domenica 28 aprile 2013

Priverno, Fossanova e Monte Alto... Molestobike colpisce ancora


Molesto sta diventando uno dei beniamini di Cicloappuntamenti per la sua missione di pippeggialsugare una serie di itinerari Paoloeginecologici, altrimenti impercorribili per eccesso di rialzo.

Stavolta ha veramente superato se' stesso (non come in Sabina che aveva sottostimato il budget di ascesa) offrendo un libero adattamento dell'itinerario P&G 39, adattandolo al treno e rendendolo fattibile anche a noi povere PAS. 

Quindi se ne è uscito pianficando un bellissimo itinerario di 60 chilometri e 600 m di dislivello (molti dicono di più), che ci ha condotti dalla stazione di Priverno all'abbazia di Fossanova, alla vale dell'Amaseno fino agli altopiani di Monte Alto e ritorno.

Noi PAS...

La valle dell'Amaseno
La prima parte della gita, assemblata dal nostro Diego, passata l'abbazia di Fossanova, si snoda sulle rive dell'Amaseno. A seguito delle piogge di quest'anno è tutto un ruscellare di acque, sembra di stare in Alta Badia. Alcuni canali portano l'acqua alla mola dell'Abbazia, prima di scaricare nel fiume. Fiume che i villici usano per varare i loro yacht e farli uscire in mare a Terracina.

Le strade , spesso sentieri, lungo gli argini sono molto suggestive. L'acqua scorre veloce, e se la Provincia di Latina fosse furba, aprirebbe anche lì un itinerario cicloturistico,

Lungo il tracciato si pone il problema dell'acqua, Bene, ad una fonte noi cercavamo "la cannella". Ci siamo imbattuti in altri colleghi ciclisti che prelevavano direttamente dalla fonte, praticamente un ruscello... Marco cejenne l'ha presa e non è morto, non è stato attaccato dalla dissenteria e ha pedalato parecchio... tutto bene, quindi.

La salitona
Finito l'idillio in pianura, ci siamo trovati ad entrare in una cava e a prendere una salita, utilizzata nella prima parte per le operazioni di scavo, e poi lasciata alle mucche. Una salita bellissima in mezzo al bosco. Esposta al sole per gran parte del percorso, ma soprattutto cosparsa di pietre. Comunque grandi panorami (vedi foto di Barbara).

Insomma una salita per biciclette full. Io mi sono affaticato per un bel pezzo, prima di accorgermi che il sellino era sceso di circa un centimetro, provocandomi un serio affaticamento dei quadricipiti. Ripristinata la giusta altezza della sella, ho fatto del mio meglio per pedalare sui sassi che ingombravano il sentiero. In ogni caso ci sono stati forti episodi di spingismo, me compreso.

Copiosa la fauna del luogo. Oltre ai cani della cava, spiccano gli scarabei stercorari, dei quali Diego va pazzo, visto che non deve più andare in Egitto per i safari fotografici. A tutti gli altri hanno fatto realmente schifo!

Niente vipere, ma pieno di mucche, vitelloni, giovenche, che predispongono la pista come un allevamento per stercorari. Ci hanno spesso ostruito la marcia. Dei ciclisti hanno paura, immagino dopo l'ultima volta che è passato di qui Dumil e le ha strillate, ma la nostra preoccupazione era quella di uno stampede anti ciclisti, generato dal panico.

Per fortuna Molesto le ha spaventate e sono fuggite.

La salitona iniziale ha totalizzato il 90% del dislivello della gita. Tra caldo, fatica e pietre  ci ha sfiancato, veramente. E non ci confortava il Molesto che ci faceva vedere il vero itinerario 39 di paola e Gino con i suoi 5000 metri di dislivello....

L'altopiano e il picnic
Dopo la salitona ci siamo presi una pausa di dislivello sull'altopiano, veramente bellissimo con gli affioramenti di roccia tra l'erba verde. Dopo un po' di vagabondare ci siamo trovati un posto praticamente perfetto, un prato di erba al sole e all'ombra, bordato di rocce. 

Ci siamo seduti e abbiamo mangiato quanto portato... certo non un picnic all'altezza della tradizione di cicloappuntamenti, ma comunque c'e' stato sempre il rituale scambio di alcolici e cioccolate.

Poi siamo rimontati in sella e abbiamo affrontato la discesa...

Discesa, o mia discesa...
L'inizio della discesa è stato accolto con urla di gioia, poi sono cominciati i guai. Eh sì, perchè la strada in discesa, ancorchè poco ripida, era cosparsa dal decuplo delle pietre della salita. Circa 5000 al metro.

La cosa mi ha rallentato alquanto, ma ha spinto allo sciopero le ciclogirl, che sono scese trattenendo la bicicletta, Spesso ci siamo fermati un pochino ad aspettarle, mica tanto, solo il tempo di schiacciare un pisolino e rispondere alle mail dell'ufficio (in pratica ho già finito tutto il lavoro di lunedì).

Ho anche rischiato la caduta quando per rasentare troppo la vegetazione, un corno del manubrio mi è rimasto preso nel  fogliame... che spaghetto!

Dopo tanti colpi alla prostata siamo finalmente ritornati all'asfalto e abbiamo completato l'anello fino alla cava della salita iniziale tra i rigogliosi campi e seguendo il corso dell'Amaseno.

Rush finale
Imbaldanziti dall'asfalto, abbiamo chiuso la gita con una corsa veloce, trai 25 e i 30, fino al caffè dell'Abbazia e poi alla stazione di priverno. Lì Molesto ha ritrovato fortuitamente il portabici che il ladro si era scordato attaccato alla macchina... tutto bene quel che finisce bene!

Insomma, Molesto è ormai un grande artista della traccia. Ovviamente lo dobbiamo aiutare e ricontrollare i dati (lunghezza,dislivello, coordinate geografiche, nazione, continente, ma poi quanti Priverni ci sono nel mondo?) ma ormai è un rifinito tracciatore.

Da lui i aspetto ancora grandi tracce per PAS!!!



  

venerdì 26 aprile 2013

C'era una volta la pista del Tevere

In 5 anni di mandato il sindaco Alemanno (e sì che i Tedeschi alle bici ci tengono) ha fatto solo tre cose buone:

- ha fatto asfaltare la pista del Tevere;

- ha fatto estendere (di poco) l'orario delle bici nella metro;

- ha sgomberato il campo nomadi vicino alla pista Nord (andava fatto, essendo oltre l'argine,  cmq quest'anno il Tevere li avrebbe trasferiti lui ad Ostia e forse più in là...)

Un terzo di queste cose, la pista del Tevere, è ormai acqua passata.

Oggi infatti è uscita una foto sul CdS che mostra un pezzo della pista invaso dai tronchi portati dalla corrente... Venerdì scorso avevo fatto la stessa foto con la mia Hoptown.

Se quello è il posto più scenografico, tutta la pista è sotto svariate dita di fango... Una cosa eccezionale, che non si spiega, semplicemente con la (tanta) pioggia di quest'anno.

Di anni con piene eccessive ne abbiamo avuti. Il Tevere non è un vero fiume, in realtà è, come tutti i "fiumi" fuori dalla Pianura Padana, un torrentone, che quando piove si gonfia e nella stagione secca si riduce ad un rigagnolo.

E sui rigagnoli non si naviga...

Per cui, se ho capito bene, per consentire la navigazione del battello turistico, è stata alzata la traversa -o come si chiama, non sono ingegnere idraulico, che sta su ramo sinistro dell'isola Tiberina, sotto ponte Garibaldi. Non ve lo do per certo al 100%, ma credo proprio che la ragione sia questa, in modo da alzare tutto il livello del fiume a monte della Tiberina.

E sì, perche se poi vai alla Magliana, vedi il solito vecchio fiume... invece a monte della Tiberina, da capodanno in poi non siamo più riusciti a percorrere la pista perchè sempre invasa dalle acque.

Ma non preoccupiamoci, adesso sta arrivando la stagione delle bancarelle, che si sostituiranno al fango...

Insomma abbiamo capito... ve la ricordate la pista del Tevere? Bene, tenetevi il ricordo stretto, perchè la potremo usare pochissimo nei prossimi anni. Un terzo del programma ciclistico di Alemanno che affonda...



martedì 23 aprile 2013

Un gita memorabile



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Sono proprio contento di aver aperto una nuova route veramente memorabile.

E sì, perchè con appena 50 minuti di treno si arriva a Valmontone e dopo pochi chilometri si arriva allo sterrato... si prende lo sterrato e si fanno oltre 35 km tra pista e sterrato fino al lago di Canterno.

Solo allora si riprende la strada e si scollina (110 m di dislivello dopo mangiato) e si scende a palla verso Ferentino scalo... il fix totalizza 63 km e 750 m di dislivello... non male!

La gita non è partita benissimo. Infatti un repentino cambio di tempo ha invertito le giornate.

Adesso si aspetta la pioggia per sabato, e il sole per domenica, ma ormai è troppo tardi per cambiare. Alla gita si aggregano "solo" quattro persone Jean Paul, Agnese, Uta e Megara/Maria. Francamente mi sarei aspettato di più, sarà il tempo!

Tra l'altro mi accorgo di non aver scritto sul sito che non ricevo SMS (software). Pertanto Maria invia la disdetta, ma non la ricevo, una vera disdetta!

A Valmontone siamo quindi in quattro. Internazionali. Rappresentati Italia (29 voti), Francia (29 voti), Germania 29 voti e Polonia (27 voti). Minoranza di blocco!

Prima di lanciarci ci fermiamo ad un porchettaio doc (lo trovate sulla traccia) facciamo rifornimento di vettovaglie (panini e dolci), poi partiamo per l'avventura.

La prima sorpresa (non per me) è la mola di Piscoli, un luogo alquanto suggestivo.

Ma non suggestivo come il primo giorno che ci sono passato, con l'acqua che ruscellava giù per il sentiero (vedi foto del titolo).

Continuiamo per la sterrata Piscoli-Selva di Paliano. Bella sterrata, che ci porta esattamente all'imbocco della pista.

Da lì, sotto un cielo sempre più nuvolo attacchiamo la salita sulla pista. Sempre bella, anche sotto il cielo autunnale. La strada si snoda lentamente sotto di noi.

Forte voglia di caldarroste.

Al Serrone ci fermiamo per prendere acqua. La prendiamo non solo dalla fontanella, ma anche dall'alto, che comincia a pioviccicare.

Per fortuna dopo un po' smette, mentre continuiamo per la parte di pista che conduce ad Acuto.

Passato Acuto, saliamo per altri pochi metri e scolliniamo a circa 710.

Da lì -come tutti sanno- si scende dolcemente verso Fiuggi. Interrompiamo la dolcezza della discesa a circa metà, per lasciare la strada ed inoltrarci sullo sterrato verso il Lago di Canterno.

Lo sterrato va bene fino ad una deviazione a destra, diverta dalla provinciale, ma segnata sulla traccia fatta con google earth.

Proviamo a percorrerla, ma prima sprofonda nel fango, poi sale ripidissima verso il cielo.


Ci fermiamo e saggiamente riprendiamo la via vecchia. Dopo circa 500 m ci ricongiungiamo alla traccia, che era salita ad un santuario e ridiscesa al nostro livello. Con tutta quella fame era impossibile, veramente, seguirla.

Gli effetti dell'inverno piovoso sono tutti intorno a noi.

Quella che d'estate era la valle dell'affluente del Lago, adesso è proprio parte del lago. Attorno, allagamenti di campi vari, probabilmente torbiere o robiole.

Non ho mai visto una torbiera, ma me la immagino così, peraltro molto diversa da una robiola.

Finalmente arriviamo alla spiaggia del lago. O meglio, al prato che sovrastava la spiaggia. Il lago ha sconfinato, vicino alle rive spuntano i tronchi degli alberi.

Una piccola isola ricorda un promontorio una volta attaccato alla spiaggia.

Il lago sa di cane bagnato, qualche grosso pesce morto galleggia (carpe mi ha detto il nostro esperto).

Intorno non c'e' nessuno, solo noi che ci mettiamo a banchettare sulla spiaggia.

Io mi appisolo, visto che la sera prima ero rientrato alle tre di notte dopo un bel po' di km di pedalata notturna.

Quando mi riprendo facciamo i bagagli e ripartiamo... per fermarci duecento metri dopo per il caffè.

Trascorso il caffè, con molta porchetta, prosciutto, cioccolata e biscotti sullo stomaco, affrontiamo gli ultimi dislivelli, peraltro su strada.

Ci tocca fare 110 metri per scollinare sulla valle, poi ci buttiamo in discesa ed in circa mezz'ora arriviamo in volata alla stazione di Ferentino.

Veramente una bella gita. Mi dispiace solo che ero preparato per il sole, ed invece mi sono preso una gita di stampo autunnale. Però guardate che belle le foto... tutti i paesaggi vanno vissuti con i vari tempi.

Rifaremo questa gita anche con la viva luce del sole, magari in autunno, quando i colori sulla pista Paliano-Fiuggi sono particolarmente vividi.

lunedì 22 aprile 2013

Un marziano e 4 femmine umane sulla pista

Stamattina, mentre percorrevo la solita pista. mi sono imbattuto in quattro femmine umane alle prese con un problema difficile da risolvere.

A terra c'era un cestone per la spazzatura, di quelli tondi in ghisa pesantissima.

Accanto al cestone c'erano, appunto,k  due vigilesse in divisa e due addette alla spazzatura in tuta arancione fluorescente.

Le due fluorescenti stavano cercando di tirare su' il cestone, le vigilesse le guardavano un po' in disparte, badando a tenere bene stretti i libretti delle multe, ma senza accennare a partecipare all'operazione di ripristino dei luoghi.

Le vedo e mi fermo. 

Sì, perchè la pista è piagata da questi cestoni dell'immondizia messi proprio sulla pista. Un paio di volte ho provato a spostarli, ma pesano un sacco, diciamo una trentina di chili almeno, per cui l'operazione non mi è riuscita "al volo".

Quindi, mi sono preoccupato di vedere se potevo dare una mano a tirare su il relitto...

L'impatto inziale è stato di diffidenza, soprattutto dalle vigilesse. Chiaramente optavano per  lasciare tutto a terra, tipico disfattismo da vigile romano.

Insomma, scendo dalla bici e mi avvicino... Le due "scopatrici" accettano volentieri l'aiuto. Ci mettiamo in tre e, memore della non più giovane età, fletto le gambe e mi metto in posizione per evitare il collasso della spina vertebrale.

La trazione viene perfetta e il cestone torna al posto suo, proprio sulla pista. La schiena ok.

Faccio presente che bisognerebbe toglierlo, ma il consiglio non è acccolto sul serio. Saluto tutti e me ne vado, accompagnato dal ringraziamento delle scopatrici.

Le vigilesse, debbo dire, rimangono molto sulle loro...

L'idea che mi faccio, purtroppo, conferma la mia convinzione sul Corpo dei Vigili urbani... un po' troppo per se' stessi, un po' poco per la città.

domenica 14 aprile 2013

Cisterna Giulianello... una gita praticamente perfetta

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Mi dispiace di deludere, forse, tutti coloro che sono abituati a gustarsi le conache dei disastri che accadono ad ogni gita, ma questa di oggi è stata una gita praticamente perfetta.

Incominciamo a dire che non ci sono state noie tecniche, gente costretta al rientro ai box, cadute rovinose, Pur essendo in 16 non abbiamo nemmeno bucato. Ci siamo solo persi Stefano, ad un certo punto, ma poi è stato ritrovato, quindi nessun  problema serio.

Non sarà che l'assenza di Molesto ha giovato? Bisognerebbe indagare!

In ogni caso, per quanto benefica, l'assenza di noie tecniche non fa una bella gita. La bella gita l'ha fatta la bella giornata, anzi bellissima, il verde prorompente dopo un inverno di pioggia, le meravigliose (senza insomma) campagne, la compagnia simpatica.

L'andata verso Giulianello, seguendo il tracciato della vecchi ferrovia Roma Terracina, è stata allegra, e tranquilla, con le propaggini dei Monti Lepini a fare da sfondo alla lenta, ma costante salita.

Al lago di Giulianello l'unico vero inconveniente della giornata, per colpa mia:  il vino bianco caldo. Chiedo venia, ma ieri non sono riuscito a ritrovare il thermos da 500 cc.

L'evento porno-soft della gita è avvenuto appena prima di lasciare l'incantevole scenario del Lago di Giulianello, quando Paola ha sedotto i giovanotti del picnic accanto e si è fatta dare una salsiccia alla brace.

Il ritorno è stato altrettanto meraviglioso, con il passaggio attraverso la splendida tenuta di Torrevecchia Vecchia (siete pregati di chiudere i cancelli). Un posto veramente fantastico, dove mi piacerebbe essere nominato principe.

Alla fine della gita gelato a cisterna (molto buonissimo) e poi saluti a tutti prima di salire sul treno.

Un po' come Ulisse tornato nella sua Itaca, abbiamo trovato lo scomparto bici pieno di Proci, una vera Procida! Abbiamo liberato lo scomparto e ci siamo goduti in piedi il viaggio di ritorno, ammaliati dalla porta aperta della cabina di pilotaggio, che ci ha consentito di vedere in diretta tutta la strada ferrata fino dentro a Termini, compresi colpi di sirena agli operai sui binari!

Un grazie a tutti per la compagnia, e uno in particolare al presidente, che ha scelto la gita giusta per la giornata perfetta.


venerdì 12 aprile 2013

Si l'ammazzi pareggi...

E' una battuta da una vecchia barzelletta romana, che racconta di un pugile che durante un incontro ne prende tante, ma tante. malgrado le botte, ritornato al proprio angolo chiede all'allenatore: "come sto andando?" e quello gli risponde, romanaccio di palestra di borgata  "Si l'ammazzi pareggi". Come a dire: ti ha massacrato, anche se lo uccidi, al massimo vai pari a patta.

Questa battuta mi riviene in mente ogni volta che, tornando dall'ufficio, passo di fornte al comitato elettorale di Gianni Alemanno, vicino Piazzale delle Provincie. Debbo dire che in questi cinque anni noi ciclisti siamo stati trattati molto male.

Non solo ingorati, o presi in giro come con il bike-sharing elettrico, ma tutto ciò in un momento nel quale l'Europa ricca, quella efficiente, vede uno sforzo per riequilibrare l'intera mobilità a favore della bicicletta.

A Roma no. La giunta Alemanno si è ben guardata dall'unirsi a questo mainstream europeo, e ha continuato a puntare sull'auto come mezzo di trasporto, facendo crollare tutti gli argini che contenevano l'invadenza e l'arroganza degli automobilisti.

Il pervicace ignorare il mezzo a pedali ha avuto qualcosa di stupefacente. Anche senza sottrarre spazio agli automobilisti si sarebbe potuto fare molto, per esempio ciclopistando moltissimi marciapiedi poco frequentati dai pedoni. Un esempio per tutti il marciapiedi di Via Cilicia.

Cosa sarà stato, menefreghismo o pura ostilità? Secondo me un misto di tutti e due. Ostilità innata per una cosa vista come di sinistra, menefreghismo per un trend mondiale, dovuto, secondo me, alla pura mancanza di mediazione culturale.

Comunque sia, la comunità dei ciclisti ha perso 5 anni. Siamo stati massacrati. Al massimo potremmo apreggiare.

giovedì 11 aprile 2013

Ecco cosa ho sbagliato nella sfida alla strega

Il problema è stato solo questo... andare dalla strega prima della benedizione pasquale, e non dopo.

 Anzi... visto che una bici stava dal meccanico, e una ce  l'avevo sotto il didietro, anche quest'anno mi sono perso la benedizione del velocipede...

Per Diego... tu hai pensato a far benedire quella benedetta filettatura?

lunedì 8 aprile 2013

Ch' ero Marziano ce lo sapevo... mo' pure Superman!

Dopo una giornata di intenso scartoffing, più che altro dedito a risistemare le carte generate nella precedente sessione operativa, sono tornato a casa con la Hoptown per portare la gloriosa Hazard dal ciclista per la resinstallazione del cambio.

Risalito in sella sono rimasto semplicemente BBasito (con due B maiuscole) per l'incredibile forza necessaria a smuoverla.

Il pensare che ieri sia riuscito a farci complessivi 30 km (+ 5 di ritorno a casa), passando sulle sabbie senza mai fermarimi, reggendo il gruppo di testa sullo sterrato, e facendo 15 km su rettilineo tra i venti e i venticinque all'ora mi trova incredulo...

Insomma... che ero Marziano lo sapevo, ma che ero  pure Superman proprio no...

domenica 7 aprile 2013

(San) Francesco ci salva dalla grinfie della strega di Foglino

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Ma c’e’ veramente una strega a Foglino? Io non l’ho vista, ma credo proprio che ci sia. Le ragioni sono due. 

Innanzitutto perché il bosco si è slavato dalla distruzione, e questo è sicuramente dovuto ai poteri soprannaturali di una strega.

Secondo, perché ogni volta che ci passo mi succede qualche cosa, ed oggi nel bosco (solo in questo) per la seconda volta ho fatto fuori il cambio… ma andiamo con ordine.

Ci siamo ancora una volta adunati alla stazione di Nettuno e, dopo una frugale colazione, ci siamo diretti verso il laghetto Granieri, punto d’ingresso nel bosco.

Il fondo dei sentieri era proprio come me lo aspettavo: un curioso mix di rena e argilla, che con l’acqua forma un micidiale fango colloso. Il tutto sotto un bel po’ d’acqua.

Ed in effetti la compagnia si è cimentata con morale alto in questo esercizio di ciclo navigazione, con lunghe parti percorse dentro l’acqua, talvolta immergendo le ruote fino ai mozzi. Il bosco però è veramente bello, e vale la pena.

Tutto stava andando per il meglio, a parte qualche scarponcino allagato, quando non reagisco con la dovuta rapidità ad un ramo che mi acchiappa la ruota posteriore. Il tronchetto si è infilato nel cambio è lo ha fatto ruotare verso l’alto, portandolo in mezzo ai raggi. La prognosi è negativa, ma forse, con qualche martellata, regge per un altro po’.

Interviene dunque (San) Francesco, partecipante non iscritto a Cicloappuntamenti) e mi aiuta a rimetterlo a posto. Insomma, riesco ad usare la corona centrale e i due pignoncini più esterni. Per il resto della gita può bastare e ci rimettiamo in cammino.

Troviamo alcuni passaggi utilizzati l’altra gita sigillati e dunque decidiamo di saltare a piè pari il tratto sul fiume Astura e di proseguire per la provinciale fino all’oasi di Fogliano. Sulla provinciale non ci piace, quindi tiriamo abbastanza rapidi, sfruttando il fresco vento in poppa. 

Di fatto viaggiamo sopra i 25 km/h, stiamo avvicinandoci all’Oasi, quando ciò che rimane del mio cambio tira definitivamente le cuoia. 

Salta la boccola di una delle rotelline del tendicatena. La strega ha colpito ancora.

Anche questa volta interviene (San) Francesco, con il quale decidiamo di disfarci del cambio e di mettere la catena direttamente sui pignoni. Sfruttando la falsa maglia (San) Francesco apre la catena, la riduce alla lunghezza giusta, e la ricuce. Il povero cambio finisce nel contenitore del metallo…

Ripartiamo e ci fermiamo a mangiare un frugale pasto all’Oasi di Fogliano, annaffiandolo con una fruglae bordolese di Aglianico che avevo portato nella borsa (avete capito perché pesa tanto?).

Quindi ci rimettiamo in marcia per il lungomare. Purtroppo alla prima serie di buche la mia catena “risale”  al pignone più grandicello, e lì si stabilizza, alquanto tesa. Io accetto questa ulteriore croce e affronto la duna sabbiosa, comunque cavandomela senza problemi.

Sulla parte sabbiosa, la maledizione della strega colpisce il pedale di Molesto. Sì, insomma, quello che avrebbe voluto cambiare prima della gita, poi per pigrizia non l’ha fatto per vedere se teneva, e quello –a causa della maledizione della strega- ha ceduto.

 Di pedalare monopetale Diego non ne ha voluto sapere. Ancora una volta (San) Francesco ha inventato una soluzione di fortuna (che ha ceduto do circa 5 km a 25 all’ora).

Poi in località Sacramento un benzinaio ci ha gentilmente offerto uno stoppone  da muro con il quale (San) Francesco ha realizzato un pedale di fortuna, che ha sorretto Diego lungo la strada di Cerasella e poi sulla Migliara fino alla stazione di Priverno.  Ovviamente un ultimo colpetto della strega… l’inaspettata foratura della ruota anteriore di Alessia.

Non ci siamo sentiti al sicuro fino a quando non siamo saliti sul treno. Alla fine abbiamo totalizzato 60 km, dislivello 0, ma molti terreni difficili. Io in particolare ho pedalato praticamente sempre in salita, oltre a farmi circa 35 km con una sola marcia.

Vorrei innanzitutto ringraziare (San) Francesco per averci permesso di scivolare dalle grinfie della Strega! Anzio, io ho avuto l’avaria in una zona dalla quale avrei potuto tornare a piedi, Diego ci avrebbe messo dalle 4 alle 5 ore a spingere fino alla stazione del treno!

Poi vorrei ringraziare tutti quelli che hanno avuto parole di apprezzamento per la mia bici, come ad esempio:

-        Buttala
-        Lasciala al cassonetto
-        Fatti una bici seria
-        Tanto ormai ha fatto un mijardo de kilometri

Infine un consiglio per Diego: la prossima volta, quando hai dubbi sulla resistenza del pezzo che non hai cambiato prima di partire, fai una bella cosa: lo metti nello zaino insieme a quanto necessario per sostituirlo. E’ molto più produttivo di tutti quegli attrezzi senza chiaro scopo!!! 

martedì 2 aprile 2013

Montefogliano in salsa Hash

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Quanto mi piash, il Fogliano in salsa Hash!

E come potevo dire di no?

Ad un solo settimano dall’ultima volta sul Fogliano, il Marziano si  è EN-TU-SIA-STI-CA-MEN-TE aggragto all’ormai classica “Pendici del Fogliano con Hash” edizione 2013. Che è stata anche meglio di quella –peraltro bellissima- del 2012. Se si continua così quella del 2014 sarà proprio da pippe… al sugo!!!!

La gita è partita benissimo: già sul cicloappuntamenti express  ci siamo trovati con Dumil, Angelo e Uta, eppure con Claudio Manamana che mi ha telefonato dal vagone di centro, dove aveva trovato un po’ di Franzbikers a spasso.

Quindi garantita cagnara già sul treno!

A Capranica il gruppo si è unito a noi, comprensivo di Mario l’elettricista, con la sua fida Panasonic e due batterie da 55 km cadauna…  Ha marcato visita solo Provinciale, colpito da attacco di ernia mentre stava uscendo di casa, e lasciato da Marybalto a letto ancora vestito da ciclista!

Il gruppetto (… ‘na ventina) si è subito inoltrato per le campagne del Capranichese verso Vico Matrino, dove finalmente abbiamo incominciato a seguire la traccia, ben dipinta di viola sul terreno.

Da lì in poi non mi ricordo mica tanto… nel senso che è stato tutto un turbinare di sentieri a me poco conosciuti. Infatti del Fogliano conosco alcune parti, diciamo quelle importanti, ma ancora non mi oriento bene nei passaggi intermedi, negli ingressi da e per Vetralla, le fontane e le sorgive… Sono tutte bellissime come i single track nel bosco.

Debbo però dire che sono rimasto particolarmente ammaliato dal percorso tra Vico Matrino e la Cassia, sia nella avariante all’andata che in quella al ritorno, complice forse l’atmosfera da tempesta in arrivo (peraltro non abbiamo preso una gocci d’acqua).

La battuta più simpatica l’ha fatta il caro Hash, quando ha messo una gita da 40 km e 750 m di dislivello nelle passeggiate e scampagnate. Se infatti lo spirito era quello della passeggiata e scampagnata –su questo tutti concordano- se infatti il divertimento è stato tanto, la fatica non è stata poca  (tanto per citare il sito) e anzi, il ritmo in alcune occasioni è stato accelerato rispetto alla classica gita, specialmente dopopranzo. Oddio, ogni tanto va bene tirare un pochino il collo rispetto all’andatura da turista, però non ho potuto godermi la magia del bosco come avrei voluto… ovviamente non me ne lamento, solo per dire che ho intenzione di rifare questo meraviglioso giro ad un ritmo più blando.

La pausa pranzo, per quanto fresca, è stata gustosa. Non per niente avevo concentrato nella borsa varie delizie, non ultimo 750 cc di Cabernet Sauvignon. Purtroppo l’altra 19vina di partecipanti non ha apprezzato, e quindi la quantità un tantino esagerata (per la gita) che ho assorbito ha fatto sì che perdessi la mia proverbiale precisione sul sentiero in discesa, finendo per un paio di volte tra le foglie nella canalina al centro… sotto le quali non si sa mai cosa ci sia! Per fortuna sotto le foglie c’erano solo altre foglie, per cui non è successo nulla, ma cmq l’irritazione ha disperso i residui fumi dell’alcool.

Difficili i seguenti 100 metri di dislivello single track che non mi sarei aspettato… poi ho capito che stavamo andando a riprendere il sentiero della mattina intorno a 500 m e quindi mi sono messo l’animo in pace e l’ho presa con filosofia.

Usciti dal bosco intorno alle 2 e dieci, si è presentata una prima decisione: andare a prendere il treno alla stazione di Vetralla (15:06) o continuare per Capranica per quello delle 17:17? Francamente non ho mai avuto il minimo dubbio (Capranica), e anche quelli che avevano lasciato l’auto a Capranica l’hanno pensata allo stesso modo!

Quindi legato e imbavagliato Dumil (lasciandogli libere solo le gambe per pedalare) abbiamo continuato per altre due ore di meravigliosa pedalata per Capranica, della quale ho particolarmente apprezzato la variante sulla Francigena, ce avevo sulla carta ma non avevo mai praticato.

A Capranica ci siamo riaffacciati con un’ora di anticipo sul treno… tutto sommato un giusto anticipo, in quanto nessuno ha bucato, il che per una ventina di pedalatori non è cosa scontata. Cortesemente gli automobilisti ci hanno aspettato fino quasi alla partenza del treno, mentre la temperatura andava crollando… a parte Mary che è ripartita di corsa, sperando di non ritrovare ancora Provinciale a letto ancora con la tenuta da ciclista nella stessa posizione del mattino…

Un altro simpatico ritorno in treno, dove peraltro mi sono appisolato (a causa della birra Capranichense) e Roma ci ha accolti con una bella pioggia.

Sul treno ci siamo ricongiunti ai Franzbikers, praticamente coperti di fango Monteranese.

Ad Hash i complimenti per essere ritornato in  gran forma, e ulteriori complimenti per il tracciato semplice e strepitoso.

La gita è stata anche l’ultima per le mie ruote, almeno con i copertoni da fuoristrada. Infatti al momento ho montato due Shimano Deore, sicuramente (molto) meno che eccelse, ma con la forma generale (non i raggi) da ruote di MTB.