Due interventi, uno contrapposto all’altro. Da una parte il Sindaco che aderisce alla campagna “Salvaciclisti”, dall’altra Legambiente che pone Roma particolarmente in basso nella graduatoria delle città ciclabili.
Anche scontando l’avversa fazione di Legambiente rispetto all’Amministrazione, noi che giriamo tutti i giorni, e soprattutto che abbiamo modo di vedere altre città europee, su Roma non ci facciamo grandi illusioni, e credo possano confermare il giudizio di Legambiente.
Un giudizio spassionato è che quest’Amministrazione non ha fatto quasi nulla per la ciclabilità. Per lo più sono stati completati i progetti già avviati, quello che la legge ti obbliga e proprio non puoi farne a meno, magari anche qualche veltronata, tipo il Ponte ciclopedonale della Musica, aperto ma non collegato alla ciclopedonalità.
In compenso è stato annichilito (“ATACcato”) il bike sharing, e il piano della ciclabilità sembra più una scusa per non fare nulla di pratico (leggi impegnare fondi da distogliere da qualche altra parte) che uno strumento per lo sviluppo della ciclabilità.
La motivazione base "che sono mancati i soldi" (La trionfale abolizione dell’ICI da parte di B, rientrata in pompa ancora più magna come IMU) regge solo per i costi “vivi”. In realtà si sarebbe potute fare tante cose a costo zero o marginale, se non altro sfruttando tutti i lavori che vengono continuamente fatti. Per non parlare di eventuali finanziamenti europei che sono sicuramente disponibili.
A mio parere c’e’ un problema di mediazione culturale, ovvero di un’irrimediabile arretratezza del pensiero di certa parte di certa destra italiana, molto romana. Persone che ancora non vogliono venire a patti con la realtà, ovvero che una città moderna non può affidarsi all’auto per motivi di costo, inquinamento, ma soprattutto di inefficienza.
Alemanno ha scontato le pretese di una classe di elettori che pensa di andare dappertutto con l’auto, e per questo vuole solo strade più larghe e parcheggi (gratis). Anzi, si ricorda degli anni 50 quando i pochi che avevano l’auto arrivavano dappertutto in 10 minuti e parcheggiavano esattamente dove dovevano andare.
In questo quadro, non solo non è stato fatto nulla per le biciclette, ma non è stato fatto nulla contro l’abuso del mezzo privato, basti vedere l’esplosione della sosta in seconda fila.
Ma questo mondo non c’e’ più da almeno 50 anni. Anzi, ora sappiamo più una città è automobilistica, e più è invivibile, senza anima. L’unica eccezione è forse Parigi, aperta alle auto, ma con una metropolitana da 5 stelle che garantisce la massa degli spostamenti, spazi enormi e nessun centro storico. E comunque con ingorghi leggendari, ancora adesso.
La novità è che anche la grande mela, cui il Sindaco sembra molto vicino, ha aperto alla ciclabilità e sta realizzando piste a tutto spiano.
Caro Sindaco, è arrivato il momento di fare macchina indietro e avanti con la bici.
1 commento:
ovunque 50 anni fa con le auto si arrivava in dieci minuti ovunque!
Posta un commento