domenica 28 ottobre 2012

Purchè SIC non diventi un boomerang...

La sicurezza è un argomento molto potente. L'iniziativa/movimento SIC ha fatto leva su questo argomento, e in poco tempo, a merito dei suoi promotori e attivisti, ha ottenuto moltissimo: spazio sui giornali, notorietà, la ciclofestazione del 28 aprile... insomma, un successo di attenzione e interesse.

Adesso c'e' solo da cercare di tramutare questa energia disordinata in azioni concrete, prima che si disperda nell'ambiente, e bisogna cominciare a cercare di stringere i tempi.

Infatti la mobilità ciclistica potrà cominciare ad espandersi solo con l'aumentare della quantità di ciclisti che usano la bici con regolarità nella vita di tutti i giorni. Abbiamo visto, infatti, che i ciclisti della domenica, pur essendo tanti, al massimo ci portano nuove piste nei parchi e bike-sharing di lusso.   Infatti, una volta rientrati a casa da Villa Borghese o Villa Ada, rimettono la bicicletta in cantina e il giorno dopo via sui soliti mezzi: auto, scooter o mezzo pubblico. Magari pensando: se non fosse così pericoloso  proverei a prendere la bicicletta.

Eh sì, perchè le iniziative tipo SIC o il più mortifero di traffico si muore, seppur con buone intenzioni, diffondono un messaggio chiarissimo per i non ciclisti: La bicicletta è il più pericoloso dei mezzi di trasporto. E questo tiene lontano moltissime persone. Anzi i genitori finiscono per non prendere la bicicletta ai figli, proprio perchè sembra più pericolosa addirittura del famigerato motorino! E come dar loro torto con tutti questi corvi menagramo che si sentono a tutte le trasmissioni radio?

Per quanto mi riguarda io non sono sicuro che la bicicletta sia più pericolosa degli scooter e delle moto, se non altro perchè non ti puoi far prendere dalla fretta e guidare spericolatamente per tagliare i tempi. Invece cercherei di non associare nelle statistiche biciclette e pedoni, che fanno due vite stradali separati.

Anche tra biciclette io tenderei a dividere gli incidenti in città da quelli fuori, e pure all'interno di quelli fuori città, gli incidenti da spostamento da quelli da allenamento, ovvero che accadono a ciclisti che su strada si allenano all'attività agonistica.

Gli incidenti ciclistici urbani dovrebbero poi essere messi a raffronto con gli altri mezzi a due ruote, proprio per vedere in città qual'e' il livello di pericolosità degli uni e degli altri. Magari viene fuori (come credo) che la bici è entrisecamente meno pericolosa degli scooter.

Poi, se con alcune misure la si può rendere ancora più sicura, allora va benissimo. Ma a questo dovrebbe essere confinata l'azione SIC.

venerdì 26 ottobre 2012

Buca la metro, pure la bici, per fortuna il bus no...

Primo giorno d'inverno, l'avevo quasi sfangata.

Ero andato all'EUR con la Hoptown, e nel pomeriggio avevo atteso con ansia l'addensarsi delle nubi... ansia relativa, perchè il tempo era comunque annunciato sul brutto.

Intorno alle 5 è passata una botta di temporale, ma tanto, appunto con la pieghevole, ero in grado di prendere la metro al ritorno. Senonchè, finito ancora a tarda ora, la ferale notizia... Metro B bucata (In realtà ho letto che è caduto un ramo sulla linea di alimentazione e non è vero che ha bucato....)

Allora, visto che non piove, comincio a muovermi verso casa con la Hoptown, contando anche sulla protezione dell'antipioggia completo. Un viaggio che è un successo, bellissima pedalata "sulle ali della tempesta" fino a Termini, dove l'acqua comincia a cadere con un pochino più di insistenza. Io cmq sto al coperto del poncho e dei pantaloni impermeabili. La mattina mi ero anche messo, in previsione dell'acqua, calzettoni un tantino più pesanti, proprio per affrontare il pediluvio annunciato.

L'acqua aumenta, ma io vado tranquillo... fino all'imbocco di Via Tevere, dove sento l'inconfondibile rumore del pneumatico che si sgonfia. Ovviamente sta cominciando a piovere sul serio.

Non perdo tempo in bestemmie, cerco di individuare il buco... una vite autofilettante da due centimetri piantata come un coltello nel mio pneumatico. La svito e medito.

Sulla Hoptown non porto la camera d'aria di ricambio, proprio perchè ci dovrei aggiungere chiave inglese (non ha sgancio rapido delle ruote) e pompa. Porto invece una bomboletta... che prelevo subito dalla borsetta sottosella.

L'avvito alla valvola Schrader e sparo. La gomma magicamente si gonfia, ma poi da sotto la valvola comincia a profluire la schiuma. Evidentemente, nei due o tre giri di ruota che ho fatto prima di fermarmi ho danneggiato il gambo della valvola.

Mestamente butto la bomboletta e mi avvio verso la fermata del 92. Sotto la pioggia piego la bici (è il momento nel quale si desiderebbe avere una Brompton) e prendo l'autobus che passa in tre minuti.

Sull'autobus scopro che è difficilissimo tenere la bici piegata in piedi e contemporaneamente obliterare il biglietto, non ci avevo mai pensato.

Sceso dal Bus, rientro a casa. Un po' scocciato dalla brusca fine di un bellissimo rientro in bicicletta, ma soddisfatto di aver anche passato l'esame bus, che per fortuna, almeno lui, non si è rotto.

Infatti, tanto per completare il quadro, la sera mi chiama mio figlio: ho tamponato con la macchina! Povera Astra, praticamente nuova e già urtata!!!


giovedì 25 ottobre 2012

Matti a go-go

Esco -in tarda ora- dall'ufficio e mi avvio all'incrocio tra Viale Castro Pretorio e Via San Martino della Battaglia, di fronte alla Biblioteca Nazionale, per intenderci.

Il semaforo è rosso, ma io devo solo girare a dx, quindi con tranquillità giro... nessuna problema, no auto, no pedoni, vado piano piano. Solo dall'altro lato comincia a girare (a sx) un pullman, ma io sono tanto avanti che quando sarà arrivato alla mia altezza io sarò già passato da tempo.

Con la coda dell'occhio vedo però una bici che invece di girare a dx come me tira dritto per l'incrocio, sempre al rosso spinto. Taglia l'incrocio e la sua traiettoria si incrocia con quella del pullman. Ne' il ciclista ne' il pullman (che aveva il verde...) accennano minimamente a rallentare, purchè ormai la rotta di collisione sia ormai conclamata. Il ciclista, molto elegantemente, disegna un bell'arco rasente la punta del pullman. In tutto questo nessuno dei due rallenta e scivolano così... evviva.

Mi allontano rimuginando sulla prepotenza di certi ciclisti che screditano la categoria, ma meno di un chilometro più in la' mi imbattto in un episodio assolutamente opposto. Verde per me, passo. Dall'altro lato tutte macchina ferme (rosso).

Dalla direzione opposta alla mia un altro ciclista... siamo tanti.

Un macchina ferma con il rosso decide di partire. Piano, ma passa con il rosso, costringendo l'altro ciclista (io ero già passato) a fermarsi.

Anche lì il tutto si è svolto a velocità molto tranquilla, però quello che fa riflettere è proprio il modo di guidare, ovvero l'infrazione che costringe un altro che ha ragione (il pullman prima, il ciclista poi) a dover modificare la propria traiettoria o la propria velocità.

Qui siamo anche peggio dell'infrazione, siamo proprio alla pura mancanza di rispetto per gli altri che circolano sulla strada.

mercoledì 24 ottobre 2012

Panbriochismo in salsa elettrica

Il panbriochismo è quella corrente di pensiero, e di azione, che segue il solco tracciato dalla frase attribuita alla regina di Francia Maria Antonietta, che si chiedeva come mai i sanculotti non pensassero a mangiare brioche in assenza di pane...

A Roma esperienza analoga è toccata ai sanciclotti, che orfani di un bike-sharing ormai consolidato in tutte le metropoli dell'Europa Civile, si sono visti installare un bike-sharing  pazzo pazzo pazzo, che alla fine ha il compito di fare la concorrenza (con aiuti di stato) agli onesti noleggiatori di bici dei parchi. Che anche loro hanno tutto il diritto ad essere incazzati.

Eh sì, perchè se il novello bikesharing elettrico fosse stato la ciliegina sulla torta di un solido bikesharing urbano, sarebbe andato tutto alla grande.

Un centinaio di bici elettriche da affiancare a quelle normali, magari anche a tariffe differenti, sarebbero state la delizia del cittadino romano. Che invece non è cittadino ma è rimasto, appunto,  sanciclotto...

Invece abbiamo 90 biciclette elettriche, con due stazioni, a Villa Borghese e a Villa Ada. Villa Pamphili no, chissà perchè...

Non voglio entrare nel merito della spesa. probabilmente nel mostruoso prezzo di acquisto sono incluse anche le stazioni, i pezzi di ricambio, etc. etc.. Cmq sono sempre 650 mila euri per 90 bici, circa 7000 euri apiece. Altro che bici, costano come un Ducati Monster...

Cmq si possono anche fare i complimenti al SIndaco per essere riuscito ad accaparrarsi un bel tesoro, ma con quella cifra si sarebbe rifinanziato un vero bike sharing, di quelli utili sul serio!

lunedì 22 ottobre 2012

Tutta la verità sulla gita al sentiero Valloni

Foto

L'unico momento terribile della gita è stato quando Agnese è scivolata nel dirupo, senza avvisarci, del quale abbiamo solo la foto a lato al momento del recupero.

Io ero rimasto dietro, in quanto Marco aveva la traccia (che poi era quella di Baffogrigio, che risaliva nella bellissima necropoli), e ho sentito solo un'esclamazione, una macchia di colore verde che scompariva, e le ruote della bicicletta che puntavano il cielo...

PER FORTUNA che sotto al dirupo c'era la vegetazione, e tutto sommato neanche troppi rovi, cosicchè  se l'è cavata con pareccchi (3c, erano proprio pareccchi) graffietti, nessuno veramente sanguinante.

Dopodichè ad Agnese è stato chiesto molto gentilmente di replicare, così eravamo pronti a riprenderla, ma si è mostrata poco collaborativa e non ci ha concesso l'agognato bis.

Il resto è stata una prescout da manuale, nel quale le scarsità della guida sono state ampiamente compensate dalle spumanti risorse del gruppo, ed in particolare dal profluvio di GPS e tracce concorrenti e controconcorrenti, per cui tutti aspettavano solo che ci facessi perdere per salvare le ciclogirl.

Appuntamento perfetto a Capranica, e via a rotta di collo (Uta di corsa) per la ferrovia. Fantastica l'illuminazione offerta da Cateno, che ha portato il sole nelle viscere della montagna. Ci fosse stata Shelob, sarebbe stata sicuramente accecata. Arrivati a Barbarano ci siamo visti il paese che è veramente bellissimo, poi giù per la scalinata e via per il sentiero Valloni.

Lo cui sentiero è in effetti un sentiero per camminatori più che per ciclisti, anche se in bici alla fine si passa. In effetti Alessia è un po' troppo spaventata e dovrebbe fare qualche gita con Concubina giù per gli sgarrupi dei Monti Prenestini, o una missione con Taccio (Roberto) al Soratte.

In ogni caso siamo andati bene, se non che invece di continuare per il sentiero Valloni fino a Blera, siamo risaliti per la tagliata tra le tombe, un percorso che non conoscevo, ma è stato bellissimo, ponteggi a parte.

Io ero reduce da una inversione di marcia che mi aveva lasciato alla fine del gruppo e non c'era stato  modo di superare Alessia ai guadi.

Comunque siamo usciti prematuramente dal sentiero Valloni, e vorrei ritornarci per vedere tutte le meraviglie descritte dalle foto... ma l'idea è che occorrerebbe lasciare le bici a Barbarano e avventurarsi a piedi.

Archiviato il sentiero, PeterK ci ha lasciati per raggiungere il presidente alle terme, e  abbiamo continuato verso Blera dove ci siamo intrattenuti, forse troppo a lungo  a gozzovigliare nella bella piazza (bella verso la chiesa, visto l'orrido mostro in cortina che la fronteggia) e a goderci il meritato desinare, con menzione speciale al ciambellone di Uta.

Oddio, Roberto (Taccio) ci ha fatto venire un po' di sensi di colpa con le dotte argomentazioni sulle diete, ma alla fine abbiamo pedalato, dopo una sobria sosta di 90 minuti (è stato proprio un giro riposante).

Tuttavia la ripresa della marcia non è stata semplice, perchè il passaggio che su Google Earth (c)  sembrava in pianura era in realtà uno sgarrupo. Senza l'aiuto degli altri espertissimi non l'avrei trovato (e in effetti non l'ho trovato io) con una salita su di una mulattiera dismessa per i troppi muli che evidentemente ci hanno lasciato le zampe.

Riguadagnato il piano abbiamo seguito un itinerario semplificato attraverso Villa San Giovanni di Tuscia e poi una strada consortile che ci ha riportato sulla traccia, in tempo per il treno del ritorno.

Poi ho preso il treno delle 19:20, e vi garantisco che pedalare a quell'ora, nell'oscurità calante, è bellissimo, e mi piacerebbe anche fare un'uscita con rientro nella semioscurità.

Il risultato non è stato malaccio: a traccia ridotta 38 km ma buoni 500 m di dislivello. Se avessimo fatto tutto il giro previsto avremmo aggiunto almeno altri 7 km e una 50 di metri di dislivello, sforando il fondo delle gite impegnative.

Per chi si gode le forre il sentiero Valloni è meraviglioso, specie in una giornata soleggiata ma non afosa. La campagna era in piena seconda primavera... ce la siamo goduta, e per fortuna perchè i miei meteo mi hanno avvisato che venerdì si cambia registro, arriva l'autunno.

Un benvenuto a Marco, alla prima uscita di cicloappuntamenti, ma perfettamente equipaggiato (non come me, che ancora non lo sono).

Arrivederci, allora, tra due settimane su Monterano Channel!!!!

PS... ho visto un percorsetto da Barbarano verso Civitella Cesi...

venerdì 19 ottobre 2012

Al ladro al ladro!

Questa è una via con case con giardino... ancora una volta suona un allarme. Lo sentiamo che rimbalza tra le case, ci metto un po' a capire da dove viene...

Esco in giardino e mi affaccio. Più in basso, da un altro giardino una sessantina di metri in line d'aria, vengono rumori di vasellame metallico. Vedo tre figuri, vestiti di scuro che scavalcano una cancellata. La luce dei lampioni fa brillare una busta bianca dalla quale provengono i rumori. La luce dei lampioni fa balenare il riflesso dell'argenteria.

Mi metto ad urlare (e urlo forte): "Al ladro, al ladro affacciatevi". Quelli mi guardano e mi urlano contro "A pezzo di merda!". Le finestre si illuminano e la gente si affaccia, ma quelli scappano, è troppo tardi.

Insomma, ancora una volta, siamo stati preda dei soliti ladri.

Il guaio è che sei totalmente indifeso. Se qualcuno di quelli affacciati gli avesse tirato un vaso in testa, avrebbe passato un guaio. Figuriamoci uno che con una pistola li avesse stesi tutti e tre. Invece di dargli una medaglia sarebbe finito in galera.

Siamo proprio un paese destinato a finire male... Poi ci si stupisce che i ladri d'alto bordo la facciano sempre franca. Non sappiamo più reagire al crimine! La priam reazione viene dal cuore, la legge viene dopo. E se la deve prendere con i delinquenti.

Per chi se li fosse persi:
- ma come fanno gli Olandesi
- ma quale  svuotacarceri, qui ci vuole un decreto tiracolli

mercoledì 17 ottobre 2012

Tutti se la prendono con le biciclette, nessuno coi ladri. Adesso pure la cintura di castità...

Forse la maggior parte dei miei lettori, e soprattutto delle mie lettrici, è troppo giovane per ricordarsi di una brutta abitudine italiana, soprattutto meridionale: quando una donna veniva violentata, si andavano subito a cercare colpe sue, dalla civetteria, al vestito non castigato, etc.

Mi sembra che la cosa stia succedendo anche con le biciclette...

Qui mi rifaccio ad un post del simpaticissimo bicisnob urban che riprende il tema dei furti a Milano, che avevo trattato anche io su questo blog notandone l'assenza dagli argomenti degli Stati Generali della bicicletta.

L'assessore milanese a chi scrive contro i furti?

Al capo della Polizia per aumentare gli sforzi di repressione e prevenzione?  Nooooo!

Al Procuratore della Repubblica perchè tenga i ladri arrestati in galera invece di farli uscire subito? Noooo!

Al Ministro della Giustizia o dell'Interno perchè prendano a cuore il problema? Ma figurati...

Scrive al Ministro dell'Ambiente per istituire un sistema di registrazione delle biciclette. E poi, quando trovi la bicicletta registrata in mano al ladro, se al ladro continui a non fargli nulla, a che serve?

Insomma, come disse Rutelli quando si confrontava con Alemanno... possiamo mettere un braccialetto alle donne così chiedono aiuto se sono assalite. Oppure la cintura di castità, anche quella funziona contro le violenze.

Alla fine invece di perseguire la criminalità, si continua ad abbozzare e a  limitare la libertà dei cittadini.

Continuiamo così... abbozzando coi ladri di biciclette si finisce anche per convivere coi mafiosi e le 'ndrine.

O forse è il contrario, chissà...

venerdì 12 ottobre 2012

Follia anche per il quarto clan...

Dopo la follia dei tre clan della volta scorsa, automobilisti, scooteristi e ciclisti, giornata di follia alla grande per il quarto clan, quello dei pedoni!!!

Il guaio comincia verso le 19:30 a Piazza Buenos Aires. Sto fermo al semaforo, scatta il verde e parto. Superate le rotaie del tram ci (due ciclisti e un'auto) ci tre individui attraversano tranquilli, senza darsi alcun problema. 

L'automobilista suona (piano pinao), ma il pedone fa un gesto stizzito mandandolo a quel paese. Vabbè...

IO ero il più interno, quindi l'ultimo a ripartire. L'altro ciclista si mette davanti a me e scendiamo di gran carriera Via Tagliamento verso Via Chiana. Il tizio davanti a me ha una citybike 28 e si prende una ventina di metri di vantaggio rispetto alla mia Hoptown.

Il semaforo di Via Chiana diventa verde, io sto a circa 150 metri, velocità intorno ai 25 km/h... accelero per passare con il verde. Starda deserta, a parte noi due. 

Mentre il ciclista sta per arrivare al semaforo, dall'altro lato della strada, comincia ad attraversare un gruppo di circa cinque persone, ad occhio e croce trentenni usciti da ufficio in happy hour. I quali traversano tranquilli in rotta di collisione con il povero ciclista, che alla fine desiste e rallenta. 

Questi continuano a chiacchierare tra di loro e sfilano davanti al ciclista ormai quasi fermo. Ii ciclista sta a circa mezzo metro dalla linea di mezzeria. Io intanto continuo ad avvicinarmi all'incrocio. Sono in ritardo e lo voglio passare con il verde, e punto allo spazio libero tra il marciapiede e il ciclista, che è quasi tuta la carreggiata.

Il gruppo di pedoni passa... senonchè l'untima ragazza, con andatura da stasera ho deciso di darla ma ancora non so a chi, fammi sentire questo si ferma a chiedere scusa al ciclista. Si ferma e gli dice "Oh scusaci..." non più di due secondi, ma bastano a sfilacciare il gruppo.

A quel punto io correggo la traiettoria per passare un po' più vicino al ciclista, il quale evidentemente era quasi fermo, perchè prima agita il manubrio, poi, sotto la forza della pedalata, caracolla dalla mia parte e si mette praticamente di traverso per ripartire... e una citybike 28 prende un bel po' di spazio se si mette di traverso

E' una attimo scarto per evitarlo, ma la tizia che si era scusata, stava ancora sculettando a un buon metro dal marciapiedi. Fate due metri di citybike + una tizia + un metro dal marciapiedi, e vedete che di spazio per passare c'era rimasto solo la larghezza della Hoptown...

Lì sono passato, urlando a non più di 20 cm dalla faccia della tizia un "CHE CAZZO FATE! " che l'ha fatta salire sul marciapiedi con un salto solo.

Oh ragazzi, ma io capisco attraversare col rosso, ma fermare apposta chi ha il verde è proprio una cosa grave. 

State tranquilli che se fossimo state due automobili invece che due biciclette  avrebbero fatto passare prima noi...



 

giovedì 11 ottobre 2012

Furto di biciclette: ne hanno parlato a Reggio Emilia?

Il Corriere della Sera di Milano riporta la storia di un lettore cui hanno rubato la bicicletta vicino a Palazzo Marino, come dice lui "sotto gli occhi dei vigili". Vigili con occhi poco vigili.

Ovviamente è stato consigliato di andarla a cercare nei mercatini, ed ha trovato una zona dove un certo numero di signori male in arnese vendeva biciclette... anche buone.

Potrebbero essere disoccupati che si vendono le cose più care... magari invece sono individui che raggranellano parte del loro vivere rubando biciclette di professione, tanto alla fine non succede nulla.

Inoltre la circostanza che in alcune piazze della città si smercino biciclette rubate senza che nessuno intervenga, è un'altra conferma della pericolosità del fenomeno, destinato a crescere -se non contrastato- fino a divenire un serio ostacolo alla diffusione della bicicletta come mezzo di trasporto...  se già non lo è.

E' parecchio che segnalo questo fenomeno che non solo è in aumento, ma ormai interessa anche le biciclette da palo, quelle che valgono quasi di più per il loro peso in ferro che come mezzo di trasporto.

Anche in questo caso è il momento di agire... ma come?

Ho ri-riletto i ri-risultati degli Stati generali della Bicicletta, ma non ho trovato accenni al tema, se non quando si parla di parcheggi custoditi. Una eco può essere trovata nella proposta di aprire i cortili condominiali alle biciclette, ma a Roma se le fregano anche da lì...

Direi che occorre cominciare ad attuare qualche momento di decisa repressione. In particolare interrompendo i canali di smercio sistematico di biciclette rubate, per esempio l'esportazione nei paesi dell'Est, cominciando a comminare pene detentive reali per i ladri e rispedendo coattivamente a casa gli stranieri che rubano biciclette in Italia, immediatamente dopo aver scontato la pena (senza passare dal via).

Perchè non si è parlato di questo problema a Reggio Emilia? Perchè l'approccio è stato molto futuristico e poco presentistico (quando leggo di cose come "riprogettare le città" e non  "riprogettare le infrastrutture cittadine") mi viene da ridere...

Secondo me c'e' anche il fatto che sbattere in galera i ladri di biciclette in questo momento appare politicamente scorretto, almeno per certe aree politiche. Inoltre  a noi ciclisti De Sica e il neorealismo ci hanno rovinati.

Come ripeto, però, il ladro che ti porta via 100 euro di bicicletta a Roma, a te personalmente fa lo stesso danno di un sindaco che si porti via 400 milioni di euro...

da rileggere (se ve li sieti persi):
- i ladri di biciclette come i ladri di cavalli nel west
- il vero problema rimane il furto
- un furto annunciato
- salvanchelebici


martedì 9 ottobre 2012

Follia per 3 clan

Follia, follia follia... oggi ho visto tracce di pura follia circolatoria...

Clan degli automobilisti
Sto ferma a Largo Forano.

Pizzicato da telefonata di lavoro mentre vado al lavoro, mi accosto. Su Via Somalia, a scendere, al semaforo una coda densa, due file uno azzeccato all'altro, con Bus COTRAL.

Lì Viale Somalia curva a destra prima del semaforo.

Sento una sclacsonata disperata. Un tizio ha pensato bene di superare la coda al semaforo semplicemente percorrendo -con tranquillità- la carreggiata opposta allegramente contromano... ovviamente, essendo in curva, senza poter vedere chi arriva. E senza che chi arriva lo possa vedere, quindi se lo trovano in faccia, figuratevi con quale animo.

Lo evitano, lui raggiunge tranquillamente il semaforo e termina -felicemente- di superare la coda.

Lieto fine, passa avanti a tutti...

Clan degli scooteristi
Torno dal lavoro, pedalo sulla Hoptown pidipidipidipidipidi...  con la coda dell'occhio percepisco un'altra bicicletta, una 28 elettrica, che comincia a superarmi, distanza laterale un metro e mezzo.

All'improvviso clamorosa sclacsonata dall'amtra corsia... uno scooter stava superando tutti e due bellamente in mezzo alla corsia opposta. L'automobilista che se lo è trovato davanti si è preso un colpo, ha suonato, e lui è rientrato al volo facendo il pelo a quella che mi stava superando

Clan dei ciclisti
Subito dopo il citato episodio, ci fermiamo al semaforo (rosso) di piazza quadrata (Piazza Buenos Aires). Io sono allineato con altri quattro scooter sulla linea bianca, cercando di capire qual'e' stato lo stronzo che ci ha superato in così malo modo. Gli scooter bianchi sono due... sospetto una ragazza che fa finta di nulla.

Davanti a me ci sono la ciclista di prima e un'altra ciclista, oltre le strisce pedonali dell'incrocio.

A rosso pieno cominciano ad attraversano l'incrocio. Prima occupano parte della carreggiata, mentre tutti gli scooteristi scuotono la testa. Un paio di auto manovrano per evitarle, poi, preso coraggio, finiscono di attraversare l'incrocio a 2 km/ora, costringendo le altre auto ad evitarle. Stranamente gli automobilisti non suonano, ma che pessima pubblicità per i ciclisti...


domenica 7 ottobre 2012

Norchia, una gita alquanto anomala...


Sì, sono proprio contento di questa giornata da guida.

Innanzitutto nessuno ha forato... E questo fa parte della parte positiva, essendo in 10 non era scontato.

Secondo il treno che ci ha portato a Vetralla, il Cicoappuntamenti Express, è proprio diventato un ciclotreno, un monumento viaggiante al ciclismo a due ruote a pedali... come potete vedere nelle foto, le biciclette arrivavano ai finestrini.  

Spero che le FS fiutino presto il nuovo mercato e ci aiutino a farlo crescere.
Terzo, la gita è stata molto bella, con un favorevole rapporto godimento/fatica. Il percorso è vario, con tratti di bosco, campi con bellissima vista verso Viterbo o Civitella Cesi, con Montefiascone sempre stagliato verso il cielo.

Le nuvole, presenti ma sempre luminose, ci hanno schermato dal gran caldo e dalla voglia di andare al mare, al contempo evitando di innaffiarci.

La gita ha compreso anche una bella escursione a piedi tra le tombe etrusche e i resti medievali ch ancora popolano la forra. Un itinerario da fare...

A dispetto delle previsioni iniziali la compagnia si è equilibrata su di un tranquillo 5 + 5 (maschi + femmine) che ha evitato squilibri particolari. Grandi assenti Marco e Sabrina, che speriamo non abbia rinunciato all'aereo per tornare a Palermo.

Di questi 9 (oltre a me) ben 5 mi erano sconosciuti, Daniela, Cateno, Agnese, Lorenzo e Christian. Dopo averli fatti bere Agnese e Cateno hanno confessato di essere di natura amici mascherati da cicloappuntamentisti...

La prima sorpresa della giornata è stata, appunto, il treno pieno di biciclette all'inverosimile. Un encomio al capotreno che si è dimostrato amico dei ciclisti e non privo di inventiva... Speriamo, appunto che Trenitalia capisca e incentivi il cicloturismo.

La gita si è snodata senza eventi fino alla necropoli, dove ci siamo saziati di cultura con una bella escursione e di cibo, con un sobrio, ma gustoso, ciclopicnic.

Forse la digestione ci ha un po' svantaggiati, perchè da lì sono cominciate le disavventure. Prima sono caduto (da fermo) io, finendo con il ginocchio esattamente sullo specchietto, che ne è uscito frantumato.

Dopo qualche chilometro Crhistian ha accusato acido lattico e rigidità alle gambe... era alla sua prima uscita dopo 20 anni di fermo. Purtroppo c'ero solo io con la traccia, e non ho potuto rimanere indietro con lui. In compenso ha raggiunto la Cassia e si è avviato a piedi verso  la stazione, dove aveva lasciato la macchina. 

Da pensare, perchè se fosse stata una ragazza non l'avremmo certo mandata da sola!!!

Dopodichè la mia bicicletta ha ricominciato a fare le bizze, e la pedivella sinistra, cambiata meno di un anno fa insieme a tutto il movimento centrale, ha cominciato a fare le bizze allentandosi. prontamente soccorso dalle magiche brucole di Cateno, purtroopo non ho potuto fare altro che ritardare l'inevitabile conclusione.. il distacco della pedivella dall'asse, che però è avvenuto a difficoltà superate sull'ultimo pezzo di tre chilometri di Cassia.

Parte del residuo l'ho coperto spingendo la bici, e parte l'ho fatto in draisina, ovvero a cavallo della bicicletta, spingendo con i piedi come di dandy dell'800!

Domani vado a parlare con il meccanico!!!!!

Il ritorno ha riservato un'altra sorpresa: nella fretta dei saluti, Lorenzo e Laura hanno lasciato sul treno, a noi, tutti gli effetti personali, che Uta ha ridato loro a Ostiense... Che sbadatoni.

Una bella gita, con un ottimo rapporto godimento/fatica. 

Qualche riflessione sulla vulnerabilità della bicicletta, e soprattutto che occorrono almeno due persone con la traccia sul GPS per garantire un ritorno sicuro!

 


 S

giovedì 4 ottobre 2012

Ciclisti e pedoni della stessa risma

Stamattina mi sono messo un vestito leggero e, in giacca e cravatta, mi sono avviato per l'ufficio in Hoptown...

Rimonto la Salaria e arrivo all'incrocio con Via Panama. Mi passa (fermo al semaforo) una fanciulla in bici corsa rosa shocking, capelli ricci neri lunghi, leggings e guanti pesanti (che caldo) alle mani.

Riparte e io appresso. Malgrado l'apparato cattivello non mi stacca, io pidipidipidipidipidipidipidi con la mia biciclettina le sto dietro fino a raggiungere Viale Liegi. passiamo il semaforo con lei circa 3 metri avanti a me che decide di staccarmi, quando troviamo un pedone in attraversamento sulle striec che si trova in imbarazzo perchè dall'altra parte delle strisce è parcheggiato un furgone e non sa come superarlo.

Io rallento per lasciarlo passare, la fanciulla non se lo fila per niente e continua. Io intanto mi fermo e gli faccio cenno di passare. Vedo che lui tentenna, malgrado io sia fermo, poi passa a tutta birra un altro ciclista con biciclettone, capelli crespi raccolti in una lunga coda e cassetta di plastica fissata al portapacchi, che gli fa il pelo.

Passando accanto al pedone (che finalmente aveva attraversato ringraziandomi) mi scuso dicendo... non tutti i ciclisti sono come dovrebbero.

Al ritorno, lungo Via Tagliamento, arrivo bello veloce (più bello che veloce) all'incrocio di Piazza Quadrata, con semaforo al verde stabile. Vedo fermarsi la macchina davanti a me sulla linea d'arresto (col verde)... bene, senza curarsi di nulla  vedo passare (col verde) una signora che parla al  al telefono, accuratamente voltata dall'altra parte per far finta di essere troppo occupata a parlare per accorgersi che stava attraversando cole verde (Se avessi avuto la macchina le avrei fatto una di quelle strombazzate che rompevo i timpani a quello dall'altra parte del telefono...)

Questo tanto per dire che è vero che le due categorie (ciclisti e pedoni) si lamentano degli automobilisti, ma anche loro ne combinano parecchie.


martedì 2 ottobre 2012

Bike through strike

Quante biciclette!

Oggi è stato veramente un bike day. Decine di ciclisti hanno affrontato la giornata di sciopero dei mezzi. Mai viste così tante persone in bicicletta in tutte le parti della città.

Ovviamente anche qualche SUV malandrino. Specie quelli bianchi fanno finta di essere taxi, e per poco non mi arrotano a Via dei Fori Imperiali. Cmq, ordinaria amministrazione.

Speriamo solo che coloro che hanno preso la bici oggi tornino a prenderla domani...

Oggi c'e' stato un altro sciopero del TPL. per Roma l'undicesimo dall'inizio dell'anno.

Se posso citare Animal House: Occorre che qualcuno faccia uno cosa assolutamente futile e inutile. E noi siamo i più adatti per farla.  Appunto, un altro sciopero, appena dopo quello del pubblico impiego del 28 settembre.

Ovviamente gli scioperanti hanno le loro ragioni: "Contratto non rinnovato dal 2007". Tutti si chiedono: e perchè mai dovrebbe scadere un contratto? Se scade che fanno, li licenziano tutti? No continuano a lavorare". "E allora?"

La scadenza dei contratti è un modo per rivalutare il rapporto di lavoro. In realtà per cambiare contratto occorrerebbe che il nuovo schema avesse una convenienza per entrambe le parti. Se per le aziende di TPL non ce l'ha, quelle non firmano. Forse le richieste sono superiori alle disponibilità economiche.

Ed in effetti mancano -se ricordo bene- circa 1,7 mld di euro, che gli enti locali non hanno e lo Stato non può più mettere. Pertanto si sciopera.... Uno sciopero contro i cittadini, visto che l'ATAC se non girano i mezzi ci guadagna soltanto. Uno sciopero degli autisti, perchè se scioperano i meccanici, i magazzinieri, i controllori ci vogliono due settimane prima che qualcuno se ne accorga. Nel frattempo sono tutti morti di fame.

Per dare questi soldi agli autisti si può solo aumentare il costo del biglietto. Che in effetti costa veramente poco, almeno a Roma. L'abbonamento annuale, 250 euro, è poco più di un euro a giornata lavorativa. Sicuramente è poco, è più economico della propria bicicletta.

E sì, perchè se ti fai 30 km al giorno, 6600 km l'anno di spostamenti lavorativi, di soldi sulla bici ce ne metti un bel po'... pneumatici, movimento, catena, pedali... Andrebbe sicuramente rivisto.

Quale base?

Beh... si prende il tragitto lavorativo di ogni giorno e si dice: dovresti comprare due biglietti al giorno. Prendiamo questa cifra e la moltiplichiamo per 220 (i giorni lavorativi), e ti regaliamo sabato e festivi. Non male.

Fatevi il conto, a Roma sarebbero -appunto- 660 euro all'anno.

Facciamo un corposo sconto, arriviamo sempre a 500 euro l'anno, il doppio di quanto si paga adesso.

Se l'ATAC costasse queste cifre (abbonamento mensile a 55 euro) le strade sarebbero piene di biciclette. E di auto. Ma il sistema per bloccare le auto è il solito, controllare la sosta. Se non puoi parcheggiare, che la prendi a fare l'auto?

Inoltre noi cittadini staremmo molto attenti alla gestione dell'ATAC, la seguiremmo, protesteremmo in maniera molto decisa ad ogni amministratore non titolato.

Con la scusa del biglietto basso, invece, non solo è stato  relegato il trasporto pubblico a roba da pezzenti, ma tutti hanno potuto fare il loro comodo, accollando il conto al comune che a sua volta lo girava allo stato.

Come siano finite le cose lo sappiamo.

Adesso stiamo pagando caro, stiamo pagando tutto.