giovedì 29 dicembre 2011
Via Po: ben quattro vigili
mercoledì 28 dicembre 2011
Facciamoci male tra le feste
Ve la ricordate quella barzelletta di quello che regalava ad un’amica due giarrettiere rosse con su scritto “Buon Natale” e “Buon Anno” e il biglietto di accompagnamento “Vediamoci tra le feste”? Che simpatia di antichi libertini!
Beh, adesso ci siamo tra le feste, in quel magico periodo dell’anno dove anche chi lavora lo fa come se fosse in vacanza. Ed in effetti ci si riesce a concentrare una meraviglia in ufficio, anche se personalmente avrei preferito molto di più concedermi una vacanzetta.
La città si è svuotata, ma non tutti vanno in vacanza. Chi rimane?
Sicuramente i parcheggiatori in seconda fila, quelli in vacanza non ci vanno mai.
Infatti la madre di parcheggia in seconda fila è sempre incinta, come dicono i proverbi. O anche: i parcheggiatori in seconda fila non morono mai.
Infatti chi rischia, se non di morire almeno di farsi male, siamo noi ciclisti, presi in mezzo tra il crollo del traffico (che ha la funzione di rallentare le auto) e il parcheggio spudorato in seconda fila.
Il crollo del traffico fa andare veloci (anche 50 all’ora, in piena legalità, è velocetto) gli automobilisti rimanenti. La mollezza delle feste, l’assenza dei vigili (pardon… dei poliziotti di Roma Capitale) o la loro bontà postnatali zia, fanno sì che tutti quelli che devono fare una commissione, un regalo, una spesuccia, un caffè, pensano bene di lasciare l’auto di fronte al posto dove devono andare.
E se la prima fila non c’e’, magari neanche accostano, come a un tizio che oggi ha lasciato l’auto su Via Salaria ad un metro di distanza dal marciapiedi.
In un altro caso sono intervenuti due poliziotti (quelli veri) motociclisti che hanno redarguito una che aveva scambiato l’auto in seconda fila (sempre Via Salaria) per una cabina telefonica. Sai come si dice, ferma e accosta per telefonare se sei senza viva voce. Beh, lei si era fermata per telefonare ma si era scordata di accostare…
E noi ciclisti? Siamo costretti a tenere un andamento serpeggiante. Infatti nella corsia libera le auto sfrecciano per la mancanza di traffico, e spesso devi reimmetterti nel flusso per quella massa di stronzi (testuale) che parcheggia come cazzo gli pare (testuale anche questo).
Speriamo di non farci male, ma oggi già in due occasioni il passaggio si e’ fatto stretto.
sabato 24 dicembre 2011
I ciclisti romani alla prova del freddo…
infatti in questi primi giorni di aria fredda i ciclisti romani non hanno disertato le strade, ma hanno ancora di più approfittato della bicicletta per sgusciare silenziosi e veloci nel terribile traffico natalizio.
In giro era pieno di bici!
Questo è uno dei vantaggi della bicicletta rispetto alla moto e allo scooter.
Il ciclista che pedala produce calore, e contemporaneamente la velocità moderata riduce lo scambio termico. Pertanto per un ciclista è facile trovare un buon equilibrio termico, specialmente con i capi di abbigliamento moderni.
In particolare io credo che questo sia uno dei motivi della grande diffusione della bicicletta nel Nord Europa, dove invece la moto non ha altrettanti adepti. Pedalando comunque ti scaldi, laddove andare a 60/70 all’ora a meno 5 gradi è una cosa da piste da sci.
Ed in effetti freddo come l’ho avuto in moto non me lo ricordo neanche in barca, e sì che ci sono andato con temperature terribili e a quelle temperature mi è capitato anche di finire in acqua. Però, mentre in barca avevo un abbigliamento tecnico, in moto (ma specialmente con la Vespa) finivi per vestirti in maniera insufficiente. Poi, casco integrale o no, da ottobre cominciava il raffreddore che se ne andava solo ad aprile.
Con la bicicletta tutto questo non capita. Anzi, direi che da quando la uso con regolarità gli episodi di raffreddore e altre malattie sono calati drasticamente. A questo contribuiscono, secondo me, sia il beneficio derivante dall’esercizio fisico che la lontananza dai mezzi pubblici, per cui in qualche modo si riducono le occasioni di contagio.
La pioggia è un’altra cosa…
mercoledì 21 dicembre 2011
Niente paura: Viale Libia è tornata superstrada da parcheggio…
Voglio dire, se qualcuno avesse temuto di trovarsi di fronte ad una strada con pista ciclabile, ad un marciapiedi allargato, o ad una qualsiasi di quelle trovate che nell’Europa oltralpe usano per aumentare la vivibilità della città limitando l’invadenza delle auto, può stare tranquillo.
Viale Libia è stato restituito alla sua duplice funzione di strada e parcheggio. Anzi, per meglio favorire l’abuso del mezzo privato, vista l’ormai prossima inaugurazione di una solida metropolitana, nella prima parte è stata soppressa la corsia preferenziale per i bus, e sono stati definitivamente rimossi tutti i vincoli al suo uso quale superstrada.
L’unica concessione ad una vita di relazione è l’uso di una delle due velocissime corsie quale parcheggio. Una concessione ovviamente non scritta, ma richiesta a gran voce dal popolo dei commercianti che detta legge in questa parte della città.
E’ strano anche perché con l’apertura della stazione metro la gente potrà venire a passeggiare anche senza bisogno dell’auto. E un marciapiedi più grande sarebbe stato un gran successo. Per non parlare di una pista ciclabile da Conca d’Oro alla Nomentana, che avrebbe contribuito comunque a scaricare la metro.
Va bene, alla fine stiamo parlando di Viale Libia, non di Via Giulia o Via Condotti. E’ solo un’altra superstrada della Roma del dopoguerra.
Però ricordo distintamente le ragioni che portarono alla sua chiusura… il troppo inquinamento e le conseguenti proteste dei residenti… vedremo come andrà a finire.
lunedì 19 dicembre 2011
Se il Natale ti rende ancora più str...
Il Natale in genere rende più buoni, ma ad alcuni fa un effetto strano. Li rende più str….
Chi sono?
Già lo sapete, sono gli automobilisti (e anche gli scooteristi mica male).
In genere il Natale dovrebbe proprio rendere tutti più buoni.
Una volta il profondo inverno, il buio tutto il giorno, il rallentamento dei lavori nei campi, rendeva le persone più tranquille.
Anche riposate, passando tutto il giorno a casa (o nei tuguri) , senza affaticarsi troppo nei campi… Insomma, l’inverno, per quanto freddo, aveva anche i propri vantaggi.
Peccato che il Natale moderno, almeno in città, non è più così. Innanzitutto abbiamo da chiudere gli obiettivi dell’anno, e quindi tutti “tiriamo” come disperati fino all’ultimo minuto utile.
Poi lo shopping, il fare i regali, è diventato una maledizione, specialmente perché tutti lo vogliono fare usando l’auto, e quindi creando ingorghi incredibili. In aggiunta in una città sconclusionata come Roma, una parte non secondaria di automobilisti non resiste alla tentazione di approfittarsi della mancanza dei Vigili (quelli sì che il Natale lo fanno all’antica) e di farsi i cazzi propri a spese degli altri.
Infatti se alla fine gli automobilisti decidessero semplicemente di infilarsi nel traffico, sarebbe solo un problema loro, ma il vizietto dell’auto porta a comportamenti deteriori che influenzano un'altra parte di cittadini, parte non secondaria, che invece preferisce affidarsi al mezzo pubblico, oppure alla bicicletta.
Vi è la sistematica occupazione di ogni spazio utile alla sosta, non si salva nulla, niente e nessuno. E già una certa parte di cittadini avrebbe tutto il diritto di incazzarsi.
Passato questo comincia l’occupazione del resto. Anche quella non solo totale, ma anche particolarmente proterva. Inizia con l’auto esattamente davanti al negozio, e si espande a tutta la strada. E’ chiaro che la comunità dei commercianti appoggia… La doppia fila sono quasi sempre clienti, mica si possono dare la zappa sui piedi.
Il vero problema è che non c’e’ misura. Se prima le “signore” e molti giovani (le prime per scarsa perizia, i secondi per troppa considerazione di se stessi) preferivano parcheggiare in seconda fila che fare dieci metri a piedi, adesso l’espressione ultima del disprezzo per gli altri è diventato il parcheggio a spina di pesce… in seconda fila.
Fateci caso, comincia ad essere pieno di auto i cui guidatori sono troppo occupati per perdere tempo a cercare di parcheggiare… e allora si limitano ad infilarla di muso occupando una mezza corsia supplementare rispetto alla solita della doppia fila. E quelli che non passano si attacchino. D’altra parte, uno importante come me può perdere tempo a cercare posto?
Questo mi fa fare un salto indietro di più di trent’anni fa quando, diretti al porto di Nettuno in una Mini Minor (quella vera, piccola, non il mostro di adesso), il timoniere/autista (io ancora non avevo la patente) vide al volo un posticino vicino al tabaccaio e ci si infilò di punta, proprio per prendere le sigarette (…e salutare la tabaccaia).
Ci fermiamo e apre la porta. Io me lo guardo fisso. Lui “Un attimo che prendo le sigarette”. Io faccio segno con il pollice verso la coda… si era scordato un piccolo rimorchio con sopra sei metri di Flying Dutchman (un Silenzi di legno) rimasto in mezzo alla strada...
Cose che capitano!
domenica 11 dicembre 2011
Da Oriolo a Cesano in discesa… senza fatica alcuna
Più che una gita è stato un gran consumo di freni.
L’unica salita è stata quando, appena scesi dal treno, siamo andati fino all’Egyptian Bar di Oriolo (che nome…), poi usciti dal Bar, abbiamo dato appena appena due colpi di pedale ed è cominciata la discesa che di gran carriera e senza fatica alcuna ci ha portato fino alla stazione di Cesano.
Alla fine il GPS dava una discesa complessiva di più di 600 metri di dislivello. Si sarebbe divertita Concubina! Ve lo dico io che ho guidato il gruppo dal fondo.
Eh sì, perché stavolta ho messo a punto un modo nuovo di guidare il gruppo.
Per non farli sentire deresponsabilizzati li seguo. Così da semplici spettatori si sono evoluti in aspettatori!
Insomma non si può sempre stare avanti al gruppo, sembra che uno voglia imporsi. Invece sto dietro, li lascio pedalare, poi quando cominciano a sentirsi soli e sperduti, quando non sanno più che pesci prendere, ecco la guida che compare, magari un po’ ansimante, ed indica la strada. Il panico si allontana e la calma e la gioia scende tra di noi. Bisogna stare attenti, però. Per esempio PeterK si è fatto così prendere dalla responsabilità che è stato tutto il percorso 1 km avanti al gruppo… Lo ha fermato il picnic!
Torniamo alla cronaca: la prima discesa ci ha portato, senza fatica alcuna, in cima al Monte Raschio, dove alla faccia di tutte le previsioni meteo, una nuvola bassa ci ha investiti, riempiendo il bosco di pioggia e vapore. Un momento davvero incantato, anche perché il bosco era veramente stupendo!
Dalle foto, particolarmente belle quelle fatte da Uta, potete vedere il tappeto di foglie marroni e nel sottobosco ancora il verde scuro dei sempreverdi ed il giallo di altri alberi. Che meraviglia.
Nell’area picnic della faggeta abbiamo poi incontrato Andrea Musu e Christian Gazzi, che ho conosciuto con Franzbike (Franz Brtnn) e che facevano la Ciclovia dei Boschi.
A quel punto ci siamo preoccupati perché la pioggia era andata aumentando… e anche parecchio!
Dall’area picnic siamo scesi verso la ciclovia dei boschi su di un magico tappeto di foglie e… meraviglia delle meraviglie, ha smesso di piovere e per tutto il resto della gita.
Abbiamo continuato per tutta la ciclovia dei boschi, passando per il sentiero Spallettoni fino al Campo Sportivo di Trevignano, e poi siamo scesi fino all’imbocco del sentiero Malpasso, lungo il quale, nel punto più panoramico, ci siamo fermati per il mitico ciclo picnic.
E dopo aver mangiato… mangiato e ben bevuto, siamo risaliti in sella e abbiamo affrontato la discesa fino alla riva del lago di Bracciano, per raggiungere la strada di Polline, che da lì scende fino al lago di Martignano.
All’imbocco della strada di Polline PeterK e Ladyscott (AKA Antonella) ci hanno lasciato per scendere fino ad Anguillara Sabazia.
Noi invece abbiamo imboccato la lunga discesa che ci ha portato, senza alcuna fatica, al bordo del Lago di Martignano.
Lì Uta, scrutando l’orizzonte verso Occidente, ha pronunciato la frase migliore della giornata: Cos’è quella cosa che sembra tutta acqua con le navi sopra?
Abbiamo fatto una pausa di 20 minuti per trovare una risposta convincente, ma non ci siamo riusciti… provate a suggerirne una voi!
Dal bordo del cratere del Lago Martignano abbiamo fatto tutta la discesa che porta al poligono di tiro, senza fatica alcuna, e poi una serie di riposanti scendiscendi che senza fatica alcuna ci hanno riportato sulla strada per la stazione di Cesano.
Lungo la strada ci siamo fermati da un benzinaio… che ci ha fatto pulire le bici con la pompa (dell’acqua), per cui noi siamo saliti sul treno lindi e pinti.
Un gran bel giro, divertente e panoramico, ma la prossima volta vorrei provare un tantino di salita, almeno per stancarmi un pochettino.
Piuttosto, cosa ho imparato come guida?
- Se fai la guida non ti puoi fermare a fare le foto;
- Solo Francesco La Volpe può fare guida e scopa nella stessa gita… le persone normali o stanno avanti o stanno indietro
- Se fai la guida non ti caricare la bici come un mulo, anche perchè di suo già pesa come un locomotore
- Chiarisci sin dall’inizio che tu stai avanti e gli altri dietro, prescindere dalla tua velocità.
- Sei proprio certo di volerla fare?
Grazie a tutti!
Ci siamo divertiti!
Credits
- Organizzazione Cicloappuntamenti
- Guida: Lug il Marziano
- Aspettatori della guida: Carlo, Carla, Daniela, Daniela, Uta, Fabrizio, Antonella, Claudio
Special Mention to:
- La crostata di Peter
- La frittata di Uta
sabato 10 dicembre 2011
Riprendiamoci la Nomentana! Dopotutto anche noi siamo il traffico…
Alla manifestazione ha partecipato anche Dario Marcucci, il presidente del terzo municipio, il quale se ho ben capito è fortemente favorevole alla ciclabile (facile da realizzare e abbastanza economica) e all’espansione della ciclabilità nella zona (che si presta benissimo)... peccato che le piste sulla viabilità principale siano di competenza del Comune.
Ma noi, a parte tempestare il Comune di mail, cosa possiamo fare? Bene, ancora una vola la risposta è PEDALARE e in particolare PEDALARE SULLA NOMENTANA.
La Nomentana è una strada poco amata dai ciclisti per via della strettezza delle “complanari” aperte alle due ruote.
In quelle, le uniche dove le bici possono circolare, bici e autobus insieme non ci passano. Ciò significa che se una bici la percorre, il bus non riesce a superarla… e purtroppo è vero anche il contrario!
Bene, se noi ciclisti ci impegnassimo a non evitare la Nomentana, ma a percorrerla ogni volta che serve, apoco a poco nella testa di molti comincerebbe a farsi strada l’idea che è meglio avere le bici sulla propria pista ciclabile che tra le palle… pardon, in mezzo alla carreggiata, che con il resto delle auto.
domenica 4 dicembre 2011
Fortuna audaces iuvat… almeno tra Capranica e Civitavecchia
Alla faccia di chi ci vuole male, venerdì sera ho deciso di fidarmi delle previsioni del tempo di Aeronautica Militare, e postare su Cicloappuntamenti un giro per “chiamare a raccolta” un gruppo di audaci disposto a scommettere contro il cattivo tempo e a percorrere la ferrovia dismessa tra Capranica e Civitavecchia.
Un itinerario conosciuto, ma sempre bellissimo.
Nella migliore tradizione di Lug il Marziano Gitano, l’obiettivo della gita era il picnic sul Mignone…
Federico non ha resistito e si è unito al manipolo, portando con se la Torta Grand Royal e lo Scrigno del Contadigno, una nuova creazione ipercalorica destinata a sorreggere durante la transciclosiberiana del prossimo gennaio (Mosca-Vladivostok solo con lo Scrigno, Vodka e un po’ di Cicloucraine…).
Alla partenza, favorita dal bel tempo, eravamo 10… un gruppetto di audaci con doppia cerata, anche se XXX e YYY non avevano il casco, XXX non aveva le luci e YYY neanche il freno anteriore!!!! Almeno tre persone non avevano mai fatto la ferrovia, così la gita per loro è stata veramente il piacere della scoperta.
Il viaggio in treno è stato fatto con crescente apprensione. Nuvoloni neri si sono addensati per tutto il tragitto, e all’arrivo a Capranica ci ha accolto una nuvola bassa carica di umidità, per cui tutto il paesaggio era immerso in un’aura fatata e per niente asciutta!
La prima vittima è stata la Grand Royal. Infatti al bar di Capranica avevano finito i cornetti, per cui abbiamo innaffiato caffè e cappuccini con la torta. E lì siamo rimasti incantati a sentire come il castagno penetrava la pera… sì, insomma, un sapore per adulti.
Tornati alle cose terrene, alle 10:31 abbiamo lasciato a malincuore il bar per addentrarci nella nebbia, con le goccioline che iniziavano a batterci sul volto. Beh… abbiamo pedalato tanto, e da allora in poi il tempo è andato sempre migliorando fino al Ponte sul Mignone.
Al Ponte (12:50) ci siamo fermati e abbiamo steso i plaid e ci siamo dati ad un picnic che neanche a Sibari… neanche a Sodoma (Prov. Gomorra) hanno mai osato tanto. Avevamo 3 bottiglie di vino (Morellino di Scansano, nero d’Avola e il mio molto umile Sangiovese di Marsciano) che sono sparite in un batter d’occhio. Eppoi panini, muffin emmethal e zucca, il Pane Martino, fatto e cotto con il prosciutto cotto, coccolate. Insomma un’abbuffata! E che meraviglioso panorama (guardate le foto). Da quel momento in poi il percorso è assolato, e fa un caldo boia.
Ripartiamo alle 14.
Però dopo abbiamo incontrato, all’uscita di una delle gallerie, un pezzo sommerso di almeno 15 metri. E lì Michele ha mostrato tutta la sua possanza… infatti si è tolto le scarpe per non bagnarle, e non le ha più rimesse, pedalando a pieni nudi per i successivi venti chilometri! E quando a Ostiense ci ha lasciati, ancora non si era rimesso le scarpe!
Nella successiva galleria abbiamo invece incontrato un fuoristrada che veniva bellamente verso di noi, però si è fermato a farci passare… particolare trovarselo davanti a fari accesi.
Affrontata la prova del vino (superata brillantemente), poi quella dell’acqua, infine è arrivata quella del fango… con l’attraversamento del solito smottamento argilloso, che stavolta era lungo circa 15 metri di acqua e fango.
Che numeri per superarlo, ma alla fine nessuno è stato risucchiato dalle sabbie mobili, neanche Michele che in virtù delle sue fette 49 magnum ha potuto passare indenne sulla mota.
Da lì in poi solo pedalate e paesaggi meravigliosi, fino al treno, preceduto da una sessione di pulizia delle biciclette.
Ancora una volta si è distinto Michele che ha estratto dal sacchetto degli attrezzi uno spazzolino da denti e ha tirato a lucido la bici prima di salire sul treno. Il tutto ovviamente a piedi nudi.
giovedì 1 dicembre 2011
Targhe alterne....
Dopo più di 14 anni con lo stesso mezzo a motore, la gloriosissima Astra, ne conosco a memoria la targa, e non mi confondo. L’altra macchina di casa, invece, non riesco a ricordarmela, e quindi sono andato a controllarla: anche quella dispari! Insomma, lo sapete cosa faccio?
Quasi quasi prendo la bici, (ebbene sì, avete indovinato) che bello ci sarà la metà del traffico!
Ovviamente mi sbagliavo, era il doppio del traffico! Infatti la mattina prima delle nove si è concentrato tutto il traffico, pari e dispari, per cui sulla Salaria mi sono trovato ingorgato tanto da dover salire sul marciapiedi, approfittando dell’assenza di pedoni, forse tutti dispari.
Per fortuna il pomeriggio la musica è cambiata. L’orario di uscita, verso le 19, capita nel pieno del blocco, ed in effetti sembrava di essere già dopo Carosello… tutti a letto, nessuno per strada, con la non secondaria conseguenze che i pochi automobilisti andavano belli allegri.
Qualcuno inebriato si attardava in manovre larghe e assurde, che in un normale giorno avrebbero fruttato almeno un paio di fucilate.
Il migliore ha svoltato per Via Nizza, mentre scendevo da Piazza Fiume verso Viale Regina Margherita. Sembrava uno scolaretto in vacanza… dopo essersi immesso in Via Nizza, si è diretto verso Piazza Fiume, tranquillo.
Ad un certo punto avrà pensato: “Toh, guarda questo ciclista pittoresco che scende contromano su questa strada a senso unico, è certo che è a senso unico altrimenti starei dalla parte sbagliata, e che pretende di aver ragione dicendomi tutte queste parolacce ma che maleducato, quasi quasi chiamo i Vigili… Toh, guarda, anche il semaforo è al contrario, come sono sbadati al Comune…”
L’unica cosa che non manca mai è la sosta in seconda e terza fila. Per quella le targhe alterne non valgono! Macchine ammucchiate e affastellate.
Allora mi chiedo… perché Alemanno ricorre alle targhe alterne quando basterebbe far rispettare i divieti di sosta per ottenere lo stesso effetto?