giovedì 26 febbraio 2009
Intervista alla Prostata (omaggio a personalità confusa)
Male, non me ne parli!
Cos’e’ che va male?
La primavera che avanza. Con il bel tempo si ricomincia con la bicicletta!
E allora? Tutta salute, occorre rimettersi in forma, scolpire il fisico, pensi alla linea!
E infatti: Io sono l’unica che più si va in bicicletta s’ingrossa… Quindi si figuri.
Ah.. Non lo sapevo… Debbo dire che non ha un bell’aspetto… Anzi… Qualcuno l'ha picchiata?
Lo vede? Sono le strade di Roma, un vero biliardo!
Lisce lisce?
No, sei buche ogni due metri!
Va bene, ma è pieno di sellini speciali, col gel, etc.
Non mi faccia ridere, noi abbiamo addirittura un divano. Neanche Siffredi ce l’ha così grosso!
Che volgarità signora Prostata!
Scusi sa, ma non ho ricevuto un'educazione da signorina. Ho sempre giocato con i maschi, i miei tre amici… Ernesto, Evaristo e Natale!
Non li conosco? Chi sono?
Scusi, ma lei dove ha fatto il militare? In quale caserma? La realtà è che una prostata nasce per fare una cosa sola.
Che cosa?
Senta… lei vuole proprio farmi passare un guaio. Non capisco tutta quest’agitazione, non è meglio starsene su di un bel sofà e fare quello per il quale la natura ci ha fatti? Movimenti naturali, e poi un bel sonno
In effetti sembra più naturale… Mi dica una cosa che detesta in particolare.
Il sampietrino. Detesto ogni singolo sampietrino di Roma, si figuri. Non potevo nascere a Los Angeles? Lì non hanno sampietrini.
E che sport preferisce?
Che domande!
Mi pento. Allora il secondo sport?
La canoa. Se proprio si deve faticare per niente allora preferisco la canoa. Umida ma onesta.
mercoledì 25 febbraio 2009
Itinerari quotidiani
Caratteristica positiva di aver visto almeno una quindicina di altri ciclisti, vari sulla pista dell’EUR, molti altri downtown.
Bene, riconosco che uno dei principali interventi da fare è quello di sanare gli attraversamenti ciclistico/pedonali, le benedette strisce.
I problemi sono due:
a) sicurezza: le auto non si aspettano che una bici percorra le strisce pedonali, e quindi arrivano sostenuti. Quando ti vedono si fermano (in genere) ma se stanno telefonando o altro, allora sono guai. Inoltre alcuni effettivamente si fissano sul fatto che non potresti andare in bici sulle strisce, e allora proprio sono guai;
b) ingombro: le auto al semaforo si fermano oltre la linea di arresto, proprio sul passaggio delle biciclette.
Innanzitutto occorrerebbe variare quella norma del Codice della Strada che vieta alle biciclette di percorrere i passaggi pedonali, almeno quando questi sono sul percorso di piste ciclabili. Se la bicicletta non scende a velocità folle, la cosa non crea problemi.
D’altra parte anche i centometrista è un pedone, che succederebbe se uno di questi scattisti attraversasse la strada sulle strisce pedonali a 40 km/h? Nessuna macchina potrebbe frenare in tempo.
Inoltre almeno gli attraversamenti ciclabili dovrebbero essere protetti dai rialzi, in modo da costringere le auto a rallentare. Certo la cosa costa e può portare problemi di drenaggio della strada, etc. Però ci sarebbero notevoli vantaggi di sicurezza anche per i pedoni.
Chiaramente automobilisti e motociclisti protesterebbero: per proteggere poche decine di ciclisti ci troviamo a scassare gli ammortizzatori di decine di migliaia di veicoli!
domenica 22 febbraio 2009
Quello che ho capito de “Il Ciclismo Urbano nella Roma dell’Auto”
Sabato, sono andato ad un incontro intitolato Il Ciclismo Urbano nella Roma dell’Auto, sperando che ci spiegassero come farla finita con questi ciclisti che ingombrano le nostre strade.
Però non è andata bene per niente. Tanto per cominciare non sono riuscito a trovare un posto per il mio HUMVEE, e già questo mi ha messo di cattivo umore. L’ho dovuto parcheggiare alle “strisce mattone” (io le chiamo così…), ovvero un lungo parcheggio color mattone, veramente molto carino, fatto proprio come una strada ma stretta stretta, con la linea in mezzo, i cartellini, tutta color mattone, su cui i decoratori disegnano sagomine di ciclisti in bianco, che è un piacere passarci con la ruota sopra.
Non è facilissimo salirci sopra, ma con l'HUMVEE veri problemi non ne trovo. Piuttosto ce ne era uno proprio lì che voleva passarci con la bici, ma no ci riusciva. Si agitava tanto, e avevo paura che finisse per rigarmi la fiancata, per cui con una sportellata l’ho sistemato.
Questi con la bici non li sopporto. Speriamo che veramente ci spieghino come farla finita con questi che ci incasinano le strade, perché Roma è dell’auto (e non di tutte, ma solo di quelle sopra le due tonnellate).
Questo inizio è assolutamente politically incorrect, e l’incontro, molto carino, ci ha spiegato che non bisogna litigare con gli automobilisti e considerali nemici, perché sono molto più numerosi e cattivi di noi ciclisti.
La domanda di tutti era: come facciamo a continuare a diffondere l’uso della bicicletta, adesso che la giunta romana si sta dimostrando così ostrica (chiusa ne suo guscio) e le piste promesse o deliberate dalla giunta precedente vengono cassate una dopo l’altra (Nomentana, Marconi, etc.).
Quasi tre ore di discussione ci hanno permesso di scambiare un bel po’ di idee, ma alla fine mi è sembrato che emergesse un atteggiamento piuttosto pragmatico, che sintetizzerei la discussione nei punti qui di seguito:
1) Tutti pensano che la domanda di bicicletta stia crescendo. Darle uno sfogo significa portare il problema (e le sue soluzioni) all’attenzione della nuova Giunta.
2) Per quanto possibile occorre evitare di politicizzare la faccenda. Sicuramente l’attuale giunta non dimostra sensibilità verso l’uso della bicicletta, ma in entrambi gli schieramenti sono presenti sostenitori della bici. Cerchiamo di fare Lega (oops!);
3) Non si intende portare via spazio alle auto o alle moto, ma ottenere il diritto alla circolazione in sicurezza. La maggior parte delle soluzioni studiate fino ad adesso hanno un impatto sul traffico veicolare (e soprattutto sul parcheggio) nullo. In qualche caso alcuni parcheggi devono essere sacrificati, e questo ha portato al blocco della pista della Nomentana e di quella di Viale Marconi, dove i parcheggi soppressi erano comunque irregolari (marciapiede);
4) Messi in crisi i biciplan nella maggior parte dei municipi, occorre cercare l’accordo con il Campidoglio caso per caso, salvando almeno tutto ciò che ormai è fatto e spingere quelli ad impatto zero. Priorità ha lo sgombro dai detriti della pista del Tevere e l’allisciatura dei sampietrini, già finanziata;
5) L’obiettivo intermodalità è limitato alle fasce non di punta della linea metro “B”. La maggior parte degli intervenuti era convinta che lo stato di affollamento medio dei mezzi pubblici non offra margini di manovra. Per la “C” si vedrà.
6) Aumentare il numero di utenti della bicicletta appare cruciale. Più ci si fa vedere in bicicletta e più c’e’ speranza di uscire dal ghetto. I giovani vogliono scatenare un reclutamento su Facebook, ma i meno giovani sono riluttanti ad usare questo strumento.
7) L’associazionismo appare troppo frazionato, cosa che finisce per indebolire la Causa. Evitiamo troppi galli a cantare;
Detto quanto sopra, dopo aver riflettuto un altro pochino, mi pare che il problema principale sia la non definizione del ruolo della bicicletta nel trasporto romano. Ovvero se concentrare gli sforzi su:
1) mobilità di quartiere includendo il collegamento delle scuole;
2) sul feederaggio alle stazioni della metropolitana;
3) su di una rete pan-romana, fatta di dorsali che attraversino Roma;
4) sul collegamento dei parchi, per un uso turistico/diportistico della bici (uso apprezzato ma non considerato fondamentale).
Aggiungo che è stato “snobbato” il problema dei dintorni di Roma. Dico che non sono d’accordo, e che si debbano prevedere dorsali che consentano di varcare il Raccordo Anulare, specialmente sulle consolari. E’ assurdo che i Ciampinesi non possano prendere la bici per venire a Roma
(Nota: visto gli ingorghi che i Ciampinesi provocano immettendosi sul raccordo, dovremmo proibire ai Ciampinesi di uscire dal Comune con l’auto e imporre l’uso della bicicletta).
Detto questo vorrei ringraziare chi ha organizzato l’incontro, Caio Fabricius, Bikediablo, ed un saluto speciale alla mi assidua lettrice/commentatrice Mamaa. Sono inoltre intervenuti Maurizio Santoni, del coordimanento Roma Ciclabile, e l'assessore all'ambiente del XVII municipio Roberto Tavani. Scusate, ma il nome del regista e dell'altro con la barba non li ho capiti e non li posso riferire (spero in un aiutino dai commentatori).
Infine ringrazio personalmente la libreria Rinascita di Via Prospero Alpino 48 che ci ha ospitati.
venerdì 20 febbraio 2009
Una settimana vissuta pericolosamente
All’inizio mi sono venuti una serie di pensieri negativi. Come ho preso la bicicletta (venerdì 13…) mi sono detto: “dopo una vita con il casco, adesso casco senza casco e finisco con Sacconi che mi alimenta amorevolmente”.
Per fortuna non è andata così, però domenica scorsa ho affrontato il bosco di Macchia Grande di Manziana senza casco e occhiali, ed infilarsi tra le ramaglie in quelle condizioni non è proprio piacevole.
Ho passato due giorni a Brussels. Ho visto un po’ più di ciclisti del solito. Come avevo già riportato è molto diffuso l’uso del giubbottino ad alta visibilità, direi più della metà dei ciclisti, e anche qualche scooterista.
Oggi, forse per la debole risalita della temperatura, ho visto molti ciclisti. Se il buongiorno si vede dal mattino la primavera promette bene. Riusciremo a farci sentire dal Sindaco? Mah… speriamo bene.
Sabato 21 c’e’ una riunione di ciclisti romani sul tema Mobilità in bicicletta - alla Libreria Rinascita di Via Prospero Alpino, 48. Credo che Alemanno sarebbe deliziato. Speriamo che partecipi, io spero di farlo (anche se alle 16 è ora ancora buona per andare in bici).
Aspettatemi arriverò col SUV.
lunedì 16 febbraio 2009
Roma Violenta
Ce ne saranno stati una decina, seduti sul marciapiedi a bere, oppure messitra i cespugli delle scarpate. Non mi dilungo su considerazioni fisiognomiche, ma mia figlia in bicicletta di lì non ce l’avrei fatta passare.
Poveri innocui disgraziati? Può anche darsi, ma due giorni dopo, dall’altra parte del Parco, due stranieri attaccano una coppia di giovanissimi. Speriamo che le loro ferite possano sanarsi e non lasciare strascichi…
Come in un film degli anni ’70, Roma è flagellata da casi di violenza efferata. Vittime deboli: ciclisti e coppie. Il copione dell’attacco alla coppia è il solito: uomo picchiato e donna violentata. L’attacco al singolo/a si è sempre tradotto nell’uccisione del malcapitato/a.
A dispetto della mia pessima memoria proviamo ad elencare i casi efferati:
- il ciclista bastonato e ucciso sulla pista di Roma Sud;
- la signora violentata e uccisa a Roma Nord;
- la studentessa accoltellata e violentata presso una delle stazione della Roma Viterbo;
- i due ciclisti olandesi bastonati e lei violentata dai pastori
- la coppia di fidanzati assaliti a Guidonia;
- la coppia di fidanzati assaliti ora a Roma.
Nota: non abbiamo dati attendibili sui crimini commessi dagli Italiani nei confronti degli immigrati. Quante clandestine rumene siano state violentate da Italiani e a quali soprusi siano state sottoposte non lo sapremo mai. Amen.
Sia come sia, i colpevoli sono stati sempre assicurati alla giustizia. Magra soddisfazione, ma sarebbe molto peggio il contrario. Sulle punizioni ritengo che lo stupro di gruppo (cioè più di una persona) rientri a pieno titolo tra le forme di tortura, e sono altrettanto convinto che i torturatori sono una razza da estirpare dalla faccia della terra.
Il vero problema è come fare ad evitare nuovi casi. In campagna elettorale le aggressioni furono usate contro Veltroni e Rutelli, colpevoli (sicuramente) di aver trascurato il problema, anche se va ricordato che la sicurezza non è strettamente compito del sindaco…
Ai sindaci del centro-sinistra veniva comunque rimproverato un atteggiamento di tolleranza, verso gli stranieri, laddove la violenza è sentita, anche nella ferocia, come esogena, ovvero non appartenente alla realtà romana, portata da un certo tipo di immigrati.
In effetti da cittadino mi chiedo come è possibile che posti come la stazione Tiburtina debbano ispirare terrore? Perché? A fronte di pochi homeless italiani abbiamo una marea di altri disadattati che vengono dagli altri Paesi dell’Unione (e no). Io ho spirito europeista ma certe cose non le concepisco. Se sei senza casa non puoi diventare un problema sociale italiano. Occorre far capire agli stranieri che è meglio che vadano a fare i casi sociali nel proprio paese d’origine.
Il Presidente del Consiglio ha poi fatto notare che non possiamo mettere un poliziotto dietro ad ogni (bella) donna. Se non avesse usato l’aggettivo, la frase sarebbe stata una delle cose più giuste da dire.
Al Governo in quanto tale interessano i grandi numeri e meno i drammi personali. Se il trend generale è in diminuzione, allora si sta perseguendo la strada giusta.
La nuova amministrazione comunale ha promesso (in campagna elettorale) di risolvere il problema sicurezza, e ha cominciato sgomberando la Salaria dalle prostitute (un fatto di più buoncostume che di crimine).
Ancora non capisco esattamente come abbia fatto (ce lo spiega, per favore), ma la cosa sta tenendo abbastanza. Perché non replicarla per la stazione Tiburtina o gli insediamenti abusivi?
Sia come sia è inutile smantellare i campi abusivi, se poi gli occupanti si trasferiscono nelle vicinanze. Sicuramente ci vuole il controllo continuo del territorio.
Controllo in tempo reale degli insediamenti abusivi, controllo dei tipi loschi che girano (e ce ne sono tanti), controllo volto a sapere chi frequenta i parchi, le strade, etc. Come fanno i bravi sceriffi americani con le loro tiny town… peccato che costi tempo, soldi e risorse, nonché necessiti della voglia di intervenire.
Per esempio, perché non mandare i giovani poliziotti (se ve ne sono) ad allenarsi nei parchi? Un poliziotto od una coppia che fanno due ore di jogging o bicicletta in un parco due o tre volte la settimana, in poco tempo vedono e capiscono tutto.
Infine parliamo di un altro aspetto della prevenzione dei crimini sessuali, il database del DNA. Non credo si possa commettere un crimine sessuale senza lasciare la propria traccia. Non sarebbe il caso di cominciare a pensarci seriamente? La certezza di essere identificati non può agire da deterrente?
venerdì 13 febbraio 2009
Terra di tulipani e biciclette
Tecnicamente erano “solo” 3 anni e mezzo che mancavo dall’Olanda, precisamente dal giugno 2005. In realtà da quell’ultima volta ho smesso di capitarci una o due volte al mese, e ho ridiretto la mia attività su Bruxelles. Quindi non sono più un frequentatore dell’Olanda, e pertanto i cambiamenti, che qui sono continui, mi appaiono più evidenti.
Innanzitutto la svolta ecologista è evidente. Addirittura in albergo ci ho messo due giorni a capire che la stanza viene consegnata con il riscaldamento spento e tu te lo devi accendere. Peraltro l’isolamento degli edifici è ottimo, tanto che ho potuto tranquillamente stare con i radiatori chiusi senza soffrire in maniera atroce il freddo.
Per il ciclista, l’Olanda è veramente la terra promessa, se si eccettua il tempo atmosferico. Come diceva una collega spagnola (bicicletta per necessità e non passione) trasferitasi sul posto:
“Va bene, si và in bicicletta e non hai le auto. Però per andare alla stazione del treno seguo una pista ciclabile che corre accanto ad un canale, con curve a gomito. Se freni male, ti distrai o perdi il controllo finisci nell’acqua. In autunno hai le foglie bagnate, che rendono la pista scivolosa, d’inverno il ghiaccio. E’ piatta l’Olanda, ma se capiti controvento è peggio di una salita”
Amsterdam è una città molto carina che ha radicalmente modificato la propria struttura viaria per accomodare un intenso traffico ciclistico. La città è piuttosto silenziosa, con poco traffico automobilistico. Negli ultimi anni le infrastrutture per biciclette sono aumentate. Molte strade sono state bicipedonalizzate. Piste ciclabili ovunque. Parcheggi per biciclette. Addirittura ho visto il cinema di fronte all’albergo aveva un enorme garage sotterraneo per le bici dei clienti.
Lo settacolo più impressionante è il grande parcheggio multipiano della stazione di Amsterdam (parcheggio per biciclette, mi pare tre piani, ovviamente).
Se poi prendi il treno e vai fuori Amsterdam la cosa addirittura migliora. Tra Amsterdam e Haarlem hanno fatto, in aggiunta alla ferrovia, un corridoio della mobilità. Una strada a due corsie (una per senso di marcia) riservata ai jumbo bus, che ha un numero di fermate maggiore rispetto al treno, ma comunque niente traffico.
E’ trattato come una ferrovia, ed in alcuni punti attraversato dalle piste ciclabili. In quei punti il corridoio è spesso protetto da un passaggio a livello che sbarra la pista all’avvicinarsi dei bus.
Sui treni per i pendolari, che comunque spaccano il minuto, è permesso portare solo le bici pieghevoli, le quali sono un po’ una scocciatura. Se ho capito bene è stato fatto un enorme investimento in parcheggi alle stazioni, per cui l’Olandese esce di casa, prende la bici e va alla stazione, la lascia, prende il treno, arriva alla stazione abituale (dove lavora), prende la bici e va al lavoro.
Hanno tutti tante bici che il bike sharing mi pare non esista. Le piste ciclabili sono aperte ai ciclomotori, che sono l’1% o anche meno del traffico.
Dimenticavo: l’Olanda è una terra molto ordinata e molto libera… questo mi piace. La gente riesce a fare ciò che vuole senza dare fastidio agli altri
giovedì 12 febbraio 2009
Itinerari quotidiani
L'aria frizzante mi ha sostenuto nel tragitto, praticamente impossibile sudare, bastava sbottonare con accortezza il vestiario... Neabche Dita Von Tease è capace di tanto...
L'unico neo è che in 30 km ho visto circa 6 ciclisti (5 la mattina uno la sera). Anche se tanti dicono che l'uso della bici va crescendo, le piste non sono ancora abbastanza affollate cosi' che i frequentatori costituiscano una minoranza elettoralmente appetibile.
Dobbiamo pedalare di più e fare più proseliti e proselite.
Sono pronto per le proselite.
domenica 8 febbraio 2009
Testamento biociclogico
Quindi appresso dichiaro il mio testamento biociclogico, sperando, nel farlo, di non commettere un reato, neanche quando ci sarà l’ormai ventura legge;
Andiamo con ordine:
a) In caso di decesso voglio essere cremato, non seppellito. Prego dividere le ceneri in tre parti e disperderle 1/3 in un lago (evitiamo quelli dell’EUR, Villa Borghese, Villa Ada e Pamphili), 1/3 in mare e 1/3 in un bosco. In alternativa (non rifossero più boschi, laghi, o mare) prego mischiare le ceneri insieme a terriccio di lombrico, così da poter contribuire a concimare qualche giardino;
b) Lascio tutti gli organi a chi ne ha bisogno… purchè poi li usi effettivamente, altrimenti fateveli restituire. Lo stesso per le biciclette;
c) In caso di morbo di Alzheimer o altra malattia per cui non sono più io (tipo comincio a parlare bene dell’attuale papa) prego procedere con l’eutanasia;
d) In caso di coma, prego procedere al “p-test”, ovvero ricorrendo alle persone inserite in una certo elenco che trovate nel primo cassetto della mia scrivania, chiedetele di fare quello che tanto mi piace (loro lo sanno!). Se non dovessi “reagire” alle sollecitazioni, potete anche staccare la spina, senza preoccupazioni. Quello che è stato è stato. Ma se reagisco, quella è la terapia giusta per svegliarmi, o comunque per farmi fare bei sogni. In questo caso trovate le istruzioni per l’alimentazione e l’idratazione forzata;
e) Alimentazione forzata: per favore niente maionese, insalata di riso e vitello tonnato. La mia passione è la pastasciutta. Un po’ di cioccolata alla fine dei pasti è sempre gradita;
f) Idratazione forzata: rosso corposo nell’inverno e nell’autunno, in estate vinelli leggeri, frizzanti e profumati, in primavera a seconda della temperatura. Ogni tanto una birra ci sta bene, vado pazzo per le birre di Monaco (Spaten, Lowenbrau) e per la Forst doppio malto scura;
g) manutenzione della bici: una volta al mese oliatela e controllate la pressione dei pneumatici.
Dopo questi toccanti (e toccogeni, perché sto facendo un bel po’ di scongiuri mentre li scrivo) passi, una domanda.
Fare il testamento biociclogico non è difficile, e mi sembra abbastanza naturale, una volta iniziato. Non vedo perché qualcuno, sulla base delle proprie convinzioni religiose dovrebbe impedire di disporre della mia vita (visto che comunque finisce), e soprattutto, dovrebbe impedirmi di dare disposizioni precise in materia.
Come si disse in Palestina: “non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”. Le convinzioni religiose sono un fatto personale: per questo possono dare certezze interiori, ma non possono essere invocate per impedire al prossimo di fare di se’ stesso cio’ che ritiene più opportuno.
sabato 7 febbraio 2009
Co’ ‘sta pioggia e co’ ‘sto vento… mi è venuto il doppio mento
Ahime’.
Il perdurare di condimeteo avverse sta limitando (in certa misura) l’uso estensivo della bicicletta.
Chiuso in casa mi trovo, senza volerlo, davanti al frigo a rovistare nel comparto dolci e cioccolate, o salumi e formaggi… e perché no un bicchierino?
Comunque, fedele al detto di BP (Baden Powell, il fondatore degli scout) che dice Non esiste cattivo tempo ma solo cattivo equipaggiamento, oggi, raggiunto il limite della sopportazione indoor, ho preso la bici e sono andato per commissioni…
Ho preso un paio di formidabili sgrulloni, ai quali sono sopravvissuto egregiamente grazie alla mantella e al copricasco fatto con le cuffiette da doccia.
Chi mi vede dall’esterno giura che sono uno spettacolo (negativo), però vi garantisco che è possibile attraversare veri e propri nubifragi.
Altro discorso l’interazione con le auto. Quando piove una pista ciclabile ci sta proprio bene, perché riduce i rischi degli automobilisti che poverini si trovano a disagio con l’acqua che gli ticchetta sulla carrozzeria.
Passando per Ponte delle Valli mi sono chiesto: ma è tanto difficile trasformare questo bellissimo marciapiedi lungo, largo e sovradimensionato (pedoni rarissimi) in una cazzo di pista ciclabile ed evitare di mischiare le povere bici con le auto?
mercoledì 4 febbraio 2009
Se il 24% di aumento vi sembra poco…
L’incremento viene attribuito alla crisi… Io aggiungerei anche all’installazione dei tornelli obbligatori che, a mio modesto parere, hanno considerevolmente ridotto il numero dei portoghesi. Ovviamente non si capisce se la cifra è stata stimata dalle presenze a bordo o dai biglietti venduti.
Comunque anche gli autobus hanno visto salire il trasportato a + 4%, cosa che fa sospettare che il dato della metropolitana sia più dovuto ai nuovi tornelli che ad altro.
Vorrei anche citare il clima piovoso di quest’ultima parte dell’anno, che sicuramente ha convinto non pochi scooteristi (e qualche ciclista) a cercare il mezzo pubblico.
La bottomline comunque rimane una: il mezzo pubblico ha aumentato la propria importanza e occorre rispondere alla domanda dei cittadini.
Come fare: la prima risposta è aumentare la metropolitana. Il completamento della B1 porterà ad un’altra espansione del traffico, ma ho capito che è saltata la fermata di Viale Ionio (che doveva essere fatta in sostituzione di quella di Via Nomentana, se vi ricordate). Attendiamo con ansia la linea C, anche se il centro storico è a rischio… Per adesso abbiamo una metro che si fermerà a San Giovanni… speriamo bene.
Per gli autobus occorre potenziare le corsie preferenziale e soprattutto eliminare in maniera drastica la sosta in seconda fila, purtroppo una scelta assolutamente impopolare che nessun sindaco vuole fare. Anche la sorveglianza delle corsie preferenziali è talmente impopolare che è stata affidata agli autisti (ausiliari) dell’ATAC perché nessun vigile urbano la voleva fare, un po’ come gli obiettori di coscienza negli ospedali.
Rimango dell’opinione che per ottenere un livello accettabile di efficienza il sistema di trasporto pubblico debba essere complimentato dalla bicicletta. Bike Sharing e piste ciclabili, proprio come hanno fatto a Parigi. Ma è così difficile?
domenica 1 febbraio 2009
La bici al tempo della crisi dell’industria dell’auto
Devo però anche ammettere che cerco di propagandare l’uso della bicicletta anche per ridurre l’uso dei mezzi a motore… In questo periodo ciò mi fa più pericoloso di un Bin Laden.
Dal punto di vista della nostra economia il crollo dell’industria automobilistica avrebbe un effetto ben più devastante rispetto all’attacco alle Torri Gemelle. Eh sì, la nostra economia è legata all’industria (e al culto) dell’auto a triplo o quadruplo filo.
Quando sento le notizie di finanziamenti all’industria automobilistica, ho quindi una reazione contrastante: da una parte spero che l’industria si salvi, dall’altra mi dispiace perché dare a ciascuno 1500€ di bonus (di questo si sta parlando) significa avere ancora più auto sul mercato. Oddio, magari il bonus sarà legato alla rottamazione di un’altra auto, così da mantenere fisso il parco circolante. Inoltre non dobbiamo scordarci che il bonus per l'acquisto delle bici elettriche è ancora in vigore ed è percentualmente molto superiore.
Anche questo sarebbe una cosa sulla quale riflettere… utilizzare la bici al posto della macchina significa rendere più efficiente la nostra economia. Effettuare lo stesso spostamento, in tempi paragonabili, dovrebbe costituire un netto miglioramento della nostra economia.
In effetti lo costituisce, ma solo a patto che a chi non fa più auto, non vende benzina, etc. si trovi un’altra attività altrettanto remunerata, ovvero si arrivi alla riconversione industriale.
Meno contento mi fanno le notizie per le quali le piste ciclabili vengono cassate per mancanza di fondi. In effetti le piste sono infrastrutture ed il Paese dovrebbe ripartire cominciando dalle infrastrutture. Il problema delle piste ciclabili è che sono infrastrutture poco costose, ma che purtroppo interessano concretamente solo una piccola parte della popolazione. Pertanto sembra che non vi sia un adeguato ritorno sul PIL e soprattutto elettorale.
A questo credo meno: una rete visibile di piste avrebbe sicuramente un grande ritorno in termini elettorali, ma dato che sono richiesti tempi più lunghi, i politici non si fidano più di tanto.
Che fare, allora: la ricetta principe è usare la bici e convincere anche altri ad usarla. Ed inoltre bombardare le istituzioni di mail e messaggi, chiedendo le infrastrutture che servono per circolare.