Vi sono pochi detti più efficaci per descrivere la mancanza di una visione d'insieme di un problema, che mi sembra sia quello che stia avvenendo per la questione di Via Labicana.
La buona volontà del Sindaco, forse un po' prematura, ha infatti aperto il vaso di Pandora delle aspettative, presto mutate in pretese, ciclistiche su Via Labicana. Aspettative peraltro legittime di chi per troppo tempo è stato messo ai margini e trascurato.
A seguire su fb, e altri siti, il dibattito, però non se ne cava nulla di buono. Quando leggo frasi del tipo: "Vogliamo la corsia Nord per le biciclette" in una strada dove passano più bus che velocipedi, mi viene da vergognarmi. Dal punto di vista dell'utilità pubblica è chiaro che noi ciclisti sia ancora lo zerovirgola del traffico
Nessun ciclista è riuscito a spiegare in concreto alcune cose fondamentali:
- perchè la bici dovrebbe avere un trattamento speciale in fatto di spazi rispetto agli altri mezzi di trasporto, soprattutto in considerazione di un uso ancora oggettivamente limitato;
- quanto speciale può essere questo trattamento;
- perchè proprio a Via Labicana e non da altre parti di Roma dove si potrebbero ottenere risultati eccellenti senza tante tensioni.
Non voglio fare il guastafeste, ma se si riesce a rispondere in maniera seria e oggettiva a queste tre domande, significa che siamo solo una delle tante lobby che si litigano lo spazio cittadino e, ahimè, una delle meno numerose.
Innanzitutto partiamo da una considerazione meramente politica. Marino è sindaco, ma sostanzialmente perchè la destra non ha votato. Se non sbaglio ha vinto con meno dei voti che aveva Rutelli quando ha perso. Quindi ha un mandato politico debole, che non gli consente di dire che la maggioranza della popolazione è a favore di un radicale cambiamento nel mix dei mezzi di trasporto. Cioè non ha un mandato rivoluzionario.
Mettiamoci l'animo in pace e stiamo tranquilli.
Più importante è che al di là della volontà politica, occorre trovare mezzi razionali e oggettivi per tradurla in pratica, rispettando quel po' di tecnica necessaria per far funzionare le cose. Ma andiamo con ordine.
Via Labicana sembra una battaglia con poche speranze di successo. Non solo gli spazi sono quello che sono, ma soprattutto è un progetto già fatto in ambiente "non ciclistico" che si vuole rappezzare all'ultimo momento. I risultati, a meno di improbabili colpi di genio, saranno comunque poco soddisfacenti.
Ma la domanda che viene è: perchè proprio a Via Labicana? Forse ricorrono particolari condizioni di rischio rispetto ad altre vie cittadine?
Per esempio mi viene in mente Via Prenestina di fronte alla DG ATAC, dove non passano una bici ed una macchina a causa delle auto a spina di pesce sotto la sopraelevata?
Lì non servono cose strane, basta migliorare il rappezzo dello scavo che occupa un quarto di corsia e un po' di multe... oppure rendere ciclabile il marciapiedi... Insomma, un miglioramento paragonabile a quello di Via Labicana, ma senza tanto clamore.
Dovremmo quindi stabilire un indice di rischio per ciascuna situazione e partire con i lavori dove c'e' più rischio!!
Altra domanda cruciale... quanto vale la pista ciclabile? Più di una corsia di sosta? Siamo sicuri? E chi lo stabilisce? Ovviamente il Comune. E se cvale di più la cicalbile perchè solo a Via Labicana e non in tutte le altre vie della Capitale?
E perchè ai ciclisti non basta mettere tutte le auto a trenta, che alla fine è sicuro lo stesso e continuano a volere una corsia tutta per loro? Non sarebbe più utile spendere soldi per mettere autovelox sul Lungotevere?
Insomma alla se risolviamo Via Labicana e basta avremo solo vinto una battaglia.
Quella successiva sarà altrettanto dura.
Se invece cercheremo di trovare una risposta oggettiva alle domande fondamentali, e tradurle in criteri oggettivi di analisi della viabilità e di progettazione, avremo vinto la guerra.
2 commenti:
Lugghino, sembri non aver letto o analizzato a dovere il progetto. Quello che scrivi è giusto, ma solo se lo applichi ad automobili che si muovano nello stesso senso di marcia. Su via Labicana avremo un flusso di auto monodirezionale a salire su tutta la carreggiata, con in più il doppio flusso di tram in mezzo. Questo crea imbuti e strozzature che non consentono alcuna sistemazione decente.
Se vogliamo ragionare con un'ottica europea, l'unica possibilità è lasciare il traffico motorizzato su una delle due carreggiate e riservare l'altra alle biciclette ed all'allargamento dei marciapiedi.
Se vogliamo continuare con quanto è stato fatto fin qui avremo una soluzione raffazzonata in stile ciclabile Colombo, con continui attraversamenti di corsia (e rallentamenti, e pericolo di investimenti) per passare dal lato destro al sinistro.
Personalmente una scelta simile non mi sento di avallarla. La facessero, se proprio credono, ma "not in my name".
Quanto alle soluzioni va ribadito un concetto: le soluzioni le debbono trovare quelli che creano il problema.
Carissimo,
ammetto di non aver esaminato il progetto, ma ho solo dato un'occhiata passando con la bici e con la macchina, tanto per vedere la cosa da entrambi i punti di vista (aiuta).
Sulle piste fatte male hai perfettamente ragione... ma mi sono solo sorpreso a vedere tutti questi ciclisti che si strappano i capelli, creando problemi all'attuale sindaco (che ha almeno cercato di fare qualcosa), quando il guaio l'ha fatto quello precedente, che i ciclisti li ignorava totalmente.
E comunque a Roma di queste situazioni è piena. E si potrebbero risolvere molto più facilmente, con guadagno equivalente sulla sicurezza senza troppo clamore...
Posta un commento