Lo faccio da questo blog in quanto mi è sembrato paradigmatico rispetto alla situazione attuale del ciclismo a Roma.
Il forum ha visto opposti due fronti ben definiti: i ciclisti romani contro l’ATAC, nella persona del suo presidente, Tabacchiera.
Riassumiamo le posizioni dei due fronti:
L’ATAC: stiamo facendo il bike sharing a Roma, è un po’ diverso da quello delle altre città, ma non troppo, e sta funzionando perché le persone lo usano. Pianifichiamo una certa espansione, ma senza estenderlo al livello di servizio universale. Vi sono difficoltà iniziali ma saranno appianate cammin facendo.
I CICLISTI: non è un bike sharing in quanto differisce in maniera sostanziale da tutti i bike sharing delle altre città "serie". L’assenza della proverbiale mezz’ora gratis lo rende un normale noleggio di biciclette e lo pone al di fuori delle possibilità economiche di una notevole fascia di popolazione. Le modifiche alle modalità di noleggio delle bici introdotte hanno portato i ladri a predare le bici. Il servizio è comunque limitato al centro città e a qualche quartiere bene, ma non è un servizio universale per la città di Roma.
I ciclisti romani hanno ragione. invocano un modello canonico in funzione e colladudato nelle principali metropoli europee e a Milano, laddove il modello romano mostra sin dall’inizio le caratteristiche negative della sua atipicità.
Purtroppo il presidente Tabacchiera, non solo non ha fornito alcuna risposta di merito ai commenti dei ciclisti sulle differenze rispetto alle altre città, ma non ha compreso che il livello dei ciclisti intervenuti sull’argomento non era da meno rispetto alla sua posizione di presidente dell’ATAC, in termini di esperienza e determinazione. A mio parere è per questo che non c’e’ stato il dibattito sperato.
L’unica motivazione portata da Tabacchiera a difesa del modello romano è che l’accordo con CEMUSA è fallito a causa delle limitazioni alla pubblicità nel centro storico. Ovviamente questa giustificazione non mi sembra stare in piedi se si pensa ad un servizio universale per tutta la città, con la possibilità di spazi pubblicitari nel resto della città.
A questo punto si scatenano i brutti pensieri, ovvero a pensar male si commette peccato ma generalmente ci si azzecca…e quindi via ai cattivi pensieri (ditemi se la vedete in maniera differente):
- caduto Veltroni, il nuovo sindaco ha ritenuto di dover tenere la società CEMUSA al di fuori del mercato pubblicitario della Capitale. Non potendo rinunciare al bike sharing per evitare la cattiva pubblicità ha “acchiappato” l’ATAC e gli ha ordinato il bike sharing a costo zero;
- l’ATAC ha fatto una cosa intelligente, mettendo in piedi l’unica manovra possibile per dare qualcosa che assomigliasse al bike sharing e si sostenesse con pochi soldi, o addirittura fruttasse qualche soldino. Ovviamente l’ATAC è costretta a fare orecchie da mercante alle critiche giuste degli esperti di mobilità ciclistica;
- i limiti dell’azione ATAC sono l’impossibilità di estendere il servizio con la capillarità necessaria, in quanto fuori dal centro storico il noleggio a pagamento non rende altrettanto;
- Con l’occasione l’appalto della fornitura di bici e della loro manutenzione è stato affidato a normali costruttori di biciclette che hanno riciclato l’invenduto, con il risultato che le bici sono troppo “normali” e fanno gola ai ladri molto più dei ridicoli catorcioni che in genere sono impiegati per il bike sharing (non credo che l’appalto per le bicic sia stato determinante, in quanto le bici per adesso sono pochine).
Non credo che abbia avuto parte secondaria in questo affare la possibilità di diffusione della bici quale mezzo di trasporto a larga diffusione, cosa che avrebbe insidiato il primato di auto e scooter e richiesto interventi sulla circolazione automobilistica, con il rischio di scontentare una fascia consistente di elettori.
Comunque sia, abbiamo la possibilità di usare, all’interno del centro storico o negli immediati dintorni, biciclette in “simil” bike sharing (almeno finchè non le hanno fregate tutte). Il servizio è affidato all’ATAC che comunque fa pensare ad una futura espansione a servizio universale.
Di contro, abbiamo perso due ottime occasioni: aumentare l’efficienza del sistema di trasporti romano con l’uso della bicicletta e trattare apertamente e con serietà un problema interessante.
Il problema potrebbe essere risolto in maniera semplice, salvando capra e cavoli, estendendo la mezz’ora gratuita ai possessori di abbonamento Metrebus, magari anche facendo pagare una trentina di euro l’anno, come inizialmente previsto da CEMUSA.
Malgrado l’ipotesi sia stata ventilata, Tabacchiera ha mantenuto un silenzio di tomba su questo argomento. Forse che i sudditi non hanno diritto a risposte?
6 commenti:
Io ho trovato una mezza soluzione: lo utilizzo 3-4 minuti per spostamenti piccoli in stazioni vicine. E, come noto, i primi 5 minuti sono gratis.
Io invece lavoro con la Cemusa ed adesso sono disoccupato. Ciao
Mi dispiace molto. Era prevedibile ma non ci ho pensato mentre scrivevo il post.
Immagino che non ci sia stato verso di passare ad ATAC, vero?
Ma non era Bicincittà a gestire tecnicamente il servizio? Io pensavo che Cemusa, occupandosi di pubblicità, mettesse solo i soldi.
Su questo argomento ammetto la mi totale ignoranza.
Tanto per curiosità sono andata a vedermi il sito di bicincittà e sono rimasta meravigliata: sono tantissime le città italiane che offrono il servizio di bikesharing ai propri cittadini!
Di solito si sente parlare solo di Milano e Roma (ormai nolo-bici) e invece: Alba, Alpignano, Asti, Bari, Bassano del Grappa, Bergamo, Biella, Borgomanero, Bra, Brescia... e così via in ordine alfabetico!!
http://bicincitta.com/comuni.asp
Mamaa
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