Sabato e domenica mi sono unito all’orda anomala e sono andato a gustarmi il Tevere in piena. Ovviamente in bici!
Sabato era iniziata bene, ma il pomeriggio, a dispetto delle previsioni, ha messo rapidamente a brutto. E’ cominciata una pioggerellina fine ma non gelida. Adeguatamente protetto ho continuato il mio giro lungo il Tevere.
Ovviamente la pista non era percorribile, se non con il pedalò, e quindi ho ripiegato sugli argini. Ponte Milvio era chiuso, a causa del pericolo piena. Non potendo attraversare il fiume, ho continuato sugli argini verso il centro.
Ho scoperto che da Ponte Milvio, lato auditorium, il Lungotevere Salvo D’Acquisto, che poi diventa Lungotevere Flaminio, è dotato dal lato fiume di un magnifico marciapiede ampio e ben tenuto, che arriva fino a Ponte Risorgimento, per la bellezza di 2,4 km.
Pertanto il Sindaco potrebbe fare bellissima figura sparando una pista gradevole e utile, anche nella prospettiva della realizzazione del Ponte della Musica, la passerella pedonale (spero anche ciclabile) di prossima costruzione.
L’unico punto critico lo abbiamo all’altezza del TAR, dove per fare posto alle auto parcheggiate a spina di pesce, il marciapiede è stato affettato lasciando non più di un’ottantina di centimetri, con qualche palo in mezzo, difficoltà peraltro ampiamente superabile recuperando mezzo metro al parcheggio.
Domenica ha portato il sole. Inspiegabilmente, malgrado il vistoso abbassamento del fiume, Ponte Milvio era ancora chiuso e piantonato da 2 vigili (lato auditorium), 4 vigili e due carabinieri dal lato del Lungotevere Maresciallo Diaz.
Stupito ho fatto il giro dal Foro Italico e ho percorso, insieme ad un nugolo di altri ciclisti, la pista verso Castel Giubileo. Al ritorno ho continuato per la pista di Via Capoprati (sempre la stessa, ovvio) con sorpresina finale: all’altezza di Largo Maresciallo Giardino, un Vigile molto zelante aveva nastrato l’accesso alla pista, cercando di impedire il passaggio ai ciclisti.
Il Vigile, simpatico e coi baffoni, era visibilmente imbarazzato. Infatti i suoi ordini erano chiari. La pista ufficialmente era chiusa. Che poi dall’altra estremità (della pista) non lo considerassero, lo metteva in seria difficoltà.
In particolare un capofamiglia (6 persone, tutti in bicicletta, la più piccola con ciuccio e bici a rotelle), faceva notare che era arrivato dalla pista e voleva solo tornare indietro fino a Ponte Milvio senza essere costretto a portare i pargoli per strada. Come dargli torto?
Morale: tenere chiuse piste e ponti in una giornata di sole e livello basso del fiume non è stata una buona idea. Un altro vigile mi ha detto: “E’ chiuso per la piena”. Al che io indicando il fiume ho detto “Ma è finita la piena…” e lui “Ha ragione, anche perché ci volgiono due minuti a chiudere il ponte in caso di pericolo”.
Bilancio: molte ore lavoro di poveri vigili per nessun pericolo… Forse dovremmo migliorare la nostra efficienza…
domenica 14 dicembre 2008
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3 commenti:
Anche io ieri ho notato le tante chiusure immotivate.
Il tratto fra Capoprati e Ponte Milvio è rimasto nastrato solo per mancanza di direttive, un vigile a ponte milvio mi ha detto che in effetti non c'era motivo per chiuderla.
Oltra a Ponte Milvio era chiuso e nastrato anche Ponte Nomentano sull'Aniene, mentre era perfettamente percorribile, anche se potenzialmente più pericolosa la pista "delle valli" dove le casette erano ancora allagate.
Chiuso infine per ripristino degli argini il tratto finale della pista verso castel giubileo con tanto di "moccoli" dei ciclisti arrivati inutilmente fin la...
Piuttosto qualche "collega" ciclista ha ripaerto arbitrariamente il tratto chiuso all'altezza del tennis club in prossimità di villa ada.
Diciamo che il tevere appariva veramente basso... Ovviamente, poteva esserci qualche diga in manovra. Ad esempio ho sentito, ma solo sentito, che era stata aperta la diga di Corbara, mentre la piena dell'Aniene era sta innescata dalla necessità di aprire la diga di Tivoli... Poteva accadere anche di giorno con un'ondata di piena di provenienza artificiale. La vita è pine adi rischi... niente in confronto a pedalare sulle strade di Roma.
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