Babbo Natale ci ha portato il barile di greggio a 34 dollari… E’ uno di quei regali che non si capisce se sia un vero regalo o una punizione. Come quando regalano al pargolo la batteria per suonare. D’altra parte, a pensarci bene, il petrolio è un parente molto prossimo del carbone.
Su come si sia passati dai 144 dollari di luglio ai 34 di oggi, gli economisti possono sbizzarrirsi ampiamente… Sicuramente i 144 dollari avevano al loro interno una notevole dose di speculazione. Era stato detto, e ridetto.
Eravamo tutti più ricchi, prima del grande collasso finanziario, ed il suo trasferimento all’economia reale.
Ora la domanda è crollata. Non ho dati freschi, ma credo che lo stop delle navi che portavano i carichi di merce dalla Cina all’America e all’Europa influisca molto su questa quotazione.
Ovviamente la cosa ha aspetti positivi e aspetti negativi. Diamoci un'occhiata.
Aspetti positivi: in una recessione come quella che viviamo, avere l’energia a basso prezzo è un’importante fattore. Ci dovrebbe aiutare ad uscire più velocemente dalla crisi. Certo, preferiremmo tutti pagare il petrolio un occhio della testa in un’economia che vola, ma se l’economia sta ferma, o indietreggia, il basso prezzo del petrolio può aiutare a ripartire. Per esempio il prezzo delle merci dovrebbe calare (sta calando), sia per i costi di produzione che di trasporto. Inoltre muoverci e riscaldarci costa sicuramente di meno, a tutti.
Un altro aspetto positivo è che si è interrotto il fiume di denaro che si dirigeva verso i Paesi produttori. La cosa non è buona in se’, anzi. Abbiamo di nuovo molti milioni di poveri.
Ma visto l’uso che questi Paesi avevano cominciato a farne, non c’era da stare tranquilli. Ad esempio la Russia aveva ricominciato a parlare di armamenti e ad avere un certo atteggiamento aggressivo nei confronti dei vicini.
Adesso anche a Mosca si deve ricominciare a parlare di economia, di amicizia e di integrazione. Spendere i soldi del petrolio per il pane e non per i cannoni.
Aspetti negativi: non sono pochi, paradossalmente anche di più di quelli positivi.
La caduta del prezzo del petrolio mette una seria ipoteca su tutti gli investimenti legati all’efficienza ed autonomia energetica. Dalla costruzione delle centrali nucleari, alla sostituzione della macchina vecchia, il ritorno sull’investimento è crollato.
In mezzo ci sono una marea di investimenti piccoli e grandi che vengono fermati… quindi anche questo è un rallentamento dell’economia.
Alcuni esempi:
- potrebbero essere chiusi molti giacimenti marginali, come quelli del Mare del Nord. Giacimenti costosi da sfruttare, che comunque mettevano in moto una considerevole quantità di quattrini (l’economia delle piattaforma, la produzione degli elicotteri, etc.);
- io non vedo la necessità di sostituire l'auto, e quindi cerco di tirarla per almeno un altro paio d'anni;
- il mio collega non vede la convenienza di installare uno scaldabagno solare, visto l'abbassamento delle tariffe;
Questa è una delle maledizioni del petrolio.
La sua sostituzione su basi di pura convenienza economica è sempre minata dal fatto che, non appena si comincia a pianificare seriamente di farne a meno, il suo prezzo crolla e rende antieconomica qualunque altra forma di produzione di energia.
E per la bicicletta?
Andare in auto è meno costoso, certo, ma il prezzo basso del petrolio per adesso non cancella la crisi. La riduzione del costo della benzina è notevole, ma anche l’economia ha rallentato.
Malgrado la stagione, io vedo sempre più ciclisti.
Comunque, pur tifando per la bicicletta nessuno vuole che si imponga per pura fame…
certo che, girando meno soldi, sarà comunque più difficile convincere le amministrazioni pubbliche a dedicare risorse per le due ruote a pedali…
giovedì 25 dicembre 2008
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