lunedì 30 aprile 2012

Altro che salvaciclisti!


Domenica post-salvaciclisti, tempo pioviccica, anzi-no, ciclabile teverina. Ingresso da Ponte Risorgimento, direzione Isola Tiberina per picnic di fronte al fiume.

Passo sotto ponte Matteotti e alle mie spalle sento un rumore di motore. Una delle auto che spesso staziona vicino ai barconi ritorna in vita. Vabbè, occorre tollerare, d’altra parte…

Solo che stavolta è diverso.

Infatti l’auto parte a razzo (…a cazzo, direi) mi supera in velocità e imbocca il resto della pista ad andatura sostenuta. Diciamo sopra i 60, se l’occhio ancora mi aiuta.

Mi passa abbastanza vicino, evita un paio di ciclisti che provengono in direzione opposta (e che non fanno una piega, neanche un vaffanculino) e continua per la pista sollevando un nuvolone della miseria. Capendo che è inutile inseguirla (immagino che fosse diretta ad una delle uscite) mi fermo per scampare almeno il nuvolone.

Posatasi la nube continuo, un po’ incazzato, devo dire.

L’auto non era uscita dalla pista, ma la ritrovo appena prima di Castel S. Angelo, parcheggiata fuori da uno dei barconi con in corso una festa. Vuota, disabitata, non avevo visto il conducente, quindi niente. Vai a capire chi fosse.

Questo post tanto per dire: altro che salvaciclisti, altro che migliorare la situazione delle strade, qui si comincia ad essere minacciati dalle auto in casa propria, proprio sulle piste ciclabili.

Infine Stigmatizzo il menefreghismo degli altri ciclisti. Se avessimo reagito tutti quanti sicuramente saremmo riusciti a bloccarlo e a chiamare i vigili.

I quali avrebbero detto… “Faccia er Bravo”  (vedi articolo di oggi sul CdS).

domenica 29 aprile 2012

Salvaciclisti!


Via dei Fori Imperiali era piena, soprattutto se si conta che una buona parte dei ciclisti che conosco ha usato il ponte per alcune belle gite.

A proposito, auguri di pronta guarigione a Fabrizio (Hash) che ha avuto un incidente in una di queste. Ieri sera mi hanno detto che sta meglio e la cosa non dovrebbe essere così grave come temuto.

Ad un certo punto, al suonare dei fischietti ci siamo buttati tutti a terra (i pantaloni chiari!). Mi sono adeguato anche se mi sono sentito un po’ deficiente, cmq, è il teatrino del flashmob.Buono per gli studenti, un po’ meno per gli adulti, specie se non appartenenti alla razza umana.

E’ stata una grande occasione per incontrare tutti coloro che sono rimasti in città, perché c’erano proprio tutti. E’ stato anche il modo di conoscere alcuni amici i FB (Es.: Monorotaia Convinta) ed il suo triciclo fosforescente.

Il bello è venuto dopo: infatti il deflusso dei 2000 (credo) ciclisti non poteva essere  “indolore”, e sono nate tante Ciemmine che si sono snodate per il centro. Mi sono associato ad una di queste, nel senso che tanti ciclisti che pedalano insieme sono il traffico. Mi sono un po’ girato solo quando ho visto i soliti esagitati che rallentavano apposta (sotto i 10 km/h su Lungotevere), perché è una cosa che cmq non mi piace.


Poche centinaia di metri più in là il traffico si bloccava del tutto da solo, il che mi ha dato motivo di riflettere sul fatto che gli automobilisti sanno fare tutto da soli e non hanno bisogno dei ciclisti, anzi… In particolare mi sono rivisto tutte le volte che, con i bambini in auto, mi trovavo bloccato sul Lungotevere.

Passato il periodo dei seggiolini, l’auto è stata una scelta obbligata per il loro trasporto fino a quando non hanno cominciato a pedalare per proprio conto, anche abbastanza presto. Certo, se ci fossero state le piste del Piano uno avrebbe potuto muoversi tranquillamente per la città anche con i bambini grandicelli, a patto di convincerli a pedalare a sufficienza. Ma all’epoca dei miei figli piccoli non c’era nemmeno la pista sul Lungotevere.

Comunque ho realizzato che in questi anni di uso intensivo della bicicletta, l’ingorgo è divenuto un concetto “esterno”, ovvero l’ingorgo lo fanno gli altri, io non partecipo e ci passo attraverso. Con l’uso della bici+treno la situazione è addirittura migliorata.

Comunque, salviamo i ciclisti!

La manifestazione è stata di dimensioni tali da non poter essere ignorata. E’ stata una grande prova di civiltà, come ha giustamente fatto osservare Carmine, i Fori Imperiali li abbiamo restituiti lindi e pinti come li abbiamo trovati. Non è volato uno schiaffo e le Forze dell’Ordine hanno avuto un pomeriggio di tutto riposo. 

Abbiamo fatto anche il pieno di famiglie, che appunto sono quelle che attendono le piste per circolare in sicurezza.

Contro
Sommessamente noto che purtroppo non è stata neanche quel blockbuster di cui avremmo avuto bisogno per affermarci come tendenza politica, ovvero una partecipazione tipo concerto primo maggio, tanta gente che non si entra in piazza.

Dobbiamo ancora crescere ed organizzarci. 

Soprattutto occorre costruire un interlocutore istituzionale assolutamente di parte, ovvero che pur di ottenere vantaggi concreti non guardi in faccia a nessuno e si venda ad ogni elezione al miglior offerente.

E sia in grado di far rispettare le promesse elettorali, altrimenti neanche quello serve a nulla! 

venerdì 27 aprile 2012

Cominciamo a realizzare il piano quadro


Riporto dal CdS:

I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma piazza Dante hanno arrestato due cittadini xxx di 21 e 49 anni, gia' conosciuti alle forze dell’ordine, con l’accusa di furto aggravato. I due xxxx sono stati sorpresi in via della Cava Aurelia in possesso di 4 biciclette, modello “Mountain Bike” risultate rubate qualche minuto prima nelle vicinanze in via Etruria. I ladri di biciclette sono stati trattenuti in caserma in attesa di essere sottoposti al rito direttissimo. (Omniroma)

E dopo il rito direttissimo? Non è che li rilasciano? A rubare di nuovo? E lo credo che poi si spostano in massa qui, è il paradiso.

Io suggerisco che vengano messi per qualche mese (anno ?) a pala e piccone, pennello rosa e bianco, a fare piste ciclabili.

Consiglio 200 km tanto per iniziare, Così cominciamo finalmente a realizzare il piano quadro!

E poi la promessa che se li beccano  un’altra volta li mettiamo a risistemare –pala e piccone- l’intera Francigena.

martedì 24 aprile 2012

Il Marziano fa approvare il piano quadro della ciclabilità


Il merito è tutto mio, lo so, ma non c’e’ bisogno che mi rendiate omaggio.

Alzatevi, perché le persone in ginocchio, anche se effettivamente c’e’ motivo, mi imbarazzano.

Il Comune ha seguito le disposizioni del Marziano e ha approvato il piano. Tutto qui, ma che altro vi aspettavate?

Il semplice fatto di rappresentare un blog con molti miliardi di lettori distribuiti su 5 pianeti e 12 lune (e molti asteroidi, per essere sinceri) –e nessuno di questi fa un pidocchioso click su di una pubblicità- ha ottenuto il risultato che ormai tutti auspicavano.

Ai Bikediabli,  Marchilatini, Marchipiefranceschi, Sergitrillì, , Rotafixi, Cicleppi,  Loschindividui, Ceskelillo, Giselle Martine, Bicisnobbe e tutti gli altri che –nel loro piccolo- si sono impegnati, non possiamo negare un ringraziamento.

Un ringraziamento per per esser andati alle riunioni a sorbirsi i politici e soprattutto (orrore) le altre associazioni ciclistiche, quelle che non gli va mai bene niente ma anche il contrario pure quello non gli va bene,  che ti fanno venire voglia di prendere il SUV per metterli sotto tutti.

Tutti insieme godiamoci il momento.

Mi dicono che il piano sia senza finanziamenti, per adesso. Qualcosa mi diceva che sarebbe arrivato solo a soldi finiti… IDEA FANTASTICA INNOVATIVA… per finanziarlo si potrebbe mettere un’accisa sulla benzina!!!

Vabbè, non preoccupiamoci per queste bazzecole, e vediamo di sorvegliare che venga applicato almeno per quanto consente la legge, ovvero in rifacimenti, ristrutturazioni etc. etc. di strade.

Ormai il Comune  non ha più scuse.


Altrimenti li disintegro!!!!

lunedì 23 aprile 2012

Alla fine siamo sempre noi...

Da"Gli ultimi commenti" del blog della Rodotà, si vede che alla fine siamo sempre noi...


sabato 21 aprile 2012

Ma come fanno gli Olandesi (2)

Ma come fanno gli Olandesi (2)?

A circa 4 mesi da quell'episodio, ieri sera una banda di ladri (5 o 6) ha cercato di scavalcare il muro del giardino.

Per fortuna il giardino era "abitato" in quel momento, per cui hanno desistito.

Rimane il problema di un quartiere abbandonato a se' stesso. Ma è solo il nostro quartiere?

La sensazione è che si stia perdendo il controllo del territorio anche dalle parti nostre.

In mancanza di una seria repressione una serie di malviventi pensa che possa campare continuando a delinquere impunemente. In altri paesi queste persone dopo un po' finiscono all'ergastolo per somma di reati.

Personalmente rabbrividisco quando sento che vengono arrestati pluripregiudicati per rapina. Il primo pensiero che mi viene è: che ci fa un pluripregiudicato per rapina fuori dal carcere? Alla seconda dovresti entrare e non uscire più.

Non solo, ma chi reagisce finisce anche sotto processo.

In questo un particolare merito va ai Radicali... Infatti si stanno battendo per prigioni più umane, cosa che io sottoscrivo totalmente, ma non sono d'accordo sull'amnistia, che in una situazione come la nostra non sarà mai accettata dalla gente.

Infatti  sentire loro dietro le sbarre ci sono solo poveri diavoli (e magari è vero) innocui (questo non è vero).

Infine una parola sulla prevenzione sociale. Approvo totalmente, ma non sostituisce una giusta repressione, che è quella che ti toglie immediatamente i criminali dalle strade anche se solo per consegnarli alle galere.

mercoledì 18 aprile 2012

Oggi pioggia again.

Pioggerellina al pomeriggio. Solita mise, un po' di acqua in viso, ma ci si abitua rapidamente, passata la prima sgradevole sensazione di bagnato.

Non è freddo.

Però pedalare nella pioggia da' una bella sensazione, anche se magari inumidisce un tantino.

martedì 17 aprile 2012

Giornate meravigliose

In bici questi giorni è stato meraviglioso.

Archiviata per un po’ la pioggia, rimangono all’orizzonte le nubi torreggianti. Ieri sera un temporale a Nord di Roma ha accompagnato il rientro a casa (dall’Ostiense) con cupi brontolii, e lampi sempre più visibili a mano a mano che scendeva la notte. Al tempo stesso verso Ovest un cielo limpido con poche nuvole colorate come nel deserto di Will Coyote.

Nei cieli attorno a Roma ribollono le nubi.

L’aria della città è fresca e mossa e disperde i fumi delle auto, ma non i profumi della primavera. Passato l’inebriante profumo del glicine, l’esplosione degli alberi di Giuda (grandioso quello di Via di San Gregorio sulle pendici degli Orti Farnesiani al palatino) cominciano a percepirsi il gelsomino e l’arancio, ai quali seguirà il pitosforo e poi la lunga esplosione dei tigli.

E il verde, il verde, come risalta nell’aria limpida, magari illuminato dal sole contro il cielo scuro e la pietra chiara, almeno nella zona monumentale.

Per fortuna girando in bicicletta si ha il tempo di sentire e vedere queste meraviglie.

sabato 14 aprile 2012

Bentornata pioggia!

Dopo un lungo periodo di siccità, che è culminato in tre giorni di sole –freschi ma di sole- a Pasqua, finalmente è tornata la pioggia!

Anche se ciclisti e motociclisti possono lamentarsi, in realtà tutta la campagna sta soffrendo per la mancanza di acqua, e da un po’ di tempo la parola “razionamento” affiora nei notiziari agricoli e no.

E’ un fatto che l’inverno è stato secco, poche precipitazioni e poca neve. Poco scioglimento dei ghiacci e anche la primavera fino a questo momento è stata avara di acqua. Il che ci ha consentito di fare la maggior parte delle gite senza la scocciatura del fango, e non è poco, ma adesso basta!

Detto questo, sono cominciati “i guai” per coloro che –come noi- usano molto la bicicletta, e sono terrorizzati dall’idea dell’autobus pieno di passeggeri bagnati e dei loro ombrelli.

Per quanto mi riguarda debbo dire che, a parte il fastidio di stampo intellettuale nel prendere la bicicletta con la pioggia, la protezione è ormai diventata una tecnica e non più un’arte.

La tenuta comprende:

- Scarpe passabilmente impermeabili;

- Pantaloni impermeabili

- Poncho impermeabile;

- Cuffietta da doccia su casco.

Il tutto ha un costo estremamente modico (le scarpe comunque fanno comodo sempre, anche col sole) ed efficacia provata. La pellicola di plastica separa l’acqua esterna da quella interna, ovvero in mancanza di tessuti traspiranti tipo Goretex, tutto quello che sta fuori rimane fuori, ma l’acqua interna lì rimane… il che consiglia di rimandare tragitti molto lunghi.

Purtroppo rimane il grave handicap della pioggia, ovvero gli automobilisti nel pallone. Sappiamo bene come noi Romani siamo infastiditi dalla pioggia in generale, e l’automobilista è il Romano dei Romani. Smette di guardare fuori dai finestrini perché si appannano e si concentra sulla strada davanti a sé, almeno per quello che può considerando la necessità di mantenere i contatti con amici e parenti al telefono.

Ne stanno studiando modelli con straccio tergi vetri incorporato, proprio per le giornate di pioggia! Risparmiano sull’auricolare che tanto non lo usa nessuno!

Quindi occhio! E comunque cerchiamo di vestirci con colori sgargianti, perché quando piove siamo anche meno visibili del solito! Salvaiciclisti anche con la pioggia.

mercoledì 11 aprile 2012

Piazza Fiume… del non ritorno!

Mentre noi discutiamo Sagunto brucia… e anche mentre parliamo di Salvaiclisti, ma i rischi si annidano dappertutto.

L’ultimo evento (doppio, andata e ritorno) stamattina a Piazza Fiume. Sulla preferenziale di Via Salaria si accumula un pacchetto di tre bus accodati, quindi un bel po’ di coda.

Il resto della Salaria è ostruito dai soliti furgoni che scaricano merce ai negozi in doppia fila (e ci stanno mesi), quindi una strada piuttosto importante di Roma è ostruita a metà per consegna merci. Vabbè.

Si crea un tappo di traffico, e i taxi non passano. Si infilano sulla preferenziale ma si bloccano dietro l’ultimo bus. Io e un altro ciclista filtriamo tra le lamiere e ci allineiamo alla pole position di Piazza Fiume. I semafori (anche quello alle nostre spalle di dell’incrocio Via Salaria con Via Viterbo) scattano in sequenza. Noi due ciclisti partiamo, io diretto alla preferenziale di Via Piave, l’altro diretto a Via Calabria.

A Piazza Fiume ci sono tre corsie affiancate, la centrale è una preferenziale. Non è facile per una bicicletta trovare una propria collocazione, in quanto dove ti metti intralci qualcuno che va dritto o cambia corsia. Finchè la velocità è poca ok. Ma stavolta i taxi dietro gli autobus (prima di Via Viterbo) si smarcano, accelerano e si immettono nella corsia centrale di Via Salaria, imboccano Piazza Fiume a tutta birra, così che troviamo le macchine che ti superano sia a destra che a sinistra, la condizione più pericolosa in assoluto per un ciclista urbano. Più il primo dei bus… (i taxi lo stavano superando per imboccare di corsa la preferenziale di Via Piave).

Oltretutto mi si è appena rotto lo specchietto, che non ho fatto in tempo a cambiare, così sentivo i motori che si avvicinavano in velocità, ma senza potermi voltare, perché avevo paura di deviare anche per qualche centimetro dalla traiettoria. Infatti in quei casi la cosa migliore è mantenere la propria rotta e sperare che gli autisti che ti sorpassano sappiano il fatto loro. Per fortuna non è successo niente.

La replica al pomeriggio, dove per fortuna io sono stato solo osservatore di un altro (altra) malcapitata che ha avuto esattamente la stessa esperienza, superata in velocità da auto (taxi) a destra e a sinistra. Il che mi conferma che la configurazione tre corsie è pericolosissima, come per esempio il semaforo di San Giovanni per chi viene da Via Amba Aradam e deve girare a sx per Via Merulana.

In tutto questo gioca un notevole ruolo la velocità. Se l’auto va a 50 all’ora (neanche 30) tutto è abbastanza sotto controllo (lo dico da automobilista e non da ciclista). Ma ormai è invalsa l’abitudine di recuperare gli ingorghi “tirando” ai semafori liberi, come sappiamo bene per le misurazioni fatte. Le auto moderne hanno un’ottima accelerazione e purtroppo diventano pericolose già a breve distanza dal semaforo.

E in quelle occasioni il rischio va alle stelle, sia per l’alta probabilità dell’incidente, sia per le conseguenze gravi dovute all’alta velocità.

E allora? Vogliamo mettere un po’ di Vigili a levare un po’ di patenti, che diamine?

domenica 8 aprile 2012

Contromano col cavolo, ma certo non con la bici

Si può andare contromano con la bici in Italia? Dopo tante discussioni, speranze, aneliti, salvaicilsti, guarda-come-sono-civili-a-Zurigo, finalmente abbiamo la risposta: NO.

Come NO?

La risposta è NO. Con le biciclette non si può andare contromano, il codice lo vieta.

Si può fare un’altra cosa, molto astutamente: si prende una strada a senso unico, e la si riporta ad avere due sensi di marcia, uno dei quali consentito solo alle biciclette, alle quali basta una corsia larga m. 1,50.

Si mette una zona 30, questo permette di evitare la segnaletica orizzontale, e quindi non occorre segnare per terra la linea di separazione delle due corsie.

Aggiungiamo un limite a 30 all’ora e vietiamo i mezzi al di sopra delle 3,5 tonnellate.. et voilà, il gioco è fatto, servire con effetto in salsa stampa. Abbiamo fatto proprio come a Bruxelles.

Andremo contromano? NO, infatti:

a) Nel caso in esame non si va contromano. Si percorre una corsia per biciclette da 1,5 m nel senso appropriato. Non è contromano, ma ognuno dalla parte sua;

b) Per far passare i mezzi fino a 35 q (3.5 t) occorrono 3,25 m di larghezza di strada. Se si aggiunge la corsia per le bici (1,5 m) si arriva alla larghezza di 4,75 metri libera da sosta regolare. E dove troviamo a Roma stradoni così grossi?

Un po’ di anni fa avevo misurato la larghezza della strada di fronte al mio portone.

Facevano 6,10 metri. Se a questa cifra togliamo i 2 m di strisce blu, abbiamo 4,10 m… Nun se poffà.

In realtà quando stai sotto i 6 metri, dovresti vietare il parcheggio da uno dei due lati della strada. Se sei sopra i 6 m di larghezza, allora tutti vogliono parcheggiare ambolati. Allora rifacciamo i conti:

a) 2,2 metri a dx per parcheggio;

b) 2,2 metri a sx per parcheggio;

c) 1,5 m per le bici;

d) 3,25 m per il traffico fino a 35 q;

Totale 9,05 m di larghezza, una bella strada. Dove certo non fanno la pista, anche perché sembra fatta apposta per incanalarci il traffico pesante (maggiore di 35 q), o direttamente a doppio senso.

Oscarwildopoli ha già messo le mani avanti… a Roma nunsepoffà.

Ovviamente in linea che comunque tutto lo spazio non strettamente necessario alle auto va impiegato per il parcheggio delle stesse.

E in genere?

Quello che noi volevamo era la possibilità di andare contromano a prescindere da altri fatti, basandosi sul limite dei 30 all’ora come mitigazione del rischio collisione (=scontro) con gli altri mezzi. Ovvero andando piano ci si vede con sufficiente anticipo e si rallenta, anche perché ci troviamo in zone residenziali e quindi con basso flusso di veicoli e/o bici

Tutto questo non c’e’ ancora, e non ci sarà per un bel po’, anche perché se ricordo bene, non fa parte dei punti salva ciclisti.

A questo punto s’impone di verificare le basi giuridiche o tecniche degli analoghi provvedimenti in città estere, allo scopo di capire meglio.

mercoledì 4 aprile 2012

Salvaciclisti – Pericolo e Rischio

Il pregio dell’iniziativa salva ciclisti è di aver portato all’attenzione di molti la situazione di precaria sicurezza –se non di rischio- nella quale versano i ciclisti italiani. La mia sensazione è che tutti gli utenti della strada in Italia siano meno sicuri che nel resto d’Europa, ma chiaramente ciclisti e pedoni sono i più vulnerabili.

Il difetto è che è unì’iniziativa per adesso priva i contenuti concreti.

I famosi otto punti mi sembrano inadatti a risolvere i problemi di sicurezza a casa nostra. Direi che gli otto punti del salva ciclisti edizione romana sono molto più concreti ed adatti alla situazione italiana, forse con l’esclusione del Trentino Alto Adige e di Venezia (dove il giubbotto per salvare i ciclisti dall’affogamento sembrerebbe la misura più necessaria).

Un’altra complicazione è che il perseguimento della sicurezza richiede la padronanza di alcuni concetti base, che sono il pericolo ed il rischio. Infatti, come amano dire gli anglosassoni, non puoi gestire quello che non misuri. Quindi si deve cercare di misurare la nostra condizione di rischio, attraverso le metodologie ormai diffuse in tutti i settori.

La prima parola che dobbiamo imparare è “pericolo”. Ohibò, già la conosciamo. E’ vero, però rendiamola rigorosa:

«pericolo»: qualsiasi condizione, evento o circostanza che possa indurre un incidente;

Costituisce un pericolo un’auto che ti passa vicino, una buca di una certa dimensione, una borsa fissata male che ti finisce tra i raggi, un tizio che non si accorge del semaforo rosso.

Ovviamente un incidente ha conseguenze che possono andare dal nulla fino alla morte, in un crescendo di gravità.

Un altro termine che occorre introdurre è rischio. Nella gestione della sicurezza, il rischio ha una definizione un po’ meno semplice:

«rischio»: la combinazione della probabilità generale o della frequenza del verificarsi di un effetto nocivo indotto da un pericolo e la gravità di tale effetto;

Esaminiamo i vari elementi:

- Frequenza: espressa in eventi su tempo, esprime l’intervallo medio tra due eventi “verificatisi”. Per esempio, se a Roma abbiamo 3 ciclisti morti in un anno, la mortalità è di circa un ciclista ogni 100 giorni;

- Probabilità generale: la stima della frequenza con cui si verificherà un evento a partire da dati di progetto. Per esempio una pista ciclabile che separa i ciclisti dalla strada con una barriera fisica dovrebbe azzerare la probabilità di un incidente. Poi magari un TIR carico di incudini sbanda e abbatte il New Jersey…

Quindi possiamo già cominciare a capire come funzionerà il tutto:

a) Si prende un pericolo e si vede (o si stima) ogni quanto si traduce in un incidente e di che gravità.

b) Si assegna un valore alle conseguenze (in genere la classe peggiore è 1, la migliore 5) e si dispone il tutto su di una matrice a due dimensioni, frequenze e gravità.

4 – Danni al mezzo

Inevitabile

Acc.

3 – Ferite Lievi

Non Acc.

Inevitabile

Acc.

2 –Ferite Gravi

Non. Acc.

Non Acc.

Inevitabile

Acc.

1 – Morte

Non Acc.

Non acc.

Non acc.

Inevitabile

Frequente

(1/anno)

Raro

(1/10 anni)

Molto Raro

(1/100 anni)

Estr. Raro

(1/1000 anni)

Una volta fatta questa semplice matrice qualitativa, occorre stabilire quali combinazioni siano accettabili e quali no. E qui entra in campo la percezione sociale dell’accettabilità del rischio, che varia da persona a persona, da epoca a epoca e dai valori stessi della società.

Per non farla lunga, prendiamo il caso del motorino. Lo stesso rischio oggettivo, è accettabile per il figlio e non accettabile per i genitori…

Se prendiamo la matrice (assolutamente indicativa) e la riferiamo all’esperienza del singolo ciclista, possiamo forse considerarla realistica. Infatti una volta all’anno si può avere un incidente con danni al mezzo (per esempio una foratura che non si traduce in caduta), oppure sbucciarsi un ginocchio o rompersi una clavicola ogni 10 anni.

I gradi successivi non si verificano nella vita di ogni ciclista. Una caduta con ferite gravi è un evento non sperimentato da tutti i ciclisti, e anche l’incidente mortale riguarda un numero limitato di ciclisti.

Se però riflettiamo 1 incidente mortale ogni mille anni, significa un morto l’anno ogni 1000 ciclisti, ed è quindi una quantità enorme. Questo significa che una popolazione di 30000 ciclisti potrebbe portare ad avere 30 morti l’anno, una quantità mostruosa, e quindi la soglia dell’accettabilità dovrebbe essere spostata ad un morto ogni 10000 anni o meglio ogni 100000 anni, il che corrisponderebbe grosso modo ai 3 morti l’anno per il 300 mila ciclisti romani.

Per meglio comprendere il fenomeno l’analisi però deve farsi più accurata.

Infatti non tutti i ciclisti stanno per strada lo stesso tempo. C’e’ chi fa 4 km al giorno, chi ne fa venti, chi esce solo un giorno la settimana… capite voi che un’analisi seria richiede una stima affidabile dell’esposizione al rischio del ciclista, e dovrebbe basarsi su un dato medio di percorrenza (in termini di tempo e non di km).

La morale è che per controllare il rischio, noi possiamo agire sia sulla frequenza/probabilità (per esempio facendo le piste ciclabili) che sulla gravità delle conseguenze (abbassando il limite di velocità delle auto, per esempio).

Ma cmq ne riparleremo!!!!

domenica 1 aprile 2012

Da Velletri a Nettuno

Oggi sono andato a Nettuno per impegni familiari, così ho deciso di unire un po’ di dilettevole all’utile, e invece di pendere il treno per Nettuno, sono andato a Velletri e sono sceso giù fino a Nettuno, circa 30 km in discesa.

Il percorso lo conoscevo.

La strada non è brutta, ma è molto frequentata dalle auto, per cui non mi sono divertito un gran che.

Inoltre sono stato bloccato per circa 15 minuti da una gara ciclistica. Mi hanno tenuto fermo perché sennò andavo più veloce dei corridori e li sputtanavo…

Vabbè, la discesa è stata carina, ma funestata –oltre che dalle auto- anche dallo stato terrificante dell’asfalto.

Una full ci sarebbe stata benissimo, anche perché qualche furbo ha pensato bene di stendere sotto la strada un po’ di cavi o tubi, per cui per circa 5 km a partire da Velletri, sul diglio dx della strada verso Nettuno c’e’ la cicatrice di un bello scavo.

Tornato a Roma mi sono chiesto se vi fosse una strada più carina e meno frequentata. Ho cominciato a pasticciare con bike route toaster e alla fine mi pare di aver trovato un percorso alternativo che scende da Lanuvio.

La prossima volta che vado a Nettuno lo provo, poi vi so dire. Ad esperienzami sembrano starde meno frequentate, che oltretutto passano nelle vicinanze (ma c’e’ una deviazione possibile) della pineta della Campana.

Se mi riesce mi piacerebbe fare una connessione con l’itinerario attraverso il bosco di Foglino, così da poter organizzare una Lanuvio-Torre Astrura.