Stavolta ha veramente superato se' stesso (non come in Sabina che aveva sottostimato il budget di ascesa) offrendo un libero adattamento dell'itinerario P&G 39, adattandolo al treno e rendendolo fattibile anche a noi povere PAS.
Quindi se ne è uscito pianficando un bellissimo itinerario di 60 chilometri e 600 m di dislivello (molti dicono di più), che ci ha condotti dalla stazione di Priverno all'abbazia di Fossanova, alla vale dell'Amaseno fino agli altopiani di Monte Alto e ritorno.
Noi PAS...
La valle dell'Amaseno
La prima parte della gita, assemblata dal nostro Diego, passata l'abbazia di Fossanova, si snoda sulle rive dell'Amaseno. A seguito delle piogge di quest'anno è tutto un ruscellare di acque, sembra di stare in Alta Badia. Alcuni canali portano l'acqua alla mola dell'Abbazia, prima di scaricare nel fiume. Fiume che i villici usano per varare i loro yacht e farli uscire in mare a Terracina.
Le strade , spesso sentieri, lungo gli argini sono molto suggestive. L'acqua scorre veloce, e se la Provincia di Latina fosse furba, aprirebbe anche lì un itinerario cicloturistico,
Lungo il tracciato si pone il problema dell'acqua, Bene, ad una fonte noi cercavamo "la cannella". Ci siamo imbattuti in altri colleghi ciclisti che prelevavano direttamente dalla fonte, praticamente un ruscello... Marco cejenne l'ha presa e non è morto, non è stato attaccato dalla dissenteria e ha pedalato parecchio... tutto bene, quindi.
La salitona
Finito l'idillio in pianura, ci siamo trovati ad entrare in una cava e a prendere una salita, utilizzata nella prima parte per le operazioni di scavo, e poi lasciata alle mucche. Una salita bellissima in mezzo al bosco. Esposta al sole per gran parte del percorso, ma soprattutto cosparsa di pietre. Comunque grandi panorami (vedi foto di Barbara).
Insomma una salita per biciclette full. Io mi sono affaticato per un bel pezzo, prima di accorgermi che il sellino era sceso di circa un centimetro, provocandomi un serio affaticamento dei quadricipiti. Ripristinata la giusta altezza della sella, ho fatto del mio meglio per pedalare sui sassi che ingombravano il sentiero. In ogni caso ci sono stati forti episodi di spingismo, me compreso.
Copiosa la fauna del luogo. Oltre ai cani della cava, spiccano gli scarabei stercorari, dei quali Diego va pazzo, visto che non deve più andare in Egitto per i safari fotografici. A tutti gli altri hanno fatto realmente schifo!
Niente vipere, ma pieno di mucche, vitelloni, giovenche, che predispongono la pista come un allevamento per stercorari. Ci hanno spesso ostruito la marcia. Dei ciclisti hanno paura, immagino dopo l'ultima volta che è passato di qui Dumil e le ha strillate, ma la nostra preoccupazione era quella di uno stampede anti ciclisti, generato dal panico.
Per fortuna Molesto le ha spaventate e sono fuggite.
La salitona iniziale ha totalizzato il 90% del dislivello della gita. Tra caldo, fatica e pietre ci ha sfiancato, veramente. E non ci confortava il Molesto che ci faceva vedere il vero itinerario 39 di paola e Gino con i suoi 5000 metri di dislivello....
L'altopiano e il picnic
Dopo la salitona ci siamo presi una pausa di dislivello sull'altopiano, veramente bellissimo con gli affioramenti di roccia tra l'erba verde. Dopo un po' di vagabondare ci siamo trovati un posto praticamente perfetto, un prato di erba al sole e all'ombra, bordato di rocce.
Ci siamo seduti e abbiamo mangiato quanto portato... certo non un picnic all'altezza della tradizione di cicloappuntamenti, ma comunque c'e' stato sempre il rituale scambio di alcolici e cioccolate.
Poi siamo rimontati in sella e abbiamo affrontato la discesa...
Discesa, o mia discesa...
L'inizio della discesa è stato accolto con urla di gioia, poi sono cominciati i guai. Eh sì, perchè la strada in discesa, ancorchè poco ripida, era cosparsa dal decuplo delle pietre della salita. Circa 5000 al metro.
La cosa mi ha rallentato alquanto, ma ha spinto allo sciopero le ciclogirl, che sono scese trattenendo la bicicletta, Spesso ci siamo fermati un pochino ad aspettarle, mica tanto, solo il tempo di schiacciare un pisolino e rispondere alle mail dell'ufficio (in pratica ho già finito tutto il lavoro di lunedì).
Ho anche rischiato la caduta quando per rasentare troppo la vegetazione, un corno del manubrio mi è rimasto preso nel fogliame... che spaghetto!
Dopo tanti colpi alla prostata siamo finalmente ritornati all'asfalto e abbiamo completato l'anello fino alla cava della salita iniziale tra i rigogliosi campi e seguendo il corso dell'Amaseno.
Rush finale
Imbaldanziti dall'asfalto, abbiamo chiuso la gita con una corsa veloce, trai 25 e i 30, fino al caffè dell'Abbazia e poi alla stazione di priverno. Lì Molesto ha ritrovato fortuitamente il portabici che il ladro si era scordato attaccato alla macchina... tutto bene quel che finisce bene!
Insomma, Molesto è ormai un grande artista della traccia. Ovviamente lo dobbiamo aiutare e ricontrollare i dati (lunghezza,dislivello, coordinate geografiche, nazione, continente, ma poi quanti Priverni ci sono nel mondo?) ma ormai è un rifinito tracciatore.
Da lui i aspetto ancora grandi tracce per PAS!!!