mercoledì 29 luglio 2009

Pausa di riflessione: ma cosa vogliamo fare a settembre?

Ormai ci avviciniamo alla pausa di agosto. Anche per i ciclisti che non lasciano la città, il crollo delle presenze e del traffico rende Roma una città completamente diversa. Ma con settembre a quattro settimane di distanza, tutti i problemi sono pronti a riscappare fuori.

L’inverno 2008-2009 credo sia stato l’anno terribilis della bicicletta romana. Il primo nel quale si è fermato tutto: non solo le realizzazioni, e questo in qualche modo era già successo, ma anche la voglia di farle.

Ora a settembre si impone un’importante riflessione. Come sviluppare l’uso della bicicletta nell’era Alemanno? Come poter ottenere che il blocco del 2009 non si propaghi agli altri anni dell’amministrazione, con il pericolo non solo che l’uso della bicicletta non progredisca, ma anzi venga compresso semplicemente trascurando la manutenzione delle piste ciclabili, oppure destinando al parcheggio le aree di potenziale espansione delle piste?

Credo che occorrerà una riflessione seria e razionale, cercando di capire se gli spazi di dialogo possono essere riaperti, se occorra continuare ad esercitare una pressione costante e continua come nella primavera del 2009, o si debba andare ad elevare il livello dello scontro.

Francamente non ritengo lo scontro frontale pagante. Le biciclette ci rimettono sempre. Ma certo è che un 2010 come il 2009 non ce lo possiamo permettere.

domenica 26 luglio 2009

A velocità folle

La cronaca degli ultimi due anno è stata funestata da molti episodi di auto fuori controllo su pedoni, motociclisti, ciclisti, passanti.

Nell’ultimo mese abbiamo avuto due gravissimi incidenti, uno a Roma, uno in Sicilia, con sei morti in due giorni.

In particolare nel Lazio era il terzo caso, in circa un anno, di persone uccise mentre attendevano l’autobus alla fermata.

In molti di questi casi gli autisti erano sotto l’influsso di alcool, droga, o un mix dei due. In altri casi erano persone che hanno perso il controllo del mezzo all’ennesima bravata. Alcuni erano senza patente perché gli era già stata ritirata.

Nota: in quest’ultimo caso in particolare la legge italiana appare inadeguata. Non sfugge la gravità di chi, avendo avuto la patente ritirata, insiste a guidare l’auto e provoca incidenti con vittime o feriti. La vicenda romana dei due ragazzi sullo scooter, insegna. Dovrebbe esserci uno speciale articolo per questi casi, che punisca con 10 anni di galera (a vittima) chi fa un incidente con patente ritirata.

Lasciando perdere le punizioni, che comunque non restituiscono la vita a chi è morto, la cosa che accomuna questi incidenti è la velocità folle di bolidi nelle mani di persone non adatte. Spesso di persone che magari si comprano un certo tipo di macchina proprio per fare quel tipo di guida.

Ritorniamo allora al vecchio punto: come proteggere la collettività da chi, in ritardo, perché gli gira, perché è allegro, perché è ubriaco o strafatto, pigia sull’acceleratore di macchine sempre più leggere e potenti?

Semplice: mettiamo un limitatore di velocità che, agganciato ad un ricevitore GPS, impedisca al guidatore di superare i limiti di velocità della strada che sta percorrendo.

La tecnologia lo permetterebbe, occorre solo smontare il mito della velocità senza controllo… che continua a resistere, malgrado le ecatombi che avvengono tutti gli anni.

Per esempio non ho capito perché sulla Pontina, che sarebbe la terza strada più pericolosa d’Italia, non si metta un Autovelox ogni 5 km, e in special modo non ve ne sia uno prima del famigerato km 17, dove sono avvenuti i peggiori incidenti.

Anzi, stiamo andando indietro.

Il nuovo codice della strada toglierebbe l’interesse economico dei Comuni a mettere gli Autovelox, quindi molte strade che adesso sono comunque sorvegliate, anche se a fini di lucro, non lo saranno più, e i limiti di velocità torneranno semplici raccomandazioni.

giovedì 23 luglio 2009

Bloomberg ci avrà dato una mano?

La ripresa dell’attività pistociclabile nella capitale è timida ma innegabile. Cosa è successo al Sindaco?

Roma Ciclista forse può svelarvi alcuni retroscena.

Il Corriere delle Sera ha dato molto spazio alla trasferta americana del nostro Gianni, invitato dal Sindaco di New York e ansioso di imparare molto sulla “tolleranza zero” inaugurata da Giuliani.

Roma ciclista spera che la impari e la applichi alla sosta in seconda fila, tanto per fare pratica.

(Ovviamente non citiamo il mitico Frekanomics che attribuisce, analizzando i dati, il crollo quasi verticale della criminalità USA a quello della criminalità giovanile, per il fatto che venti anni prima era stata approvata la legge sull’aborto gratuito, e quindi le ragazze più povere rimaste in stato interessante avevano potuto scegliere di abortire invece di dare alla luce figli destinati a diventare, vent’anni dopo, criminali giovanili.)

Sta di fatto però che il Sindaco di NY, ha anche avviato un aggressivo programma di viabilità ciclabile nella grande mela, con cospicue cifre di piste ciclabili da costruire, tra i 50 e i 100 km/anno per 4 anni di mandato.

Bene, Roma Ciclista ha pensato bene di chiedere l’aiuto del sindaco della Grande Mela e, approfittando della possibilità offerta da Internet, gli ha chiesto un aiutino:

Dear Mayor Bloomberg,

I know that you invited Mr. Gianni Alemanno, Romes Mayor, my Mayor, and he’s coming to New York to learn about various issues

.I hope youll find a bit of time to show him NY City program for bike lanes and bike mobility... Mr. Alemanno is not much in favour of the use of bike in Rome, but he admires you very much.

So may be that some words from you could help us a lot.

Thank you in advance for your kindness

Vuoi vedere che la supplica ha avuto effetto?

mercoledì 22 luglio 2009

Inversioni di tendenza? Ripartiamo con la pista di Viale Marconi?

Dall'estero, grazie alla magia di Internet riceviamo, e volentieri pubblichiamo, un messaggio di Ceska!

Buon pomeriggio,Non so se per un'insolazione o per effetto di un raro miraggio da ciclabile, oggi tornando dall'ufficio all'altezza dell'incrocio Laurentina/Colombo ho visto che dall'altro lato della strada hanno steso il magico "asfalto rosso".

Sono quasi sicura che questa mattina all'andata non ci fosse....Forse finalmente si muove qualcosa? Vedremo presto la ciclabile Marconi?

Allego una foto scattata col cellulare, ma domani prometto di portarmi la macchinetta fotografica anche per immortalare un po' di problemi che ci sono lungo tutto il percorso Laurentina/ColomboUn saluto a tutti

Francesca

Non sono riuscito a trsferire la foto, ma attendiamo con fiducia.

Forse a NY Bloomberg ha parlato al ns Sindaco!

domenica 19 luglio 2009

Forum sul bike sharing: alla fine è stato un dialogo tra sordi

Qualcuno doveva pur tirare le somme dell’interessantissimo forum sul bike sharing del Corriere della Sera.

Lo faccio da questo blog in quanto mi è sembrato paradigmatico rispetto alla situazione attuale del ciclismo a Roma.

Il forum ha visto opposti due fronti ben definiti: i ciclisti romani contro l’ATAC, nella persona del suo presidente, Tabacchiera.

Riassumiamo le posizioni dei due fronti:

L’ATAC: stiamo facendo il bike sharing a Roma, è un po’ diverso da quello delle altre città, ma non troppo, e sta funzionando perché le persone lo usano. Pianifichiamo una certa espansione, ma senza estenderlo al livello di servizio universale. Vi sono difficoltà iniziali ma saranno appianate cammin facendo.

I CICLISTI: non è un bike sharing in quanto differisce in maniera sostanziale da tutti i bike sharing delle altre città "serie". L’assenza della proverbiale mezz’ora gratis lo rende un normale noleggio di biciclette e lo pone al di fuori delle possibilità economiche di una notevole fascia di popolazione. Le modifiche alle modalità di noleggio delle bici introdotte hanno portato i ladri a predare le bici. Il servizio è comunque limitato al centro città e a qualche quartiere bene, ma non è un servizio universale per la città di Roma.

I ciclisti romani hanno ragione. invocano un modello canonico in funzione e colladudato nelle principali metropoli europee e a Milano, laddove il modello romano mostra sin dall’inizio le caratteristiche negative della sua atipicità.

Purtroppo il presidente Tabacchiera, non solo non ha fornito alcuna risposta di merito ai commenti dei ciclisti sulle differenze rispetto alle altre città, ma non ha compreso che il livello dei ciclisti intervenuti sull’argomento non era da meno rispetto alla sua posizione di presidente dell’ATAC, in termini di esperienza e determinazione. A mio parere è per questo che non c’e’ stato il dibattito sperato.

L’unica motivazione portata da Tabacchiera a difesa del modello romano è che l’accordo con CEMUSA è fallito a causa delle limitazioni alla pubblicità nel centro storico. Ovviamente questa giustificazione non mi sembra stare in piedi se si pensa ad un servizio universale per tutta la città, con la possibilità di spazi pubblicitari nel resto della città.

A questo punto si scatenano i brutti pensieri, ovvero a pensar male si commette peccato ma generalmente ci si azzecca…e quindi via ai cattivi pensieri (ditemi se la vedete in maniera differente):

- caduto Veltroni, il nuovo sindaco ha ritenuto di dover tenere la società CEMUSA al di fuori del mercato pubblicitario della Capitale. Non potendo rinunciare al bike sharing per evitare la cattiva pubblicità ha “acchiappato” l’ATAC e gli ha ordinato il bike sharing a costo zero;

- l’ATAC ha fatto una cosa intelligente, mettendo in piedi l’unica manovra possibile per dare qualcosa che assomigliasse al bike sharing e si sostenesse con pochi soldi, o addirittura fruttasse qualche soldino. Ovviamente l’ATAC è costretta a fare orecchie da mercante alle critiche giuste degli esperti di mobilità ciclistica;

- i limiti dell’azione ATAC sono l’impossibilità di estendere il servizio con la capillarità necessaria, in quanto fuori dal centro storico il noleggio a pagamento non rende altrettanto;

- Con l’occasione l’appalto della fornitura di bici e della loro manutenzione è stato affidato a normali costruttori di biciclette che hanno riciclato l’invenduto, con il risultato che le bici sono troppo “normali” e fanno gola ai ladri molto più dei ridicoli catorcioni che in genere sono impiegati per il bike sharing (non credo che l’appalto per le bicic sia stato determinante, in quanto le bici per adesso sono pochine).

Non credo che abbia avuto parte secondaria in questo affare la possibilità di diffusione della bici quale mezzo di trasporto a larga diffusione, cosa che avrebbe insidiato il primato di auto e scooter e richiesto interventi sulla circolazione automobilistica, con il rischio di scontentare una fascia consistente di elettori.

Comunque sia, abbiamo la possibilità di usare, all’interno del centro storico o negli immediati dintorni, biciclette in “simil” bike sharing (almeno finchè non le hanno fregate tutte). Il servizio è affidato all’ATAC che comunque fa pensare ad una futura espansione a servizio universale.

Di contro, abbiamo perso due ottime occasioni: aumentare l’efficienza del sistema di trasporti romano con l’uso della bicicletta e trattare apertamente e con serietà un problema interessante.

Il problema potrebbe essere risolto in maniera semplice, salvando capra e cavoli, estendendo la mezz’ora gratuita ai possessori di abbonamento Metrebus, magari anche facendo pagare una trentina di euro l’anno, come inizialmente previsto da CEMUSA.


Malgrado l’ipotesi sia stata ventilata, Tabacchiera ha mantenuto un silenzio di tomba su questo argomento. Forse che i sudditi non hanno diritto a risposte?
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sabato 18 luglio 2009

Biciclette, patenti, punti: molto cuore, fegato, cistifellea… ma poco cervello.

La faccenda delle sanzioni accessorie, ovvero il ritiro dei punti dalla patente di guida, a seguito delle infrazioni alla guida delle biciclette ha infiammato un dibattito dai toni piuttosto astiosi, magari viziato anche dai diversi luoghi di residenza dei partecipanti. Un dibattito che comunque ha visto tifosi più che ragionatori. Gli organi più usati sono stati il cuore, il fegato, la cistifellea per la bile, i polmoni per urlare. Il cervello per ragionare è scarseggiato alquanto.

L’Italia della strada è un paese che, almeno alle latitudini romane, si regge sugli squilibri incrociati, correggendo una mancanza strutturale mediante il mancato presidio delle norme basiche. Mi spiego: non ho fatto una politica dei trasporti in città? Non importa, usa la macchina. Non ci sono parcheggi? E lasciala in seconda fila, nessuno ti farà la multa…

Anche noi ciclisti siamo in questa situazione: non ci sono piste. Il codice della strada schiaccia le biciclette? Non importa, tanto non avendo la targa noi non si applica.

(Ho letto anche un articolo di uno che proponeva la targa alle biciclette…semplificazione amministrativa! No. Solo rabbia, perché a lui con l’auto a Milano gli fanno un didietro così, e ai ciclisti no. Si spostasse più a Sud.)

In effetti anche un ciclista può avere comportamenti pericolosi. Da giovane mi è capitato di guidare la bici completamente ubriaco. Di quella sera mi sono rimasti solo dei flash, e ancora mi chiedo come abbia fatto a sopravvivere. Se andiamo all’estero, le multe per ciclisti senza luce si sprecano.

Noi ciclisti non possiamo pretendere l’immunità assoluta, ma molte delle infrazioni sono di pura sopravvivenza circolatoria: se nel mio quartiere dovessi rispettare i sensi unici delle macchine non girerei proprio con la bici. Quindi legalizziamo il contromano delle bici, come in Olanda e in Belgio, e stronchiamo una volta per tutte la sosta in seconda fila, pericolosissima per le bici.

A proposito di auto non si può ignorare, anche se qualche (…) di articolista lo fa tranquillamente, che in un urto auto/bici, il ciclista ci rimette sempre, e quindi il conducente dell’auto deve stare almeno 10 volte più attento. Se poi parliamo di camion, allora la cosa è ancora peggiore!

Ora, il concetto di estendere la sanzione ai punti della patente mi sembra abbastanza corretto se si parla di mezzi omogenei. Per esempio, se fai guai con la macchinetta e hai la patente dell’auto, i punti andrebbero tolti anche dalla patente principale. Lo stesso vale per i ciclomotori.

Ma la bicicletta a cosa la omologhiamo, al ciclomotore? No, mi dispiace, non ci siamo.

La bicicletta per parte mia è parente stretta del pedone, di cui condivide la vulnerabilità. Anche i pedoni violano il codice e hanno comportamenti pericolosi, ma nessuno a Roma ha mai fatto una multa ad un pedone che attraversa fuori dalle strisce, e nessuno gli ha mai tolto la patente per aver attraversato con il rosso, magari costringendo un jumbo-bus ad inchiodare.

Infine vediamo infine un caso pratico di discriminazione ciclistica: Roma: Via della Moschea, incrocio Via Fauro. Supponiamo che arrivino insieme:

a) un’auto su Via della Moschea;
b) un ciclista sulla pista ciclabile (rispettando la norma che ne impone l’uso);
c) un ciclista sulla strada;
d) un pedone che cammina sulla pista (essendo a uso promiscuo);
e) un’auto da Via Fauro

Bene:

Hanno precedenza sull’auto che viene da Via Fauro, l’auto su Via della Moschea, il pedone che passa sulle strisce, il ciclista sulla strada, ma non il ciclista sulla pista, che deve fermarsi, scendere e spingere la bici a mano.

Allora il solito (…) dice (con un ghigno represso): “E’ il codice della strada”.

E io dico, visto che ho la fortuna di girare l’Europa, che anche all’estero hanno il codice della strada, ma queste non le fanno e rispettano anche il ciclista. Anzi, lo avvantaggiano rispetto all’automobilista, visto che diminuire inquinamento e rumore fluidificando il traffico è interesse di tutti.

Allora, occupiamoci delle biciclette anche in positivo e cerchiamo di riformare il nostro codice della strada per dare una casa anche ai ciclisti, e cominciamo a pianificare la circolazione per non fare delle bici i paria della strada. Mi pare però che le ultime modifiche abbiano aggiunto per i ciclisti solo obblighi (anche sacrosanti) ma nessuna delle facilitazioni assolutamente vitali alla sopravvivenza.
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lunedì 13 luglio 2009

Comune ad andamento discontinuo...

Per descrivervi la situazione delle piste ciclabili a Roma voglio presentarvi questi due casi, uno contro e uno a favore della bicicletta.


Domenica scorsa emergo dal bosco di Villa Ada a Via Panama, utilizzando la passerella di legno, e mi accorgo, ohibo’, che il sentiero, parte integrante del collegamento ciclabile tra Villa Ada e Villa Borghese, nella foga dei lavori di risistemazione del Parco Rabin, è stato coperto da uno strato di ghiaia alto cinque dita…


L’ideale per una bici da città!

Non solo, ma i lavori prevedono la ghiaificazione di tutti i viali… spero che poi la ghiaia venga in qualche modo compattata, altrimenti per le biciclette sarà un vero problema.

Voi che dite, lo fanno apposta o è capitato così?


Buone nuove sulla pista dell’Eur.

A Via Tre Fontane si sta stendendo lo strato di asfalto da bicicletta… Dove il fondo comunque c’era.

Io avrei preferito che la pista esistente fosse estesa fino alla stazione della Magliana della Metro B, ma a caval donato non si dovrebbe guardare in bocca.


Speriamo solo che in realtà non stiano cancellando a pista! Il sospetto è legittimo!


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giovedì 9 luglio 2009

La vera pista del Tevere

La vera pista del tevere è la striscia di marmo sul bordo della banchina...

E' lì che si riesce ad andare veloci senza patire il costante scuotimento dei sampietrini.

Comunque nessuno sa dirci come andrà a finire la cosa, ovvro se mai partiranno i lavori di risistemazione del fondo.
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mercoledì 8 luglio 2009

Per abbassare il costo delle assicurazioni diminuiamo gli incidenti

Qualche giorno fa, facendomi la barba ho sentito una notizia secondo la quale dopo quattro anni di lento ma costante calo le assicurazioni RCA Auto starebbero per riprendere a salire, soprattutto a causa dell’aumento degli incidenti, sembrerebbe nettamente al di sopra della media europea.

Le strategie proposte dal rappresentante del Governo per evitare questo aumento, doloroso in momenti di tale ristrettezza, sarebbero puntate sul lato finanziario: intervento dell’Antitrust, contrasto alle frodi, confronto dei prezzi.

Non sembra essere preso in considerazione il problema principale, quello dell’aumento, o della non diminuzione, del numero degli incidenti e quindi dei relativi rimborsi. Come tutti sappiamo l’abbassamento del numero degli incidenti porterebbe quindi benefici non solo in campo umano e sociale, ma anche meramente economici

Credo che tutti quelli che girano per strada, ma soprattutto noi ciclisti che abbiamo più tempo per osservare i comportamenti altrui, ci rendiamo conto dei grandi rischi che i conducenti di veicoli a motore corrono e fanno correre agli altri. In troppi vedono ancora nella velocità e nella scaltrezza di guida su strada (e non su pista) un motivo di soddisfazione personale e di status-symbol. Sono comportamenti che andrebbero stroncati.

E altrettanto che per limitare gli incidenti l’azione da fare non può essere meramente repressiva (che pure è essenziale), ma deve tendere sia a modificare la cultura delle persone, sia a portare l’infrastruttura stradale ad un livello di maggiore sicurezza. Di qui proteggere i ciclisti con le piste separate, ma anche rendere standard le rotatorie europee, magari anche in città, passaggi pedonali rialzati rispetto al manto stradale, e tutto il resto.

Infine, ma non ultimo di importanza, occorre fornire valide alternative al mezzo privato a motore scoppio. Infatti meno mezzi, meno incidenti.

Per quanto riguarda Roma, solo la metropolitana può rappresentare la vera alternativa all’auto. Roma purtroppo soffre della cronica mancanza di un mezzo rapido e affidabile. La bicicletta, potrebbe altrettanto svolgere un ruolo importante nel supportare la rete di mezzi pubblici.

Purtroppo i tempi della metro a Roma sono biblici, e i costi addirittura faraonici. In tempi di magra è difficile ottenere i fondi, anche se probabilmente la metro di Roma sarebbe uno degli investimenti più produttivi di tutto il Paese.

Quindi ci dobbiamo rassegnare a convivere ancora per un bel po’ con un traffico veicolare robusto. E’ bene dunque che ci mettiamo in testa di rallentare il traffico per diminuire gli incidenti e di punire severamente coloro che mettono in pericolo la vita degli altri.

Per noi ciclisti sono anche le auto in sosta in doppia fila.

lunedì 6 luglio 2009

Cantieri aperti e solidarietà ciclistica

Domenica scorsa una buona notizia… E’ stato rimosso il cantiere che bloccava la pista del Tevere a partire da Ponte dell’Industria.

Era ora, peccato che:

a) i lavori hanno vieppiù massacrato il già precario fondo stradale a sampietrino ciottoloso;

b) comunque i lavori continuano 100 m più avanti, dove si sta facendo qualcosa che interesserà ambedue le sponde, quindi o un altro ponte, oppure una qualche traversa per favorire la navigabilità del fiume.

Il cantiere non era proprio inviolabile, e quindi l’ho violato assieme a tanti altri ciclisti.

Però io ho bucato, chiodino da 2 cm.

Mi sono rassegnato a sostituire la camera d’aria sotto il sole di luglio, visto che ripararla era difficile, avendo il chiodino bucherellato il tubo.

Mentre stavo fermo una quantità di ciclisti si è fermata per offrirmi aiuto, mirabili esempi di solidarietà ciclista. Si è fermata anche una ciclista chiedendomi se volevo una pompa, ma io le ho fatto vedere che avevo la mia.

Al che lei ha scosso la testa, ha detto “Che pezzo d’imbecille” e se ne è andata un po’ incavolata.

Valle a capire le donne!
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sabato 4 luglio 2009

Pista di Monte Antenne: abbiamo bisogno di una potatura

Le foto di questo post mostrano come la jungla stia riprendendo possesso della pista dell'Olimpica/Monte Antenne.

Una delle bellezze di questa pista è proprio il percorso prospiciente al verde di Monte Antenne. Solo che in primavera, l'esplosione della vegetazione riduce Vieppiù la già scarsa larghezza della pista.

Comunque la suo fascino... però in altri punti i rovi si allungano sulla pista, talvolta all'altezza del viso, con possibili problemi agli occhi.

Facciamo un po' di volontariato e liberiamo la pista?

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giovedì 2 luglio 2009

Prati: il quartiere delle occasioni ciclabili perdute

Malgrado Prati sia un quartiere già ricco di piste ciclabili, le occasioni perdute per farne un vero paradiso delle bici, senza togliere nulla alle auto e ai pedoni, sono enormi.

Infatti i grandi viali si prestano a sistemare, al centro, piste ciclabili di buona qualità, senza turbare Vediamone qualcuna tra le più importanti:


Mazzinovia: Viale Mazzini è ampio e al centro vi sono i giardini, che sono attraversati da un lungo Viale, quanto basta per ricavarci un buon passaggio per biciclette.

Basterebbe collegare i vari segmenti di giardini tra di loro, alcuni hanno già gli scivoli, per ottenere un buon percorso ciclabile per unire Piazzale Clodio a Piazza Monte Grappa, e quindi alla ciclabile di Valle Giulia. In questo percorso si attraverserebbe anche la pista dell’Angelico, rendendo Prati enormemente più ciclabile.

Non credo che la pista disturberebbe più di tanto gli amanti del giardino, che rimane comunque uno spartitraffico, seppure di notevoli dimensioni.

Attestare bikesharing a Piazza Mazzini e a Piazzale Clodio aprirebbe comunque nuove prospettive al trasporto urbano.

Via Oslavia: uno dei primi esperimenti di parking sotterraneo, a causa di ricorsi dei cittadini è rimasta sventrata per anni e anni. Quando alla fine l’hanno rimessa in sesto, al centro è rimasta un’inutile spartitraffico che è un inno allo spazio sprecato a danno dei ciclisti romani. Che ci voleva a fare una pista stile Via Cicerone, connettendola magari con la Mazzinovia di cui sopra?

Continuiamo a sprecare spazio e occasioni di mobilità.

Oltretutto la pista di Via Oslavia si può continuare oltre Piazza Bainsizza per Via Corridoni, che al centro ha un’altra aiuola per tenere separate le auto e far da gabinetto per cani, che potrebbe benissimo continuare in queste funzioni anche ospitando una pista ciclabile. La convergenza sarebbe con la pista di Viale Angelico

Via Timavo: altro esempio, comune in Prati, di Strada con aiuola spartitraffico usata come latrina per cani… Anche lì dal Lungotevere a Piazza Bainsizza… Non sarà la pista che risolve i problemi di ciclabilità di Roma, ma comunque avrebbe il pregio di innervare ulteriormente Prati e sottrarre i ciclisti al rischio senza sottrarre parcheggio alle auto;

Lungotevere delle Armi: collegamento sfruttando il lato a valle di Ponte Risorgimento, già prosecuzione della pista di Valle Giulia, per continuare verso il centro e connettersi alla pista di Viale delle Milizie…

In questo caso basterebbe veramente fare semplici strisce per terra, perché il marciapiedi è amplissimo e adatto a contenere sia pista che pedoni… oltretutto è già usato dai ciclisti, si tratterebbe solo di ratificare la situazione di fatto e facilitare le discese dal marciapiedi e le connessioni con le altre piste.


Insomma, le possibilità cicliste di Prati sono ancora ampiamente sottosviluppate… malgrado si siano spesi un sacco di quattrini pubblici per rifare giardinetti e marciapiedi. Certo, forse sarebbe più urgente fare la pista di Via Tor de’ Schiavi, ma questo è un altro punto…



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