venerdì 28 marzo 2014

MARINO, PER ADESSO SEI UNA CICLOTRAGEDIA

Come va la ciclabilità romana? Bene grazie, seppur nella “continuativa ignoranza”  da parte dell’Amministrazione comunale.

Eh sì perché a parte le belle parole, per adesso dall’amministrazione Marino a noi ciclisti non è giunto proprio nulla, “zero al quoto”.

Nessuna infrastruttura, nessuna delle tante cose promesse o ventilate, nessun piccolo intervento di ulteriore allargamento dell’orario di accessibilità della metro, le strade sono tutte scassate e gli automobilisti continuano a farla da padroni in città con arroganza non temperata.

Si dirà: il Sindaco ha gatte da pelare cosmiche. Alemanno ha lasciato incompiuto il bilancio 2013 con una città al fallimento, poi c’e’ stata la battaglia del salvaroma, e quindi il bilancio 2014… povero sindaco.

Povero Sindaco sì, ma gli assessori? Anche in mancanza di quattrini si possono mandare i vigili in giro a fare le multe a chi lascia la macchina in seconda fila, i controllori sui tram, gli spazzini a pulire, gli stradini a rappezzare le buche e i pittori a imbiancare i passaggi pedonali. Magari qualcosa, mica tutto… non guasterebbe fare qualcosa di concreto per la cittadinanza invece di vantarsi di fare i censimenti dei senza fissa dimora (i quali dovrebbero andare a fare i senza fissa dimora al paese loro,  invece di ingombrarci la città) manco fosse il sindaco della Caritas.


Comunque, per ritornare al ciclistico: MARINO, PER ADESSO SEI UNA CICLOTRAGEDIA.

martedì 25 marzo 2014

Chiedere è lecito ma noi ciclisti non siamo un club di svampiti...

Sono un esponente del razionalismo romantico...
Razionalismo perchè credo nella ragione, romantico perchè penso che usandola si possa, alla fine migliorare il mondo (è un'idea molto romantica).

Per questo non riesco ad adattarmi a quei pezzi sui giornali che parlano di bicicletta, anche in termini molto positivi e romantici, ma nei quali tanto incensamento lascia la sensazione di fare parte di un club di svampiti... tipo non aver mai preso una metro.

La pietra dello scandalo è una petizione poco accurata su una piattaforma di petizioni. Poteva essere un'onestissima e sottoscrivibilissima petizione sull'argomento dell'orario di trasporto biciclette ad altre ore di basso traffico, invece la petizione richiede l'indiscriminata apertura della metro alle biciclette non pieghevoli e per di più senza pagare nulla

a) Bici in metro
Eh sì, perchè se sei uno che la metro la frequenta, sai benissimo che nelle ore di punta non c'e' trippa per gatti. A Piazza Bologna, che frequentavo abbastanza, avevo difficoltà a metterci la mia persona, figurati una bicicletta.

Dirò di più, chi prende la metro, o altri mezzi pubblici nelle ore di alta frequentazione, sa benissimo che anche una pieghevole è di difficile gestione. Innanzitutto perchè ingombra come una valigia, ma poi perchè, a differenza di una valigia, tende a sporcare di grasso chi ci si avvicina troppo (a meno che non prendi una tilt che ha la cinghia di trasmissione).

Non solo, ma anche se riesci ad entrare nella metro, uscirne  al momento giusto comporta più o meno le stesse difficoltà.

Allora cosa puoi fare, nelle ore di punta? Per esempio riservare due posti bici sulla metro, che prendono il posto di dieci persone... ce lo vedete voi la stazione di Bologna, 10 persone che non occupano il posto della bici la mattina alle 8? Ma dai...

b) Bici gratis
E poi, anche se riesci a piazzare la bici dentro, dovresti pure non pagare nulla, lasciare a terra passeggeri paganti per far salire le bici gratis? Ma come si fa solo a pensarle queste cose, e a dargli spazio su giornali che dovrebbero fare ben altre battaglie. Sarebbe l'equivalente trasportistico  del ragionamento pane & brioches attribuito alla povera Maria Antonietta.

La logica dietro questa decisione sarebbe quella di recuperare poche unità di persone che non hanno la pieghevole... sicuramente i numeri in gioco sono così pochi da  non costituire alcun beneficio concreto sul piano ambientale. Stiamo parlando di due ciclisti a convoglio... Sulla linea B si parla di 60 ciclisti l'ora (considerando entrambe le direzioni). Numeri evidentemente insignificanti anche se fossero tutti ex-automobilisti.

c) Morale della favola
Quale morale ha questa favola? Beh... siamo seri e facciamo petizioni serie. Per esempio l'espansione dell'orario di accesso delle bici, che potrebbe andare dalle 10 alle 15 comodamente. O anche prima delle 7. Una bella petizione per questo andrebbe bene, benissimo.

Poi puoi sempre usare le pieghevoli...

Lasciamo perdere le cose assurde, facciamo solo brutta figura.

domenica 23 marzo 2014

La giugulare della Prenestina

Quello che Marco Pierfranceschi e il suo gruppo non hanno potuto osservare nella loro spedizione di ricognizione sugli assi viari veloci, è la vera giugulare della Prenestina, uno dei punti -a mio parere- più critici che si trovi ad affrontare un ciclomobilista romano.

La strizione, nella quale non passano un Bus e una bici, si verifica sulla Prenestina, andando verso il centro, non appena superato il deposito dell'ATAC, sotto la sopraelevata (la maledetta).

Di domenica non si vede, perchè è una strettoia creata dalle auto in sosta.

Infatti le auto (dei dipendenti dell'ATAC, visto che la domenica ce ne sono molte di meno) si dispongono a spina di pesce occupando gran parte della corsia. Qualcuno addirittura si mette parcheggiato accanto ai marciapiedi che bordano i piloni, restringendo la strada ad una corsia secca.

A destra, accanto alle auto in sosta, proprio dove vanno le biciclette, corre la cicatrice lasciata da un vecchio scavo. Per una bici con ruota da venti è praticamente impercorribile. Quindi, quando arrivo a quel punto, ho due alternative.

La prima, mi sposta a sinistra dello scavo. In quel modo blocco definitivamente la Prenestina, o meglio, costringo le auto ad andare alla mia velocità commerciale.

 In quel punto, in leggera salita e vestito da ufficio, con la limitazione antisudore "ON", non supero i 15 km/h. In genere gli automobilisti sopportano, non pochi però ti fanno il filo... Una volta ci siamo trovati un trenino di quattro ciclisti, figuratevi voi.

La seconda, appena passato Piazzale Prenestino, ti sposti tutto a sx. La soluzione non è malvagia, perchè così c'e' posto per tutti. Però, comunque agli automobilisti da' fastidio, perchè stavolta sono loro a dover mettere le loro ruotone ammortizzate sulla trincea... quindi ti passano a 14 mm, anche se non in corsa.

Vi è anche una terza, passare sullo strettissimo marciapiedi, ma è veramente triste, in quanto è interrotto da vari scalini.

Che fare? Fossimo in una civile capitale straniera, si limiterebbe la sosta a sx e si allargherebbe di 80 cm il marciapiedi in modo da creare una corsia ciclabile sul marciapiedi.

Il guaio è che la sosta in zona è tutta dei dipendenti ATAC che lavorano al deposito, quindi con un fortissimo potere contrattuale, anche èerchè molti di loro "montano" prima dell'inizio del servizio pubblico, quindi è anche difficile chiedere loro di venire a lavorare con il bus...

venerdì 21 marzo 2014

Se ci siamo giocati i anche Fori...

Alla faccia di tutte le belle intenzioni...

Dalla pedonalizzazione, alla ciclabilizzazione etc etc etc... insomma, se passate per Via dei Fori Imperiali, il tratto dal Colosseo a Via Cavour, vi rendete conto che per una pieghevole è semplicemente impercorribile.

Tra i Sampietrini sconnessi all'ennesima potenza, le trincee dei lavori che sprofondano, per passare da quelle parti ci vuole almeno la front.

E' proprio triste, va ammesso.

Ma quale attenzione alla ciclabilità, incredibile ma vero, l'infrastruttura ciclabile peggiora ancora.



giovedì 13 marzo 2014

Vado in bicicletta perchè... (Il Marziano NON è madre Teresa di Calcutta)

Con riferimento al post precedente, sull'uso del bus, pochi giorni di uso del mezzo pubblico mi hanno fatto tornare una voglia acuta di utilizzo della bicicletta... Ma con una nuova ragione, ovvero:

Vado in bicicletta perchè il bus è pieno di gente inavvicinabile

Ovviamente non tutti i bus. Ma i tram sì.

Martedì sera in ritorno da Bruxelles prendo il tram alla stazione Termini (erano le 11:40, e arriva un magnifico 14 nuovo modello 8 (quelli  belli che non vediamo mai in periferia). Come salgo a bordo... due barboni addormentati che rendono inabitabile un'intera sezione del tram. Poi dice, appunto, che non li mandano in periferia...

Vabbe'... capita.

Se non che il tram si popola, ed è così tutte le sere, di mendicanti indiani che riportano i loro fagotti, slavi di varia estrazione 'mbriachi con facce veramente patibolari, zingari del campo più o meno profumati come i barboni... insomma, un campionario di umanità che se uno è depresso si spara, ma che soprattutto fa sì che una persona con una normale vita economica, ovvero un impiegato che abiti in periferia, mettiamo una donna che non si voglia infagottare, fugga dall'uso del mezzo pubblico.

Sono cresciuto a Prenestino e ho studiato a Centocelle, quindi la periferia non mi fa paura e ne conosco gli aspetti positivi. La differenza rispetto allora è che la situazione era in evoluzione positiva. Ovvero, se  pur con problemi e contraddizioni, il livello di vita migliorava, le baracche sparivano e nascevano case popolari, dalle sterpaglie uscivano fuori i parchi. Insomma, era una periferia che si gettava dietro le spalle la povertà e addirittura intendeva diventare accogliente e piacevole.

Adesso invece, pur con i problemi derivanti dalla crisi economica, la povertà è aumentata di brutto ed è tutta d'importazione.

Le baraccopoli (tipo Borghetto Prenestino, nella foto) che erano state abbattute sono ricomparse come campi zingari, pullulano le tendopoli, abbiamo un'importazione di Indiani o simili che purtroppo non riescono a fare altro che vendere abusivamente paccottiglia...

Abbiamo importato tanto sottoproletariato dall'Est Europa con il miraggio di un lavoro (spesso al nero) in un'edilizia ormai in crisi che per perpetuarsi vorrebbe continuare a consumare territorio.

Quindi cosa si pensa di fare?

Di risolvere i problemi di povertà del Sub Continente indiano facendo trasferire tutti i disgraziati a Roma?

Di far convergere a Roma tutti gli zingari che gli altri paesi dell'Unione rifiutano nelle baraccopoli romane?

Di continuare ad ospitare operai edili che quando non ci sono cantieri si danno al furto e alla rapina (che gli attuali scassi siano opera di operai edili esperti è chiaro a tutti).

E nel più piccolo, tanto per tornare al senso del post... il mezzo pubblico serve ai lavoratori per andare al lavoro o ai mendicanti per andare a mendicare?

E come puoi pensare che la popolazione attiva ti prenda il mezzo pubblico se lo riempi di una quantità di poveracci assolutamente sproporzionata a quello che l'Italia produce, che vivono sotto un livello considerato civile?

Scusate, ma io voglio bene alla periferia di Roma, e non sono Madre Teresa di Calcutta.

Tutta questa gente, rimandiamola ai loro paesi a conquistarsi il benessere economico come facemmo noi Italiani a suo tempo (e se emigrammo fu verso paesi con prospettive di espansione).

Se non siamo in grado di dar loro un lavoro decente, che ce li teniamo a fare? Solo a degradare ulteriormente le nostre povere periferie e a render più difficile l'emergere dei nostri poveri.

Prego solo commenti circostanziati.

mercoledì 12 marzo 2014

Cari lettori scusatemi se vi trascuro

Cari lettori,
scusatemi se vi trascuro un pochino, ma in questo periodo un insolito viavai con l'estero e la pressione del lavoro ha un po' rallentato l'attività editoriale marziana.

Debbo dire che non è solo questo, ma è che sto attraversando un periodo di scoraggiamento come ciclista e come romano. Come ciclista romano.

Certo, perchè il mix di viaggi e un problema tecnico alla BFold (ancora in assistenza per garanzia) mi hanno un po' allontanato dall'attività ciclistica. Per compensare ho ripreso un po' di  jogging, ma il vero problema è che sono poco attirato dal ricominciare la guerra.

La guerra quotidiana che fai andando in bicicletta a Roma, la lotta contro un ambiente costantemente ostile, che fa progressi micrometrici e dall'asfaltatura della pista del Tevere non ci ha portato più nessuna buona notizia.

Torno appena adesso da Bruxelles, dove in occasione della costruzione del nuovo quartier generale della NATO hanno risistemato Rue de La Fusee, lungo la quale sorge, e dove sorge incidentalmente una delle mie mete.

Bene, la strada è stata ristrutturata in tre anni con sottopassaggi per le auto e un bel tram al centro. Ai lati, marciapiedi e piste ciclabili, per cui dal centro città (si sta a metà strada tra il centro e l'aeroporto) si arriva fino a lì tranquillamente in bicicletta. E la gente comincia ad usarla parecchio.

Noi un cazzo (scusatemi lo sfogo...) nel senso che non solo ci siamo beccati 5 anni di anatemi alemannici (ma gli alemanni veri,  avoja a piste) ma adesso anche Marino sta producendo ben poco. E' vero che non è neanche un anno che sta in sella, ma di questo passo manco se rimane sindaco venti mandati avremo nulla.

Il vero problema rimane, però, Roma nel suo complesso. Sembra in atto un "elogio del peggio". Zozza come non mai, sbracata come non mai. Piena di gente che non ha niente da fare e lo viene a fare a Roma. 

E noi niente, senza fare nulla, ad abbozzare, come se fossimo condannati a vivere, sempre peggio, in una città che non riesce mai a migliorare. 

Perchè evidentemente non ci crediamo più.



martedì 4 marzo 2014

Metro C Story

Da buon pieghevolista sono molto interessato all’espansione della rete della Metro, che mi permette, appunto, di sfruttare al meglio la multimodalità.

Da cattivo italiano sono anche molto interessato all’impiego dei soldi pubblici, e mi pare che adesso ci sia da stare veramente in pensiero. Infatti, forse la più costosa opera pubblica in Italia, rischia di uscire un aborto per un concorso di ignavie e malafedi incrociate.

Sto parlando della Metro C, il Ponte di Messina sotto Roma.

E sì, perche la nostra terza linea della metropolitana, arrivata appena a metà del percorso, costa ormai più delle previsioni sul Ponte di Messina (sarebbe stato interessante vedere poi la realtà…).

Quindi quando si dice che a Roma non si spende abbastanza per i mezzi pubblici… ci sbagliamo di grosso. Lo Stato sta spendendo un botto per i mezzi pubblici a Roma: la metro C, appunto.

Innanzitutto anche al profano non può sfuggire un particolare, che è il vero peccato originale della C: perchè sostituisceuna linea preesistente? Non la si poteva fare andare ad esempio a Tor Vergata, e lasciare Il tranvetto della Casilina?

In effetti il progetto originario era porprio questo, ma pare che l’allora rettore torvergatese si oppose strenuamente e al Ministero qualche genio propose di usare la linea appena ristrutturata (il “tranvetto” appunto) come se fosse gratis. Veltroni, allora, invece di incenerire il rettore,  scelse la via della minore resistenza: il tracciato della Metro… sotto la Casilina, appunto.”Maanche”Evabbè.

Altro grosso problema è che è una metro progettata per essere manuale, ma poi trasformata, sempre su richiesta dei soliti geni al Ministero ,in automatica, e quindi si porta i costi dell’una e dell’altra soluzione...

Sia come sia, come per l’Anello di Sauron, della Metro C il romano non sa’ più nulla fino a quando non riappare vicino al centro. Ovvero si comincia a scavare in quartieri benino (piazza Lodi), bene (San Giovanni) e benissimo, quando addirittura si pone il problema delle stazioni del centro storico.

Lì i guai sono drammatici. La Sovrintendenza, ovviamente, pretende che gli scavi della Metro siano archeologici e non industriali. Benissimo, per carità, ma la Sovrintendenza dovrebbe avere il compito di far convivere il vecchio con il nuovo… siamo a Roma, perdio, mica a Pompei o ad Ercolano.

Quindi non solo vengono caricati sui costi della metro gli scavi archeologici, ma saltano le stazioni sotto il centro storico, in particolare la Chiesa Nuova, che avrebbe permesso effettivamente di chiudere il centro storico alle auto.

Anche la stazione di Piazza Venezia rimane in bilico per un bel po’... è ancora in programma, ma chissà se poi si riuscirà effettivamente a farla.

Intanto i costi lievitano. Sappiamo tutti che sale il costo delle materie prime (in particolare il ferro) e il tempo dei lavori. La regione non paga la sua quota e i costruttori dell’opera bussano alle porte del Comune per chiedere aumenti.

Marino, che ha ereditato una situazione drammatica dalla precedente gestione, rimane scottato dalla “pedonalizzazione” dei Fori, che alla fine parte proprio dalla necessità di aprire i cantieri della fermata del Colosseo, ovvero il non rinunciabile aggancio alla linea B.

Si, perchè… tutti i tizi che vengono dalla Casilina, dove li scarichi, sennò? A Piazza Lodi (e che fanno aspettano il bus per Termini?) A San Giovanni (Salgono sulla stracarica Linea A?).

E qui si scatena la bagarre.

A parte tutte le lagne piantate sulla finta pedonalizzaizone dei Fori, si scatenano una serie di “salvaguardisti” che temono il crollo del Colosseo, della basilica di Massenzio, etc. etc. a causa dei lavori della metro… dimenticando, forse, che proprio in quel punto una metro è stata già fatta, la linea B, per l’appunto, e che la C, passando molto più in basso e con se moderne tecniche di scavo, problemi proprio non ne potrebbe dare.

Tra le polemiche, gli alti lai sugli alberi tagliati come se ci fossero solo quelli nel mondo e come se una metropolitana non portasse importanti benefici ambientali per la città. Si intravede invece il fastidio di qualche potente che abita al Celio e al quale aprire una così importante linea di comunicazione non importa affatto, tanto lui al centro già ci abita e poi vuoi mettere la plebe scaricata sotto casa?

Sta di fatto che in questi giorni, complice la stretta sul bilancio del Comune, la decisione di portare la Metro almeno fino al Colosseo, sta vacillando.

Se fosse interrotta la Metro C sarebbe uno spreco COLOSSEALE di denaro pubblico.


Occorre assolutamente impedirlo.

lunedì 3 marzo 2014

Non con l'oro, ma col ferro...

Facciamo un salto indietro nella storia di Roma. Siamo nel a.390 c. Il Gallo Brenno ha sbaragliato i Romani e conquistato l’Urbe.

Come tutti i barbari che vivono di rapina, propone  un riscatto alla popolazione dell’Urbe, la vita in cambio dell’oro che, presumibilmente nascosto, difficilmente sarebbe riuscito a trovare (in maniera completa).

Alla pesa dell’oro ci sono un po’ di discussioni sulla misura, etc.  La tradizione vuole che Brenno abbia lanciato la propria spada sul piatto della bilancia (ovviamente non dalla parte dell’oro) e abbia pronunciato la famosa frase Vae Victis,  Guai ai Vinti, per ricordare che alla fine chi vince comanda. Punto.

Se non che a quel punto si presenta un certo Marco Furio Camillo che, tornato con un esercito dalle campagne circostanti, di frase ne pronuncia un’altra, altrettanto famosa: “Non con l’oro ma col ferro si libera Roma”. E giù botte a Brenno, che deve scappare e tornarsene da dove era venuto.

Per tornare ai nostri giorni, ho letto da qualche parte che l’amministrazione comunale intende aumentare l’importo delle multe per chi viene sorpreso senza biglietto sul bus. Bellissimo, ma nei tanti giorni che ho usato il bus da settembre ad adesso, non ho visto mai un controllore. A Bruxelles sì, ma a Roma no. E allora?

Quello che spaventa il criminale non è tanto l’entità della pena, ma la probabilità di beccarsela. 

Per  questo la pena di morte non funziona come deterrente. perchè chi compie certe cose pensa di farla franca, e non perchè ha paura di essere giustiziato più di quanto abbia paura di farsi trent’anni o l’ergastolo.

Quindi l’ATAC farebbe bene a soprassedere ad aumentare le multe, il cui esagerato importo è anzi un freno alla loro comminazione in tutti i casi dubbi, e invece mandare in giro un numero decisamente più alto di controllori, così da incrementare la probabilità di prendere la sanzione.

Solo che mandare in giro i controllori costa fatica e tempo, e non è un mestiere piacevole, specie in Italia, dove vige la logica del “povero Cristo che prende il bus, se avesse due lire andrebbe in macchina”.

Ricordiamoci la lezione di Camillo: Non è con l’oro (l’entità delle multe) che si libera Roma, ma con il ferro (andare a fare i controlli)... e pure con tram e metropolitane (tanto per rimanere in tema di ferro).