sabato 26 marzo 2011

Se la pista di Roma Nord torna a fare paura

Non ringrazieremo mai abbastanza la cronaca di Roma del Corriere della Sera per l'attenzione ai problemi della mobilità ciclistica.

Quella che vedete è la seconda lettera apparsa in pochi giorni a proposito di episodi di violenza avvenuti sulla pista ciclabile Roma Nord, all'altezza dell'Olimpica, quando la pista scende sotto il ponte e passa accanto ad un accampanento di nomadi che sta lì almeno da quando la pista è stata fatta (quindi buoni vent'anni).

La prima cosa che noto è la schizofrenia della politica italiana in materia. Il campo è lì da vent'anni, e quindi non vi è la volontà di toglierlo.

In compenso è ad attrezzature zero: neanche una gettata di asfalto o cemento per evitare le pozzanghere quando piove. Insomma un posto comunque incivile.

Che sarebbe costato metterci quattro container, anche per "congelare" l'afflusso di ulteriori abitanti? Adesso è impossibile stabilire se ci sono tre, quattro o dieci baracche, mentre con i container, chi non ha un container non può fermarsi e basta. D'altra parte neanche possiamo pensare a tutti i nomadi cui viene lo sghiribizzo di stabilirsi a Roma.

L'altra considerazione ce la faceva una ciclista a Guadagnolo... Come maestra era entrata più volte nei campi, e ci diceva che (ovviamente) anche lì esistono tante brave persone e pochi autentici farabutti. Però in Italia sembra che quando parliamo di nomadi non si riesca a distinguere gli uni dagli altri.

Ma questo accade anche perchè le forze dell'ordine sono poco incentivate ad occuparsi di microcriminalità.

E la signora chi l'ha disincentivata a sporgere denuncia? Una rapina non è uno scherzo. Ha subito pressioni? Oppure è stata solo spaventata da qualche amico o parente che paventa ritorsioni?

Sappiamo però come questa microcriminalità possa trasformarsi in qualcosa di molto pericoloso, e quindi non può essere trascurata. Anche perchè noi abbiamo un sistema giudiziario che tende a sottovalutare questo tipo di reati, rimettendo quasi sempre in libertà il soggetto responsabile, e considerando poco la recidività dei comportamenti, che necessita di periodi di rieducazione più lunghi (=un bel po' di galera in più).

Quindi un invito ad effettuare qualche operazione di polizia per vedere se nel campo si è annidato qualche soggetto pericoloso.

Per parte mia io ho pochi dubbi. Come si sarebbe dovuto fare nel nel caso della stazione di Salone, al momento che la presenza del campo crea problemi di ordine pubblico non riconducibili a singoli, il campo va sgomberato. I cittadini non possono essere penalizzati dalla presenza di queste strutture.

Il problema principale rimane uno, si tratti di campi nomadi o di sosta in doppia fila: il controllo del territorio. Richiede pazienza, tenacia e motivazione da parte delle Forze dell'Ordine. Però non se ne può fare a meno, perchè vivere in un posto sicuro è un diritto al quale i cittadini non possono rinunciare. E anche perchè il malcontento tra le persone che si trovano a dividere zone e servizi (tipo il trasporto pubblico) sta salendo, ed è palpabile.

1 commento:

Alessandro ha detto...

Io vorrei trovare il genio che ha inventato il termine "microcriminalità". Questa è criminalità pura, altro che "micro"!