Domenica post-salvaciclisti, tempo pioviccica, anzi-no,
ciclabile teverina. Ingresso da Ponte Risorgimento, direzione Isola Tiberina
per picnic di fronte al fiume.
Passo sotto ponte Matteotti e alle mie spalle sento un rumore
di motore. Una delle auto che spesso staziona vicino ai barconi ritorna in
vita. Vabbè, occorre tollerare, d’altra parte…
Solo che stavolta è diverso.
Infatti l’auto parte a razzo (…a cazzo, direi) mi supera in
velocità e imbocca il resto della pista ad andatura sostenuta. Diciamo sopra i
60, se l’occhio ancora mi aiuta.
Mi passa abbastanza vicino, evita un paio di ciclisti che
provengono in direzione opposta (e che non fanno una piega, neanche un vaffanculino)
e continua per la pista sollevando un nuvolone della miseria. Capendo che è
inutile inseguirla (immagino che fosse diretta ad una delle uscite) mi fermo
per scampare almeno il nuvolone.
Posatasi la nube continuo, un po’ incazzato, devo dire.
L’auto non era uscita dalla pista, ma la ritrovo appena
prima di Castel S. Angelo, parcheggiata fuori da uno dei barconi con in corso
una festa. Vuota, disabitata, non avevo visto il conducente, quindi niente. Vai
a capire chi fosse.
Questo post tanto per dire: altro che salvaciclisti, altro
che migliorare la situazione delle strade, qui si comincia ad essere minacciati
dalle auto in casa propria, proprio sulle piste ciclabili.
Infine Stigmatizzo il menefreghismo degli altri
ciclisti. Se avessimo reagito tutti quanti sicuramente saremmo riusciti a
bloccarlo e a chiamare i vigili.
I quali avrebbero detto… “Faccia er Bravo” (vedi articolo di oggi sul CdS).
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