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Cicloappuntamenti colpisce ancora con una riedizione della classica scampagnata Ostiense-Maccarese.
Solo che questa volta abbiamo fatto la mitica “variante Fenke” ai confini della tenuta di Castel di Guido, per un totale di circa 42 km, gli ultimi 17 in mezzo al fango… dove osano le mucche, appunto.
L’idea era quella di stanare le riserve di energia accumulate durante i cenoni e pranzoni delle feste, con chiaro riferimento alla rottamazione dei panettoni.
La gita è stata organizzata da Sergio, ma è stata arricchita dalla saggezza di Zorro, che ha preferito l’umile scampagnata alla proterva ascesa alla torretta di Monte Morrone.
All’Ostiense eravamo in otto, e Marco Pierfranceschi –detto il Sindaco- ci ha nobilitato con la sua presenza, che è durata fino a Ponte Galeria, dove ha preso il treno per ricongiungersi ai suoi impegni familiari, non senza aver goduto della crostata di mele di Vito.
Il gruppo ha continuato imperterrito, e alla fine dell’unica salitona, Jean Paul è riuscito ad incastrare la catena tra il pacco dei pignoni ed il mozzo in una maniera irreversibile: grazie all’impegno di tutti (a parte me) si è solo riusciti a smagliare la catena e a mettere a punto una riparazione di fortuna che gli ha permesso di ritornare a Ponte Galeria.
Seppur mutilato il gruppo ha proseguito verso il suo destino, sdegnando l’asfalto e introducendosi di soppiatto nella tenuta di Castel di Guido.
La variante Fenke ci ha deliziato con i su e giù impedalabili per il fango, ma ci ha regalato una serie di magnifici panorami e scorci, che ho cercato di immortalare con la macchina fotografica (foto). Come al solito il fotografo rimane indietro, e quindi ho dovuto darmi un bel po’ da fare per riguadagnare il gruppo.
Sulla strada per Maccarese, l’agguato del fango. Oltre ai megapozzangheroni, ci si è messo un bel tratto di creta fangosa, difficilmente pedalabile, che ha sporcato le bici di tutti, tranne quella di Zorro, che ha mantenuto la sua proverbiale signorilità. Ho avuto modo di osservare le impronte di zoccoli di bovino nel fango. In effetti perché non metterci anche noi gli zoccoli, se le mucche ci si trovano tanto bene e nel fango passano senza problemi? Pertanto stiamo pensando ad appositi battistrada zoccolati per il fango.
Causa del tempo perso nelle varie vicissitudini non abbiamo potuto fermarci a fare un picnic tra le mucche, e siamo scesi a perdifiato per il treno delle 15:36, che abbiamo assaltato come l’anno scorso, grazie anche ad un ritardo di 5’.
Una menzione d’onore per Uta, che ha portato un litro di vino per tutta la gita con la sua ibrida artigliata, per farci brindare sul treno del ritorno.
Per quanto mi riguarda ci ho messo più di un’ora a pulire la bici, anche perché la creta si era infilata nel pacco dei pignoni, e ancora adesso, dopo pulizia, lubrificazione, etc, la catena fa un rumore un tantino sabbioso.
Ultima avventura sulla metro, da Garbatella. Metro nuovo tipo, salgo seguendo le indicazioni e mi posiziono all’estrema prua del convoglio, assolutamente vuoto, seduto, con bici accanto. A Piramide entrano un paio di extra-comunitarie che trovano da ridire sulla bicicletta in metro. Mi mordo due volte la lingua per non replicare per le rime.
A Circo Massimo entra dalla porta più avanzata una decina di persone che si blocca tra la bici e la paratia (il resto del treno era vuoto) e comincia a brontolare, specialmente per il fango. Il brontolio continua fino a Bologna, quando devo scendere. Tra i saliti, vi erano due con valigie nere enormi, che avevano bloccato la porta a destra.
Comincio con largo avviso ad avvisare gli astanti. Una tizia seduta ha cominciato ad osservare che la bici era sporca di fango, e che avrei sporcato i vestiti delle persone, al che le ho detto: “Cara signora: ho pagato due biglietti (uno per la bici), sono seduto dove dice l’ATAC, il treno è vuoto, se tutti vi mettete attorno alla bicicletta, gli strani siete voi”.
E’ caduto il silenzio e mi hanno fatto uscire senza altri problemi.