Cari lettori, quest'anno vi ho veramente trascurati.
È perché ho la testa altrove, soprattutto per l'aumento intollerante della pressione del lavoro in ufficio.
Come infatti leggerete dalle cronache, la pubblica amministrazione non sta aumentando gli effettivi, laddove il prepotente ingresso della normativa europea nel panorama nazionale le chiede a tutti quanti un impegno enormemente superiore non solo per fare cose nuove, ma anche per tenere a posto tutte quelle carte e cartuccelle che servono a testimoniare che le cose sono state fatte nel modo giusto.
Dall'altra parte, sono ormai nella mia maturità ciclistica, e quindi tante cose che reputavo divertenti e simpatiche, sono diventate un pochino la normalità. Direi che non ho mai pedalato come quest'anno, però la cosa non fa più notizia.
Anzi, direi che l'intera città non ha mai pedalato come quest'anno, come testimonia il continuo flusso di ciclisti che si vede sulle strade quotidianamente. Peccato che nessuno voglia veramente prendere in considerazione questo fenomeno e utilizzarlo per migliorare la qualità della vita di questa negletta capitale d'Italia.
Da questo punto di vista, il 2015 è stato l'anno del realismo. Non penso che le cose peggioreranno, ma il miglioramento sara' inevitabile ma molto lento. A Roma non abbiamo un catalizzatore e non non avremo un'esplosione di ciclismo, ma piuttosto un lento incremento dei ciclisti fino a raggiungere una massa critica.
Forse da allora le cose cominceranno a cambiare con un ritmo più sostenuto.
Il guaio di frequentare l'Europa, è che da' una misura della grande differenza che continua a permanere tra le amministrazioni pubbliche degli altri paesi e la nostra. Inoltre non mi piace parlare delle mie esperienze con la Pubblica Amministrazione italiana.
Il problema fondamentale è che l'amministrazione pubblica italiana anche quella volenterosa e onesta, è tagliata sulla cultura giuridica e non su quella organizzativa. Ovvero non privilegia il perseguimento del bene pubblico, ma il rispetto di una cornice giuridica, peraltro caotica e antiquata.
Il governo, anche quelli scorsi, cerca anche di fare qualcosa in questo senso, ma purtroppo non credo che comprenda la profondità e lo spessore del problema.
Pochi in Italia lo comprendono, normalmente solo coloro che hanno possibilità di vedere il funzionamento di altre amministrazioni pubbliche, quali quelle inglese o tedesca. La Francia è simile a noi, ma almeno il risultato lo produce
Forse per migliorare un pochino il problema andrebbero chiuse tutte le facoltà di Giurisprudenza Italiane per 10 anni, è proibito alle persone con laurea in giurisprudenza conseguita in Italia di accedere agli incarichi di dirigenza nella pubblica amministrazione, magistratura inclusa. Ma forse neanche basterebbe.
Noi ciclisti lo vediamo nella differenza che una città come Roma rispetto ad altre città. Al di là di volontà politiche, quello che conta è che visto dall'esterno l'amministrazione pubblica romana non è in grado di applicare una politica sofisticata come quella necessaria a favorire lo sviluppo della bicicletta come mezzo di trasporto.
Pertanto, anche se ci incontrassimo tutte le settimane con il sindaco, alla fine mancherebbero i provvedimenti pratici di attuazione, come è stato chiarissimo con la vicenda del pedonalizzazione dei Fori Imperiali, o della ciclabile della Prenestina.
Insomma, auguri a tutti i ciclisti e godiamoci la bicicletta per quello che e'. Non facciamoci il sangue cattivo per quello che potrebbe essere.
Alla fine la gestione del ciclismo non è differente dalla gestione di tutti gli altri problemi nella nostra Italia.
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