Dopo il massacro di San Valentino, quello di San Vittorino
rimarrà alla storia come uno degli episodi più sanguinosi del XXI secolo.
Un
povero gruppo di ignari ciclisti è stato attirato con l’idea dell’itinerario
Paola e Gino n. 51 (Stazione Termini-tiramisu’ da Pompi- ritorno) in una vera e propria imboscata che si è
tradotta, per quelli cui è andata bene, in 70 km e 1300 metri di dislivello
(senza contare l’ascensore della metropolitana), ma ha raggiunto livelli
incontenibili per il povero Jean Paul che è tornato in bici a casa (Rocca di Papa), prima passando peraltro da Piazza Cola di Rienzo per prendere le sigarette…
Cmq, ripercorriamo i passi di una tragedia.
Prima però un
versamento a Diego il molesto:
IBAN: IT 32415 00000000472153.
Causale: Ti
prego, per favore non organizzare più nulla.
Il pianificatore
folle
Diego il molesto ha architettato il tutto in lunghi giorni
insonni. Ha fornito una traccia palesemente taroccata che mostrava un percorso
in sola discesa. Hanno abboccato in 4 (uno addirittura veniva da Marte che ne
poteva sapere) più una povera ragazza accecata da un
incomprensibile amore (tutti hanno concordato su questo).
Diego, ma quelli di
Pedalando, ti hanno dato il permesso di seguire la loro strada?
Inizia l’incubo: la
levataccia
Aperto gli occhi la domenica alle 6:24, 6 minuti prima della
sveglia. Per sbrigarmi ero andato a letto (come gli altri immagino) in
salopette invernale, cerata, scarponi, casco e Garmin al collo. Sconsigliate le calzature
con l’attacco Shimano che si impicciano nelle lenzuola. Il tutto per prendere
la locomotiva della 08:00
Il museo
Come il gatto gioca con il topo, così ci siamo messi a
giocare con il meraviglioso museo delle ferrovie in concessione di Colonna. Un
posto incantevole che ti riporta agli anni nei quali i trenini percorrevano la
Casilina da Roma a Palestrina.
C’erano anche carrelli a pedali, con le ruote composite:
raggi e cerchi in legno con copertoni di metallo. Con quelli non buco neanche
io!!!!!
Parte la “gita”
Dopo la è iniziata come gita, prima di trasformarsi in
massacro. Il Molesto ha mantenuto un perfetto controllo della situazione,
scartando in più punti e conducendo il gruppo con sicurezza tra le forre del predestino.
Indimenticabili i ponti e gli acquedotti, che danno la
memoria di millenni. Orribili le discariche che punteggiano le strade
campagnole. Ma insomma, che si deve fare per fermare questi vandali?
Guadi pericolosi
Se dovete fare un dispetto al Molesto, dategli uno schiaffo,
poi attraversate il guado. Per picchiarvi dovrà fare il giro da dietro il
monte, quindi avrete tutto il tempo di dileguarvi… uno dei tratti più belli del
giro è stato il sentiero sotto San Gregorio da Sassola, che Diego ha voluto a
tutti i costi evitare tirando dritto per la strada.
La gola bellissima, l’acqua così fresca e profumata che vi
abbiamo riempito le borracce. La salitella un tantino ripida, devo ammetterlo.
Banchetto al sacco
Risalendo i vicoli di San G regorio è stata individuata una
fraschetta che ha consentito l’approvvigionamento (in quota) di 1,5 l di vino.
Tutti hanno avuto più o meno la stessa idea, quindi il frugale pranzo al sacco
si è trasformato in un lungo banchetto. Evabbè, mangiato e bevuto vino e birra,
cioccolata e muffin, alla fine diamo ripartiti…
Giù per il dirupo
Arrivati sulla meravigliosa terrazza che da’ verso Tivoli e
Villa Adriana non credevo al mio GPS: dobbiamo andare giù per il dirupo!
Peraltro la discesa la mia bicicletta la fa benissimo, con quello che pesa. Per
fortuna che avevo cambiato i copertoni, quindi alla fine ha tenuto bene, senza
schiantare alcun ulivo secolare (che se esci dall’ospedale ti mettono in
galera) e senza triturare sassi alcuni. Eroico Jean Paul con la sua MTB vintage eighties cantilever brakes front
wheel totally lish è venuto giù anche lui a palla. Insomma abbiamo scampata
la scarpata!
Ma quand finish?
A quel punto ho cominciato a scuotere il GPS perché il conto
dei km a finire non diminuiva… e lì abbiamo capito… si trattava di una traccia
autorigenerante, che quando sembra stai finendo ti aggiunge altri 10 km e 200 m di dislivello!!! E infatti
dopo la meravigliosa discesa tra gli ulivi e la salita per superare l’ autostrada,
ci siamo reimmessi nella discesa per San Vittorino. Trecchia e C. sono andati a
palla davanti a noi, verso le loro borghesissime auto. Noi invece abbiamo
tagliato per il bosco verso il treno, peraltro con una variante architettata
direttamente da Diego lì per lì.
Imprevisto!!!!
Ve lo ricordate “I quattro dell’oca selvaggia” quando l’aereo
se ne va e lì lascia in Africa con il prigioniero? Beh stesa cosa a noi quando
abbiamo trovato la strada di attraversamento disperatamente chiusa da una
recinzione nuova nuova ed estesa estesa. Di fatto abbiamo continuato per la
strada per Gallicano (prima), Zagarolo (Poi), Stazione di Zagarolo (alla fine).
Ecchè non potevi
forare?
Verso Zagarolo, dopo che Jean Paul era andato per la sua
strada, sono andato in avanti per lascaire i piccioncini a tubare. Arrivo alla
rotonda di Zagarolo e aspetto. Aspetto. Aspetto. Alla fine mi preoccupo e torno
indietro. Li trovo ad uno spiazzo, con la bici di Diego a ruote all’aria.
Ovviamente ha forato dopo avermi descritto per filo e per segno le meraviglie
delle sue gomme latticizzate. Meglio che non ne parliate, perché il 100% di
quelli che mi decantano le tubeless, latticizzate, etc. forano entro la fine della gita.
Quell’ultimo ponte
Nun me lo so’ nculato per niente. Stavo al km 67 e l’unica
cosa che mi teneva in vita era la speranza di morire. Mi dispiace (Diego mi ha
rimproverato) e sono sicuro che faremo una gita solo per vedere quello. Magari
in un giorno di pioggia.
Cioccolata calda a
Zagarolo Station
Grazie a Barbara che mi ha offerta una cioccolata calda
mentre lei e Diego bevevano birra e patatine. Il rientro in treno fantastico,
30 minuti netti. Però che massacro!!!
Morale della gita
Bellissima. Superlativa. Fantastica. La prima di primavera. Ho
sempre sognato di vagare in quei canyon, e finalmente l’ho fatto. Il Lazio è
bellissimo, ma come lo trattiamo male! Speriamo che un po’ di strade di
campagna si salvino dalla chiusura dei fondi.
Anche se strade in asfalto sono bellissime, ma quante auto
rompiscatole…
E quanto sono belli i Monti Prenestini
Credits
Un grazie a Diego,
che ha architettato tutto il massacro fin nei minimi termini (secondo me si è
anche bucato apposta la ruota.
Barbara ci ha
allietato con la sua grazia e la sua sopportazione di Diego… ma come farà?
Trecchia è sempre
lui. Ottimista e veloce che sono per lui pochi chilometri e neanche 5000 di
dislivello?
Jean Paul sfoggia
un cancello molto più pesante del mio, ha qualche annetto in più, ma mi sta
sempre avanti e non bestemmia mai in salita… che invidia!!!!
Cubeboy: ecchè dire… cammina come un treno, è grosso come un
treno… avrei dovuto mascherarmi da vagone e farmi trainare un bel pezzo…