In una dotta disquisizione su FB CIclomobilisti, ci viene
spiegato che i vigili urbani, badando a norme di tipo amministrativo, non sono obbligati ad elevare contravvenzioni. Insomma, anche se
fermi di fronte a intere distese di auto in sosta in doppia fila, se non
mettono mano al blocchetto delle multe (a meno che non siano lì con un preciso
mandato) il cittadino non può avere nulla da ridire.
Strano ma vero, come direbbe la Settimana Enigmistica.
D’altra se fossero obbligati a fare le multe ad ogni
infrazione che vedono a Roma i vigili non arriverebbero neanche al lavoro.
Appena fuori da portone comincerebbero a strappare foglietti delle multe.
Questo è tanto vero che a Roma succede il contrario.
Anzi, a elevare le contravvenzioni neanche ci
provano, e tutti fanno quello che gli pare, alla faccia della sicurezza e dell'efficienza dei trasporti e del bene collettivo.
Da
qui si capisce che l’Italia, patria del diritto e dei suoi concetti giuridici,
ha un corpo di leggi di tipo borbonico (scusate la banalità, diciamo
ispano-borbonico) dove la norma e la guardia non rendono i cittadini uguali, ma
servono a proteggere potenti e prepotenti. E ditemi che non è vero!
Un’altro dei dei risultati di questo assurdo stato di cose è
che il Codice della Strada (per gli amici il CdS) dal punto di vista delle
sanzioni mette tutti sullo stesso piano. Stessa sanzione per Camion, auto, moto e bici.
Ci sono molti che sostengono la santità di questo fatto, in ispecie l'equiparazione di auto e biciclette.
Personalmente la ritengo la solita stronzata da legulei loffi i quali, appellandosi ai
grandi principi del diritto, in pratica infinocchiano i deboli. Infatti le famose
sanzioni debbono essere “dissuasive e proporzionate”. Ora basta pensare la
differenza tra una bici e un autotreno che procedono sul marciapiede, o vanno
contromano, per rendersi conto che occorre procedere alla differenziazione
delle sanzioni. Per non parlare della sosta vietata.
Da un mio calcolo spanno metrico, un giusto regime dovrebbe assegnare
alla bicicletta una sanzione tipo un ventesimo di quella dell’auto, per la
stessa infrazione.
Il che sarebbe una cosa giusta, specie in vista di una
ulteriore espansione del ciclomobilismo.
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