Negli ultimi due anni la mia attività ciclistica extraurbana è stata principlamente cilomobilismo, per cui ho accumulato una certa esperienza. Per questo dico che, per quanto possiate pensare male della circolazione delle biciclette in città, quando si esce dai limiti urbani la situazione peggiora nettamente
Il punto è presto fatto: recentemente su ciclomobilisti è stato riproposto un video di un camionista che sta dietro a un ciclista.
Il camionista non ha spazio per superare perché la corsia sulla quale marcia è troppo stretta per affaincare il ciclista che pedala. Però l'altra corsia è completamente occupata, e il camionista si deve tenere dietro al ciclista che andrà intorno ai 20 all'ora per un bel pezzo fino a quando uno slargo della strada permette al ciclista di farsi passare e al camion di passare.
Bene: questa è proprio la situazione nella quale il ciclomobilista extraurbano si trova, ovvero quella di formare un tappo rispetto a veicoli ben più veloci di lui che potrebbero anche fare gesti inconsulti nel tentare di sorpassare. Inoltre ciò diminuisce nettamente lefficienza della strada come infrastruttura di collegamento.
Nel Lazio una volta usciti dalla città scompaiono le piste ciclabili, se non per qualche rarissima eccezione eccezione che non sposta di una virgola il problema.
Tra l'altro l'uso della bicicletta fuori dai centri urbani è di fatto limitato alle ore diurne delle giornate di bel tempo sulle strade poco trafficate. Tutte le altre condizioni equivalgono a un suicidio, almeno se praticate con regolarità
Esiste una domanda di ciclismo extraurbano?
Una volta fatta questa consatazione occorre capire se c'è una domanda per il ciclismo extraurbano.
Dipende cosa si intende, perché se pensiamo di andare con la bicicletta da Roma a Milano non esiste, ma se pensiamo di andare tra Anzio e Aprilia già comincia ad esserci una certa domanda.
Se poi pensiamo un collegamento a Latina e Latina Scalo allora abbiamo che la domanda potenziale è molto forte ed è sostanzialmente sostanzialmente legata dalla pericolosità dell'infrastrutttura stradale
Dobbiamo ricordarci che anche i paesi che distano 4/5 km possono essere facilmente raggiunti con la bicicletta, ma ancora una volta questo funziona solo se la strada non è troppo trafficata, e se ci troviamo in orario Diurno e col bel tempo. Altrimenti anche piccole distanze possono diventare micidiali
Come fare a migliorare l'infrastruttura?
Dopo aver constatato questa situazione il passo successivo è chiederci se abbiamo ricette per invertirla. Questo ovviamente è tutto un altro paio di maniche vorrei qui offrire alcune mie considerazioni
Anche in presenza di volontà politica, per tornare indietro rispetto a una situazione del genere ci vogliono una ventina d'anni di investimenti e alcune decisioni molto serie dal punto di vista infrastrutturale.
Cominciamo a dire che le nuove strade, o il rifacimento delle vecchie, dovrebbero tutte prevedere (come vedo sempre più all'estero) una bikelane laterale di larghezza un metro / un metro e mezzo per consentire alle auto e ai camion di sfilare accanto ai ciclisti senza invadere l'altra corsia, e ai ciclisti di pedalare alla velocità che preferiscono. Bordare la bikelane con catadiottri sarebbe fantastico e aumenterebbe la sicurezza nell'uso in ore notturne
Un'altra soluzione rapidamente attuabile, e a costo relativamente basso, sarebbe quella di trasformare in bikelane tutte quelle corsie che spesso si trovano ai lati delle strade già esistenti, e che lasciate in condizioni disatrose, con buche, vegetazione e abbandono di immondizie. Come esempio cito gran parte della Laurentina, che potrebbe costituire un'autentica ciclovia per il mare.
Collegare i centri abitati con le stazioni del treno
In via prioritaria i comuni dovrebbero provvedere ai collegamenti ciclabili quando le stazioni sono fuori dal centro abitato.
Nel Lazio il già citato collegamento tra Latina e Latina Scalo (dalla quale si raggiunge la città in circa 40 minuti di treno) è una damnation alley dove il ciclista rischia la vita già di giorno (come potete vedere dall'immagine). Figuratevi a percorrerla di notte e/o con la pioggia.
Si possono citare tanti altri comuni che non hanno collegamento ciclabile con le loro stazioni: Anagni, Sezze, Norma, Ferentino, Cori e lo stesso Frosinone. Tutti comuni che potrebbero contribuire alla diffusione della ciclomobilità e alla riduzione del traffico collegando i centri cittadini con le rispettive stazioni del treno.
Non è certo rocket science.
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