Se mi ricordo bene, la fine di Kaputt o La Pelle di Curzio Malaparte riprende una delle barzellette del ventennio... ovvero una delle tante battaglie del regime, quella contro le mosche... il protagonista chiede come sia andata, e gli rispondo che e' stata persa e hanno vinto le mosche.
Ora ho sentito che il Sindaco sta cercando di fare qualcosa per la sicurezza del traffico. La cronaca riporta che tra le varie iniziative intende fare una guerra senza quartiere alla sosta in seconda fila. Il proposito è condivisibile e giustissimo ma, viste premesse e le esperienze, se non si sta accorti la guerra finisce per vincerla ancora una volta la seconda fila.
A Roma la sosta in seconda fila non è una semplice infrazione, ma un modo di organizzare vita e trasporti. Oltretutto da un po' di tempo la sosta in seconda fila è diventata una specie di status symbol, ovvero: io sono meglio di voi perchè non perdo tempo a trovare un posteggio. Un patente caso di marchesogrillismo.
Nel pianificare la guerra occorre tenere conto di tre aspetti molto concreti:
1) considerata la vastità del fenomeno, la necessità di reperire le forze per reprimerlo in maniera tanto estesa e continuativa da cambiare il comportamento delle persone. In particolare la pressione va esercitata almeno fino al momento nel quale si comincino a vedere gli aspetti positivi;
2) la profonda impopolarità causata da un'azione decisa, che potrebbe avere riflessi catastrofici su di un Sindaco la cui popolarità diciamo che non sia molto elevata e che non riesce a migliorare nettezza urbana e trasporti;
3) la necessità di dare una risposta a quella domanda di spostamento cui la sosta in seconda fila fornisce sfogo.
Bene, rispetto ai tre punti direi che:
1) la prima cosa è conquistarsi la fiducia dei vigili urbani, perchè vista l'intensità dell'impegno necessario per ottenere risultati. Oltretutto saranno loro la prima fila degli improperi. A questo va unita una strategia intelligente, partendo da piccoli obiettivi possibili per poi allargare l'azione. Tutto e subito in realtà porta a niente.
E' chiaro che gran parte della sorveglianza deve essere fatta con mezzi elettronici (tipo la macchina da presa sulle auto della polizia locale), ma l'intervento intelligente volto a punire i superfurbi rimane necessario.
2) L'impopolarità iniziale sarà massima, sicuramente facendo leva sullo scarsissimo palmares delle altre iniziative prese dal Sindaco... in questo caso l'obiettivo è ambiziosissimo, ma anche terribilmente vasto e complesso, soprattutto perchè andrà a pestare i piedi a categorie storicamente molto potenti quali i negozianti.
Si spera che il sindaco faccia leva sui beneficiari di questi provvedimenti, soprattutto utenti del mezzo pubblico, ma anche tassisti e loro utenti, che però dovrebbero essere incoraggiati a sostenerlo a viso aperto;
3) Oltre al bastone occorre dare la carota. Riabituare la gente a prendere il mezzo pubblico dopo il "liberi tutti" del COVID non sarà facile a meno che non si registrino consistenti aumenti dell'efficienza del TPL. Sappiamo che treni emetro sono pieni di utenti. Per quanto riguarda il trasporto di superficie se l'ATAC invece di sfruttare lo spazio lasciato libero migliorando il servizio, sceglie il contenimento dei costi lasciando inalterati i tempi "gate-to-gate" (ad esempio diminuendo le frequenze in funzione della riduzione dei tempi di percorrenza) c'e' poca speranza di guadagnare alcun consenso. Inoltre se il servizio pur veloce rimarrà inaffidabile, saltando corse, scioperi, etc., allora l'operazione getterà altro discredito sul sindaco.
Inoltre si deve assolutamente evitare che l'aumento della frequentazione dei bus si trasformi in un bonus per la microcriminalità. Una volta per tutte chi viene preso a delinquere su un mezzo pubblico deve finire ai lavori ecoutili (tipo costruzione o manutenzione di piste ciclabili).
Per questo sarei più favorevole ad azioni graduali e mirate, volte a risolvere prioritariamente i principali nodi del trasporto pubblico di superficie e l'occupazione dei passaggi pedonali.
Rimane comunque il dato di fatto che a Roma abbiamo troppe macchine rispetto allo spazio disponibile e questa incongruenza prima o poi andrà affrontata (e risolta).
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