Qualche anno fa mi trovai in un gruppo di lavoro europeo per una evoluzione normativa (tecnica) molto discussa, sulla quale in molti avevamo dubbi.
Il gruppo era capeggiato da uno dei mostri sacri della normativa (tecnica) mondiale, che aveva tempo addietro affrontato, e risolto, un problema molto serio, quello dell'apertura delle rotte oceaniche ai bimotori, imoensabile fino agli anni '80, adesso cosa perfettamente normale.
Il problema era simile, ma profondamente diverso, ed in effetti non se ne cavo' nulla di veramente innovativo. Anzi, più si andava avanti, più le similarità con il caso precedente svanivano di fronte a ragionamenti logici e tecnicamente fondati. Il mostro sacro non se accorse realmente se non alla fine del lavoro...
Questo per dire che per trovare soluzioni vere, non occorre solo avere tecnici bravi, ma anche esperti di quella particolare disciplina. Il migliore progettista di autostrade del mondo non è detto che sappia affrontare bene una pista ciclabile.
La necessità primaria di avere un nucleo di tecnici esperti in piste ciclabili l'avevo manifestata già con un post il 12 settembre scorso: Bici: cosa chiedere veramente al sindaco. E, correttamente, lo ponevo come esigenza primaria per lo sviluppo della ciclabilità urbana.
Per quanto io mi consideri un tecnico, la mia esperienza in campo stradale è nulla, quindi non mi azzarderò a dare giudizi sulla qualità tecnica.
Da semplice ciclista mi pare abbia qualche serio inconveniente, e almeno un'evidente pericolosità... che però potrebbe derivare dalla condizione, stabilita a priori, di una pista che non muova una virgola della parte dedicata alle auto.
Quindi attenzione a dare addosso al progettista, magari ha fatto il meglio nelle condizioni "politiche" dell'opera. O anche amministrative, perchè la necessità di chiudere il progetto in pochi giorni (ore, minuti) per rientrare nella tempistica della call per i fondi europei.
Io stesso sto combattendo con il sistemare i dettagli rimasti aperti di un lavoro che mi venne chiesto di completare in poche ore, invece della decina di giorni, che sarebbe stato il tempo realmente necessario.
Più grave, invece, è la questione della interruzione della pista in corrispondenza dei passi carrabili, e della non uniformità della sistemazione degli attraversamenti delle strade.
Per i passi carrabili non ho capito perchè la pista si dovrebbe interrompere e il ciclista scendere e spingere a mano. Sarebbe come dire che l'automobilista può attraversare il marciapiede con l'auto, ma solo se scende e spinge a mano l'auto. Spiegatemelo meglio, sono assolutamente convinto che la pista non si interrompa ai passi carrabili, casomai il contrario.
Per gli attraversamenti ciclopedonali occorre che i tronconi di pista ciclabile siano SEMPRE uniti da attraversamenti ciclopedonali. In caso di sistemazioni rischiose, casomai occorre proteggere l'attraversamento rialzandolo oppure applicando "bande rumorose", tipo quelle messe per l'attraversamento dell'imbocco di Via Cilicia sulla pista dell'EUR.
Insomma, qui dobbiamo affrontare con serietà la questione. Non si può fare una buona rete ciclabile senza buoni progetti.
domenica 2 febbraio 2014
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