammazza un monopattino (e credo che anche lui si sarebbe fatto un bel po di male). Ma procediamo con ordine.
Lascio Largo Telese e mi butto a buona velocità verso Largo Preneste. Solo che lì hanno progettato la solita gabala ciclomobilistica (vedi immagine). Infatti dalla prenestina si diparte una derivazione laterale, con un angolo di circa 30°, che permette di immettersi su Via di Portonaccio senza passare dal semaforo.
Bene, cosa hanno fatto i progettisti di piste? Invece di far continuare la Prenestlane dritta e chiedere agli automobilisti di stare attenti alle bici quando imboccano la deviazione, hanno spostato la pista sul marciapiedi della strada laterale e piazzato un bell'attraversamento a 90° della derivazione.
Francamente non so quale safety assessment porti a tale soluzione, ma sicuramente lo ha fatto un automobilista.
Il problema è che stai scendendo a buona velocità, e non ci sono veri motivi per non farlo, lo zigozago marciapiedico ti ammazza la velocità e cmq poi ti devi attraversare il flusso vivo.
Così cosa ti penso?
Beh... visto che dalla Prenestina non arriva nessuno quasi quasi proseguo dritto e chissenefrega.
Sto programmando la manovra quando con la coda dell'occhio percepisco un monopattino che, invece di percorrere la Prenestlane, scende a palla di fucile lungo la Prenestina vera e propria.
Capisco il pericolo e ripiego sullo zigozago, mentre questo stronzo prepotente infila la deviazione sui trenta all'ora. Vabbè, è andata bene.
Il problema rimane uno: anche se forse nella mente del progettista certe figure (e ce ne sta un'altra all'altezza del deposito ATAC) permettono una riduzione teorica dei rischi, in realtà rendono l'itinerario inefficiente e mettono i ciclisti alla mercè dei prepotenti che se ne fottono di seguire le regole. Siamo sicuri alla fine che i rischi siano inferiori?
Voi direte: ma anche avesti voluto non seguirle.
Sì, ma io sono stato spostato da una situazione di vantaggio, corsia sulla destra che proseguendo dritta ha la precedenza sull'attraversamento, ad una situazione che mi ha rallentato e mi ha messo in posizione tale da essere prevaricato.
Ancora peggio in caso di incidente, non è neanche detto che avrebbero dato la colpa a lui.
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