Preso in ambasce vulcaniche ho comunque preferito rimanere dalle parti di Roma ho organizzato una classica in solitario: Trevigano-Mola di Oriolo. Lascio l’auto al parcheggio vicino alla strada che va al campo sportivo, salgo fino al sentiero Spallettoni, prendo il sentiero e mi infilo nella ciclovia dei boschi. Ad Oriolo rifornimento di pane e porchetta e poi via fino alla Mola. SI mangia, si spiffera e poi indietro.
Lasciate le nuvole di Roma, sono arrivato a Trevignano con un bellissimo sole. Parto, e mi infilo nel sentiero. Arrivato alla prima tappa, vedo un nastro a strisce bianche e rosse che ostruisce il sentiero. Resisto alla tentazione di tagliarlo, ma lo supero. Se non che cominciano ad arrivare, uno dopo l’altro, tutta una serie di ciclisti vestiti proprio come dovrebbero essere vestiti i ciclisti secondo i fabbricanti di vestiti da ciclisti.
Devo dire che ho subito ricollegato il nastro ad un numero che ognuno portava sul manubrio, e ho capito che era una corsa. La parte facile perché era in discesa. Bevabbè, non andavano neanche tanto veloce, anzi, qualcuno era decisamente peggio della media di quelli di cicloappuntamenti.
Insomma, visto che non avevo alternative, mi sono rassegnato a salire piano piano, praticamente pedalando nelle fratte, in modo da non ostruire la corsa. Che poi nessuno aveva annunciato. Insomma una cosa tipo quella che ho fatto per andare a cercare il poncho (8 km contromano).
Nessuno si è adirato, e tutti mi hanno salutato cortesemente, anche se un po’ frettolosi. Arrivato al secondo bivio ho trovato due addetti della protezione civile che stavano proteggendo il circuito. Devo dire che sono rimasti piuttosto stupiti al vedermi sbucare contromano, però non si sono scandalizzati più di tanto. Devono aver realizzato che il varco a valle era rimasto protetto (e quella è stata la mia fortuna).
Per fortuna in quel punto il circuito si allontanava dal mio sentiero, e quindi mi sono fermato 10 minuti con i protettori civili. Lo spettacolo era interessante. Stavamo vicino ad una curva a gomito in discesa sterrata con sassi. Lato esterno bordato da siepi di rovi. Il tutto mi ha dato idea di un notevole pericolo, ed in effetti un ciclista era stato portato via in ambulanza poco prima.
Salutato i protettori ho continuato per la mia strada. Attraversato il bosco mi sono ritrovato improvvisamente, senza preavviso, di nuovo nella gara e di nuovo contromano. Lì la strada è ampia e non mi sono preoccupato. Io ero in discesa e loro in salita, e molto più abbacchiati di prima. Li ho tranquillamente scartati, ho ri-salutato un po’ di quelli che avevo salutato sulla salita e ho continuato per la mia strada…
Cavolo, non ho pensato a fare qualche foto! Sarà che erano soprattutto omini…
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