Complice il trolley di dimensioni ridotte che entra nel cestino delle bici del bike-sharing di Bruxelles, mercoledì scorso, sceso dalla navetta, invece di prendere la metro ho noleggiato una bici del Villo'... approfittando peraltro nella pausa del tempaccio.
Il costo dell'abbonamento giornaliero è di 1,6 euro.
Pagabile solo con carta di credito che ti prenota 150 euro nel caso tu non restituisca la bici. Mica come le nostre!
Con il biciclettone (sicuramente in ghisa) ho duplicato il percorso della metro (almeno 6 fermate), poi ho girato la sera una mezz'oretta e quindi la mattina seguente per riandare a prendere la navetta. Il tutto -appunto- con 1,60 euro, meno di un singolo biglietto della metro.
Se ti fai l'abbonamento annuale (30 euro) di fatto giri gratis un anno, anche se a pezzetti di mezz'ora. Ah... in periferia di stazioni del Villo quasi non ce ne stanno.
L'occasione è stata propizia anche per godersi le infrastrutture ciclabili Bruxellesi. In particolare le strisce ciclabili, che sono comodissime e piuttosto sicure.
Ma la cosa più bella sono stati i sensi vietati "eccetto le biciclette", che me ne sono fatti almeno 5 chilometri. Praticamente ho guidato solo contromano... che gusto.
Unico (ma non trascurabile) neo, l'assicurazione. Nel tragitto tra la navetta e l'albergo in caso di incidente sulla metro ero sicuramente coperto dall'assicurazione dell'ufficio.
Sul Villo! non credo proprio. E questo "fa scopa" con un collega inglese che mi raccontava come avessero proibito loro di prendere le biciclette del bike-sharing di Londra proprio per motivi assicurativi, preferendo sborsare i costi del taxi.
Quindi ho ripensato alla famosa questione della copertura dell'incidente in itinere... la petizione che viene firmata per avere che l'INAIL copra l'incidente in itinere anche se si usa la bici per andare al lavoro. Premetto che l'ho firmata anche io...
Bene, l'Italia è proprio Oscarwildland... datemi ciò che è superfluo, farò a meno del necessario.
Il superfluo è la copertura dell'incidente da e per il lavoro... perchè l'INAIL se ne dovrebbe fare carico, aggravando i costi per le imprese? Poi non ci lamentiamo che il costo del lavoro sono troppo alti...
Il necessario sarebbe una bella petizione per consentire sempre e comunque l'uso della bicicletta per gli spostamenti di lavoro, ovvero spostarsi da una sede all'altra, mentre per la maggior parte dei datori di lavoro (Stato compreso) rientra nella categoria dei mezzi privati proibiti. Anche se permette di risparmiare rispetto all'auto (e alla metro!!).
Ma non si doveva fare la spending review? E che aspettiamo?
domenica 30 settembre 2012
giovedì 27 settembre 2012
S'io fossi LACU...
Premessa... mentre scrivo questo post sto alle postazioni Electrabel generando energia a pedali. Il collegamento internet è offerto da Electrabel...
Un'occhiata al sito di LACU mi pare consigli una sterzata ai programmi, per dare organicità al "piano di studi", che in questo momento mi sembra troppo orientato alla biciclettta pura e semplice, e poco al suo uso in ambiente urbano.
Io organizzerei i corsi in 3 filoni:
- SOPRAVVIVERE,
dove si insegna prima il CdS e poi tutto ciò che ti permette di girare con la bicicletta in sicurezza, ovvero accorgimenti, tecniche di conduzione della bici, e come fronteggiare le minacce quotidiane;
- PEDALARE,
dove si insegna la tecnica della bici, la sua scelta, l'abbigliamento, la gestione del fisico, le prestazioni, etc;
- ARRIVARE,
dove si insegna la vera e propria ciclomobilità urbana, ovvero la scelta degli itinerari, come parcheggiare la bici, la multimodalità, etc.
In questo modo credo che le lezioni sarebbero molto più chiare, i docenti saprebbero come orientarsi, e il discente potrebbe mettere a punto un buon piano di studio.
PS: non si riesce a pedalare e scrivere... l'energia andrà bene per i telefonini, ma per un PC bisogna proprio dargli sotto!
Un'occhiata al sito di LACU mi pare consigli una sterzata ai programmi, per dare organicità al "piano di studi", che in questo momento mi sembra troppo orientato alla biciclettta pura e semplice, e poco al suo uso in ambiente urbano.
Io organizzerei i corsi in 3 filoni:
- SOPRAVVIVERE,
dove si insegna prima il CdS e poi tutto ciò che ti permette di girare con la bicicletta in sicurezza, ovvero accorgimenti, tecniche di conduzione della bici, e come fronteggiare le minacce quotidiane;
- PEDALARE,
dove si insegna la tecnica della bici, la sua scelta, l'abbigliamento, la gestione del fisico, le prestazioni, etc;
- ARRIVARE,
dove si insegna la vera e propria ciclomobilità urbana, ovvero la scelta degli itinerari, come parcheggiare la bici, la multimodalità, etc.
In questo modo credo che le lezioni sarebbero molto più chiare, i docenti saprebbero come orientarsi, e il discente potrebbe mettere a punto un buon piano di studio.
PS: non si riesce a pedalare e scrivere... l'energia andrà bene per i telefonini, ma per un PC bisogna proprio dargli sotto!
martedì 25 settembre 2012
Anche se vai in fila gli automobilisti provano ad investirti...
Altro che vipere!
La gita di domenica tra Cesano e Oriolo, Ciclovia del porcino del giorno appresso, ha avuto un momento autenticamente pericoloso, non per niente quando tutti i ciclisti rispettavano il CdS (Codice della Strada).
Hanno fatto quasi tutto gli automobilisti.
Quasi tutto perchè per fortuna il morto non c'e' scappato, ma sicuramente non per merito di qualcuno.
Infatti tra i due laghi, scendendo da Martignano, c'e' un momento nel quale si è obbligati a percorrere la circumlacuale (Strada Provinciale 4a) per poi risalire dietro a Trevignano.
Di questo percorso, un paio di km, gli ultimi 800 metri vengono percorsi su di un tratto molto stretto, tra due file di alti platani. Lì ci siamo messi a pedalare sui 20 all'ora, tutti in fila indiana.
In quel modo 13 ciclisti formano una fila di una quarantina di metri. Ovviamente gli automobilisti non tolleravano la cosa e provavano a superarci.
Peccato che in quel tratto di strada (vedi foto) due macchine e un ciclista non ci passano. Insomma le auto arrivavano a circa metà fila, dopodichè dall'altra corsia arrivavano altre auto, e lì ovviamente entravano in crisi. Che fare?
La tipica reazione dell'automobilista, ovvero provavano a rientrare su di noi ciclisti che andavamo buoni buoni.
In qualche modo abbiamo cercato di farli rientrare...
Alla faccia di quegli automobilisti che protestano per i ciclisti che non pedalano in fila indiana,
se ci fossimo aggruppati "a palla" al centro della strada le auto avrebbero suonato, strombazzato, bestemmiato, ma non avrebbero provato a superarci, evitando così di metterci in pericolo.
Questo dimostra quanto sia vitale dotare le strade di questo tipo di corsie separate per le biciclette.
E che gli automobilisti devono mettersi l'animo in pace e imparare a convivere con le bici, senza mettere in pericolo la vita di nessuno.
La gita di domenica tra Cesano e Oriolo, Ciclovia del porcino del giorno appresso, ha avuto un momento autenticamente pericoloso, non per niente quando tutti i ciclisti rispettavano il CdS (Codice della Strada).
Hanno fatto quasi tutto gli automobilisti.
Quasi tutto perchè per fortuna il morto non c'e' scappato, ma sicuramente non per merito di qualcuno.
Infatti tra i due laghi, scendendo da Martignano, c'e' un momento nel quale si è obbligati a percorrere la circumlacuale (Strada Provinciale 4a) per poi risalire dietro a Trevignano.
Di questo percorso, un paio di km, gli ultimi 800 metri vengono percorsi su di un tratto molto stretto, tra due file di alti platani. Lì ci siamo messi a pedalare sui 20 all'ora, tutti in fila indiana.
In quel modo 13 ciclisti formano una fila di una quarantina di metri. Ovviamente gli automobilisti non tolleravano la cosa e provavano a superarci.
Peccato che in quel tratto di strada (vedi foto) due macchine e un ciclista non ci passano. Insomma le auto arrivavano a circa metà fila, dopodichè dall'altra corsia arrivavano altre auto, e lì ovviamente entravano in crisi. Che fare?
La tipica reazione dell'automobilista, ovvero provavano a rientrare su di noi ciclisti che andavamo buoni buoni.
In qualche modo abbiamo cercato di farli rientrare...
Alla faccia di quegli automobilisti che protestano per i ciclisti che non pedalano in fila indiana,
se ci fossimo aggruppati "a palla" al centro della strada le auto avrebbero suonato, strombazzato, bestemmiato, ma non avrebbero provato a superarci, evitando così di metterci in pericolo.
Questo dimostra quanto sia vitale dotare le strade di questo tipo di corsie separate per le biciclette.
E che gli automobilisti devono mettersi l'animo in pace e imparare a convivere con le bici, senza mettere in pericolo la vita di nessuno.
domenica 23 settembre 2012
Ciclovia dei porcini del giorno appresso...
Con Diego Molesto da Cesano ad Oriolo, lungo un itinerario addolcito per le PAS (Pippe al Sugo), ma anche Pollastrelle Anti Salita, che rende l' ostesso (che sarebbe il maschio della moglie dell'oste, l'ostessa) molto bene l'idea.
Cesano Oriolo è sempre bella, specie con il cielo così così. Infatti a dispetto delle previsioni estatiche del venerdì, il cielo è stato coperto -ma luminoso- per quasi tutta la gita. Bene per i pezzi allo scoperto, bene per gli uliveti tra Martignano e Trevignano, bene perchè non ti fa venire voglia di scendere a fare il bagno.
Non chiedetemi foto, non ne ho fatte. Ho svariati giga di memoria occupati da foto della ciclovia dei boschi, non mi sembrava il caso di aggravare oltre la situazione del PC.
Neanche della bellissima vipera incontrata sull'asfalto mentre salivamo verso il sentiero Spallettoni. Non le ho fatto foto perchè ero troppo affascinato e impaurito. Una vipera incantatrice di marziani. Un bell'esemplare, sui 40 cm abbondanti, marrone pernice.
Al centro dell'attenzione ha abbandonato la strada tutta sostenuta, ma non inviperita, per poi infilarsi nell'erba.
Giuro che non mi sdraierò più su di un prato e non andrò più a piedi nudi sull'erba!
Poi che bosco, quant'è bello... e che aria! Quando pedalo in un bosco respiro sempre a fondo. Mi sembra di essere proprio a casa, anche meglio del mare. Sarà che l'aria ha il profumo degli alberi e la giusta umidità... Insomma, lì neanche le salite sembrano faticose... anche il fiatone è un vero piacere!
Le molestia di Diego si è palesata ad Oriolo. Infatti dopo averci promesso quintali di porcini a testa, è venuto fuori che per pagare un piatto di pasta al porcino c'era da fare 200 metri di coda, poi altrettanta per ritirare il piatto e poi cercare un posto dove sedersi.
Insomma, poteva essere benissimo la sagra del porcino del giorno appresso, per cui abbiamo cercato una trattoria.
Lì non ci volevano. Ma non per la bruttezza o il sentore di sudore che emanavamo, ma per il fatto che avevano finito tutto (o quasi) e i camerieri erano ormai alla frutta. Noi non ci siamo mossi, abbiamo conciato a fare un po' di sgambetti al personale, e alla fine hanno capitolato.
E' seguito un pasto leggero ma gustoso a base di linguine al pesto (no scusate, ai funghi porcini) e carne alla brace, e abbondanti libagioni. Il tutto al prezzo di una pizza a Roma.
Alzatici da tavola, abbiamo raggiunto la stazione (3 minuti in bici) tra i fumi dell'alcool e guadagnato il treno.
Bici un po' affastellate e sereno ritorno nella metropoli all'imbrunire... Eh sì, le giornate si accorciano!
Cesano Oriolo è sempre bella, specie con il cielo così così. Infatti a dispetto delle previsioni estatiche del venerdì, il cielo è stato coperto -ma luminoso- per quasi tutta la gita. Bene per i pezzi allo scoperto, bene per gli uliveti tra Martignano e Trevignano, bene perchè non ti fa venire voglia di scendere a fare il bagno.
Non chiedetemi foto, non ne ho fatte. Ho svariati giga di memoria occupati da foto della ciclovia dei boschi, non mi sembrava il caso di aggravare oltre la situazione del PC.
Neanche della bellissima vipera incontrata sull'asfalto mentre salivamo verso il sentiero Spallettoni. Non le ho fatto foto perchè ero troppo affascinato e impaurito. Una vipera incantatrice di marziani. Un bell'esemplare, sui 40 cm abbondanti, marrone pernice.
Al centro dell'attenzione ha abbandonato la strada tutta sostenuta, ma non inviperita, per poi infilarsi nell'erba.
Giuro che non mi sdraierò più su di un prato e non andrò più a piedi nudi sull'erba!
Poi che bosco, quant'è bello... e che aria! Quando pedalo in un bosco respiro sempre a fondo. Mi sembra di essere proprio a casa, anche meglio del mare. Sarà che l'aria ha il profumo degli alberi e la giusta umidità... Insomma, lì neanche le salite sembrano faticose... anche il fiatone è un vero piacere!
Le molestia di Diego si è palesata ad Oriolo. Infatti dopo averci promesso quintali di porcini a testa, è venuto fuori che per pagare un piatto di pasta al porcino c'era da fare 200 metri di coda, poi altrettanta per ritirare il piatto e poi cercare un posto dove sedersi.
Insomma, poteva essere benissimo la sagra del porcino del giorno appresso, per cui abbiamo cercato una trattoria.
Lì non ci volevano. Ma non per la bruttezza o il sentore di sudore che emanavamo, ma per il fatto che avevano finito tutto (o quasi) e i camerieri erano ormai alla frutta. Noi non ci siamo mossi, abbiamo conciato a fare un po' di sgambetti al personale, e alla fine hanno capitolato.
E' seguito un pasto leggero ma gustoso a base di linguine al pesto (no scusate, ai funghi porcini) e carne alla brace, e abbondanti libagioni. Il tutto al prezzo di una pizza a Roma.
Alzatici da tavola, abbiamo raggiunto la stazione (3 minuti in bici) tra i fumi dell'alcool e guadagnato il treno.
Bici un po' affastellate e sereno ritorno nella metropoli all'imbrunire... Eh sì, le giornate si accorciano!
venerdì 21 settembre 2012
Viale Aventino, ovvero del disprezzo per i ciclisti
Ogni volta che passo per Viale Aventino m'incazzo.
Infatti, come già detto in occasioni precedenti, tutti hanno un loro pezzo tranne i ciclisti. pedoni, negozianti, cocktailisti, automobilisti, bancarelledivestitisti.
Anzi, i cocktailisti ne hanno due. Non solo usano il marciapiedi con i loro tavolini, ma un'aliquota di loro lascia l'auto in seconda fila.
Noi ciclisti siamo invece confinati ai sampietrini, a litigare la strada con le altre auto, i bus turistici.
Qui non è un problema di risorse. Una cazzo di pista ciclabile per parte poteva essere fatta a costi marginali, e anche noi saremmo stati contenti. Disprezzo totale per noi ciclisti.
Invece no.
E allora sapete che faccio? Vado su marciapiedi.
Quando passo per Viale Aventino salgo sul marciapiedi.
"Non prendertela, mettiti in pari... " Animal House, se ricordo bene.
Infatti, come già detto in occasioni precedenti, tutti hanno un loro pezzo tranne i ciclisti. pedoni, negozianti, cocktailisti, automobilisti, bancarelledivestitisti.
Anzi, i cocktailisti ne hanno due. Non solo usano il marciapiedi con i loro tavolini, ma un'aliquota di loro lascia l'auto in seconda fila.
Noi ciclisti siamo invece confinati ai sampietrini, a litigare la strada con le altre auto, i bus turistici.
Qui non è un problema di risorse. Una cazzo di pista ciclabile per parte poteva essere fatta a costi marginali, e anche noi saremmo stati contenti. Disprezzo totale per noi ciclisti.
Invece no.
E allora sapete che faccio? Vado su marciapiedi.
Quando passo per Viale Aventino salgo sul marciapiedi.
"Non prendertela, mettiti in pari... " Animal House, se ricordo bene.
martedì 18 settembre 2012
In Hoptown sulla pista roma Nord
Sabato scorso mi sono vestito da ciclista: maglietta aderente, pantaloncini con fondello, guanti in tinta, casco, occhiali anti tafani, per uscire con la MTB, ma poi alla fine ho deciso di prendere la Hoptown e di provarla su di una distanza più lunga, per esempio la pista Roma Nord.
L'esperienza è stata simpatica, anche perchè ci ho dato sotto, tenendola intorno ai 20 km/h (non avevo il GPS con me) e praticamente superando tutte le altre biciclette presenti sulla pista, con grande stupore dei più attrezzati.
Anche perchè, pur essendo la pista piena di famiglie con figli etcetera, in tutto il pomeriggio sono stato l'unico con la pieghevole. Molti bambini l'hanno notato e mentre passavano chiedevano chi era quel signore con la bicicletta da piccoli.
Debbo dire che la piccola si è comportata in modo egregio, almeno sulla parte liscia. Ho preso bene il passo, e adesso anche in città ho capito come la devo spingere bene, con le gambe che girano un po' più veloci che sulla MTB o la bici da strada.
La pista l'ho trovata messa male, con qualche fessura alquanto pericolosa, specie in condizioni serali.
Stranissimo lo spazio sotto il ponte dell'Olimpica dopo lo sgombero del campo nomadi. Speriamo che rimanga tale
L'esperienza è stata simpatica, anche perchè ci ho dato sotto, tenendola intorno ai 20 km/h (non avevo il GPS con me) e praticamente superando tutte le altre biciclette presenti sulla pista, con grande stupore dei più attrezzati.
Anche perchè, pur essendo la pista piena di famiglie con figli etcetera, in tutto il pomeriggio sono stato l'unico con la pieghevole. Molti bambini l'hanno notato e mentre passavano chiedevano chi era quel signore con la bicicletta da piccoli.
Debbo dire che la piccola si è comportata in modo egregio, almeno sulla parte liscia. Ho preso bene il passo, e adesso anche in città ho capito come la devo spingere bene, con le gambe che girano un po' più veloci che sulla MTB o la bici da strada.
La pista l'ho trovata messa male, con qualche fessura alquanto pericolosa, specie in condizioni serali.
Stranissimo lo spazio sotto il ponte dell'Olimpica dopo lo sgombero del campo nomadi. Speriamo che rimanga tale
lunedì 17 settembre 2012
Un furto annunciato
Dopo un lungo matrimonio la signora X si è separata ed è andata a vivere da sola. In una casa piccola, a Prati. Con l'occasione si è convertita alla bicicletta: un vecchio "cancello" di ferro, comunque utile. Equipaggiato con cestino, ottimo per la spesa, le commissioni, andare al lavoro lì vicino. Ma dove tenerlo?
Nel palazzo era stato individuato un pianerottolo in disuso, ma ovviamente qualcuno ha protestato. Giocoforza lasciarla per strada.
Il consiglio degli amici (non io, ma amici di amici) è stato il solito: non lasciarla per strada, la rubano!
Ma figurati, una bici così vecchia? E chi se la prende? La tengo legata.
Fatti una pieghevole e tiella a casa.
Ma no, che dici. Voglio una bici vera. E poi chi se la prende questa, così vecchia? La tengo legata.
Ovviamente la prima cosa che è sparita è stata la sella. Ricomprata. Non viene più lasciata sulla bicicletta.
Ma il ladro ormai ha inquadrato il bersaglio e dopo qualche giorno la bici scompare.
X a quel punto ha una crisi isterica, e la capisco.
Questo tanto per dire che la vera difficoltà che limita la diffusione della bicicletta è il furto, e che bisognerebbe cominciare a cercare di tamponare il problema
Nel palazzo era stato individuato un pianerottolo in disuso, ma ovviamente qualcuno ha protestato. Giocoforza lasciarla per strada.
Il consiglio degli amici (non io, ma amici di amici) è stato il solito: non lasciarla per strada, la rubano!
Ma figurati, una bici così vecchia? E chi se la prende? La tengo legata.
Fatti una pieghevole e tiella a casa.
Ma no, che dici. Voglio una bici vera. E poi chi se la prende questa, così vecchia? La tengo legata.
Ovviamente la prima cosa che è sparita è stata la sella. Ricomprata. Non viene più lasciata sulla bicicletta.
Ma il ladro ormai ha inquadrato il bersaglio e dopo qualche giorno la bici scompare.
X a quel punto ha una crisi isterica, e la capisco.
Questo tanto per dire che la vera difficoltà che limita la diffusione della bicicletta è il furto, e che bisognerebbe cominciare a cercare di tamponare il problema
domenica 16 settembre 2012
Con Angelo sulle ginocchia del Peglia
Dico le ginocchia, perhè a Novembre scorso ho avuto modo di seguire la cresta venendo da Marsciano, e sono rimasto affascinato dall'immenso bosco della vetta, piantato nel dopo(prima)guerra dai prigionieri Austriaci. Eh sì, perchè prima di loro il Monte Peglia era brullo e adibito al pascolo brado del bestiame.
Un quartetto di prodi ha affrontato l'impresa: oltre al Marziano e ad Angelo, Anche Filippo il folletto del bosco e la grande Margherita, che è stata la rivelazione (per me non troppo, me l'aspettavo) del giro.
Lo cui giro è abbastanza duro. Alla fine i GPS segnavano 815 (mio) o 850 (Angelo) di dislivello, dei quali 300 metri tutti dal Lago di Corbara alla vetta.
Il Folletto e Angelo andavano di gran carriera con le loro bici smaglianti. Poi veniva Margherita col suo cancello accompagnata dal Marziano, pesante ma costante.
Siamo arrivati circa sui 600 metri, poi ci siamo ributtati nella varie discese, ricevendo a tratti la visione di Orvieto.
Il tutto di corsa, fino a mancare, per un pelo il treno delle 15:23 e aspettare due ore kebabbati e gelati, alla stazione di Orvieto.
Splendida giornata, è mancato solo un vero ciclopicnic. Infatti in quota eravamo senza alcolici.
Mi sono goduto tutti i consigli tecnici di Angelo, e ho anche ripassato la sostituzione della camera d'aria, quando margherita ha bucato (vedi foto)...
Ciclogirls attente (Concubina compresa): quando si farà una bici decente, per voi non ci sarà più scampo!
venerdì 14 settembre 2012
Un collega in bici investito da scooterone....
Oggi ho incontrato in ufficio un collega reduce da una bruttissima avventura.
Mentre andava in bicicletta su Via Collatina, è stato violentemente investito da uno scooterone.
La moto gli ha portato via la bicicletta da sotto il sedere e l'ha buttata via. Lui è caduto per terra all'indietro.
Portava il casco, ma non ha battuto la testa. Lo zaino con l'antipioggia gli ha riparato la schiena. Ovviamente è stata chiamata l'ambulanza ed è stato portato in ospedale.
Il mio collega era però seguito da alcuni amici che sono intervenuti. L'investitore ha avuto il coraggio di dire che le biciclette debbono andare solo sulle piste ciclabili..
Dopodichè è risultato che il tizio non aveva la patente per quel mezzo, che comunque era privo di assicurazione.
In un paese civile costui sarebbe stato portato direttamente al gabbio, senza passare dal via, e messo per i successivi 6 mesi a lavorare per costruire piste ciclabili.
In Italia è ancora libero di andare in giro a cercare di ammazzare qualcun'altro...
Per quanto mi riguarda io ho più paura degli scooter che delle altre auto, proprio perchè non sono vanno più veloci delle macchine, ma con traiettorie imprevedibili e troppo spesso ci passano terribilmente vicini.
Compito per casa: quando uno scooter vi passa troppo vicino inseguitelo, raggiungetelo e fateglielo notare.
mercoledì 12 settembre 2012
Off Topic: Orrore a Roma
Questa mattina il notiziario regionale ha dato una notizia orribile.
Una giovane prostituta sui vent'anni è stata cosparsa di liquido infiammabile da due individui incappucciati e bruciata. Adesso giace al Sant'Eugenio con ustioni di terzo grado su tutto il corpo.
Secondo la notizia i medici hanno poche speranze di salvarla.
Ritengo importante che prendiamo atto di una cosa: tra di noi ci sono autentiche belve.
Questi sono delitti contro gli esseri umani, e dovremmo farci un punto d'onore nel trovare gli autori e punirli adeguatamente.
Vorrei aggiungere un'altra riflessione: tutti questi guai nascono dalle organizzazioni criminali che gestiscono la prostituzione.
Gli organizzatori di questi traffici sono tra le persone più spregevoli, in quanto schiavizzano e torturano bambine e ragazze indifese.
Ma è così difficile sgominarle? Secondo me no, evidentemente godono di qualche protezione, o comunque la loro eliminazione non è tra le priorità dell'agenda politico-amministrativa. Le donne nelle istituzioni e in politica comincino a tirare fuori gli artigli per porre fine a questa situazione
Bene, una volta tanto facciamoci un regalo piacevole, spazziamo via questa feccia, e possibilmente in maniera deinitiva, in modo che non vada a fare altro danno da qualche altra parte del mondo.
Una giovane prostituta sui vent'anni è stata cosparsa di liquido infiammabile da due individui incappucciati e bruciata. Adesso giace al Sant'Eugenio con ustioni di terzo grado su tutto il corpo.
Secondo la notizia i medici hanno poche speranze di salvarla.
Ritengo importante che prendiamo atto di una cosa: tra di noi ci sono autentiche belve.
Questi sono delitti contro gli esseri umani, e dovremmo farci un punto d'onore nel trovare gli autori e punirli adeguatamente.
Vorrei aggiungere un'altra riflessione: tutti questi guai nascono dalle organizzazioni criminali che gestiscono la prostituzione.
Gli organizzatori di questi traffici sono tra le persone più spregevoli, in quanto schiavizzano e torturano bambine e ragazze indifese.
Ma è così difficile sgominarle? Secondo me no, evidentemente godono di qualche protezione, o comunque la loro eliminazione non è tra le priorità dell'agenda politico-amministrativa. Le donne nelle istituzioni e in politica comincino a tirare fuori gli artigli per porre fine a questa situazione
Bene, una volta tanto facciamoci un regalo piacevole, spazziamo via questa feccia, e possibilmente in maniera deinitiva, in modo che non vada a fare altro danno da qualche altra parte del mondo.
lunedì 10 settembre 2012
Regolando il cambio alla Hoptown
Erano circa tre settimane che la marcia "1" si rifiutava di entrare sulla Hoptown.
La quale è già scarsa a qualità di salita, privandosi di una marcia costringe la belva che c'e' in te a uscire allo scoperto e a premere di brutto sui pedali. Tutto OK, solo che poi si suda, quindi appare molto più consono cercare di sistemare il cambio.
Che faccio? Ovviamente non ho tempo di andare ad una ciclofficina, ma ho svariati manuali di manutenzione di bicicletta e in aggiunta la magica risorsa di Youtube (Infine uno può pure rifare una capatina da Decathlon...).
Vabbè, mi studio il problema, vedo sei filmati diversi su Youtube, e comincio a regolare la vite bassa di fine corsa, non dopo aver controllato che la gabbia sia parallela al piano della ruota... e me cojoni!
Infatti, malgrado il consumo di 3 cacciaviti, il problema non si risolve.
Allora rivedo un altro po' di filmati... ogni regolatore di cambi ha la sua tecnica personale. Due uguali non ce ne sono (Mi ricorda un po' quando avevo cercato su YT stirare una camicia. Il primo filmato spiegava che si cominciava dal collo. Il secondo che si poteva fare qualunque cosa, l'importante era lasciare il collo per ultimo... miracoli del Web).
Però una cosa i vari filmati avevano in comune... che quando giravano il cacciavite il cambio rispondeva, forse perchè shimano XT e non tourney (che sta per "quasi quasi tourney alla bici senza cambio...).
Dopo svariati tentativi, giri e rigiri del cavo, noto che anche la 7 è a vuoto, ovvero il cambio arriva sul settimo pignoncino quando esso segna 6... Allora realizzo che forse è un problema di cavo.
Giro la bici e vedo che in effetti i cavo è un pò lentino, nel senso che qualche mm può essere recuperato.
Bene, allento il dado, recupero il filo con pinza, ri-serro il dado e miracolo... il cambio cambia esattamente al punto giusto. Alla faccia di tutti i rigging fatti fino a quel momento.
A domani la prova strada, però nel cortiletto il suo mestiere lo fa.
La quale è già scarsa a qualità di salita, privandosi di una marcia costringe la belva che c'e' in te a uscire allo scoperto e a premere di brutto sui pedali. Tutto OK, solo che poi si suda, quindi appare molto più consono cercare di sistemare il cambio.
Che faccio? Ovviamente non ho tempo di andare ad una ciclofficina, ma ho svariati manuali di manutenzione di bicicletta e in aggiunta la magica risorsa di Youtube (Infine uno può pure rifare una capatina da Decathlon...).
Vabbè, mi studio il problema, vedo sei filmati diversi su Youtube, e comincio a regolare la vite bassa di fine corsa, non dopo aver controllato che la gabbia sia parallela al piano della ruota... e me cojoni!
Infatti, malgrado il consumo di 3 cacciaviti, il problema non si risolve.
Allora rivedo un altro po' di filmati... ogni regolatore di cambi ha la sua tecnica personale. Due uguali non ce ne sono (Mi ricorda un po' quando avevo cercato su YT stirare una camicia. Il primo filmato spiegava che si cominciava dal collo. Il secondo che si poteva fare qualunque cosa, l'importante era lasciare il collo per ultimo... miracoli del Web).
Però una cosa i vari filmati avevano in comune... che quando giravano il cacciavite il cambio rispondeva, forse perchè shimano XT e non tourney (che sta per "quasi quasi tourney alla bici senza cambio...).
Dopo svariati tentativi, giri e rigiri del cavo, noto che anche la 7 è a vuoto, ovvero il cambio arriva sul settimo pignoncino quando esso segna 6... Allora realizzo che forse è un problema di cavo.
Giro la bici e vedo che in effetti i cavo è un pò lentino, nel senso che qualche mm può essere recuperato.
Bene, allento il dado, recupero il filo con pinza, ri-serro il dado e miracolo... il cambio cambia esattamente al punto giusto. Alla faccia di tutti i rigging fatti fino a quel momento.
A domani la prova strada, però nel cortiletto il suo mestiere lo fa.
domenica 9 settembre 2012
Salviamo gli automobilisti, per primi. Poi i ciclisti
Oltre al cicloviaggio in bici, quest'estate ho guidato "molto" la macchina...
Molto per modo di dire, forse solo più del solito, non più di duemila km, ma tanto per riprenderci la mano e ri-verificare che la situazione della sicurezza non è allegra neanche per chi gira corazzato di lamiera.
In un paio di casi ho proprio rischiato la pelle... SUV a 190 sulla Pontina (di notte) macchine sparate in passaggi stretti... l'ira di Dio.
Questo mi ha portato ad alcune riflessioni su salvaciclisti. In particolare, è che la sicurezza delle strade italiane è ancora un serio problema per tutti, e non solo per i ciclisti.
In effetti tra noi e gli Inglesi ho visto due differenze di base:
- la prima è che gli Inglesi partono da una situazione di disciplina stradale molto migliore. Quindi per certi versi ha senso creare regole speciali per proteggere i ciclisti, quando quelle solite non funzionano. In Italia non ha senso creare altre regole prima di applicare quelle che già esistono.
- la seconda è che la campagna inglese si chiama "Save our cyclists", ovvero "Salviamo i nostri ciclsisti", laddove in Italia è stato tradotto, un errore madornale, salvaciclisti, tralasciando il fatto che i ciclisti siano nostri. Eh sì, perchè mentre nel regno Unito la bici è accettata come mezzo di trasporto, da noi no, neanche noi ciclisti sentiamo di essere un patrimonio nazionale... e se non ci crediamo nemmeno noi...
Entrambe queste riflessioni dovrebbero entrare seriamente nella logica del movimento.
La prima è il cambio del nome: salviamo i nostri ciclisti (SINC). Tanto per sottolineare che il ciclista è un patrimonio nazionale. Quindi se spendiamo per qualche pista ciclabile seria, non stiamo buttando soldi dalla finestra.
La seconda è che premere sulla sicurezza dei ciclisti, quando tutti sono in pericolo, non ha molto senso. In qualche modo il limite di velocità a 30 salva tutti, anche gli automobilisti stessi. Quindi dobbiamo far capire che la battaglia è anche a difesa dell'automobilista, sia a bordo che fuori dall'auto.
La terza è che la limitazione della velocità deve essere affidata a prevenzione e repressione. Se il limite di 30 non è accompagnato da infrastrutture che rallentino il traffico, è inutile.
Infine la repressione dei furbi e dei violatori dei limite... ma vi rendete conto di come sia cambiata la Rom Napoli da quando c'e' il sistema Tutor... E perchè non lo mettono sulla Pontina?
Molto per modo di dire, forse solo più del solito, non più di duemila km, ma tanto per riprenderci la mano e ri-verificare che la situazione della sicurezza non è allegra neanche per chi gira corazzato di lamiera.
In un paio di casi ho proprio rischiato la pelle... SUV a 190 sulla Pontina (di notte) macchine sparate in passaggi stretti... l'ira di Dio.
Questo mi ha portato ad alcune riflessioni su salvaciclisti. In particolare, è che la sicurezza delle strade italiane è ancora un serio problema per tutti, e non solo per i ciclisti.
In effetti tra noi e gli Inglesi ho visto due differenze di base:
- la prima è che gli Inglesi partono da una situazione di disciplina stradale molto migliore. Quindi per certi versi ha senso creare regole speciali per proteggere i ciclisti, quando quelle solite non funzionano. In Italia non ha senso creare altre regole prima di applicare quelle che già esistono.
- la seconda è che la campagna inglese si chiama "Save our cyclists", ovvero "Salviamo i nostri ciclsisti", laddove in Italia è stato tradotto, un errore madornale, salvaciclisti, tralasciando il fatto che i ciclisti siano nostri. Eh sì, perchè mentre nel regno Unito la bici è accettata come mezzo di trasporto, da noi no, neanche noi ciclisti sentiamo di essere un patrimonio nazionale... e se non ci crediamo nemmeno noi...
Entrambe queste riflessioni dovrebbero entrare seriamente nella logica del movimento.
La prima è il cambio del nome: salviamo i nostri ciclisti (SINC). Tanto per sottolineare che il ciclista è un patrimonio nazionale. Quindi se spendiamo per qualche pista ciclabile seria, non stiamo buttando soldi dalla finestra.
La seconda è che premere sulla sicurezza dei ciclisti, quando tutti sono in pericolo, non ha molto senso. In qualche modo il limite di velocità a 30 salva tutti, anche gli automobilisti stessi. Quindi dobbiamo far capire che la battaglia è anche a difesa dell'automobilista, sia a bordo che fuori dall'auto.
La terza è che la limitazione della velocità deve essere affidata a prevenzione e repressione. Se il limite di 30 non è accompagnato da infrastrutture che rallentino il traffico, è inutile.
Infine la repressione dei furbi e dei violatori dei limite... ma vi rendete conto di come sia cambiata la Rom Napoli da quando c'e' il sistema Tutor... E perchè non lo mettono sulla Pontina?
giovedì 6 settembre 2012
Il ciclista non salvato...
Ucciso nella strage anche un ciclista che abitava in un comune vicino ed era in congedo paternità. Con ogni probabilità si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Forse ha assistito alla scena ed è stato freddato dal killer. Anche perché la bici è stata trovata di fianco al cadavere. A dare l'allarme, un altro ciclista che adesso si trova in stato di choc.
Un dettaglio nella strage francese. Un povero ciclista di passaggio. In congedo di paternità, e quindi abbiamo anche un orfano che forse non avrà mai conosciuto il padre.
Cosa darei per invertire la storia...
Il ciclista arriva sulla scena della strage. I killer si accorgono che è lì e puntano le armi, ma lui scatta nel bosco, e con una corsa veloce piomba alle spalle di uno del commando, gli salta addosso e lo strangola con la catena antifurto, prima che questi possa emettere un fiato.
Gli prende la pistola mitragliatrice e ritorna verso gli altri che si aspettano il loro compare. Sono colti di sorpresa e liquidati con precise raffiche di pochi colpi.
Dopodichè chiama la polizia... ma il lavoro è fatto.
Ma il mondo non va come il film "una storia violenta".
Purtroppo.
Un dettaglio nella strage francese. Un povero ciclista di passaggio. In congedo di paternità, e quindi abbiamo anche un orfano che forse non avrà mai conosciuto il padre.
Cosa darei per invertire la storia...
Il ciclista arriva sulla scena della strage. I killer si accorgono che è lì e puntano le armi, ma lui scatta nel bosco, e con una corsa veloce piomba alle spalle di uno del commando, gli salta addosso e lo strangola con la catena antifurto, prima che questi possa emettere un fiato.
Gli prende la pistola mitragliatrice e ritorna verso gli altri che si aspettano il loro compare. Sono colti di sorpresa e liquidati con precise raffiche di pochi colpi.
Dopodichè chiama la polizia... ma il lavoro è fatto.
Ma il mondo non va come il film "una storia violenta".
Purtroppo.
martedì 4 settembre 2012
Fendendo la pioggia
Il primo giorno di pioggia acquazzonica ('na specie di amazzonica) non me lo sono voluto perdere.
Ho cominciato infilando prima il poncho verde acido sui vestiti, poi piegando la pieghevole e infilandola nel bagagliaio dell'auto, poi sono andato da meccanico per lasciare l'auto (non la bici).
Sono uscito che cominciava a piovere, e quindi su pantaloni impermeabili, e tutto ok.
L'intera linea antipioggia era affidata a Decathlon, poncho, pantaloni e scarpe da barca, e tutto ha rsistito egregiamente. Ovviamente un po' di umido all'attaccatura pantaloni-scarpe, ma lì ci vorrebbero le ghette... non vale la pena, che dite?
Arrivato in ufficio squilla il telefono. Era il meccanico. Non mi ha lasciato le chiavi!!!! Evabbè, allora di nuovo avanti e dietro e via coll'acqua, ma ne esco abbastanza asciutto.
La sera invece non pioveva, almeno tra uffico e casa (solo 4 + 4 km, meccanico 6 +6 ). Conto finale 20 km in Hoptown, non male.
Molta pubblicità anche all'uso della bici pure con la pioggia.
Tutto bene, a posto perfettamente.
Ho cominciato infilando prima il poncho verde acido sui vestiti, poi piegando la pieghevole e infilandola nel bagagliaio dell'auto, poi sono andato da meccanico per lasciare l'auto (non la bici).
Sono uscito che cominciava a piovere, e quindi su pantaloni impermeabili, e tutto ok.
L'intera linea antipioggia era affidata a Decathlon, poncho, pantaloni e scarpe da barca, e tutto ha rsistito egregiamente. Ovviamente un po' di umido all'attaccatura pantaloni-scarpe, ma lì ci vorrebbero le ghette... non vale la pena, che dite?
Arrivato in ufficio squilla il telefono. Era il meccanico. Non mi ha lasciato le chiavi!!!! Evabbè, allora di nuovo avanti e dietro e via coll'acqua, ma ne esco abbastanza asciutto.
La sera invece non pioveva, almeno tra uffico e casa (solo 4 + 4 km, meccanico 6 +6 ). Conto finale 20 km in Hoptown, non male.
Molta pubblicità anche all'uso della bici pure con la pioggia.
Tutto bene, a posto perfettamente.
domenica 2 settembre 2012
In BCC nel parco del Circeo...
Sulla strada del ri-ritorno dalle vacanze, trasportando le derrate avanzate e la bcc della figlia (bici con cestino) mi sono fermato a picniccare alla Cerasella del Parco Nazionale del Circeo.
Prima del Parco-Picnic (in effetti avevo con me solo acqua e frutta, tre cocomeri da 12 kg per l'esattezza) ho pensato bene di dare una ripassata ai sentieri e le strada della parte piana, tafani permettendo. Avevo anche il repellente ma era nascosto in fondo ad una borsa, e non me lo ricordavo...
Cmq, ho affrontato i bei sentieri e pedale dopo pedale, sperando di non forare (la bici era l'unica cosa di ciclistico che avevo con me) mi sono ripassato le strade ed i sentieri del parco, totalizzando 26 km e circa due ore (lorde) di pedalata.
Sono stato anche allietato dalla vista di due allegri cinghiali, che a più riprese si sono cimentati nelle loro allegre corse saltellanti, come spiritelli del bosco.
Insomma, passeggiata da rifare, anche se mi piacerebbe entrarci all'imbrunire e girarci un po' di sera, quando gli incontri sono molto più frequenti... Ne parliamo una prossima luna piena?
Di ritorno l'avventura... uscito sulla Pontina la vista della vetusta auto, con targa burina (VT) e bici su tetto, ha stimolato tutti i proprietari di Mercedes Classe A a superarmi, anche se andavo rigidamente al limite di velocità e quasi attaccato all'auto davanti a me.
Ovviamente sto parlando del tratto a corsia singola di Pontina tra il parco e Latina, dopo ci sono due corsie e chissenefrega.
Il guaio è che ero aggregato ad una colonna di auto, con distanza di sicurezza minima (io devo tenermi un po' più largo, non avendo l'ABS), e tutti questi tizi non facevano altro che superarmi e infilarsi nella mia distanza di sicurezza e lì rimanere, senza neanche provare a superare quello che stava davanti a me.
Il primo è passato, e vabbè.
Il secondo ci ha provato, peccato che la colonna abbia rallentato, quindi è venuta a mancare (in modo naturale) la distanza di sicurezza, pertanto è dovuto rientrare non tra me e quello davanti, ma addosso a me, proprio come fanno quelli che quando stai in bicicletta ti si affiancano e poi rientrano, tanto sono più grossi. Visto che comunque poi non provavano neanche a superare quello dopo, ho capito che era dovuto alla macchina e alla bici sul tetto. Come quando vai in bici, non tolleravano di stare in coda ad un mezzo inferiore (sono anche a benzina, quindi non emetto particolato o fumi neri).
Solo che questa volta la bici l'avevo sul tetto, e non sotto il sedere.
Quindi ho provveduto, con guida decisa, a recuperare le due posizioni perse, e a far sì che nessuno mi superasse fino a Latina.
Quanno ce vo' ce vo'...
Prima del Parco-Picnic (in effetti avevo con me solo acqua e frutta, tre cocomeri da 12 kg per l'esattezza) ho pensato bene di dare una ripassata ai sentieri e le strada della parte piana, tafani permettendo. Avevo anche il repellente ma era nascosto in fondo ad una borsa, e non me lo ricordavo...
Cmq, ho affrontato i bei sentieri e pedale dopo pedale, sperando di non forare (la bici era l'unica cosa di ciclistico che avevo con me) mi sono ripassato le strade ed i sentieri del parco, totalizzando 26 km e circa due ore (lorde) di pedalata.
Sono stato anche allietato dalla vista di due allegri cinghiali, che a più riprese si sono cimentati nelle loro allegre corse saltellanti, come spiritelli del bosco.
Insomma, passeggiata da rifare, anche se mi piacerebbe entrarci all'imbrunire e girarci un po' di sera, quando gli incontri sono molto più frequenti... Ne parliamo una prossima luna piena?
Di ritorno l'avventura... uscito sulla Pontina la vista della vetusta auto, con targa burina (VT) e bici su tetto, ha stimolato tutti i proprietari di Mercedes Classe A a superarmi, anche se andavo rigidamente al limite di velocità e quasi attaccato all'auto davanti a me.
Ovviamente sto parlando del tratto a corsia singola di Pontina tra il parco e Latina, dopo ci sono due corsie e chissenefrega.
Il guaio è che ero aggregato ad una colonna di auto, con distanza di sicurezza minima (io devo tenermi un po' più largo, non avendo l'ABS), e tutti questi tizi non facevano altro che superarmi e infilarsi nella mia distanza di sicurezza e lì rimanere, senza neanche provare a superare quello che stava davanti a me.
Il primo è passato, e vabbè.
Il secondo ci ha provato, peccato che la colonna abbia rallentato, quindi è venuta a mancare (in modo naturale) la distanza di sicurezza, pertanto è dovuto rientrare non tra me e quello davanti, ma addosso a me, proprio come fanno quelli che quando stai in bicicletta ti si affiancano e poi rientrano, tanto sono più grossi. Visto che comunque poi non provavano neanche a superare quello dopo, ho capito che era dovuto alla macchina e alla bici sul tetto. Come quando vai in bici, non tolleravano di stare in coda ad un mezzo inferiore (sono anche a benzina, quindi non emetto particolato o fumi neri).
Solo che questa volta la bici l'avevo sul tetto, e non sotto il sedere.
Quindi ho provveduto, con guida decisa, a recuperare le due posizioni perse, e a far sì che nessuno mi superasse fino a Latina.
Quanno ce vo' ce vo'...
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