Una delle cose che sin dall’inizio della mia avventura ciclistica mi ha stupito e’ l’apparente incapacita’, da parte delle associazioni cicistiche di instaurare un rapporto serio con l’amministrazione comunale.
Sicuramente in gran parte dipende dalle caratteristiche delle amministrazioni romane, veramente molto peculiari, ma questo e’ un dato di fatto, quindi ai fini pratici lamentarsene e’ inutile. Piuttosto anche noi ciclisti dovremmo lavorare un po’ di piu’ da questa parte della barricata per divenire interlocutori affidabili.
Ora, c’era proprio bisogno di sputtanare l’assessore Esposito? Dico, trascrivere le cose dette off records non ti rende simpatico alla controparte, specie quando ne lede gravemente la credibilita’. Capisco la rabbia a sentire dire certe cose, ma un negoziatore dovrebbe rimanere in qualche modo freddo...
E visto ce la controparte “forte” rimane lui, siamo noi che ce la prendiamo nel secchio, senza riuscire a capitalizzare neanche un pochino la congiunzione astrale di un sindaco che fa campagna elettorale in bicicletta e un ministro che arriva al Ministero sempre in bicicletta e per di piu’ contromano…
Ma tant’e’... il mondo ciclistico romano (ma credo anche quello nazionale) dovrebbe interrogarsi seriamente su questa perdurante mancanza di risultati concreti, e specialmente in un momento nel quale gli utenti della bicicletta stanno aumentando vertiginosamente.
Secondo me le cause sono proprio nella sostanziale disorganizzazione della rappresentanza e nella incapacita’ di capire le ragioni della politica e i meccanismi dell.amministrazione. Vedo di spiegarmi.
Nessuna influenza politica
Innanzitutto il mondo ciclistico non esprime un pacchetto di voti "mobile". Quindi al mercato dei voti non valiamo nulla.
La maggior parte dei ciclomobilisti e’ gia’ orientata al centro sinistra, e questo stiamo vedendo che non ci aiuta proprio. Infatti le amministrazioni di destra non vedono il punto di ascoltare loro nemici, quelle di sinistra danno per acquisiti i relativi voti. E quindi il nostro potere contrattuale, gia’ di per se’ scarso, praticamente si annulla. Perche’ scontentare automobilisti per accontentare ciclisti che gia’ votano per noi? O che comunque non ci voteranno mai?
La prima cosa che dovremmo fare e’ compattarci in una formazione apolitica capace vendersi al miglior offerente e ad avere persone di riferimento nelle proprie liste, o addirittura abbastanza seria e strutturata da fare una lista civica, sia per misurare la forza reale, che per apparentamento nel caso di ballottaggio.
Inoltre una formazione seria puo’ fare conferenze stampa e avere accesso ai media e divenire un interlocutore credibile, o un critico feroce e serio delle giunte comunali. Quindi l.assessore deve stare manzo.
Vie legali
Un’altra cosa che e’ mancata in questi anni e’ stata la capacita’ di adire alle vie legali, ovvero di sfruttare quelle strade che la legge sulla pubblica amministrazione mette a disposizione del cittadino per controlloarne l’operato.
Un’associazione in grado di bloccare lo svolgimento di una gara o la realizzazione di una strada in quanto manca la doverosa pista ciclabile, richiesta dalla legge, fa paura a qualsiasi amministrazione pubblica.
Ora io non credo che le battaglie a colpi di carta bollata servano piu’ di tanto, ma in qualche caso sono l’unica arma a disposizione per contrastare l’arroganza di certi personaggi.
Per fare questo occorrono fondi e conoscenze, ovvero serve un’associazione seria.
Maggiore unita’ d’intenti
Siamo ancora troppo divisi, ma soprattutto non cerchiamo un accordo tra di noi. Basti vedere come sia stato criticato da tanti ciclisti il GRAB, del quale sono noti i limiti, ma che comunque avrebbe dato un ulteriore impulso alla ciclabilita’ cittadina. Insomma, abbiamo una meta comune, possibile che dobbiamo sempre litigare tra di noi.
Un po’ di stile non guasta
Mica che si debba partecipare agli incontri in blazer, ma un po’ piu’ di attenzione alla forma ci dovrebbe essere. Altrimenti ci prendono sempre per prodotti dei centri sociali, persone fuori dal ciclo economico, e quindi sostanzialmente ininfluenti. Purtroppo un po’ e’ cosi’, i ciclisti nelle alte sfere non si abbassano ad aiutarci, pero’ dovremmo far vedere che usa la bicicletta anche il ceto prosuttivo e impiegatizio.
Roma non e’ Amsterdam
Anche se molti di noi frequentano paesi ad altro tasso di ciclabilita’, a Roma la stragrande maggioranza degli abitanti non crede che una citta’ ciclabile sia piu’ bella ed efficiente.
E’ una realta’, siamo ancora in minoranza, quindi dobbiamo rosicchiare spazi, piuttosto che andare allo scontro frontale con gli automobilisti, proprio per allargare la base dei consensi.
Solo in questo modo potremo finalmente volgere la politica a favore della bicicletta e cominciare ad ottenere operare che mirino a riconquistare spazi. Senza pero’ farci troppe illusioni, il problema romano non e’ la circoalzione, ma il parcheggio. E secondo me quello li’ il problema e’ molto piu’ serio
Troppe primedonne
No comment. La cosa e’ purtroppo evidente, troppi sposano la causa ciclistica per autopromozione, e non ciclopromozione…
Basta con gli incazzati
In Italia tutti si incazzano e finiscono per fare le fatidiche tre fatiche. Anzi sono incazzati di loro e cercano una scusa per fare finta che dipenda da qualcuno o qualcosa di esterno.
Quindi arrivano gia’ pronti a stracciarsi le vesti, che regolarmente vanno in brandelli.
Senza costrutto, condannandoci all’irrilevanza.