venerdì 30 ottobre 2009
Metropoli mediterranee...
Al che io gli dico: "Non sarà per il traffico?". Pur non essendoci stato so bene infatti che il Cairo ha un traffico a dir poco drammatico.
E lui si risponde: "Sì, soprattutto per quello. Si vede che nessuno rispetta le regole" e giù una gran risata.
Tornando a casa, a piedi, stavo riflettendo su questo breve scambio di battute, e sulle aspirazioni Copenaghenistiche di noi ciclisti romani, quando mi sono trovato all'incrocio tra Via di Novella e Via di Trasone.
Quello e' un incrocio bastardo, infatti si tratta di una strada a doppio senso che scende in curva, dove le auto accelerano naturalmente (e anche i bus), tagliata perpendicolarmente da una strada a senso unico. Arrivando dalla strada a senso unico (la stessa dove stavo camminando io) non si vede chi arriva da destra a causa delle macchine parcheggiate e della curva. Ti trovi direttamente con l'autobus che arriva di corsa contro di te... E' meglio mettere la sicura allo sportello per evitare che entri...
Bene, mentre stavo arrivando all'incrocio (sempre a piedi) ecco cosa succede:
a) un pick-up che saliva da Piazza Acilia pensa bene di fare un'inversione di marcia secca e improvvisa di fronte a Via di Trasone. Gli riesce... quasi. Infatti sterzando evita di misura il marciapiedi, ma non riesce comunque a riguadagnare la strada a scendere in quanto non scapola una macchina in sosta dall'aktra parte dell'incrocio. E' quindi costretto a fermarsi occupando metà dello sbocco di Via di Trasone in quanto non può fare manovra per disimpegnarsi a causa di un'auto che in quel momento arriva proprio da Via di Trasone. L'auto che lo blocca comunque non riesce a superarlo;
b) da Piazza di Novella scendono altre auto, che bloccano definitivamente il tutto.
c) Da Piazza Acilia salgono altre auto che debbono allargarsi a causa di un'auto parcheggiata in sosta permanente di fronte ai cassonetti (tanto passano la notte) e quindi interferiscono con quelle che scendono;
d) io mi affaccio timidamente sull'orlo del marciapied per vedere se è il caso di scendere dallo stesso, ma penso: "Co' sta confusione figurati chi si accorge di me... meglio pazientare"
e) un'auto che scende da Piazza di Novella si ferma sulla mezzeria segnalando l'intenzione di girare a sinistra per entrare in un passo carrabile. Dato che blocca il flusso di auto in discesa, mi decido ad impegnare le strisce pedonali e guadagno anche io la mezzeria, tenendo d'occhio le auto che salgono da Piazza Acilia lasciando che sfilino davanti a me.
f) le auto che stanno salendo mi si bloccano davanti senza preavviso: così io mi trovo fermo in mezzo alla strada. Cosa è successo? Semplice, il tizio che aveva messo la freccia per entrare nel passo carrabile. non è entrato nel passo carrabile, ma ha parcheggiato in seconda fila, contromano, immediatamente accanto all'incrocio. Lo ha fatto con mossa destra e rapida (protetto da me che attraversavo sulle strisce) e non contento ha immediatamente aperto lo sportello (occupando un ulteriore quarto di carreggiata) e ha comiciato a scaricare bagagli e vecchietti di famiglia (dal suo lato destro, ovvero quello lato strada, visto che era contromano).
Questo tassello ha definitivamente bloccato l'incrocio. Io sono riuscito appena a guadagnare il marciapiedi che è iniziato il concerto dei calckson. Io neanche mi sono voltato. Li ho lasciati lì, soddisfatto di non essermi fatto male.
Chissà il tizio del pick-up quando è riuscito a liberarsi... avesse fatto altri 100 metri, avrebbe potuto fare l'inversione attorno a Piazza di Novella, evitando tutti i fastidi.
Morale della favola: se un incrocio di un quartiere residenziale passa da calmo a bloccato in circa 22 secondi... bene, non credo che abbiamo niente da invidiare al Cairo in quanto a traffico incasinato.
mercoledì 28 ottobre 2009
Cartelle Pazze e E- Governement che manca
Entro 60 giorni dalla ricezione devo quindi provvedere al pagamento o ad inviare la copia della ricevuta –e un bel po’ di altra documentazione- alla Regione, oppure a pagare tramite il bollettino allegato.
Bene: la lettera non è che una replica di un’analoga missiva ricevuta nel settembre 2008, alla quale avevo risposto in maniera fattiva, ovvero pagando il dovuto, la sanzione, gli interessi, etc.
Purtroppo nel fare questo c’e’ stata qualche incomprensione con l’addetto alla postazione Lottomatica, che ha etichettato il pagamento con scadenza diversa…
Sta di fatto che per gli ultimi cinque anni abbiamo 5 pagamenti differenti intestati alla stessa targa. In un anno non ce ne sta nessuno, mentre in un altro ne abbiamo due, uno dei quali stranamente coerente con un avviso mandato.
Un semplice controllo umano avrebbe inoltre permesso di far luce sulla questione, ma questo non è facile. Probabilmente il controllo non è umano, ma anche il programma di analisi dei pagamenti non ha evidentemente una funzione olistica che gli permetta di trarre le opportune conclusioni, per cui arriva di nuovo la missiva: non ci risultano pagamenti per l’anno 2006/2007.
Ci ho messo due giorni a ritrovare i tagliandi di pagamento… Va bene, e qui ci sarebbe la prima cosetta da addebitare all’amministrazione pubblica: uno non vive per conservare i tagliandi, e quindi per una serie di plausibili disgrazie (furti, alluvioni, incendi, cambio casa, etc.) potrebbero essere andati perduti.
Quindi pur avendo pagato avrei potuto non essere in condizioni di dimostrarlo. E’ andata bene, questa volta.
Se fosse andata male avrei dovuto ri-pagare utilizzando esclusivamente il conto corrente allegato. Purtroppo non si può usare nemmeno un F24, o un bonifico. Oppure un sito specifico dove pagare con carta di credito ad un modulo predisposto. Bisogna proprio andare alla posta.
Allora qui arriva la parte veramente scorretta. Infatti, pur avendo pagato, devo comunque inviare la prova. Per fare questo, ovviamente, non è disponibile alcuna casella di posta elettronica, soluzione semplice e gratuita. Le strade sono due, posta (raccomandata) o fax.
Beh, c’e’ il fax… Sì, ma… il fax non è normale, ma a pagamento, infatti il numero inizia per 119… Non solo, ma non è disponibile sempre, ma solo dal lunedì al venerdì dalle 09 alle 13 e dalle 14 alle 18 (orari e costi li ho dalla bolletta precedente). Quindi lo si può inviare solo dall’ufficio, ma non me la sento di far pagare il sovrapprezzo. Da un fax a pagamento, stiamo parlando di ben otto pagine, si parla di almeno 5 o 6 euro.
Rimane la raccomandata alla posta… Altri euro, altro tempo buttato…
Avrei voglia di far una cosa… non rispondere e attendere la terza missiva, e poi presentare la ricevuta. E certo, perché se il cittadino trova la ricevuta, allora lo sbaglio non è suo, e qualcun altro deve pagare. Ma sono sicuro che se trovi la ricevuta al 61-esimo giorno dalla missiva, allora sei comunque in colpa.
Io invece farei una bella legge che dice che in qualunque momento il cittadino rinviene la ricevuta, l’Amministrazione gli fa tante scuse e paga 100 euro per il disturbo… Visto che al cittadino viene comunque richiesta la sanzione se non paga.
Insomma, quando si parla dell’Italia come paese inefficiente, con un’Amministrazione pubblica scorretta, si intendono proprio queste cose. Cosa occorre in questo caso?
a) Avere un programma serio di analisi dei pagamenti che non si limiti a notare la mancanza di un pagamento, ma che operi su più anni con una logica più sofisticata;
b) Predisporre una bella casella di posta elettronica, semplice e gratuita, che permetta al cittadino di inviare i documenti richiesti… D’altra parte se non vanno bene le copie, allora occorre proprio produrre l’originale;
c) Utilizzare mezzi moderni per il pagamento, ad esempio RID, MAV, F24 e quanto altro;
d) Avere un sito che permetta al proprietario di pagare direttamente la tassa con riferimento alla sua targa, facendo uso di carta di credito, in modo da evitare ulteriori intermediari.
E’ difficile? Secondo me no, è solo come dovrebbe funzionare uno Stato moderno. E allora sai che recuperi di produttività…
domenica 25 ottobre 2009
Ciclovia dei boschi: il Marziano riapre la diramazione Trevignano-Bassano di Sutri invasa dai rovi
Circa 35 km, non male dopo tanta canoa.
giovedì 22 ottobre 2009
Espansione del bike sharing al II Municipio
con riferimento alla sua mail Le comunichiamo che a breve si approverà il piano "Bike-Sharing del Municipio II", nel frattempo la informiamo che nell'ambito dei lavori di riqualificazione di Via Flaminia/P.le Flaminio, si è deciso di collocare in P.le Flaminio (fronte stazione FF.SS.) la postazione di bike-sharing più vasta di tutta la città.
cordiali saluti
Delegato alla Mobilità Andrea Signorini
Come vedete abbiamo due graditissime notizie:
a) c'e' un piano per l'espansione del bike sharing che presto verra' discusso;
b) una delle stazioni viene posizionata di fronte alla stazione della metro (e ferrovia) di piazzale Flaminio.
Bene, e speriamo che si concretizzi presto.
mercoledì 21 ottobre 2009
Bici a Montreal
L’altra differenza è che le biciclette sono gestite direttamente dal Comune attraverso l’ufficio che si occupa dei parcheggi, in quanto si è visto che gli introiti pubblicitari non potevano coprire le spese, ma avrebbero limitato la diffusione del bike sharing.
lunedì 19 ottobre 2009
L’Ontario non è Martignano…
Immaginate la sensazione per uno come me, appassionato di laghi, boschi, bicicletta e canoa, vedere passar circa 2000 km ininterrotti di boschi, rocce e laghi (fino all’Ontario, che è grande come un mare) ed essere confinato dietro il finestrino di un aereo, e successivamente nella municipalità di Montreal…
In effetti per chi si va a cercare i 15 km di pista tra i boschi del Viterbese, o i 10 nel parco del Circeo, trovarsi a pochi passi da centinaia di km in mezzo a pianori rocciosi ondulati (non ci sono veri monti da queste parti), crea una sensazione di impotente delusione.
E’ vero che non tutto ciò che brilla è oro. A differenza di Martignano, dove ancora si fa bene il bagno, la temperatura era già sotto i 10 gradi di giorno e abbondantemente sotto lo zero di notte, e non oso pensare quale possa essere la temperatura dell’acqua (5-6 gradi?). Per non parlare della occasionalità delle giornate di sole… o di quanto c’e’ tramontana… che arriva diretta dal Polo, non avendo alcun rilievo montuoso a protezione. Tanto è vero che sia a Chicago che a New York (che sappiamo essere alla stessa latitudine di Napoli), quando l’inverno fa freddo si scende a meno 20 e anche sotto.
La cosa che più sconvolge al biker europeo è la dimensione di queste aree selvagge. Partendo dalla costa dove la roccia emerge sfilacciata dalle acque della baia di Hudson, nell’interno cominciano a susseguirsi ogni combinazione possibile di laghi e boschi.
Alcuni di questi laghi, dall’aspetto cristallino, hanno la costa più frastagliata di un arcipelago greco… E anche con qualche spiaggia dalla sabbia chiarissima. Poi, quando si è più vicini al suolo si cominciano a distinguere i gialli ed i rossi degli aceri in autunno. Che meraviglia.
Nel tratto più nordorientale erano praticamente assenti le strade. Diciamo una ogni 50 km. IN compenso si vedevano immense e lunghissime strisce tagliafuoco, larghe almeno un chilometro e lunghe qualche centinaio.
Avvicinandosi alle città il paesaggio si addolcisce, aumentano le strade (o piste che siano), compare qua e là qualche casetta, una pista di atterraggio, addirittura una ferrovia.
Appunto è natura selvaggia. Però certo qualche giorno per questi boschi l’avrei passato molto volentieri.
Scritto di notte (giorno per l'Italia) postato prima dell'inizio della conferenza)
sabato 17 ottobre 2009
Più a Roma che a Bruxelles...
L'ultima survey a Bruxelles è stata alquanto deludente. Infatti, malgrado la profusione di bike sharing, corridoi per le biciclette e spazi riservati ai semafori di fornte alle auto, il bike-count è stato scarso, con numeri... romani. Peggio è che dal punto di vista della quantità, Bruxelles non sembra esserci evoluta come Parigi dove una quota tangibile di mobilità si è spostata in tutto o in parte su bici.
Di contro il traffico mi è apparso nettamente peggiorato, e anche la sensazione di un'aria molto inquinata. Mi sono ripetuto: sarà l'ora, sarà il posto, ma la realtà era proprio quella, innegabile
Rientrando a sera inoltrata a Roma, tornando a casa dall'aeroporto e passando per il centro, ho incontrato, passate le 23, vari ciclisti. Qualcuno sulla pista della Magliana (il tratto che affianca Via della Magliana), e dulcis in fundo due sulla Salaria (altezza Villa Ada) che se ne stavano tranquillamente tornando a casa.
Segno che a Roma la bici la stiamo prendendo molto sul serio.
Un'ipotesi per l'accaduto a Bruxelles? Io propendo per un mix di due cause.
La prima è l'enorme impulso ai mezzi di trasporto pubblici. E' stato completato l'anello della linea 2 della metro che ha enormemente facilitato gli spostamenti, mentre è in continuo miglioramento la rete di superficie, con un grosso impulso al tram.
Dall'altro lato mi pare chiaramente insufficiente la quantità di piste ciclabili, per cui, malgrado le corsie a destra delle strade (non molte, per la verità) il traffico ciclistico è, a differenza di Amsterdam e Parigi, molto mischiato a quello automobilistico. Anche perchè la presenza di tanti corpi diplomatici, etc., genera comunque un enorme traffico praticamente incomprimibile "per censo". Tanto è vero che malgrado l'enorme numero, la mattina è praticamente impossibile trovare un taxi senza 20 minuti di preavviso.
giovedì 15 ottobre 2009
Cul de Sac all'Auditorium
lunedì 12 ottobre 2009
Quel ponte sul fosso Kway pensando a The Mothman Prophecies...
Di una cosa sono certo: esso è uno dei ponti più violati del mondo, in quanto non uno dei ciclisti, pattinatori, passeggiatori (cicliste, pattinatrici e passeggiatrici) pensa anche per un solo attimo a non scavalcare le transenne saldate.
E ognuno con un piccolissimo pensiero nel cuore: mettiamo che crolla mentre passo proprio io... pensa che morte da sfigato totale... E via pensa al bel film con Richard Gere nel quale l'uomo-falena predice il crollo del ponte.
sabato 10 ottobre 2009
Bike Sharing nel secondo municipio
martedì 6 ottobre 2009
Una brutta storia finita in tragedia. Aggressività ciclistica... passiamo dalla parte del torto?
La stampa riporta una pessima storia. In breve, a Torino (come raccontato nel CdS).
Un ragazzo vuole salire con la bici sull'autobus. La conducente lo ferma e vuole consultare la ditta per chiarire se questa cosa si può fare. Il ragazzo si irrita e comincia a fare la voce grossa. Un anziano tramviere in pensione, 76 anni, interviene per calmare il ragazzo. Il ragazzo (età intorno ai 18 anni) non si fa calmare, e molla due pugni all'anziano, poi scappa. L'anziano dopo un po' si sente male. ed entra in coma. Due giorni dopo muore. Emorragia cerebrale. Ovviamente, quanto c'entra il ragazzo con la morte? E quanto la bicicletta con la lite?
Possiamo parlare di aggressività ciclistica?
Innazitutto io parlerei di brutti costumi italiani. Avere ragione è diventato un fatto secondario. Almeno a Roma chi è nel torto è anche aggressivo. Se scoperto non solo non si scusa, ma attacca. Vagli a dire qualcosa, vedi la risposta.
Alla stessa categoria appartengono quelli che buttano le cartacce per terra. Dì ad uno di questi: raccogli la carta hai "testè" gettato. Ti risponderà che tu non sei un vigile. Se glie lo dice il vigile dirà "tu sei solo un vigile e non un poliziotto" e ricorrerà al giudice di pace.
Se glie lo dice un poliziotto dirà che vuole un mandato dal giudice.
Se finalmente il poliziotto gli spara, allora interverrano i suoi amici tifosi e metteranno a ferro e fuoco il quartiere per ottenere giustizia.
Comunque, se sei cittadino e difendi i tuoi diritTi stai tranquillo che si arriva alla lite. E ogni tanto ci scappa il ferito, oppure il morto.
Su io fossi il giudice applicherei una semplice regola: dare sempre torto a chi difende il torto, a prescindere dall'esito. Va da se' che per me l'eccesso (magari colposo) di legittima difesa è una delle tante ipocrisie italiane, e più non voglio aggiungere.
Dirò solo che ogni volta che sento un cittadino che va sotto processo (invece di premiarlo) perchè ha reagito al crimine (ladro, rapinatore o altro) mi girano le balle.
Ma torniamo a noi ciclisti: stiamo sviluppando un'aggressività ciclistica?
Io nelle giornate "no" sono molto aggressivo, anche se quando si corre il rischio di finire a botte divento freddissimo. Mi è capitato (tra adultoni, nel condominio e non per strada). Invece di attaccare mi sono difeso decentemente (retaggio degli anni del kung-fu). Cio' non toglie che il tizio lì per lì l'avrei ucciso. Un errore perchè adesso siamo tornati amici. Quindi farei meglio a non essere aggressivo.
Sicuramente l'ascesa (sic) della bicicletta a Roma sta turbando vari equilibri, così come era accaduto con l'ascesa dei motorini. I pedoni sono tutti sull'ultra difensiva, rimproverando aspramente ai ciclisti anche il millesimo di quello che dovrebbero rimproverare agli automobilisti.
I vigili ovviamente non vogliono altre scocciature e gli amministratori (comunali, non di condominio) non hanno tempo da perdere a valutare ciò che si può fare per noi.
Il risultato è che noi ciclisti siamo assolutamente discriminati.
O meglio, i mezzi a motore sono in una posizione magari di rispetto del codice, ma che nella regolamentazione economiche sarebbe un classico caso di abuso di posizione dominante. In effetti coi ciclisti dovremmo rivolgerci all'Antritrust...
Sì. Noi ciclisti siamo come Netscape e Internet Explorer. Questo renderebbe nervoso chiunque.
E' arrivato il momento della morale: ci sentiamo giustificati ad essere incazzati. Ma spesso le giustificazioni sono risibili. Come diceva il Marchese del Grillo al povero Aronne Piperno, ci avete ammazzato Gesù, avrò dritto ad essere incazzato un pochino, non credi? E con quela scusa non lo pagava.
Ma ferme restando le azioni degli individui, per le quali non possiamo essere collettivamente ritenuti responsabili, cerchiamo almeno di non passare dalla parte del torto in quanto categoria.
Per quanto riguarda Torino, abbiamo due vite tragicamente sconvolte. Chissa se il ragazzo verrà preso, ma mi sembra molto difficile che possa farla franca. Inoltre ho cercato sul sito del Comune di Torino e non ho trovato traccia della possibilità di portare la bici sui mezzi pubblici, mentre c'e' un intero capitolo sulla bici più treno.
Allora forse la bicicletta su quel tram proprio non ci poteva salire.
domenica 4 ottobre 2009
Una pedalata alla manifestazione
Arrivando dal Pincio, alle spalle della Piazza, l'immagine era suggestiva, ma non si capiva nulla.
Comunque io sono molto tiepido sulla gravità della minaccia per la stampa possa venire dal Governo in un paese dove il principale giornale nazionale è su posizioni smarcate e il secondo è dichiaratamente avverso al Governo, il Premier ha 73 anni e non si vede chi ne possa prendere il posto...
Così come ho poca comprensione per lo stesso Premier quando si lamenta della stampa italiana, avendo in famiglia un giornale che certo non è un esempio di sobria serietà anglosassone... Avete un'idea di quanto "Il Giornale" avrebbe potuto contribuire alla distensione politica e alla vita nazionale se avesse avuto i toni de "La Stampa"? O anche solo del "Messaggero"...
Per carità, i pericoli ci sono, ma mi sembrano molto più strutturali e solo marginalmente colpa del governo, ammesso che.
Se dovessi elencarli metterei al primo posto la criminalità organizzata, come ci ha ricordato Saviano. Forse non a Roma, ma nelle regioni in mano alla malavita deve è sicuramente il maggiore dei problemi.
Al secondo la perdita di autorevolezza e sobrietà. Un giornalista non autorevole, ovvero che scende a compromessi consapevoli e sostanziali con la verità, perde automaticamente la stima della comunità. Quando sono tanti, è la categoria che ne risente. Avere poi giornali con titoli partigiani, strillati, acidi, danneggia l'intero settore. Hai voglia a chiamare la FNSI, poi.
Al terzo gli editori non puri, ovvero legati a gruppi industriali con interessi concreti da difendere. Inutile nominarli, li conosciamo tutti.
Al quarto il diffondersi della querela come mezzo di intimidazione, una pratica alla quale si deve porre rimedio.
Al quinto lo strapotere della TV (che non fa pensare) e la contemporanea disaffezione dei lettori alla carta stampata, che tiene anche i maggiori giornali appena al di sopra della linea del pareggio economico e mina la sicurezza economica dei giornalisti, ormai tutti precari. Anche perchè ormai non sono poche le famiglie dove l'euro al giorno per il quotidiano pesa.
Il nemico più grosso rimane però la qualità della politica italiana, che in defitiva costringe la stampa a rinunciare alla vera informazione e spesso a dissertare sul nulla, favorendo i litigi tra galletti piuttosto che il confronto serio sui problemi concreti.
Ad esempio, qualcuno che non legga il Sole, sa per quale motivo Intesa e Unicredit non abbiano sottoscritto i "Tremonti Bond", al di là di qualche generico accenno "al mercato"?
Diversa mi pare la situazione della televisione. Anche lì io non sono sicuro che "Annozero" sia servizio pubblico, ma altrettanto non sono sicuro che lo sia "Porta a Porta" con un contraddittorio molto scadente, quando ci sta.
La cosa che mi lascia di stucco sono quei politici che continuano ad affermare con serietà Trilussesca che certe cose sulla TV di stato non si possono fare, facendo finta di non ricordarsi che il resto della TV è la creazione del Premier e che quindi meno che mai le puoi fare su di una TV privata dell'Italia moderna. Anzi, a pensarci bene proprio sotto questo aspetto la TV di stato fa un servizio pubblico quando parla male del Governo... quale altra TV lo può fare?:-)
Comunque occorrerebbe che la politica tutta facesse un patto sull'informazione, considerandola il primo dei pozzi d'acqua da non avvelenare (il secondo è la magistratura).
Azioni concrete per noi individui: meno TV e più giornali, radio, libri, saggi... anche di tendenze opposte alle vostre, qualunque siano. Forse con i colleghi all'inizio farete la figura degli svaniti, ma poi si abitueranno
giovedì 1 ottobre 2009
Nuovo Piano del Comune: finalmente molte cose giuste, ma ancora molto, troppo vaghe
Commento Generale
Per quanto riguarda la ciclabilità il piano dice cose giuste, apprezzabili, anzi… era ora!
Ma il modo nel quale sono dette sembra fatto apposta per suscitare la diffidenza della comunità dei ciclisti, in quanto non si riesce a ricondurlo ad obiettivi concreti.
Inoltre la bicicletta scompare totalmente nel piano di lungo periodo, segno in generale non buono, in quanto per portare Roma ad un livello decente di piste ciclabili sono necessari almeno dieci anni.
Un altro aspetto che dal documento non possiamo desumere è quali degli interventi siano già finanziati e per quali i soldi siano ancora da trovare. E’ chiaro che se per piste ciclabili e bike sharing c’e’ il programma ma mancano i soldi per realizzarlo, allora si tratta di ricominciare da capo.
Per quanto, pur dotati di pochi soldi, ma armati di volontà, la pista della Nomentana si sarebbe potuta fare…
Leggendo il piano gli aspetti positivi non sono pochi.
Vediamo i vari punti che ci interessano, innanzitutto la politica del Comune per le biciclette:
Ciclabilità
Piena integrazione della ciclabilità nel sistema di trasporto per favorire
l’uso quotidiano della bici (estensione del bike sharing e realizzazione di
una rete di itinerari ciclabili); potenziamento accessibilità biciclette sui
treni delle metropolitane
Fantastico, non potevamo concepire niente di meglio… ovvero la piena integrazione della ciclabilità nel sistema di trasporto.
C’e’ il bike- sharing, ci sono gli itinerari ciclabili… E allora perché ci lascia un tantino scettici?
Nell’estratto fornito dal Comune non si parla o ci si riferisce all’effettiva entità degli interventi. Allora la mente del ciclista si affolla di domande:
- Quanta parte di traffico si vuole spostare sulle biciclette (1, 2, 5, 10%)?
- A quale rete di percorsi ciclabili si appoggia questa parte del piano?
- Di quante piste stiamo parlando? Di quanti chilometri?
- Che livello di innervamento?
- Parliamo delle dorsali, delle reti locali oppure ci verranno proposti chilometri di piste nei parchi facendo finta che siano vere piste?
Per il bike-sharing abbiamo la stessa tipologia di domande:
- Quale sarà la copertura del bike sharing, la distanza tra le stazioni, la strategia di posizionamento?
- Stiamo parlando di una copertura all’interno dell’intero Raccordo?
Speriamo in maggiori dettagli nei prossimi giorni.
Per gli altri punti che interessano le biciclette:
Piani Particolareggiati del traffico Municipali
Attuazione dei Piani Particolareggiati del Traffico (PPT) municipali per la
diffusione di interventi sistematici finalizzati al miglioramento della
vivibilità del territorio e al superamento delle barriere architettoniche
Potrebbe essere lo strumento per far rinascere i biciplan municipali, con le reti locali.
Mobilità alternativa
Incentivi all’uso di mezzi a ridotto o nullo impatto ambientale, rete di
colonnine di ricarica elettrica, sviluppo dell’uso condiviso (p. es. car
sharing, car pooling, servizi a chiamata);potenziamento flotta elettrica
Atac
Sembra un buon segno che la bicicletta non sia inclusa nella mobilità alternativa, e quindi è mobilità vera a tutti gli effetti.
Sicurezza stradale
Approvazione del Piano Triennale della Sicurezza Stradale; messa in
sicurezza dei punti a maggior criticità (black point); costituzione del
Centro per il monitoraggio dell’incidentalità
Ne abbiamo bisogno…
Nuova regolamentazione
Revisione e ridefinizione del sistema delle regole della mobilità: Accesso
ZTL, distribuzione delle merci e piazzole di sosta, circolazione delle 2
ruote, politica dei tempi e degli orari, Nuovo Piano Bus Turistici, Piano
Pullman
Quando si parla della circolazione delle due ruote le biciclette potrebbero essere incluse. Vediamo di porre i soliti vecchi quesiti su sensi unici, svolta a destra con il rosso, etc. etc.
E infine, dulcis in fundo...
Fluidificazione delle strade principali
Razionalizzazione dell’uso della rete stradale, attraverso la fluidificazione
delle strade principali (regolazioni semaforiche, sosta, carico e scarico
merci, attraversamenti, intersezioni, ecc. )
Per fluidificare le strade cosa c’e’ di meglio che sostituire le auto con le bici ?
(Ooops... Qualcosa mi dice che non è prorpio a questo che il Comune sta pensando).