Una mia amica americana, con un
figlio ciclista accanito, mi segnala un articolo del New York Times sull’effetto benefico delle registrazioni
video degli incidenti in bicicletta fatte da chi circola registrandosi.
Sto parlando di quelli che girano
con la telecamera attaccata al casco che riprende il video del percorso.
In vari casi di incidente,
attraverso le immagini video è stato possibile risalire all’automobilista responsabile,
anche in casi nei quali non si trattava di un incidente, ma di una vera e propria
aggressione.
Eh sì, perché noi critichiamo
tanto l’automobilista italiano come padre di tutte le nefandezze, ma se ho
capito bene anche in paesi ciclisticamente meno arretrati dell’Italia, gli
automobilisti si sentono aggrediti nelle loro prerogative.
Il sentirsi registrati ha un
effetto calmante anche sui ciclisti stessi, perché ovviamente, se poi sai che
il filmato servirà in tribunale, cerchi di contenerti e non passare dalla parte
del torto. L’effetto è benefico su tutto il sistema, ovviamente.
E in Italia funzionerebbe?
Mah… ovviamente la situazione americana è differente. Lì la
polizia locale cerca proprio torti da raddrizzare, laddove la nostra non sembra
particolarmente motivata, almeno a giudicare dalla quantità di sosta in doppia
fila che continua a persistere.
Innanzitutto ricordiamoci che
questo è il paese dove l’automobilista è al sicuro dalle perfide macchinette
che registrano la velocità. Devono essere segnalate e visibili, meglio se da
molti chilometri di distanza, presidiate da forze dell’ordine, etc. etc.
Però è anche il paese del sistema
Tutor, e dei comuni che regolavano le telecamere ai semafori e gli stessi
autovelox per fottere gli automobilisti. Quindi la diffidenza è d’obbligo.
Con una certa probabilità il
biker vittima dell’incidente che avesse registrato la scena, sarebbe
sicuramente denunciato per violazione della privacy, porto abusivo di
telecamera, riprese abusive senza bollo SIAE e permesso del comune, violazione
della normativa sulle comparse (l’automobilista,
ovviamente non pagato), nonché esercizio abusivo dell’attività di stuntman o,
se non sopravvive, decesso non autorizzato su pubblica via.
In breve si troverebbe, oltre che
dalla parte del morto, anche da quella del torto, con gli eredi perseguitati da
quelli dell’automobilista.
Oppure ci troveremmo una banda di
artisti del video, capaci di sovrimporre la targa della tua auto ad un
incidente totalmente finto… Insomma that’s Italy!!!!! (aka Oscarwildland)
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