domenica 22 dicembre 2019
Non si puo' andare avanti così!
giovedì 5 dicembre 2019
Lavori in pista (ciclabbbile!)
venerdì 29 novembre 2019
Venezia ha il MOSE, Piazza Venezia la Metro C...
sabato 23 novembre 2019
Foglie e cadute sulla pista della Nomentana
sabato 9 novembre 2019
Il Ciclodifferenziatore
A Roma ormai la differenziata la fai solo se hai la bicicletta.
Infatti la bicicletta ti serve per riuscire a coprire i 5 km che separano i secchioni delle varie specialita' di differenziazione.
Per i lettori internazionali precisiamo che a Roma abbiamo: vetro, plastica e metallo, carta, umido e indifferenziato.
Bene, i secchioni sono normalmente raggruppati nella forma 4 + 1, ovvero i 4 senza il vetro, con il vetro presente in circa un gruppo su quattro.
Il difficile e' trovare un poker, scala reale se aggiungiamo il vetro, che sia totalmente utilizzabile. E per questo ormai serve la bicicletta ed anche una certa esperienza nel sapere quali sono i percorsi di raccolta dei vari mezzi.
Insomma, per chi non e' bicimunito la differenziata rimane impossibile.
Alla fine però praticamente prendo la bicicletta tutti i giorni quindi non ho problemi a fare la differenziata. Quello che invece mi dà molto fastidio e' l'espressione sarcastica di chi ti vede differenziare... vedi, e' inutile che ti agiti, a Roma non si puo' migliorare.
Ci piace rimanere selvaggi.
venerdì 1 novembre 2019
Lo Smartphone in auto va integrato e non proibito
Un'altra fonte di distrazione, concreta e meno frivola, sono i bambini sui loro seggiolini legati al sedile posteriore. Quante mamme stanno con gli occhi rivolti all'indietro quando si muovono, piangono, etc.? Con le distrazioni dobbiamo conviverci!
domenica 27 ottobre 2019
EVVIVA! Finalmente a Roma un bikesharing per ricchi...
a Roma abbiamo di nuovo un bike sharing.
assistita, e dovrebbe finanziarsi con i propri proventi, visto che il comune non ha gli occhi per piangere.
prospera. Citta’ moderne e vivaci come Barcellona, Parigi, Bruxelles (dove Jump e’ presente accanto al
tradizionale Villo!).
ma necessariamente poco capillare. In particolare serve per aumentare la flessibilità del sistema
trasporto pubblico e decongestionare la rete di metropolitane tagliando le piccole tratte, quelle di una o
due stazioni.
tipicamente le stazioni della metropolitana e delle ferrovie locali, per poi distribuire altre stazioni di
bike sharing sul territorio.
ma è anche progettualmente a complemento della rete del trasporto pubblico.
quello del trasporto pubblico.
prendere gratuitamente la bicicletta tutto l'anno. Gratuitamente per la prima mezz'ora, che dovrebbe
essere la durata tipica dell’utilizzo del bike sharing ed eventualmente con un piccolo sovrapprezzo
se si vuole la tenere la bicicletta più a lungo.
nostro Bike Sharing invece ha poco, se non niente, a che vedere con il supporto al trasporto pubblico.
molto alti, specie se confrontati con il costo giornaliero dell'abbonamento. Infatti il metrebus Atac alla
fine costa un po' meno di €1 al giorno mentre un tragitto di 10 minuti con la bicicletta Uber costa,
secondo le tariffe pubblicate, €2,50 (0,5 di sblocco piu’ 10 minuti per 0,2 a minuto).
dal posto di lavoro alla fermata della metropolitana o del treno, e il tragitto è di circa 10 minuti di bicicletta,
si spendono al giorno €1 di ATAC e €5 di Bike sharing.
di turisti (poco attenti alla spesa), facoltosi in generale, CEOs, CFOs, COOs, (Amministratori delegati,
Capi del settore finanziario o operativo, dirigenti generali dello Stato) ma rimane oggettivamente
fuori portata del 90%, degli utenti del mezzo pubblico, soprattutto in una citta' dove il mezzo pubblico
#e' tradizionalmente della fascia meno abbiente della popolazione.
macchinette elettriche, i ciclomotori elettrici e anche forse i monopattini quando verranno.
tradizionale, concepito per potenziare e rendere più flessibile il sistema di trasporto pubblico.
non rimpiazza, il bike-sharing tradizionale.
basato sul trasporto pubblico e l'automobile ad uno che non contempla più l'automobile, come sta
accadendo nelle città europee… ma d’altra parte tra blocchi di nuove realizzazioni, dissoluzione del
patrimonio di progettualita' con la liquidazione di Roma Metropolitane, e problemi tecnici che affliggono le
metro romane, non è che si stiano facendo grandi passi in questo senso.
domenica 20 ottobre 2019
Roma: ma quanti ciclisti mancano ancora all'appello?
Il contaciclisti segna 1500 passaggi (erano circa le 5 del pomeriggio) nel giorno e circa 340 mila a meta' ottobre... vedremo cosa succedera' a novembre!
Ah dimenticavo... la pista e' a senso unico, quindi parliamo di 1500 passaggi all'andata... al ritorno (dall'altro lato) un po' di meno, ma alla fine parliamo proprio di 1500 ciclisti e non di 750 ciclisti che fanno due passaggi. Cmq la media dei passaggi e' di oltre 1000 al giorno... non male!
La pista di Rue de la Lois, spesso fotografata per questo blog, e' una delle piu' vecchie su di un itinerario molto conveniente, e' quindi molto frequentata. Quindi ho un'idea di quanto possa essere frequentata una pista molto frequentata, ed e' esattamente quello che non sta accadendo a Roma.
La pista della Nomentana, pur essendo quasi perfetta, ha una densita' di ciclisti enormemente piu' bassa, tanto che un mio compagno di fasti brussellesi, ritornato nella capitale, mi ha detto... ogni volta che vado al Ministero non ci vedo mai nessuno. Tanto e' vero che gli ho dovuto mandare una foto di una fila di bici al semaforo (5) per confortarlo... pero' ha essenzialmente ragione lui.
Insomma... si sta dimostrando meno vera del previsto la tesi che a Roma i ciclisti non ci sono per mancanza di piste ciclabili. Certo, sicuramente sulla Nomentana i ciclisti non c'erano per mancanza di pista, ma forse molti di quelli che la percorrono sono, come me, gli stessi ciclisti che prima facevano altre strade.
Questo e' ancora piu' vero se pensiamo che almeno la meta' delle bici che girano sono a pedalata assistita, quindi sostitute dei ciclomotori.
Per intenderci, non ciclisti nel senso tradizionale che noi intendiamo, ma persone che pigliano la bici purche' non si debba pedalare... per davvero. Quindi lo scarso numero dei ciclisti su starada va commisurato ad una platea di potenziali utenti ancora piu' grande.
Ahi.
Ma perche' tutto cio'? Forse a Roma non e' pieno di gente che non ne puo' piu' dell'auto/scooter e dei suoi costi? Certo, ma trasformare la bici da mezzo per appassionati a mezzo comune di chi non glie ne frega niente del come, basta che si arrivi bene?
Secondo me la ridotta estensione della rete ciclabile e' comunque ancora un problema, quindi le piste e le bike lane bisogna continuare a farle. Se non altro per vincere la resistenza dei genitori nel mandare i figli a scuola.
Pero' il primo problema, da sempre lo dico e mi sembra confermato, e' dove tenere la (o le) bici. Sia a casa che al lavoro o a scuola. Infatti una famiglia di di quattro persone si trova ad avere almeno quattro bici (una a testa). Gia' tenerle dentro casa e' un bel problema, se poi non entrano nell'ascensore, l'unica soluzione rimane la pieghevole, che va bene per la citta' ma non per il resto.
Purtroppo l'esperienza dimostra che a Roma vengono rubate anche le tristissime bici da palo, se non altro per il loro peso in metallo. Inoltre non si puo' fare che ogni scuola diventi il supermercato dei ladroni, come avviene per esempio all'universita'. Anzi, mentre e' normale tenere, seppure con qualche precauzione, lo scooter in strada, nessuno lascerebbe una bici da 2000 euro legata al palo.
Quindi occorre passare urgentemente alla bonifica di tutte quelle persone che campano fregando biciclette. D'altra parte a Roma ci sono troppi individui che delinquono nell'indifferenza totale, a cominciare da quelli che vanno in giro a buttare rifiuti ovunque.
L'altro problema rimangono le dimensioni della citta'. Roma e' una citta' grande (per esempio Ostia) e con dislivelli anche importanti, basti pensare a Cassia, Monteverde, alla Balduina, etc. etc.
In queste condizioni 10 km in bicicletta sono molto probabili... a quel punto, anche ammesso che hai un'elettrica, cmq in sella ci stai tanto, un bel po' di piu' di scooter e metropolitana.
Quindi vi sono tanti che potrebbero passare alla bici, ma si troverebbero di fronte ad un uso estensivo della bici per il quale non sono ne' preparati ne' maturi. SE vogliamo in tutte le grandi citta' la platea dei ciclisti si e' ampliata attraverso il bike sharing, ovvero prendi la bici alla fermata della metro e ci fai l'ultimo miglio...
La morale e' questa... per liberare Roma dalle auto servono treni e metropolitane. La bici comincia ad avere un ruolo quantitativo solo dopo aver spezzato la dipendenza dall'auto offrendo un trasporto pubblico di qualita'.
domenica 29 settembre 2019
Follie climatiche (con PCF, ovvero Pippone Ciclistico Finale)
Oddio, di fronte ad un tema cosi' immenso e' normale che ci si senta perduti.
Si', e' normale il non capire un cazzo pur avendo le migliori intenzioni. Quindi se non ci capite un cazzo non preoccupatevi... per fortuna c'e' Roma Ciclista che non ci capisce un cazzo per voi e ve lo dimostra con un piccolo dattefocum (mi raccomando di leggere il Pippone ciclistico finale)
Globale non locale
La prima cosa che dobbiamo capire e' che l'inquinamento da CO2 e' un problema di dimensioni globali, non locali. Quindi non serve a niente risparmiare CO2 in Italia quando un Bolsonaro vi appiccia l'Amazzonia per quattro hamburger.
Oppure dichiarare l'emergenza ambientale a Roma (che dal punto di vista ambientale, invece di stronzate, deve ancora fare tanta strada concreta, a cominciare dalla corretta raccolta della monnezza)... un po' come il Vaticano che mette le transenne a Via della Conciliazione in caso di guerra atomica. La soluzione purtroppo e' globale, come il problema. Da sola neanche la UE basta.
Sovrappopolazione
Quando noi eravamo piccoli nel mondo si arrivava a stento a 3 miliardi di esseri umani.
Se lo fossimo rimasti difficilmente avremmo avuto problemi. Adesso siamo sette, presto nove. Non ci sono cosi se non blocchiamo lo sviluppo demografico la CO2 non si ferma, specie se tutti vogliono avere una vita un minimo decente (che sfrontati)
Economia
Risparmiare CO2 con comportamenti ambientalmente corretti e' uno degli elementi fondamentali.
Purtroppo Il tema ambientale e' anche cavalcato da tutti quelli che, orfani del fallimento del comunismo, hanno trovato un'altra scusa per attaccare il capitalismo e predicare una specie di vangelo hippie.
Purtroppo la cancellazione dell'industria che si sente evocare (stop alle auto, stop ai voli) avrebbe effetti catastrofici. Tutti diventeremmo immediatamente piu' poveri e incapaci di fare quelle azioni che forse possono realmente salvarci. Quindi attenti. Qualunque cosa si faccia non possiamo scassare l'economia. First fly the plane
Industria verde
Uno dei miraggi e' quello di salvare capra e cavoli convertendo l'industria a produrre prodotti (infatti il prodotto e' il prodotto della produzione) che risparmino CO2, tipo pannelli solari e generatori eolici e convincere la gente a destinare a questi gioielli della tecnologia l'amore dedicato fino ad adesso alle automobili.
Per adesso non funziona.
Prendiamo le auto ibride, consumano un po' di meno delle loro sorelle tutto petrolio ma il costo ambientale di fabbricazione e' comunque quello. I pannelli solari andrebbero meglio ma sono meno efficaci dei motoscafi d'altura per farci prendere il sole sopra alle fanciulle in topless.
Accordi internazionali
Il problema fondamentale e' che se non ci si mette tutti d'accordo un po' tutti nel limitare la CO2 difficilmente si arrivera' da qualche parte.
Ovviamente i paesi poveri vogliono che i ricchi facciano la gran parte dello sforzo. I paesi ricchi non sono malintenzionati, ma se limitano la produzione a casa loro per ragioni di CO2 e le produzioni non cessano, ma si trasferiscono nei paesi poveri che non hanno gli stessi limiti, allora i paesi ricchi diventano poveri (senza diminuire la CO2 globale) e giustamente non ne hanno alcuna intenzione...
D'altro canto qualunque rallentamento dell'economia per ragioni ambientali comunque colpira' soprattutto i paesi poveri.
Balzi scientifici o tecnologici
Non lo si puo' dire ma tutti sperano che le castagne dal fuoco le cavino appositi balzi scientifici e/o tecnologici, che nell'ordine possono essere: fusione nucleare, alcool dalle canne dei fossi, combustibile per aerei dalle alghe marine, batterie organiche il doppio di quelle attuali, specchi solari al 70% di rendimento... possibilità di sfangarla con la tecnologia (o la scienza) ci sono, speriamo non arrivino troppo tardi.
Amazzonia vs Siberia
Tutti sappiamo dei roghi dell'Amazzonia... d'altra parte se lAmazzonia e' cosi' importante per tutti noi, allora qualche soldino ai Brasiliani glie lo dovremmo pure dare, che dite? In generale l'idea di retribuire la conservazione ed espansione delle foreste potrebbe aiutare notevolmente il riequilibrio dell'atmosfera. A patto di stabilire un meccanismo globale per far pagare chi produce eccesso di CO2 e destinare a piantumazione il ricavato.
Al contrario c'e' chi vorrebbe disboscare una parte notevole della Siberia per ricrearci l'ambiente pleistocenico, che all'epoca era una immensa prateria mantenuta tale dai grandi erbivori. Poi arrivarono i cacciatori umani, si mangiarono gli erbivori e la Siberia si copri' di inutili abeti.
Inutili perche' a causa del poco sole immagazzinano pochissimo CO2 dall'aria, mentre il tappeto erboso pleistocenico, e' in grado di immagazzinare nella terra fino a 50 volte quello immagazzinato dagli abeti a parita' di superficie.
L'ha messo in pratica in un pezzetto di Siberia uno scienziato, nel cosiddetto Pleistocene Park in riva al fiume Kolyma e ci fa pascolare grandi erbivori (tipo bisonti) che scongiurano il ritorno degli alberi.
Ma non basta, giura che entro una decina d'anni sara' possibile ottenere per clonazione mammut nuovi di zecca (o almeno qualche bell'elefante lanoso) per dare il tocco finale... poi carne di bisonte per tutti!
Soluzione o protezione?
Vista comunque l'incertezza del risultato finale, per i paesi sviluppati si pone un problema amletico... e' meglio continuare a perseguire una soluzione in comune, sapendo che i nostri sforzi potrebbero essere annullati nel casino generale, per esempio se gli abitanti Africa e Asia continuassero a figliare a gogo... Oppure brace for landing, ovvero dare la partita globale per perduta e usare le nostre risorse per mirare all'indipendenza energetica e alimentare e blindare i nostri confini?
E non poteva mancare il
Pippone finale ciclistico
In tutto questo il dibattito italiano e' di bassa qualita'. L'Italia e' un paese senza sprechi gargantueschi, ancora sia attaccati ad una eredita' contadina, ma proprio per questo ci portiamo appresso le frustrazioni di questa nostra eredita', per esempio il contadino che vede nella fatica fisica la nemesi di una vita, e quindi va in auto anche a prendere le sigarette.
In Italia le possibilità di risparmio di CO2 legate alla diffusione della bicicletta sono ancora relegate nell'angolo, cosi' come quando si fanno gli appelli alla gioventu' perche' faccia attività fisica nessuno (dalle nostre parti) pensa a costruire una bella rete di piste per far diventare la bici il mezzo ufficiale con il quale i ragazzi vanno a scuola.
Quindi escono idee allucinanti, frivole, inconsistenti, ma non quella di base, cominciare a respingere sistematicamente le auto dalle citta'.
Inoltre' noi Italiani siamo astuti ma purtroppo non intelligenti. Non vogliamo risolvere i problemi nel complesso, ma solo il nostro in particolare. E normalmente senza cambiare le nostre abitudini. Infatti siamo tutti d'accordo che per il bene del pianeta gli altri debbano ridurre l'uso della loro macchina. Noi no.
E per questo attaccare nei fatti il totem dell'auto rimane un tabu' politico, specie in un periodo dove le maggioranze sono volatili.
Infine perche' avviene in un momento di crisi dell'industria automobilistica, con un crollo netto delle immatricolazioni che comincia a far pensare alla cassa integrazione...
giovedì 26 settembre 2019
Quando ti affondano la pista preferita...
Nettuno,,, intanto qualche pista si fa |
I nomi dei comuni vincitori sono evocativi e fanno pensare alla bellissima evoluzione del ciclo turismo anche da noi, non solo al Nord. Trevignano, Gradoli, Sperlonga e tanti altri, alcuni ammantati dal mito, ma tutti con promesse che spero si realizzeranno al meglio.
Purtroppo non sono riuscito ad avere -non so se siano pubblicate da qualche parte- informazioni sui progetti che hanno vinto. Per esempio per quanto riguarda Trevignano, spero tanto che il progetto riguardi la pista che si ferma a Montecchio e che venga prolungata il piu' possibile intorno al lago.
Per gli altri comuni (a parte Minturno li conosco piu' o meno tutti) c'e' ovviamente la curiosita' di sapere cosa (spero di piacevole) ci riservi il destino. Certo, vedendo Roma, l'unico progetto pubblicato, la ciclabile delle Valli ha una dimensione alquanto "locale", ovvero non sembra aprire nuovi orizzonti ciclistici cittadini... comunque aspettiamo di vederla prima di giudicare.
Con rammarico debbo dire che non compare nella lista dei progetti vincenti uno cui tenevo molto, ovvero la congiungente i comuni di Nettuno, Anzio e Aprilia.
La ciclabile avrebbe dovuto doppiare la Nettunense e permettere di raggiungere il mare da Aprilia. Sarebbe stata particolarmente utile alla mobilita' ciclabile in quanto avrebbe permesso di spostarsi in bicicletta senza rischiare la pelle sulla Nettunense. Peccato, trovo difficile immaginare una pista piu' utile di quella, considerato il grande traffico.
Sara' per un'altra volta e speriamo che i progetti vincitori vedano presto la luce. Oppure che i comuni interessati proseguano in autofinaziamento (😀😀😀)
domenica 22 settembre 2019
A colpi di New Jersey
E si', perche' come avevo facilmente preconizzatonel post del 2016 (Le Corsie Cicalbili saranno il Graal della Ciclabilità romana?), le bike lane sono facili a farsi, ma difficili a difendersi.
E nel caso della prima bikelane veramente "contro", ovvero che sottrae un po' di spazio alle automobili (ancorche' non spazio per la circolazione ma soprattutto per la sosta in seconda fila) attendiamo per vedere se la bikelane sara' di utilita' pratica o meno. Ovvero se resistera' all'indisciplina degli automobilisti.
In tutto cio' volevo farvi vedere come viene trattato l'argomento nella capitale belga...
Come gia' ho raccontato Bruxelles sta seguendo la tendenza a limitare sempre di più il traffico automobilistico, aiutata in questo da una rete molto solida di trasporto pubblico di qualità... anche se comunque anche li' le stazioni periferiche vanno frequentate con prudenza negli orari estremi. Brutti ceffi se ne incontrano anche li', mica solo a Tiburtina...
Alla tendenza sopravviveva un'unica grande arteria automobilistica, Rue Belliard, che lambisce un lato dell'Explanade Solidarnosc, ovvero la grande piazza pedonale di fronte al Parlamento Europeo.
Rue Belliard e' un'arteria a senso unico a quattro o cinque corsie, con marciapiedi strettissimi. Fa coppia con Rue de la Lois, che passa sotto il centro dell'Unione, Place Schumann. Una strada a senso unico ad entrare a Bruxelles, una a senso unico ad uscire, come se noi avessimo fatto a senso unico Via Appia Nuova (a uscire) e Via Tuscolana (a entrare)...
Ora mentre Rue de la Lois ha avuto due bikelanes sul marciapiedi, gia' ampiamente riportate in questo blog, Rue Belliard e' rimasta il dominio incontrastato delle auto fino... fino al maggio scorso, quando da un lato hanno costruito una prima bikelane, per poi attaccare dall'altro lato.
La prima me la sono persa, ma la seconda la vedete in foto... hanno fottuto una corsia con i New Jersey e aperto il passaggio alle bici...
Non aggiungo altro!
domenica 7 luglio 2019
L'Isola-laboratorio senza le due ruote
In questi anni sull'isola sono cambiate molte cose, a cominciare dalla popolazione che e' passata dai 350 mila ai 500 mila abitanti, e l'economia, prima in crisi, adesso in fiorente espansione per il turismo.
E' pero' interessante vederla dal punto di vista della mobilità. L'isola e', secondo i nostri standard, piccola. Piu' o meno entra all'interno del Grande Raccordo Anulare (tralasciamo Gozo e Comino). Metà e' fittamente costruita, l'altra meta' per fortuna si e' salvata.
Il trasporto pubblico e' costituito da una rete di autobus in quanto le pendenze rendono impossibile lo sviluppo di una rete di tram. Il mezzo di trasporto tipico maltese e' l'automobile, il che crea micidiali ingorghi nelle ore di punta.
Il guidatore maltese e' comunque, secondo i nostri standard un guidatore poco esperto e molto frustrato. Il mio amico George spesso ripete una spiritosaggine sul loro modo di guidare: Con una mano si core gli occhi e con l'altra ruota a destra e a sinistra un immaginario volante... Frustrato e' frustrato dalle strade brevi, strette e tortuose, che spesso percorre a gran velocità e forte rombo di motore.
Questa pessima prestazione (ampiamente riconosciuta dagli stessi Maltesi) unita alla mancanza di spazio, rende l'uso della bici alquanto pericoloso. L'incontro con ciclisti e' in effetti episodico.
Infine c'e' il problema del parcheggio, che occupa una bella percentuale di territorio nazionale e sta diventando una preoccupazione non da poco, visto che nessuno ha mai pensato ai garage sotterranei.
Insomma ogni volta che vado li consiglio di buttare a mare le auto e passare alla bici, magari elettrica, ma senza successo.
In quest'ultima visita mi e' balenato un pensiero... si vedono pochissime moto e motorini. A Roma, nelle stesse condizioni di traffico, la parte mobile della popolazione si e' spostata sugli scooter, le due ruote a motore. E adesso una parte non secondaria di ciclisti ha optato per la bici elettriche.
Ma li' nulla di tutto questo. Niente moto, niente scooter. Evidentemente l'anelito all'automobile e' fortissimo anche dove non ci sono strade.
Pero' a questo stanno rimediando. Le strade a piu' corsie sono state trasformate in superstrade e ho visto cantieri con pile che presagiscono sopraelevate e incroci a piu' livelli.
Insomma.. stanno commettendo pari pari i nostri errori. Pensando di risolvere il problema del traffico aumentando le strade... che amara delusione li aspetta!
sabato 29 giugno 2019
I ciclosmartfonisti
Qualche anno fa sono stato in Olanda e ho percorso qualcuna delle loro bellissime piste ciclabili... bene una buna metà degli adolescenti che o incontrato pedalava chattando con qualcuno.
Le tecniche erano sostanzialmente due:
a) telefonino in una mano e l'altra sul manubrio;
b) telefonino governato da due mani e bicicletta governata dagli avambracci appoggiati al manubrio... ovviamente senza tenere conto dei freni.
Ora li' le piste sono praticamente senza interruzioni e quindi forse si puo' fare senza eccessiva difficoltà. Immagino che non siano cosi' temerari da farlo sulla strada.
Pericolo? Bah... cmq andavano piuttosto piano.
Invece non andavano piano tizi vari incontrati sulla ciclabile verso Castel Giubileo. Bici da corsa o gravel, mani e braccia impegnate esclusivamente sul telefonino e andatura sui 20/25 km all'ora. Insomma, tipica senza mani.
Io andavo allegro sui 20 in senso contrario.
In genere sono molto stabili, ma mi sono spaventato quando l'incrocio e' avvenuto in corrispondenza di alcuni dei solchi che si stanno riaprendo sul manto pistale... ho pensato: E se mentre chatta cosi' amorevolmente il pneumatico da corsa gli si infila nel solco e mi viene addosso? Sarebbe stato un bello scontro a velocità relativa sui 40 km/h, quindi da farsi male, al limite da lasciarci la pelle.
In realta' di morti in questo modo non me ne ricordo in ormai piu' di dieci anni di ciclismo intensivo, e le probabilità appaiono basse, a queste densità di traffico.
Rimane la spiacevole sensazione che forse noi ciclisti ci crediamo molto meglio degli automobilisti perche' siamo ancora pochi e forse molto responsabili.
Dovesse la bici diventare un fenomeno di massa ho l'impressione che vedremmo replicarsi tanti comportamenti arroganti e pericolosi che per adesso pensiamo appannaggio esclusivo dei motorizzati.
Staremo a vedere...
domenica 9 giugno 2019
Sono i podisti i ciclisti dei ciclisti?
Come ciclisti siamo ormai assuefatti, anzi assuestrafatti, a tutta una serie di battutacce che arrivano dal mondo degli automobilisti...
La piu' famosa e' quella del "potete salvare il mondo anche un po' piu' a destra" a tutto il resto proposto, e periodicamente ri-proposto, dai siti specializzati e da newcomers in vena di spiritosaggini.
Come ciclisti, a parte qualche battuta veramente ben congegnata, queste battute non le troviamo affatto divertenti, anche perche' si tratta del diritto all'accesso alla strada. E anche perche' troppi ciclisti ci hanno lasciato la pelle.
Pero' considerato che le battute sono dirette soprattutto agli stradisti in allenamento, anche sul diritto all'uso della strada si potrebbe discutere in maniera un po' piu' attenta.
Infatti mentre e' facile per uno che utilizza la bici per andare al lavoro rivendicare la parita' di diritto alla strada, e magari al tempo stesso di accusare l'automobilista di volersi arraffare tutto lo spazio disponibile (lo stesso vale per il turismo), se prendiamo chi sulla strada deve spostare merci la cosa cambia parecchio.
Prendiamo infatti l'incontro tra un gruppo di ciclisti in allenamento e un'autocisterna... beh in quel caso qualche dubbio mi viene, infatti alla fine i ciclisti in allenamento usano la strada per divertirsi, quell'altro ci deve lavorare e del suo lavoro ne beneficiamo tutti in generale...
Questo ovviamente non significa che l'autista dell'autocisterna abbia diritto a salire sopra i ciclisti, ma anche che certe cose che tanti ciclisti stradali considerano un diritto, ovvero di usare la pubblica strada come palestra, forse non lo e' cosi' tanto.
Passiamo invece ad argomenti molto piu' leggeri e spiritosi... ritornando alle battutacce, se sostituiamo gli automobilisti con noi ciclisti e i ciclisti con i podisti (specie quelli che sentono la musica) poi non mi troverei cosi' in disaccordo... posso dirlo allegramente perche' l'incidentosita' in questo caso e' abbastanza assente, quindi possiamo cazzeggiare in allegria.
Infatti, se consideriamo la risorsa pista ciclabile, diciamo anche ciclopedonale, alla fine lo spazio e' limitato e il mezzo piu' veloce (e piu' produttivo) e' limitato da quello lento, che magari si sta a divertire mentre tu vai al lavoro. Mettici uno che deve fare le consegne con la cargo bike e hai riproposto pari pari lo stesso problema.. e quindi... che vi devo dire...
Saremo noi gli automobilisti del futuro? E allora saranno i podisti i ciclisti dei ciclisti?
sabato 1 giugno 2019
Saremo noi ciclisti gli automobilisti del futuro?
Anzi, passa in vari punti molto affollati (da qui la sua utilita') e in particolare davanti ad un paio di scuole per bambini sordi e sordastri. In quel caso la pista e' separata dall'uscita della scuola dal marciapiedino regolamentare di 1,5 metri, e la scuola e' segnalata dal trazionale cartello con i bimbi che fuggono (dalla scuola ovviamente)
Ovviamente succede che la pista sia molto spesso ingombrata oltre che dai pulmini scolastici che si infilano nel passo carrabile o attraversano la pista, anche molto semplicemente dai ragazzi e dai rispettivi genitori che pero' cercano di evitare i fastidi.
Il guaio e' che mentre andando verso Porta Pia il falsopiano rallenta parecchio la pedalata, a scendere i 30 all'ora si raggiungono facilmente, figuriamoci poi con le elettriche.
Basti pero' pensare a cosa sarebbe successo se la pista fosse passata di fronte ad una Settembrini, un Giulio Cesare o un Avogadro... difficilmente la pista sarebbe stata percorribile a causa se non altro della quantita' di alunni.
Comunque la situazione e' stata corretta con aggiungendo al cartello attenti scuola un limite di 5 km/h. La notizia ha scatenato un interessante dibattito sul sito della ciclabile Nomentana che piu' o meno riprendeva le stesse argomentazioni degli automobilisti rispetto al limite di 30 all'ora.
Detto questo, da brava coscienza critica del ciclista romano, faccio notare che:
- Malgrado la presenza di bambini sulla pista davanti ad una scuola un bel po' di ciclisti la infila a velocita' sostenuta, magari scampanellando (oltretutto ricordo che ci troviamo scuola per sordi e sordastri, non so se mi spiego);
- Non so per quale ragione, ma la pista passa di fronte a due istituti scolastici senza rialzarsi... di fronte ai portoni della scuola nulla cambia, ne' per accogliere eventuali automobilisti che lasciano i bambini ne' tantomeno per indicare ai ciclisti di rallentare efare attenzione.
- Gli accorgimenti di cui sopra sono stati presi per la chiesa poco piu' in la'..
Ma non scordiamoci le elettriche.
domenica 26 maggio 2019
Piste Ciclabili romane: dalle stelle alla costellazione... ma fuori e' sempre notte
Lavori in corso per le piste romane |