domenica 26 maggio 2019

Piste Ciclabili romane: dalle stelle alla costellazione... ma fuori e' sempre notte

Lavori in corso per le piste romane
Dopo il grande successo della ciclabile Nomentana, e il considerevole impegno di risorse politiche (anche mostrando che gli automobilisti non sono intoccabili)  nell'approntamento della ciclabile Tuscolana, l'amministrazione Raggi sembra abbia realizzato il valore aggiunto del concetto di rete. Peccato non lo abbia fatto anche per la metropolitana, ma forse era chiedere troppo.

Infatti, oltre a lanciare altre iniziative, sono stati avviati i lavori per ricucire (per quanto umanamente possibile) l'ormai non piu' trascurabile patrimonio di piste ciclabili della citta', in modo da valorizzarne l'utilita' per l'impiego di tutti i giorni.

Anche le nuove iniziative saranno comunque prese tenendo presente il concetto di connessione e ampliamento della rete esistente.

Per noi ciclisti, apparentemente l'unico gruppo oltre ai bancarellari ad aver tratto vantaggio dall'amministrazione Raggi, il momento e' veramente emozionante, praticamente storico. 

Sull'onda di un manufatto coerente e realizzato in maniera finalmente accettabile, ovvero la pista della Nomentana, si sono potuto misurare i vantaggi di una buona pista ciclabile... mettere le piste in rete, se non fa fare i giri di Peppe, moltiplica tali vantaggi.

Innanzitutto vengono aggiunte alla ciclabilita' cittadina alcune piste fondamentali, per esempio la Tiburtina. Di altre francamente non mi va di leggere per non rischiare la delusione, mi basta che anche la Prenestina sia lanciata per -molto egoisticamente- coprire la gran parte dei miei itinerari.

La novita' e' l'importanza ai tratti di collegamento, primo dei quali il collegamento Tuscolana-Termini passando per Castro Pretorio, quindi sotto il mio ufficio. Immagino che cio' accadra' utilizzando il grande marciapiede vuoto di Castro pretorio, lato Caserma Macao / Biblioteca Nazionale, che puo' essere facilmente prolungato fino a Santa Bibiana e da li' congiunto con Tiburtina e Prenestina (via Giolitti)... la mente vacilla!  

NOTAA proposito dei Giri di Peppe...Per andare da Nomentana a Termini il percorso piu' breve e' attraverso Via XX settembre fino ad incrociare Via Goito e poi dritti per Piazza Indipendenza... passare per Castro significa allungare!  

Quindi dalle stelle alla costellazione...  ma la notte fuori rimane sempre nera.

Si' perche' le piste rimangono l'unico successo, per adesso cmq molto limitato, di un'amministrazione che non ha portato miglioramenti concreti alla vita cittadina, anzi se si considera il blocco delle metropolitane, il blocco dello stadio della Roma (prima edizione) la rimozione dell'interesse pubblico dalle torri dell'EUR, le cui conseguenze fortemente negative non saranno cancellabili nel futuro. 

La mia generazione forse vedra' la rete ciclabile, ma di sicuro non la rete di metropolitane.

E non e' solo un problema di avversita' alle grandi opere. 

Se esci dalle piste ritorni a combattere per la vita, senza che i vigli urbani mostrino alcuna voglia di riportare l'uso del mezzo a motore nei confini se non della legalita' totale almeno della correttezza.

ATAC ha peggiorato le prestazioni e serve sempre peggio i cittadini, tanto e' vero che il grande sviluppo della bici avviene soprattutto da chi non ne puo' piu' del mezzo pubblico (gli automobilisti in genere passano allo scooter).

AMA ci odia e ci tiene zozzi. Se vedi un marciapiedi pulito e' in genere pulito dagli immigrati in cambio di qualche soldino.

Parchi e Giardini, forse a parte Villa |Borghese, sono regrediti a giungla. Hai voglia a fa' roseti comunali e azalee a Piazza di Spagna se tutti i giardini romani sono tornati campagna...

Inzomma (co' la zeta, alla romana) bisogna mettere cmq un grosso punto interrogativo sugli interventi non cantierati oltre la fine del mandato della Raggi. 

NOTA: Anche se Virginia ha una fortuna sfacciata, in quanto la gestione della citta' appare cosi' spinosa che nessun avversario sembra ancora voglioso di scommetterci la carriera politica. Potrebbe benissimo essere rieletta per assenza di alternative!

domenica 19 maggio 2019

Uomo a cavallo sepoltura aperta

Camion ve temo tutti
Questo proverbio, un vero capolavoro di sintesi, ci ricorda quello che significa inforcare le due ruote.

Dalla Brompton all'Harley Davidson chi sceglie le due ruote si espone a fare il vaso di coccio, anche pesante come un'Harley in mezzo ai vasi di ferro, e a correre qualche rischio in piu'. Quindi inutile fare i ciclopiagnoni.

In questo fine settimana abbiamo avuto due terribili incidenti mortali per i ciclisti, incidenti che conosciamo perche' ormai hanno risonanza nazionale per il rinnovato interesse alla bicicletta.

Nello stesso tempo un altro povero ragazzo di  14 anni ha perso una gamba perche' investito mentre stava con il padre sullo scooter (da uno senza patente)  ma la notizia e' stata relegata a due righe... l'incidente di moto non fa notizia.

Ma vediamo questi due incidenti un pochino piu' in dettaglio


Vittima del tratto brutto di strada
Questo incidente sembra il classico investimento della bici da parte di un'auto (piu' veloce). E' un tipo di incidente dal quale il ciclista, a differenza del motociclista, non riesce sempre a proteggersi.

Per il ciclista l'unica strategia di protezione e' non mischiarsi con il flusso delle macchine, pero' ogni tanto lo devi fare.

Nel caso specifico grande sensazione ha destato il fatto che prima dell'incidente il povero ragazzo abbia mandato un messaggio vocale dicendo, appunto, di avere paura di quel tratto di strada.  E chi in bici non ha sentito lo stesso brivido sulla schiena quando percorri una strada dove le auto ti superano veloci?

Recentemente ho dovuto percorrere un pezzo di Flaminia, la parte a due corsie dentro Roma, e la sensazione ce l'ho ben presente. E anche un bel pezzo di folle corsa in bici sulla Cassia bis (ma di questo vado meno fiero).

Cmq sia, finche' si puo' andare sul metro/ mezzo metro di una pseudo corsia di emergenza piu' o meno sei sicuro, ma quando quella lussuria finisce, occorrono nervi e manubrio saldi.

Le strade italiane non brillano per spazio ai ciclisti. Generalmente cresciute su tracciati gia' esistenti, spesso le strade sono il minimo indispensabile per autoveicoli e camion, per le bici rimane poco o punto spazio. Tipo Nettunense, per intenderci.

Quello che servirebbe sarebbe una bikelane o almeno una fascia di un metro (ma 80 cm gia' aiutano) per pedalare fuori dal flusso. Questo e' cio' che serve per rendere meno pericolose le strade extraurbane ed evitare che ogni macchina per superarti ti debba evitare, fino a quando qualcuno non sbaglia.

Dopodiche' in questo incidente specifico, occorrerebbe, come sempre, conoscere come sono andate veramente le cose, anche se il famoso telefonino del messaggio abbia avuto un ruolo nella dinamica.

Per quanto riguarda le infrastrutture per la sicurezza la battaglia e' anche delle moto. Infatti ancora si trovano guardrail senza la protezione bassa per impedire che i motociclisti caduti ci passino sotto... un pericolo che sono almeno 10 anni che si conosce ma poco si fa per prevenirlo.

Il terrore dei mezzi pesanti
 Il secondo incidente e' il vero incubo di tutti i ciclisti, finire sotto un camion ed esserne trascinati. Questa volta l'incidente ha portato anche particolari orribili quali il caschetto schiacciato sotto le ruote del camion...

La fine veramente orribile e' toccata ad un ciclista di Roma all'incrocio tra Raccordo e Tiburtina (se ho capito bene). Dei pericoli derivanti dai mezzi pesanti gia' ne avevo parlato estesamente un bel po' di tempo fa. Gia' allora avevamo avuto un incidente mortale analogo a Piazza re di Roma, e alla fine l'iniziativa saveourcyclists era proprio rivolta al numero di morti sotto i camion.

Personalmente e' l'unica cosa che mi scatena il terrore e quindi me ne tengo alla larga as far as I can. Non sempre pero' loro stanno alla larga dal ciclista, e qui occorre capire che cosa sia successo...

Comunque quando dico "me ne tengo alla larga" intendo dire che non provo a superarli da destra e li lascio passare il prima possibile, e levandomi dalla mezzo se posso.

Invece ho visto che vari ciclisti, anche ai semafori, comunque si mettono accanto ai veicoli pesanti, anche autoarticolati, magari senza sapere che l'autista dall'alto della sua cabina potrebbe non averli notati.

Un altro elemento di pericolo sono gli imbocchi delle autostrade, tangenziali etc. Sembra strano ma non tutti gli automobilisti/camionisti/centauri realizzano che le bici NON vanno su queste strade e quindi, anche se sono a destra, tirano dritte.

Anche questa per me e' una condizione di pericolo e quindi quando mi avvicino ad uno di questi svincoli segnalo chiaramente che continuo dritto e tengo d'occhio il settore posteriore con lo specchietto...

Cosa sia successo a quell'incrocio non posso saperlo, pero' ritengo che in quelle condizioni un ciclista si debba voler bene e prendere tutte le ragionevoli precauzioni che puo'.

Poi un interrogativo: ma agli autisti dei camion viene fatta una qualche lezione su come comportarsi con i ciclisti? Questo si' sarebbe utile (e pure agli automobilisti gia' che ci siamo).

sabato 18 maggio 2019

I nostri cuccioli a pedali

Il punto di raccolta
Venerdi', essendo un po' meno ritardatario del solito, mi sono imbattuto nel punto di raccolta del bike to school.

In omaggio alle policy di non pubblicare foto di minorenni mi sono astenuto dal fotografare i cuccioli, ma vi garantisco che lo spettacolo era stupendo.

Erano proprio contenti, mai visto nessuno cosi' contento di andare a scuola, forse anche perche' ormai si comincia a sentire aria di tramonto di anno scolastico (a meno di un mese).

A riprova della serieta' dell'iniziativa ho visto un numero di accompagnatori pari o superiore a quello degli accompagnandi. Certo se ci fossero piu' piste ciclabili si potrebbero espandere queste iniziative, e magari ridurre il traffico dei genitori accompagnatori.

Bravi, bene...

Purtroppo qualche ora piu' tardi e' arrivata la notizia che un cucciolo un po' piu' grande ha perso la vita mentre pedalava... a riprova che con la strada certo non si scherza.

sabato 11 maggio 2019

La riscoperta della Nomentana con la pista ciclabile

Alla fine anche gli automobilisti l'apprezzano...
Non solo leva noi ciclisti dalle balle, ma puo' sempre 
tornare utile come parcheggio d'emergenza
Ci sono ciclabili che valgono piu' della loro semplice utilita' ciclomobilistica, e la ciclabile Nomentana e' una di queste.

Infatti con l'apertura, anche se ancora parziale, di questa pista una grande e prestigiosa arteria di Roma e' ritornata percorribile in bicicletta. Questo dovrebbe far anche riflettere sul valore aggiunto delle piste ciclabili per il territorio. Pensiamo per esempio come la ciclabile del Tevere abbia fatto recuperare alla citta' il rapporto con il proprio fiume.

Percorrere la Nomentana  sulla ciclabile non significa solo andare veloci senza curarsi delle auto ( a parte gli incroci) ma assaporarla nei suoi dettagli, che da Porta Pia fino alla Batteria Nomentana sono sicuramente notevoli, talvolta spettacolari. E che ci eravamo scordati. l bello e' che per fare la pista non si e' dovuto sottrarre spazio alla circolazione, ma solo un pochino alla sosta,

La Nomentana era bella ma quasi impercorribile se non con la macchina. Non solo la parte centrale era off limits per le due ruote in genere (anche per le moto ai vecchi tempi), ma le complanari erano affollate di automobilisti impazienti.

Inoltre i mezzi pubblici che le percorrevano (ora non piu'\) non potevano superare le bici per mancanza di spazio e viceversa. Insomma un incubo a pedali.

Tra tante virtu' l'unico neo nella sezione al momento aperta, ovvero da Porta Pia a Viale XXI aprile, e' l'incrocio con Viale Regina Margherita, dove la pista scompare totalmente per fare posto all'incrocio tale e quale a prima... chissa' come mai.

Comunque noi ciclisti siamo felicissimi di esserci "tolti dalle balle" degli automobilisti. Tolti dalle balle tranne qualche irriducibile, normalmente con la e-bike, che disdegna il tracciato in favore di una delle laterali.

Certo, sarebbe bello se la pista spinoffiasse alle gradi diramazioni possibili... prima e piu' grande Viale XXI Aprile, che avrebbe tutto lo spazio per accoglierne una pista almeno fino a Piazza Bologna, oppure a Corso Trieste, dove sull'aiuola centrale si potrebbe arrivare fino a Piazza Annibaliano.

Senza pero' amareggiarci sognando cose che potrebbero essere, godiamoci la realta' per quella che e'. Speriamo che con il completamento dei lavori l'utilizzo cresca .

Sara' sicuramente ricordata come l'opera maxima della giunta Raggi, che dobbiamo ringraziare per questo. Quelli che verranno dopo riflettano su come cose piccole come le piste ciclabili migliorino la citta' sotto tutti i unti di vista.

domenica 5 maggio 2019

Bicicletta ed elezioni europee: mo' si' che ce ne vorrebbe uno pratico!

Tra quindici giorni si terranno le elezioni per il Parlamento Europeo (EP, per gli amici) ed e' giusto che noi ci si domandi se la ciclabilita'  possa influenzare le nostre scelte.

Beh, con l'esperienza di interazione con le istituzioni europee che ho accumulato negli ultimi quindici anni, ho un approccio molto prudente al tema. Per influire sulle istituzioni europee, specialmente a livello di EP, occorre avere idee chiare su cosa puo' fare. E sul come non lo so' dire perche' non lo frequento.

Il mestiere degli organi legislativi dell'Unione (EU per gli amici) e' di individuare un argomento che merita di essere trasferito sotto la competenza dell'Unione, immaginarne l'evoluzione futura, e farla accadere con atti regolamentari (legislativi e non legislativi, come a dire leggi e decreti), programmi di finanziamento, e azioni varie, tra le quali la costituzione di apposite agenzie.

L'altra condizione da tenere conto e' che si sta operando a livello continentale, e quindi con provvedimenti che saranno di avanguardia per gli stati (MS, member state per gli amici) piu' arretrati, talvolta al limite dell'intollerabilita', e limitativi per quelli  piu' avanzati.

Pertanto non serve andare li' pensando a cosa vada bene per la ciclabilita' a Roma, ma deve essere qualcosa che non shockki Zagabria e non limiti Copenaghen. E gia' questo e' difficile.

Poi ci sono i finanziamenti. Aumentarne per la ciclabilita' e' cosa buona, ma sappiamo che verranno catturati dai MS bravi a fare questo, e non verranno utilizzati dagli altri che non sanno utilizzarli o non vogliono farlo per la ciclabilita', come certe parti d'Italia.

Quindi dire genericamente che va li' un ciclista non basta, uno dovrebbe mandare li' qualcuno che ha gia' un'idea che sia possibile realizzare. Come dice la barzelletta... mo si' che ce ne vorrebbe un pratico!

Pero' vorrei aggiungere un appello

La tormentata vicenda della  Brexit, ci mostra che la nostra EU e' in forte difficolta' per una serie di motivi, uno dei quali e' proprio quello teste' illustrato, ovvero che nella nostra famiglia continentale abbiamo individui che la pensano in modo troppo differente per fare grandi cose insieme, come nel passato.

I prossimi cinque anni ci diranno se la EU sopravvivera' e in quale forma.

Il rischio e' non solo che questa costruzione si rompa, ma che l'Italia finisca dalla parte "sbagliata" della rottura, ovvero quella stupidamente sovranista. Quella che vuole l'insindacabilita' a qualunque comportamento folle adottato per mero capriccio politico locale. Anche sullo smaltimento della monnezza.

La mia paura e' che invece si ingaggino battaglie che nulla hanno a che vedere con questi temi,  e invece concentrarsi sui problemi degli europei, per esempio:

  • quali devono essere le modalita' giuste  dell'immigrazione interna (che ha causato la Brexit) , ed evitare che questa renda impossible la vita alle classi meno abbienti dei paesi di destinazione?
  • e' sempre giustificato un bilancio comune orientato al sostenimento dell'agricoltura? E si puo' cambiare senza far giletigiallizzare mezza europa?
  • Nel contrastare il riscaldamento globale, quanta parte dello sforzo deve essere sostenuto dall'EU e a quale costo? Possiamo noi limitarci quando gli altri se ne fregano?
  • Che senso ha rendere impossibili le attivita' non ecologiche in Europa, ma poi continuare acquistare quei beni prodotti all'estero?
  • Come evitare il social dumping, ovvero che tutti i camionisti lavorino con il contratto bulgaro? 
  • Perche' metterci a rischio sbranandoci sull'immigrazione esterna quando e' chiaro che nessuno la vuole?
  • dobbiamo creare una identita'  fiscale unica e come armonizzare la fiscalita'?
  • Possiamo permetterci di avere due classi burocratiche contrapposte, una di funzionari europei piuttosto preparati e relativamente ben pagati e una di funzionari nazionali massacrati dalle ristrettezze di budget?
  • E' corretto cio' che accade nelle Agenzie dell'Unione, i cui stipendi apparentemente alti sono veramente appetibili sono per l'Est Europeo, per cui le Agenzie si stanno polarizzando in favore di questi?
Insomma, bicicletta va bene, ma poi alla fine nelle cose in gioco conta un cavolo, anche meno.

Scusate l'appello.