domenica 3 aprile 2011

Volevo i boschi… li ho avuti. Nella faggeta di Oriolo con Franzbike


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Affascinato dall’arrivo della primavera, il mio istinto silvano si risveglia, e mi prende la voglia di vedere i boschi con il verde delle foglioline. La meta più cara che ho è il bosco di Oriolo, e quindi ho pensato bene di unirmi, dopo qualche tentennamento, alla gita proposta da Franzbike, da Monterosi ad Oriolo, per 42 km e oltre 900 m di dislivello.

I 42 km erano solo 41, secondo il mio contachilometri, ma per le mie gambe i 900 metri e passa ci sono stati proprio tutti, con quelli in discesa peggio di quelli in salita (le mie gambe si spaventano autonomamente in discesa, hanno imparato quando iniziavo ad andare sugli sci).

Però, fatica a parte, se bosco cercavo, bosco ho avuto. A parte la prima ascesa tra i noccioleti, siamo entrati tra gli alberi e non ne siamo più usciti. In particolare, gli anni precedenti, mi ero sempre chiesto dove portavano quei sentieri che si dipartivano dalla ciclovia dei boschi… adesso lo so, perché li abbiamo percorsi proprio tutti.

La parte del percorso che ha attraversato il folto del bosco di Oriolo è stata la più bella. In quel punto, qualche anno fa, avevo visto un branco di cinghiali. Non mi ero spinto più di tanto nel folto, anche perché essendo solo e senza GPS avevo un certo timore di perdermi, o peggio, di farmi male cadendo e rimanere sul posto. Debbo dire che avrei gradito molto fermarmi ad ascoltare un pochino il bosco, cosa che poi è successa pochi km più in avanti, con la rottura della ruota libera di una delle bici.

La gita ha registrato almeno 3 cadute, una sanguinante, ma senza conseguenze serie. In quella sanguinante la protagonista (di cui tacciamo il nome per ragioni di privacy) si è gravemente graffiata l’interno della coscia (parte alta), per cui tutti quanti hanno sfoderato le proprie conoscenze dio pronto soccorso per poter intervenire nella medicazione.

Per parte mia ho avuto un episodio stranissimo: mentre mi chinavo per passare sotto un tronco, un ramo si è infilato a tradimento in uno degli occhielli del casco, per cui mi sono sentito strappare il casco dalla testa, con una tensione più che discreta del sottogola… Ho alzato la testa di scatto, in ramo si è levato, ma mi sono preso una bella paura.

Alle biciclette è andata peggio: oltre a svariate forature, abbiamo avuto una rottura della ruota libera, che ha costretto lo sfortunato ciclista al rientro a piedi, il mesto dei fine gita, peggio del rientro in carro funebre. Per parte mia ho sentito molto la mancanza di una full e di non avere i freni a disco nelle discese. Per il resto, le gambe hanno fatto il loro dovere senza lamentarsi, ma anche senza particolare fretta. Cmq, se rimango indietro è per le foto (anche).

Un particolare ringraziamento al capo gita, che ha fatto il doppio dei km, andando avanti e indietro senza sosta a riacchiappare noi ritardatari.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

la nota "burlesque" dell'articolo è simpatica ,... barvo luc

Lug il Marziano ha detto...

Grazie... un po' di privacy ci vuole.