Esco -in tarda ora- dall'ufficio e mi avvio all'incrocio tra Viale Castro Pretorio e Via San Martino della Battaglia, di fronte alla Biblioteca Nazionale, per intenderci.
Il semaforo è rosso, ma io devo solo girare a dx, quindi con tranquillità giro... nessuna problema, no auto, no pedoni, vado piano piano. Solo dall'altro lato comincia a girare (a sx) un pullman, ma io sono tanto avanti che quando sarà arrivato alla mia altezza io sarò già passato da tempo.
Con la coda dell'occhio vedo però una bici che invece di girare a dx come me tira dritto per l'incrocio, sempre al rosso spinto. Taglia l'incrocio e la sua traiettoria si incrocia con quella del pullman. Ne' il ciclista ne' il pullman (che aveva il verde...) accennano minimamente a rallentare, purchè ormai la rotta di collisione sia ormai conclamata. Il ciclista, molto elegantemente, disegna un bell'arco rasente la punta del pullman. In tutto questo nessuno dei due rallenta e scivolano così... evviva.
Mi allontano rimuginando sulla prepotenza di certi ciclisti che screditano la categoria, ma meno di un chilometro più in la' mi imbattto in un episodio assolutamente opposto. Verde per me, passo. Dall'altro lato tutte macchina ferme (rosso).
Dalla direzione opposta alla mia un altro ciclista... siamo tanti.
Un macchina ferma con il rosso decide di partire. Piano, ma passa con il rosso, costringendo l'altro ciclista (io ero già passato) a fermarsi.
Anche lì il tutto si è svolto a velocità molto tranquilla, però quello che fa riflettere è proprio il modo di guidare, ovvero l'infrazione che costringe un altro che ha ragione (il pullman prima, il ciclista poi) a dover modificare la propria traiettoria o la propria velocità.
Qui siamo anche peggio dell'infrazione, siamo proprio alla pura mancanza di rispetto per gli altri che circolano sulla strada.
giovedì 25 ottobre 2012
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