La cronaca di questi due giorni ci ha portato la tragica notizia della morte, in due incidenti distinti, di due adolescenti alla guida di due mezzi di quelli chiamati “macchinette”.
La dinamica dei due incidenti appare –stando a quanto riportato dai giornali- molto simile. Il guidatore perde il controllo del mezzo e finisce contro un ostacolo (autobus o palo, o guardrail). La limitata protezione che forniscono le strutture, la mancanza di airbag, rendono l’urto fatale. Entrambi i ragazzi muoiono tra le lamiere.
Questa sequenza porta il mondo delle microcar sotto i riflettori della stampa, e si scopre che a Roma, forse per la loro diffusione, abbiamo un numero di incidenti da macchinette molto elevato. I genitori, che guardano alle macchinette come un’alternativa sicura (ma costosa) ai motorini, scoprono a loro volta che le quattro ruote non sono di per sé una garanzia.
Nota: Probabilmente le macchinette in questione procedevano a velocità superiori a quelle autorizzate, grazie alla rimozione dei sistemi di depotenziamento dei motori. Non mi intendo ingegneria automobilistica, ma non ci vuole un mago per sapere che al raddoppio della velocità aumenta di 4 volte l’energia cinetica da smaltire, e che questo è un problema serissimo in caso di urto.
Tra le reazioni dei genitori annoveriamo quella del nostro Sindaco, che è anche padre di un 15enne macchinettizzato, che giustamente auspica un maggior controllo dei “truccatori” professionisti (come se i genitori fossero all’oscuro) e di corsi di guida sicura, o comunque un maggior addestramento per i conducenti. Qualcuno parla di elevare l’età della macchinetta a 16 anni, ma potete scommetterci che non se ne farà nulla.
Mi pare che stiamo producendo generazioni di adultini, che replicano con i loro comportamenti sballati (auto + sigarette) le cattive abitudini degli adulti. In questo i genitori devono essere più fermi e non compiacersi di aver passato questi vizi ai figli
Ma ricordiamo che la proliferazione di macchinette, così come quella dei motorini, è anche figlia della mancanza di alternative pratiche in tema di mobilità individuale che Roma offre agli adolescenti e ai giovani… già indovinate di che parlo? Sì, proprio loro, biciclette e piste ciclabili.
Ma nessun genitore sano di mente manderebbe un dodicenne in mezzo alla bolgia attuale. Le piste sono necessarie, anche se qualche ciclista le disdegna, per ridurre il rischio traffico…. Se attuata la mitica accoppiata, se adottata dagli adolescenti (diciamo dai 12 anni in su’) avrebbe una serie piuttosto consistente di vantaggi:
a) migliorerebbe la mobilità individuale dei giovani, scaricando le strade delle auto di tanti genitori-accompagnatori. Con questo si ridurrebbe anche l’inquinamento
b) ridurrebbe i casi di obesità e aumenterebbe il tono muscolare dei ragazzi;
c) ridurrebbe le differenze generate dal reddito familiare;
d) aumenterebbe la sicurezza stradale dei giovani, riducendo il nume dei motorini in circolazione.
La scuola media potrebbe organizzare corsi teorico pratici di guida bicicletta per Roma, con un “patentino” che riconosca quanto fatto dall’allievo. Rimane il problema delle piste che sono il primo mattone di questa costruzione.
Qualcuno è disposto a porgere orecchio a queste argomentazioni? Qualcuno, ma al di fuori della cerchia dei ciclisti, sembra che i contrari siano, se non la maggioranza, una fortissima minoranza che non ha nessuna voglia di cedere spazio o finanziamenti.
Sono ancora in molti, e non solo i fabbricatori e venditori di microcar, ad essere contrari all’espansione della bicicletta come mezzo di trasporto e alla costruzione di piste ciclabili.
Financo i pedoni –come stiamo vedendo fare ad Ostia per il bike-sharing- si oppongono (caso unico nell’Europa che conosco) all’apertura delle aree pedonali alle biciclette… laddove ad Amsterdam ci passa il tram, addirittura senza protezioni di sorta.
Ma inaspettatamente (per me) il Presidente Berlusconi le ha anche citate nel proprio discorso a Roma. Vedremo se erano solo discorsi pre-elettorali o se il centro-destra ne realizzerà un bel po’ (a differenza del centro-sinistra che dice di appoggiarle ma poi ne realizza pochine) e soprattutto se saranno costruite anche nei comuni del centro Sud (al Nord –se si eccettua Milano, mi si sa come sono i Milanesi- non ho grandi dubbi, vista la tradizione).
L’Italia ha un urgente bisogno di soluzioni pratiche ed economiche (=efficienti) per tentare di mantenere il posto tra le nazioni industrialmente avanzate, che i nostri padri e i nostri nonni hanno conquistato nel dopoguerra. E la bicicletta è una di queste.