venerdì 1 ottobre 2010

Un bacarozzo nell'occhio

Bacarozzo è la parola romana per scarafaggio.

Non dovrebbero volare, ma oggi pomeriggio, mentre rientravo lemme lemme dall’ufficio, in leggera salita, un bacarozzo volante, mi è arrivato dritto dentro l’occhio destro. Andava contromano, e sotto la quota minima ammessa dalla Regole dell’aria, quindi la colpa era tutta sua.

L’impatto –tutta velocità sua- è stato niente male. Vedendolo arrivare ho subito chiuso l’occhio, ma ciò non ha impedito di rimanere bloccato tra le palpebre. Al che ho pensato: E se fosse qualcosa di puncicoso?

Quindi ho cominciato a lavorare di dita per levarlo… il tutto continuando a zigzagare al centro della carreggiata. Solo ad certo punto ho realizzato che la cosa stava cominciando a farsi pericolosa, e che sarei potuto finire sotto un bus.

Finalmente ho accostato e sperando nell’assenza di pungiglione, sono riuscito alla fine a cavarmi dall’occhio il corpo estraneo, che è precipitato al suolo con un tonfo.

Tutto è bene quel che finisce bene… per me.

Nota: in borsa avevo gli occhiali trasparenti, che per pigrizia non ho indossato… fino a quel momento

PS.: sempre un mucchio di ciclisti in giro!

domenica 26 settembre 2010

Non ti serve la luce posteriore se vai contromano

In occasione di un salto in farmacia post-cena mi sono accorto di aver lasciato a casa la luce posteriore.

Un grave pericolo. Come fare a mitigare il rischio?

"Semplice" ho pensato, "basta andare contromano. Di certo la luce posteriore non serve".

Elementare Watson!

sabato 25 settembre 2010

Bon Ton Ciclcstico


  1. Il ciclista educato non urla alle signore alla guida dove mettersi il telefonino, anche se c'e' mancato veramente poco;

  2. Il ciclista educato non urla alle signore alla guida dove mettersi il telefonino, anche se c'e' mancato veramente poco;

  3. Il ciclista educato non urla alle signore alla guida dove mettersi il telefonino, anche se c'e' mancato veramente poco;

  4. Il ciclista educato non urla alle signore alla guida dove mettersi il telefonino, anche se c'e' mancato veramente poco;

  5. Il ciclista educato non urla alle signore alla guida dove mettersi il telefonino, anche se c'e' mancato veramente poco;

  6. Il ciclista educato non urla alle signore alla guida dove mettersi il telefonino, anche se c'e' mancato veramente poco;

  7. Il ciclista educato non urla alle signore alla guida dove mettersi il telefonino, anche se c'e' mancato veramente poco;

  8. Il ciclista educato non urla alle signore alla guida dove mettersi il telefonino, anche se c'e' mancato veramente poco;

  9. Il ciclista educato non urla alle signore alla guida dove mettersi il telefonino, anche se c'e' mancato veramente poco;


(ripetere fino a 1000)

giovedì 23 settembre 2010

Un notevole aumento dei ciclisti in giro per Roma

Con soddisfazione registro un notevole aumento del numero dei ciclisti per strada. Siamo oltre il raddoppio, ad occhio e croce.

Per conto mio vedo una serie di ragioni:

- bel tempo ma non caldo;

- voglia di conservare la forma fisica raggiunta durante le vacanze;

- costante peggioramento del traffico;

- peggioramento dell’efficienza e della frequentazione dei mezzi di superficie;

- progressiva diffusione della cultura nord-europea anche qui da noi.

Vorrei aggiungerci, magari sommessamente, il positivo riscontro che la bicicletta è anche economica, ovvero può sostituire uno scooter sul breve raggio con enorme vantaggio economico. In tempi nei quali i guadagni non aumentano non è poco.

Comunque sia, incrocio molti ciclisti sulla pista dell’Eur, ma ancor di più ne trovo nel quartiere Trieste, a Piazza Fiume, su Via dei Fori Imperiali… Tra questi molti sono vestiti da ufficio.

Reggerà questa frequentazione della città alle piogge che ormai si annunciano prossime?

Spero di sì, ma qualcosa dovremmo fare per diffondere gli accessori giusti per i giorni di pioggia.

Certo, se continuiamo in questo modo, la mobilità ciclabile potrebbe in breve acquistare molta importanza nell’agenda del Comune.

mercoledì 22 settembre 2010

Giretto la domenica pomeriggio a Torre Astura

Domenica è stata una giornata di visite familiari.

Ho preso il treno da Roma e, caricatavi la bici, sono andato a Nettuno.

Nel pomeriggio, verso le quattro, mi sono sgranchito un pochino le gambe andando fino a Torre Astura.

Se ben ricordo la distanza (sono senza contacilometri sul "cancello") sono una dozzina di chilometri di strada, più circa un altro di sterrato in pineta.

Non ho avuto un'idea originalissima, avendo incontrato almeno due torme di ciclisti che torbììnavano dal bagno, ma è stata una bella gita.

E' buona per una scampagnata estiva con bagno, ma purtroppo non è abbastanza lunga per farne una gita con cicloappuntamenti. Comunque qualche idea per giretti in loco ce l'avrei.

Vedrò di svilupparla.

Da notare l'estrema pulizia della pineta, anche se ad ogni metro e mezzo si trova un cassonetto della spazzatura, cosa che rende la pineta (almeno il poco che è accessibile) poco attraente.

I miei complimenti a chi la tiene pulita, ma una domanda per il volgo: possibile che non si riesca a convincere i nostri gitanti (molto simile a gitani) a ri-portarsi appresso, magari fino al cassonetto della strada, l'immondizia generata?

D'altra parte se all'andata ti porti il panino non dovresti avere problemi, al ritorno, a riportarti le cartacce nello zaino!

Evidentemente vi è la solita "insofferenza ecologica" dell'Italiota alla gestione dei rifiuti.
Posted by Picasa

domenica 19 settembre 2010

Il Ciclolaicista: Roma Capitale… istruzioni per la celebrazione.

Mi pare abbastanza chiaro che una delle ragioni forti, se non la principale, per la quale l’Italia non si è formata come nazione insieme alle altre consorelle, è stata la presenza dello Stato Pontificio che spezzava in due la penisola, e il potere temporale dei Papi a Roma, che impediva all’Urbe di diventare la capitale naturale del nuovo Stato.

Pensare ad un’Italia senza Roma Capitale, era come pensare alla Francia senza Parigi o al Regno Unito senza Londra. Semplicemente impensabile.

Per annullare quest’anomalia della storia, la città più famosa del mondo ridotta a sagrestia (seppure di lusso e meraviglia del barocco), ci sono voluti oltre 1000 anni. I Papi comunque non la presero bene e stettero in cagnesco fino al 1929. L’accordo riuscirono a farlo solo con Mussolini, a riprova che Regno d’Italia, seppur fra tante contraddizioni, un po’ di attributi liberali li aveva.

Quest’anno il nostro Sindaco, anche in occasione del 150enario dell’unità di Italia, ha pensato di rivitalizzare i festeggiamenti di questa grande data, sempre molto trascurata. Per di più è stata fatta capitare nello stesso giorno la firma del decreto su Roma Capitale, che dovrebbe (i critici dicono di no) assegnare più poteri al Sindaco e più fondo alla città. Spero in un diluvio di piste ciclabili.

Ottima iniziativa. Addirittura ai festeggiamenti è stata invitata la controparte, nella persona del cardinale Bertone. Tutto OK, alle celebrazioni dello sbarco in Normandia si invitano anche i Tedeschi.

I Tedeschi, e non i nazisti.

E soprattutto non nel 1945.

Infatti così come il lascito di San Pietro ha avvelenato a lungo la Penisola, impedendole di crescere come nazione, la Chiesa cattolica sta ancora esercitando una pesante influenza, ormai del tutto negativa, sul mondo politico italiano, impedendo al paese nel su complesso di raggiungere una serena dimensione di stato laico.

Negli ultimi anni, dalla vicenda dei DICO del defunto Prodi, fino all’ultima proposta di legge sul testamento biologico (passando per le tristi paludi del caso Englaro) la Chiesa cattolica ha chiamato a raccolta i propri politici, contribuendo in maniera sostanziale a complicare una vita politica italiana già fragile e travagliata di suo. E a mantenere arretrato il Paese.

Per parte mia, pur rispettando il sentimento religioso, lo ritengo un fatto strettamente privato. Le ultime sbandierate conversioni, quella dell’ex premier inglese Tony Blair la più clamorosa, le trovo un fatto di pessimo gusto e assolutamente inappropriate in un maschio adulto. Inoltre non capisco come un adulto raziocinante possa affiliarsi ad una qualsiasi Chiesa “reale”.

Analogamente non capisco come si faccia a definirsi “cattolici” in politica. Nulla contro il definirsi cristiani, che evoca anche l’etica del Vangelo, ma definirsi cattolici significa di fatto iscriversi al “partito del Papa” ed essere pronti in qualche modo ad obbedire ai suoi ordini. A chi essere leali nel momento del contrasto?

Ma anche qui non ci sarebbe niente di male, apprezzasse lo stato laico come contenitore di tutte le religioni e dei laici stessi . Purtroppo dal Vaticano arrivano attacchi continui allo stato laico.

Allora quale sarebbe il vero modo di celebrare in maniera costruttiva il XX settembre? Invitare il Papa, e avere il coraggio di spiegargli cosa è concretamente lo stato laico, e la reciprocità che ha invocato recentemente a Londra.

Ovvero non imporre i tuoi precetti se non vuoi che qualcuno li imponga a te.

Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te..
Aspetta, chi aveva detto qualcosa di simile?
Posted by Picasa

giovedì 16 settembre 2010

L'auto elettrica non risolve il problema del traffico...

La firma di un accordo al Ministero dell’Industria sulla ricerca sull’auto elettrica ha dato la stura ad alcuni articoli, piuttosto trionfalistici, sulle sorti progressive e meravigliose dell'auto elettrica.

Ho letto l’entusiastico articolo sulle auto elettriche apparso sul Corriere, e sono rimasto piuttosto deluso. O meglio: capisco l’importanza dell’auto elettrica, ma si vede che le considerazioni contenute sono fatte da “automobilaro” e, come dire, non vanno oltre il cruscotto.

Innanzitutto chiariamo una cosa, che tutti sembrano scordare: l’auto elettrica consumerà meno, ma è sempre grande e grossa come un’auto normale e quindi non ci libererà dal traffico.

Non è quindi un’alternativa al treno, bus o alla bicicletta, ma solo una diversa tecnologia per il solito problema.

Secondo problema: è vero che può consumare un po’ di meno, ma comunque l’energia elettrica che utilizza non è prodotta da fonti 100% rinnovabili, e quindi andare a spasso con l’auto elettrica, quando si può usare bici o mezzo pubblico, è comunque un danno all’ambiente.

Non solo, ma se tutte le auto che abbiamo si attaccassero alla presa di corrente, quanta energia in più dovremmo produrre? E per domanda così alta non avremmo altra alternativa che riccorrere alle centrali termoelettriche, magari a carbone!

Terzo problema: il 10-20% di risparmio sui consumi delle ibride può parimenti essere ottenuto attraverso auto normali riducendo i km percorsi, oppure utilizzando motori molto più piccoli, dell’ordine dei 20/30 KW. Tanto per andare secondo i limiti di velocità bastano!

Quarto problema: nel conto ecologico va anche inserita la gestione del ciclo di vita delle batterie. Siamo sicuri che alla fine sia meglio dei combustibili fossili?

Insomma: va bene l’auto elettrica, ma non ci distolga da un altro mezzo, molto pratico, che è la bici elettrica. Ricordo che il motore è di circa 250W, e quindi due persone in bici elettrica consumano 1/60 della smart elettrica (motore 30 KW).

E occupano molto meno spazio!

That’s risparmio