Ormai è deciso, il 26 si riapre.
Pur essendo un fautore delle attività di ristorazione all'aperto, ed in particolare non comprendendo perchè non siano state mantenute aperte, la riapertura di tante attività mi lascia un po' perplesso, specie con così tanti contagi ancora in giro. Con ancora pochi vaccini fatti e nella perdurante assenza di un protocollo condiviso da applicare ai casi di COVID per evitare che si trasformino in terapie intensive.
Capisco anche che il nostro Presidente del Consiglio, con un ministro della sanità da lui stimato -ma poco autorevole- abbia dovuto in qualche modo cedere alle richieste di una consistente parte della maggioranza e al silenzio-assenso dell'altra.
Non credo lo abbia fatto alla leggera, e se la scommessa riesce se ne può gloriare e se invece fallisce la colpa è di Salvini e della sua Lega, che con la prova della sanità lombarda dovrebbe essere già vista come il diavolo. Certo, passare giugno in lockdown non sarebbe piacevole, ma alla fine noi Italiani siamo fatti così.
Detto questo passiamo a noi ciclisti romani.
Le limitate riaperture dei giorni scorsi, soprattutto le scuole, hanno riportato il traffico sulle strade. Certo, non il 100%, ma comq una bella fetta, anche perchè nessuno si azzarda a prendere i mezzi pubblici. Questa situazione andrà avanti ancora un bel po', anche perchè solo adesso la campagna vaccinale sta cominciando ad interessare la popolazione attiva, sforando il limite dei 60.
Di fatto ancora per tutta l'estate, i giovani attivi non saranno vaccinati e continueranno ad essere a rischio contagio. Quindi i mezzi dovrebbero essere ancora poco frequentati. Dunque, ancora Autocalypse Now! ... ma sappiamo bene che se tutti prendiamo la macchina non si muove più nessuno.
Se poi spingiamo lo sguardo un po' piu' in la', diciamo a ottobre, speriamo nel ritorno della vera normalità, magari unita alla vogglia di fare di più per buttarsi alle spalle la pandemia. E lì vedo i problemi.
Infatti ci troveremo a che fare con due fenomeni terribili:
1) la gente si renderà conto che in 5 anni e mezzo di amministrazione Raggi l'offerta di trasporto pubblico non è migliorata ne' in quantità ne' in qualità. Ora io non ne faccio un problema di tipo politico (ho sempre pensato male dei grillini di quelli romani, e la realtà mi ha purtroppo dato ragione) ma pratico. Lo smacchinamento della città passa anche da una rete di piste ciclabili (che fa molto contenti noi ciclisti ma alla fine incide poco sui numeri del trasporto), ma soprattutto da un'offerta di trasporto pubblico adeguata in quantità e qualità (includendo un minimo di comfort di viaggio);
2) automobilisti e autisti in generale si sono riabituati a spadroneggiare e sarà difficile ricondurli alla ragione, specie con la polizia locale che abbiamo, poco incline ad imporre la disciplina in città. Quindi fuori dalle piste per noi sarà guerra.
Cosa ci può salvare in questa situazione infernale? Solo lo smartworking, abbattendo i picchi sul sistema di trasporto e riducendo gli spostamenti casa-lavoro di almeno il 10%, forse di più.
I segnali sono ovviamente contrari. Molti sono quelli che ormai vedono l'ufficio come un'occasione mondana. Molti fancazzisti sono stufi di dover produrre qualcosa da casa, quando in ufficio gli basta timbrare il cartellino, e troppa dirigenza vede nell'assemblearismo l'unico modo di lavorare... sostituto dell'efficienza.
In questa situazione potrà il sindaco uscente imporre lo smartworking nella sua città? Mah... questo è tutto da vedere.
Considerato che finito lo stato di emergenza ritorna la libertà individuale ogni azienda farà come dice lei. Ed altrettanto la pubblica amministrazione, soggetta alle direttive del suo ministro.
Stiamo a vedere, sperando che il tutto non si risolva nella settimana corta dei soli dipendenti comunali.
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