lunedì 4 marzo 2013

Il massacro di San Vittorino



Dopo il massacro di San Valentino, quello di San Vittorino rimarrà alla storia come uno degli episodi più sanguinosi del XXI secolo. 

Un povero gruppo di ignari ciclisti è stato attirato con l’idea dell’itinerario Paola e Gino n. 51 (Stazione Termini-tiramisu’ da Pompi- ritorno)  in una vera e propria imboscata che si è tradotta, per quelli cui è andata bene, in 70 km e 1300 metri di dislivello (senza contare l’ascensore della metropolitana), ma ha raggiunto livelli incontenibili per il povero Jean Paul che è tornato in bici a casa (Rocca di Papa), prima passando peraltro da Piazza Cola di Rienzo per prendere le sigarette…

Cmq, ripercorriamo i passi di una tragedia. 

Prima però un versamento a Diego il molesto: 
IBAN: IT 32415 00000000472153. 
Causale: Ti prego, per favore non organizzare più nulla.

Il pianificatore folle
Diego il molesto ha architettato il tutto in lunghi giorni insonni. Ha fornito una traccia palesemente taroccata che mostrava un percorso in sola discesa. Hanno abboccato in 4 (uno addirittura veniva da Marte che ne poteva sapere)   più una povera ragazza accecata da un incomprensibile amore (tutti hanno concordato su questo). 

Diego, ma quelli di Pedalando, ti hanno dato il permesso di seguire la loro strada?

Inizia l’incubo: la levataccia
Aperto gli occhi la domenica alle 6:24, 6 minuti prima della sveglia. Per sbrigarmi ero andato a letto (come gli altri immagino) in salopette invernale, cerata, scarponi, casco e Garmin al collo. Sconsigliate le calzature con l’attacco Shimano che si impicciano nelle lenzuola. Il tutto per prendere la locomotiva della 08:00

Il museo
Come il gatto gioca con il topo, così ci siamo messi a giocare con il meraviglioso museo delle ferrovie in concessione di Colonna. Un posto incantevole che ti riporta agli anni nei quali i trenini percorrevano la Casilina da Roma a Palestrina.

C’erano anche carrelli a pedali, con le ruote composite: raggi e cerchi in legno con copertoni di metallo. Con quelli non buco neanche io!!!!!

Parte la “gita”
Dopo la è iniziata come gita, prima di trasformarsi in massacro. Il Molesto ha mantenuto un perfetto controllo della situazione, scartando in più punti e conducendo il gruppo con sicurezza tra le forre del predestino.

Indimenticabili i ponti e gli acquedotti, che danno la memoria di millenni. Orribili le discariche che punteggiano le strade campagnole. Ma insomma, che si deve fare per fermare questi vandali?

Guadi pericolosi
Se dovete fare un dispetto al Molesto, dategli uno schiaffo, poi attraversate il guado. Per picchiarvi dovrà fare il giro da dietro il monte, quindi avrete tutto il tempo di dileguarvi… uno dei tratti più belli del giro è stato il sentiero sotto San Gregorio da Sassola, che Diego ha voluto a tutti i costi evitare tirando dritto per la strada.

La gola bellissima, l’acqua così fresca e profumata che vi abbiamo riempito le borracce. La salitella un tantino ripida, devo ammetterlo.

Banchetto al sacco
Risalendo i vicoli di San G regorio è stata individuata una fraschetta che ha consentito l’approvvigionamento (in quota) di 1,5 l di vino. Tutti hanno avuto più o meno la stessa idea, quindi il frugale pranzo al sacco si è trasformato in un lungo banchetto. Evabbè, mangiato e bevuto vino e birra, cioccolata e muffin, alla fine diamo ripartiti…

Giù per il dirupo
Arrivati sulla meravigliosa terrazza che da’ verso Tivoli e Villa Adriana non credevo al mio GPS: dobbiamo andare giù per il dirupo! Peraltro la discesa la mia bicicletta la fa benissimo, con quello che pesa. Per fortuna che avevo cambiato i copertoni, quindi alla fine ha tenuto bene, senza schiantare alcun ulivo secolare (che se esci dall’ospedale ti mettono in galera) e senza triturare sassi alcuni. Eroico Jean Paul con la sua MTB vintage eighties cantilever brakes front wheel totally lish è venuto giù anche lui a palla. Insomma abbiamo scampata la scarpata!

Ma quand finish?
A quel punto ho cominciato a scuotere il GPS perché il conto dei km a finire non diminuiva… e lì abbiamo capito… si trattava di una traccia autorigenerante, che quando sembra stai finendo ti aggiunge altri 10 km e 200 m di dislivello!!! E infatti dopo la meravigliosa discesa tra gli ulivi e la salita per superare l’ autostrada, ci siamo reimmessi nella discesa per San Vittorino. Trecchia e C. sono andati a palla davanti a noi, verso le loro borghesissime auto. Noi invece abbiamo tagliato per il bosco verso il treno, peraltro con una variante architettata direttamente da Diego lì per lì.

Imprevisto!!!!
Ve lo ricordate “I quattro dell’oca selvaggia” quando l’aereo se ne va e lì lascia in Africa con il prigioniero? Beh stesa cosa a noi quando abbiamo trovato la strada di attraversamento disperatamente chiusa da una recinzione nuova nuova ed estesa estesa. Di fatto abbiamo continuato per la strada per Gallicano (prima), Zagarolo (Poi), Stazione di Zagarolo (alla fine).

Ecchè non potevi forare?
Verso Zagarolo, dopo che Jean Paul era andato per la sua strada, sono andato in avanti per lascaire i piccioncini a tubare. Arrivo alla rotonda di Zagarolo e aspetto. Aspetto. Aspetto. Alla fine mi preoccupo e torno indietro. Li trovo ad uno spiazzo, con la bici di Diego a ruote all’aria. Ovviamente ha forato dopo avermi descritto per filo e per segno le meraviglie delle sue gomme latticizzate. Meglio che non ne parliate, perché il 100% di quelli che mi decantano le tubeless, latticizzate,  etc. forano entro la fine della gita.

Quell’ultimo ponte
Nun me lo so’ nculato per niente. Stavo al km 67 e l’unica cosa che mi teneva in vita era la speranza di morire. Mi dispiace (Diego mi ha rimproverato) e sono sicuro che faremo una gita solo per vedere quello. Magari in un giorno di pioggia.

Cioccolata calda a Zagarolo Station
Grazie a Barbara che mi ha offerta una cioccolata calda mentre lei e Diego bevevano birra e patatine. Il rientro in treno fantastico, 30 minuti netti. Però che massacro!!!

Morale della gita
Bellissima. Superlativa. Fantastica. La prima di primavera. Ho sempre sognato di vagare in quei canyon, e finalmente l’ho fatto. Il Lazio è bellissimo, ma come lo trattiamo male! Speriamo che un po’ di strade di campagna si salvino dalla chiusura dei fondi.
Anche se strade in asfalto sono bellissime, ma quante auto rompiscatole…
E quanto sono belli i Monti Prenestini


Credits
Un grazie a Diego, che ha architettato tutto il massacro fin nei minimi termini (secondo me si è anche bucato apposta la ruota.

Barbara ci ha allietato con la sua grazia e la sua sopportazione di Diego… ma come farà?

Trecchia è sempre lui. Ottimista e veloce che sono per lui pochi chilometri e neanche 5000 di dislivello?

Jean Paul sfoggia un cancello molto più pesante del mio, ha qualche annetto in più, ma mi sta sempre avanti e non bestemmia mai in salita… che invidia!!!!

Cubeboy
: ecchè dire… cammina come un treno, è grosso come un treno… avrei dovuto mascherarmi da vagone e farmi trainare un bel pezzo…

1 commento:

Anonimo ha detto...

Resoconto della gitarella un po' troppo tragico.... ahahaah
Daltronde se non vuoi inquinare con la macchinina quella traccia è l'unica soluzione per fare P&G51.
Ci si vede alla prossima uscita.
Diego