giovedì 14 marzo 2013

Salvaiciclisti 2013


Stamattina, mentre pedalavo per andare in ufficio, mi chiedevo che cosa avesse cambiato l’iniziativa di salvaiciclisti, e quale dovesse essere il suo scopo.

Nel concreto... tanto e niente. 

Niente perché abbiamo sempre le solite strade rotte, piene di vetri, senza piste o corsie ciclabili. Niente zone 30 etc. etc. Ma forse questa è colpa, almeno per Roma, di Alemanno e della sua gente.

Tanto, perché gli automobilisti hanno capito che esisti. 

Oddio, lo stronzo/a lo incontri sempre, ma è molto meno frequente. Di più sono quelli che ti rispettano e cercano di non darti fastidio. Il progresso mi sembra palpabile, e moltissimo –secondo me- è dovuto proprio alla grande risonanza mediatica che ha avuto l’iniziativa salvai ciclisti.

E da questa considerazione secondo me discende proprio il continuo dell’attività del 2013. Per me salvaiciclisti ha lo scopo principale di diffondere la consapevolezza che i ciclisti esistono e che nel traffico di tutti i giorni  sono esposti a forti rischi.

Pertanto è bene che salvaicilisti continui questa attività di diffusione del concetto della necessità di curare la sicurezza di chi va in bicicletta. Poi è ovvio che non si possa parlare solo di sicurezza, altrimenti la gente si scoraggia. 

Quindi se si apre una ciclofficina dedicata a salvaicilisti va benissimo, se si parla di intermodalità (che con la sicurezza non c’entra un’emerita ceppa) va benissimo non stiamo troppo a formalizzarci.

Però e nostro dovere essere anche realistici.  Come ho fatto notare più volte, l’iniziativa italiana si deve staccare da quella inglese. A Londra stanno troppo in avanti rispetto a noi. 

Lì il codice della strada tendono a rispettarlo, e quindi lavorano di continuo a migliorarlo, e a migliorare alcuni punti deboli, tipo le rotatorie.

E’ pericolosissimo scimmiottare gli Inglesi, con azioni tipo la famosa proposta di legge, un aborto totale che è stata giustamente avviata a discarica dalle commissioni competenti, e che si farà bene a non resuscitare. Tipico esempio di come parlamentari in cerca di pubblicità sono pronti a trasformare in legge testi di pura fantasia, con risultati disastrosi in termini di dispendio di energie e relative delusioni

L’azione da noi deve dividersi a due livelli:
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      Un livello nazionale (appannaggio di associazioni tipo la FIAB), unico per tutti, volto a migliorare il codice della strada per liberare i lacci che in questo momento impediscono alla mobilità ciclabile di esprimere il proprio potenziale;
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       Un livello locale, differente a seconda del livello di maturità locale della ciclabilità, volto a introdurre infrastrutture, politiche e azioni a sostegno della mobilità (e del turismo, perché no) ciclabili.

A Roma il livello locale dovrebbe avere come primo obiettivo contenere la straripante invadenza 
dell’auto e la repressione  sistematica dei comportamenti più pericolosi e aggressivi.

Al tempo stesso va adottata un’oculata politica delle piste ciclabili, allo scopo di creare una rete di spostamento attraverso la città. 

Infatti la zona 30 e va bene per la ciclabilità locale, ma se uno deve andare da Centocelle al Nomentano in sicurezza, non può condividere gli stradoni con le auto, e sulle arterie di comunicazione il limite 30 non verrà mai introdotto.

Infine va gettato un occhio alla repressione dei furti,  con politiche fortemente e concretamente dissuasive, in particolare contro i mercatini della refurtiva.

Il prossimo appuntamento è dunque alle elezioni per il prossimo sindaco. Inevitabilmente, con i problemi dirompenti che ha la nostra città, il tema della ciclabilità verrà in secondo, o forse in terzo piano. Inevitabile, ma non facciamoci ingannare da chi mette solo belle frasette in programmi fatti di buone intenzioni.

Facciamoci dare i soldi.

 #Salvaiciclisti vorrebbe sapere quanti cazzo di milioni l'anno intendi dedicare alle infrastrutture per la ciclabilità. 

Numeri, non parole.

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