martedì 29 marzo 2011

Un Assessore non fa primavera...

Già finita la luna di miele con l’assessore Aurigemma? Il Coordinamento-da-non-nominare-senza-adeguati-scongiuri si lamenta di essere stato “sedotto ed abbandonato” dall’assessore all’ambiente del Comune di Roma, che non si è presentato agli ultimi incontri, ne’ ha lasciato detto quando sarebbe ricomparso.

Francamente non mi stupisce che l’Assessore all’Ambiente di Roma non riesca a trovare il tempo di incontrare personalmente i ciclisti con regolarità. Suppongo abbia un mucchio di altre cose importantissime da fare, tipo trovare un’altra discarica al posto di quella in esaurimento a Malagrotta.

Molto meno normale è che non lasci collaboratori pronti ad un approccio concreto alla risoluzione di quella parte dei problemi che possono essere risolti. Infatti la sensazione che ho dalla lettura dei resoconti che appaiono (ad opera di mai abbastanza ringraziati volenterosi) rimane quella che ebbi dall’unico incontro cui potei partecipare: ovvero persone messe lì per accontentare i ciclisti, ma prive di alcun potere negoziale o mandato concreto, o addirittura contrarie alla ciclabilità.

La vicenda delle bici nella metropolitana, come raccontata dai protagonisti, mi pare emblematica. Tecnostruttura costretta a prendere provvedimenti, ma senza la presenza dell’Assessore nulla si sarebbe mosso. Perché? E come si può portare avanti un piano che si ferma non appena manca l’intervento costante e diretto della sfera politica?

Rimane il fatto che quello era un provvedimento ad “impegno zero” per l’amministrazione, ovvero senza impegno di quattrini o risorse… Se prendiamo il piano quadro della mobilità sostenibile, è tutto un altro paio di maniche. Lì mi pare che progressi non se ne facciano, anzi, se possibile si sta tornando indietro.

Non si fa nulla che sia fuori dal Piano, perché c’è il Piano.

Non si fanno le cose del Piano, perché il Piano non è approvato.

Addirittura sono fermi gli interventi già finanziati, perché sembra che nel frattempo, per alcuni, i soldi sono stati riassorbiti…

Comunque spero vivamente di sbagliarmi. Ditemi che mi sbaglio!

domenica 27 marzo 2011

65 km per la campagna romana e picnic a Fregene


Foto

Sono contento, perché quella parte della campagna romana mi ha sempre ispirato diffidenza, diffidenza che è aumentata di pari passo all’espansione della città e della “cintura degli sfasciacarrozze”.

Invece la bella passeggiata che ci ha fatto fare Diego, 65 km in leggera discesa, con picnic al Villaggio dei Pescatori di Fregene, è stata proprio piacevole, con un attraversamento delle “fasce ammalorate” della periferia ridotto veramente al minimo indispensabile.

La gita si è snodata lungo le carrarecce e le strade bianche (inevitabile qualche passaggio su asfalto trafficato) che percorrono il fondo delle forre verso la costa. In alcune di queste, miracolosamente, si cela qualche angolo incantato di Paradiso.

Il gruppo di amici è ben collaudato, e la gita è stata accompagnata da piacevoli chiacchierate su argomenti massimi e minimi, dal destino dell’Universo alla ricetta della pasta con le melanzane, alle differenze tra l’accento palernitano e quello catanese.

Piacevolissimo il picnic a Fregene. Non sibaritico come quello di Castel Gandolfo, ma nutriente e gustoso, adatto ad un supplemento di pedalata. Oltre alle proprie razioni personali, Sabrina ha portato le mezze penne alle melanzane, Uta salame e ciambellone, io il vino (una sola bottiglia, più che sufficiente) e arance, Diego caffè (in termos) e cioccolata, la Regina del Tabacco ha distribuito gadgets e cotillons agli intervenuti.

Il gruppo finale (otto persone) ha raggiunto Ponte Galeria, dove ha preso il treno per il rientro. Il record di porte rotte ed un controllore particolarmente zelante (ma simpatico) ha frammentato il gruppo in coppie. Però aveva ragione lui, infatti verso Roma il treno si è riempito. In particolare quei treni della linea Orte-Fiumicino non hanno posti dove tenere le biciclette senza ostacolare gli altri viaggiatori, e tre per vano avrebbero reso la situazione ingovernabile.

Inoltre ha chiesto (cortesemente) il biglietto a tutti i viaggiatori, eccetto ovviamente la tribù di simpatici Nomadi salita a Muratella.

Peccato che la pista che parte dalla stazione di Maccarese non arrivi fino al mare... sarebbe un bel modo di raggiungerlo, anche con pargoli, senza scocciarsi con la macchina.

sabato 26 marzo 2011

Se la pista di Roma Nord torna a fare paura

Non ringrazieremo mai abbastanza la cronaca di Roma del Corriere della Sera per l'attenzione ai problemi della mobilità ciclistica.

Quella che vedete è la seconda lettera apparsa in pochi giorni a proposito di episodi di violenza avvenuti sulla pista ciclabile Roma Nord, all'altezza dell'Olimpica, quando la pista scende sotto il ponte e passa accanto ad un accampanento di nomadi che sta lì almeno da quando la pista è stata fatta (quindi buoni vent'anni).

La prima cosa che noto è la schizofrenia della politica italiana in materia. Il campo è lì da vent'anni, e quindi non vi è la volontà di toglierlo.

In compenso è ad attrezzature zero: neanche una gettata di asfalto o cemento per evitare le pozzanghere quando piove. Insomma un posto comunque incivile.

Che sarebbe costato metterci quattro container, anche per "congelare" l'afflusso di ulteriori abitanti? Adesso è impossibile stabilire se ci sono tre, quattro o dieci baracche, mentre con i container, chi non ha un container non può fermarsi e basta. D'altra parte neanche possiamo pensare a tutti i nomadi cui viene lo sghiribizzo di stabilirsi a Roma.

L'altra considerazione ce la faceva una ciclista a Guadagnolo... Come maestra era entrata più volte nei campi, e ci diceva che (ovviamente) anche lì esistono tante brave persone e pochi autentici farabutti. Però in Italia sembra che quando parliamo di nomadi non si riesca a distinguere gli uni dagli altri.

Ma questo accade anche perchè le forze dell'ordine sono poco incentivate ad occuparsi di microcriminalità.

E la signora chi l'ha disincentivata a sporgere denuncia? Una rapina non è uno scherzo. Ha subito pressioni? Oppure è stata solo spaventata da qualche amico o parente che paventa ritorsioni?

Sappiamo però come questa microcriminalità possa trasformarsi in qualcosa di molto pericoloso, e quindi non può essere trascurata. Anche perchè noi abbiamo un sistema giudiziario che tende a sottovalutare questo tipo di reati, rimettendo quasi sempre in libertà il soggetto responsabile, e considerando poco la recidività dei comportamenti, che necessita di periodi di rieducazione più lunghi (=un bel po' di galera in più).

Quindi un invito ad effettuare qualche operazione di polizia per vedere se nel campo si è annidato qualche soggetto pericoloso.

Per parte mia io ho pochi dubbi. Come si sarebbe dovuto fare nel nel caso della stazione di Salone, al momento che la presenza del campo crea problemi di ordine pubblico non riconducibili a singoli, il campo va sgomberato. I cittadini non possono essere penalizzati dalla presenza di queste strutture.

Il problema principale rimane uno, si tratti di campi nomadi o di sosta in doppia fila: il controllo del territorio. Richiede pazienza, tenacia e motivazione da parte delle Forze dell'Ordine. Però non se ne può fare a meno, perchè vivere in un posto sicuro è un diritto al quale i cittadini non possono rinunciare. E anche perchè il malcontento tra le persone che si trovano a dividere zone e servizi (tipo il trasporto pubblico) sta salendo, ed è palpabile.

venerdì 25 marzo 2011

Si può fare la ciclabilità anche con poco, basta volerlo!

Con questo post mi rivolgo a quattro categorie di persone:

a) Chi ce l’ha con le piste ciclabili;

b) Chi ce l’ha con le piste ciclabili sul marciapiedi;

c) Chi ce l’ha con le piste ciclabili lungo le consolari;

d) Chi dice che senza Piano della Mobilità sostenibile non si possono fare le piste…

Circa due settimane fa ho dovuto avere altri due round con il dentista, situato all’incrocio tra Prenestina e Tor de’ Schiavi. Per raggiungere il dentista da Piazza Vescovio ho usato la bici (8 km), dopodiché ho dovuto raggiungere l’ufficio, in Piazzale Luigi Sturzo (EUR)

Le soluzioni disponibili erano tre: bici + metro (Pietralata); bici più metro (Bologna); tutto bici (12 km). Un rapido confronto dei tempi, includendo i 10 minuti a piedi all’EUR, mi ha fatto propendere per il tuttobici, con la prima parte che percorre la Prenestina.

Partendo da Tor de’ Schiavi, mi sono fatto il primo pezzo (fino a Largo Telese) sul marciapiedi accanto a Villa dei Gordiani, e quindi, da Largo Preneste in poi, sulla pista ricavata sul marciapiedi (vedi foto). Bene, la pista fa veramente la differenza.

Infatti, il tratto fatto sul marciapiedi a partire da Largo Preneste, è il più tranquillo. Ottima la pavimentazione, buona la convivenza con i pedoni, per la presenza della striscia, si pedala in tranquillità e separati dal traffico.

Costo aggiuntivo della pista rispetto al rifacimento del marciapiedi… probabilmente trascurabile.
Quindi… altro che piano della mobilità sostenibile.

Tutte scuse.

Si può fare la ciclabilità anche con poco, basta volerlo!
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mercoledì 23 marzo 2011

Quante bici!

Mi sto godendo gli ultimi giorni all'EUR...

Da Aprile ritorno al vecchio Castro Pretorio, 4 km di bicicletta da casa invece dei 15. Tanti, ma anche l'occasione per farsi due ore di bici al giorno, attraversando tutta Roma.

Così l'ho attraversata per due giorni di seguito, in queste meravigliose giornate fresche.

E credo che un gran numero di ciclisti abbia avuto la mia stessa idea: infatti siamo tanti, una quantità che non avevo mai vista. Ci sono stati momenti che ho visto anche 5 biciclette nello stesso momento. Voglia di primavera, stanchezza dei mezzi pubblici, magari costo della benzina (adesso +2 ct al litro per finanziare la cultura). Quale che sia la ragione, si annuncia una primavera ciclistica, della quale l'Amministrazione dovrà tenere conto.

Inoltre la sensazione che dopo l'allenamento di domenica il cancello è diventato una piuma... infatti nelle gite lunghe teniamo un ritmo abbastanza lento, mentre ogni tanto un po' di pedalata veloce fa bene. Devo ricordarmelo.

E miracolosamente incontro a Piazza Esedra una vecchia conoscenza: Andriy, sul suo chopper (vedi foto). Io andavo bello veloce, mi passa a tutta birra (io già andavo veloce) zigzagando tra le auto senza segnalare. Il fatto è che quella bici, ogni volta che curva sembra che cada, terrorizzando gli automobilisti.

Ci siamo fermati a fare due chiacchiere, e mi ha fatto vedere che ha messo un doppio freno alla ruota posteriore per maggior sicurezza, visto che la ruota anteriore è pressocchè inutile in quanto a ridurre la velocità.

Segnalo anche io parecchi automobilisti nervosetti, anche perchè mi pare sia in corso un'offensiva contro la sosta in seconda fila. Ho trovato pattuglie molto attive sia all'EUR che a Via Merulana.

Tutto un altro andare.

domenica 20 marzo 2011

Il Marziano che cadde a Villa Ada

Oggi ho saltato la gita domenicale, ma per recuperare, essendo sveglio ad ora antelucana, mi sono fatto comunque un paio d’ore di allenamento a Villa Ada, approfittando che tra le 8 e le dieci di domenica la densità delle persone è così bassa da permetterti la libertà dei 40 all’ora, ovviamente in discesa.

Due ore di pedalata forsennata su uno dei circuiti possibili all’interno della Villa, senza farmi mancare niente di una vera gita: schizzi di fango, single track a fondo fangoso, assalti di cani, ramaglie in faccia… Per fortuna che sono andato “corazzato” di tutto punto.

Dulcis in fundo, su di un single track su Monte Antenne, la ruota anteriore mi è scivolata sul fango in curva e mi sono trovato in ginocchio nella mota. E’ stato fulmineo, e per fortuna senza conseguenze, anche perché in pantaloni Endura appena entrati in linea hanno evitato fastidiose abrasioni.

Niente di rotto, a parte la fiducia nelle mie capacità guidatorie, che già sono uscite malconce dalla gita al Follettoso… (ma lì forse anche per il vino durante il picnic).
Un appunto che mi sono preso, è che il battistrada anteriore comincia ad essere una tantino liscio (tacchetti arrotondati) e varrebbe la pena di cambiarlo.

Comunque Villa Ada è sempre divertente, anche se non mi tuffo per i pendii più spericolati. L’unico appunto, è che in questi due anni vi è stata un’abnorme moria di alberi, che hanno finito per sbarrare gran parte dei più bei sentieri per bicicletta.

A parte le doglianze ciclistiche, sarebbe il caso di ripiantare qualche pino sulla parte di Monte Antenne che da sui laghetti, perché dopo gli incendi dell’estate scorsa, di pini ce ne sono rimasti proprio pochi, ed è un vero peccato.
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venerdì 18 marzo 2011

Un cancello (innamorato) da Pro-Bike

Sabato scorso, di pomeriggio, appena uscito di casa con la bici da città (“il cancello”), mi sono accorto che il pattino dx del freno anteriore strisciava sul cerchione. Rumoraccio di ferraglia. Ciclisti chiusi… che fare?

Beh, non molto distante da casa, e comunque sulla mia strada, c’e’ Pro-Bike, aperto anche il sabato pomeriggio. Ci passo un attimo e vedo se hanno ancora qualche rimanenza di magazzino di tasselli V-Brake, insomma quelle cose che usavano prima dei freni a disco.

Ho varcato il cancello col cancello con una qualche apprensione: portare quella rozza bicicletta in mezzo a tante sofisticatissime, mi intimoriva un po’. Cmq, sono andato al banco, e ho chiesto se avevano i famosi V-brake e se possibilmente potevano prestarmi una brucola per cambiarli al volo.

Con una certa sorpresa avevano i tasselli, anzi… sicuramente i principi dei
tasselli, quasi il doppio di quelli che montavo io.

Ma sorpresa ancora più gradita, è che me li hanno montati al volo, anzi, faticando un bel po’ per correggere l'asimmetria del quasi irregolabile freno anteriore, con risultato perfetto.

Desidero perciò ringraziare Pro-Bike per la grande cortesia… e quante belle biciclette. Iln particolare cancello ha adocchiato una full suspended tutta nera ed è stato un vero colpo di fulmine! Chissà, magari per Natale prossimo...
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giovedì 17 marzo 2011

La patria ai tempi Federalismo… leghista o europeo?

Intitolare una festa, seppur transitoria, al Tricoloree all'Unità d'Italia è una scelta che approvo fortemente, anche se, come già ho avuto modo di scrivere in queste pagine, avrei di gran lunga preferito il 20 settembre, anniversario della riconquista di Roma.

Con l’annessione di Roma l’Italia era fatta, a parte qualche pezzetto di irredentismo per completarla… ma tant’è.

Detto questo, possiamo essere orgogliosi di questa patria?

Personalmente rimpiango che non abbiamo tagliato la testa ad alcun papa, cosa che avrebbe messo ordine nei rapporti tra Chiesa e Stato, come accadde fra Monarchia e Stato in Francia, dopo la decapitazione di Luigi XVI.

Inoltre credo che la maggior parte degli Italiani abbia in questo momento qualcosa da recriminare, nel senso che dopo una partenza bruciante, una unificazione nazionale fatta buttando alle ortiche gli Staterelli, le speranze erano di avere uno Stato serio e capace. Sulla carta ce lo abbiamo avuto. Legislazione avanzata, impostazione laica, progressiva espansione dei diritti civili (non peggio che in altre parti d’Europa, comunque).

Sul piano pratico le magagne si sono presentate già dall’inizio e di fatto, andando a vedere i singoli episodi, sono le stesse che ci portiamo appresso ancora adesso: una classe dirigente ignava che difficilmente può essere inchiodata alle proprie responsabilità ed una politica troppo diretta verso interessi particolari a scapito del bene comune. Cittadini accondiscendenti.

In ogni caso ben pochi rimpiangevano l’ordine precedente. Mentre festeggiamo i 150 anni dell’Unità, molti connazionali dicono di rimpiangere lo Stato Borbonico, o addirittura quello Pontificio.

A proposito dello Stato Borbonico non posso dire nulla, ma rimpiangere lo Stato Pontificio, credo sia demenzialità pura, c’e’ voluto Alberto Sordi a ricordarcelo con il Marchese del Grillo. E non per niente, la bandiera italiana che preferisco è quella di guerra della Repubblica Romana. Se diventassi Presidente della Repubblica, quella vedreste sventolare sul Quirinale.

Molto più seria è la questione leghista, non tanto per i problemi che sta ponendo, domande giuste, ma per le risposte che sta dando. Chi si muove dal Nord al Sud dell’Italia ancora vede una differenza netta nell’organizzazione civile, che non si limita ad una questione di reddito, ma si estende al modo di vedere la cosa pubblica. Intendiamoci, sempre di Italia si tratta, e la stessa Milano, ancorchè più opulenta, non potrà mai essere paragonata a città come Monaco o Bruxelles (ovviamente Parigi e Londra giocano in un’altra classe) come pulizia, trasporti, lucidità di pianificazione per lo sviluppo, e anche comportamenti civili dei cittadini.

Per adesso il cosiddetto “federalismo” si sta traducendo in una ormai irrimandabile responsabilizzazione della finanza locale, che purtroppo avviene in maniera contrastata e a risorse prossime allo zero. Purtroppo i pochi tecnici con i quali ne ho parlato, non sono soddisfatti dei provvedimenti. C’e’ il pericolo che tasse effettivamente aumentino nelle regioni e nei comuni peggio amministrati, vedi i 120 milioni di buco dell’ATAC. Quindi il vero pericolo è che la “doppia velocità” delle parti d’Italia aumenti, arrivando ad una separazione di fatto tra un Nord ricco e determinato, ed un Sud con il laccio della criminalità organizzata sempre più stretto intorno al collo.

Il motore stesso del Risorgimento, l’idea di Patria ed il nazionalismo sono stati begli ideali, anche presentabili, fino alla prima guerra mondiale. In quei terribili anni una generazione intera fu massacrata sui campi di battaglia per litigi tra classi dirigenti. Non per niente la guerra finì quando ci fu la rivoluzione negli Stati “aggressori” (Russia, Austria, Germania) tutti retti da sistemi assolutistici o quasi.

Purtroppo la pace che ne seguì pose le basi per la futura e ben più terribile seconda guerra, dove con nostra somma vergogna, ci schierammo dalla parte sicuramente sbagliata. E troppi Italiani ancora non vogliono riconoscerlo.

Per fortuna, abbiamo sbagliato la guerra, ma abbiamo azzeccato la pace, e siamo finiti dalla parte “giusta” dell’Europa, quella non in mano ai sovietici, e abbiamo preso parte alla costruzione della Comunità Eurupea prima e dell’Unione Europea.

Ecco, io sono convinto che per mantenere le nostre importanti conquiste in tema di diritti umani e politici, laicità e stile di vita, la scelta europea sia inevitabile. Anche gli ultimi accadimenti in Libia mostrano come se presi singolarmente gli Stati Europei siano troppo deboli per dare un contributo positivo a ciò che accade sulla soglia di casa nostra.

Stemperare la patria Italia in una Federazione Europea, per quanto difficile, è una strada che non possiamo continuare a rifiutarci di percorrere, a meno di non finire in una disintegrazione di stampo leghista e in un’assoluta irrilevanza che ci renderebbe vulnerabili a livelli che è difficile immaginare, se non dopo essere stati in posti piccoli come Malta.

Dal prossimo post si riparla di bicicletta, lo giuro.

mercoledì 16 marzo 2011

L'atomo reclama i suoi Eroi

Anche in un paese come l'Italia, dove l'alternativa energia idroelettrica ha fatto quasi duemila vittime (Vajont), ci sentiamo angosciati dalle notizie che arrivano dal Giappone.

Siamo angosciati per coloro che stanno cercando di impedire l'apocalisse (visto che la catastrofe già c'e' stata), così come lo fummo ai tempi di Chernobyl, quando si seppe della sorte degli Eroi che misero in sicurezza l'impianto e morirono.

Cos'è che rende così terribile l'energia atomica, anche se non è la sola a ucciderci? Comunque enormemente meno degli incidenti automobilistici?

Perchè ancora si compiange Nagasaki, mentre solo gli studiosi della II guerra mondiale ricordano il bombardamento di Tokyo del 3 febbraio 1945, che fece all'incirca gli stessi morti con migliaia di tonnellate di napalm?

Probabilmente perchè la morte atomica non rientra in nessuna delle categorie di morte che tradizionalmente conosciamo. Sin dai tempi dei coniugi Curie (lui morto investito da un tram, lei morta di malattia probabilmente provocata dalle radiazioni) il modo con cui le radiazioni uccidono ci fa orrore.

Sarà perchè è troppo veloce (un lampo, come nella bomba) o troppo lento (come il cancro, la leucemia), oppure sarà perchè il nemico non si vede. Sono raggi che non vedi ma prendi fino a quando non cadi perchè non ti tieni in piedi.

Oppure perchè a che serve scampare ad una guerra, se poi ti sei inavvertitamente respirato l'uranio disattivato dei colpi che allora ti hanno salvato la vita, ma adesso che tutti stanno in pace a te tocca andare via?

O il veleno che ti versano nel bicchiere, che ti fa morire -senza speranza- in un paio di settimane, durante le quali hai tutto il tempo per pensare. Ma non è l'unico veleno.

Oppure perchè ogni volta che appare un tumore maligno, di quelli dai quali non scampi, si darebbe un braccio per sapere esattamente da cosa è stato provocato? E le radiazioni li provocano (ma non solo?).

Oppure perchè può colpirci attraverso la prole, con l'ulteriore incubo delle deformità? )Ma tante altre sostanze procurano questi effetti).

Un misto di tutto questo, forse.

Ma è per questo che gli Eroi dell'atomo, coloro che lavorano esponendosi coscientemente alle radiazioni, per evitare guai peggiori agli altri, sono particolarmente eroici... anche se non sono i soli che muoiono per aiutare il prossimo.

lunedì 14 marzo 2011

EUR, Close of the business

La ragione ha finalmente prevalso, sotto forma di due addetti ai lavori che non solo hanno riparato lo scivolo marmoreo (travertinico) infranto, ma hanno anche aggiunto due transennine che impediscono la salita delle auto.

Il risultato è il marciapiedi finalmente restituito alla sua funzione.

Per chi non si ricordi l'antefatto, suggerisco i due post precedenti: Retata all'EUR e Business as usual.
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sabato 12 marzo 2011

C’e’ mancato poco ad un’altra bicicletta bianca…

Il Coordinamento “Di Traffico si Muore” (tie’ !) si sarebbe fregato le mani per un’altra bici da vernicare, interviste, recriminazioni, ma insomma ancora sulla breccia (etc etc).

Qualche ciclogirl si sarebbe dispiaciuta un pochino per non aver aapprofittato del Marziano finchè c'era.

E ancora, un ufficio disperato con una spaventosa mole di lavoro scodellata sui tavoli vicini e qualche burocrate europeo di basso livello avrebbe tirato uno (e anche due) sospiri di sollievo.

Tra i ciclisti un paio di ciclopicnic nel prato adiacente, e poi, com'e' naturale, tutti allegri di nuovo a godersi la primavera…

E invece no, mi dispiace darvi la notizia che c’e’ mancato poco, ma sono ancora qui.

Dalla grafica potete vedere com’e’ andata. Mentre risalivo Via delle Tre Fontane per girare a sinistra verso Viale dell’Agricoltura (semaforo Rosso), mi sono trovato davanti un’auto che, provenendo da Viale del Pattinaggio, e non trovando posto nel flusso di macchine che girava per Via delle Tre Fontane, ha pensato bene di continuare contromano per un bel po’, fino a trovarsi davanti un ciclista alquanto incazzato, peraltro seguito a ruota da uno scooterone (contro il quale sarebbe stato un bel botto).

L’automobilista era un persona non anziana abbastanza da essere nella fascia della senescenza, e comunque non andava veloce, cosa che avrebbe reso inevitabile l’urto. Forse si è spaventato più di me quando ha realizzato la cosa. Comunque è stato un bello spaghetto, ve lo assicuro.

Bici, motorino o scooter, la vita del dueruotista non è facile, bisogna aspettarsi l’inaspettabile. Devo dire che il contromano “secco” in questo modo, è così difficile da concepire, che ci metti un po’ di tempo (intendo qualche decimo) per capire cosa stia succedendo, e reagire.

Vabbè, è andata bene. Il pessimo stato della segnaletica orizzontale (molto peggiore di quanto non appaia nella mappa di Google Maps) sicuramente non aiuta, e questo dovrebbe farci riflettere. Però deve anche farci riflettere la necessità di convertire gli incroci alle rotatorie eruopee, proprio per evitare questo tipo di inconvenienti. Anche all’EUR. Anzi, per chi non lo ricordasse perso invito a rileggere Pericoloso come l’EUR, l'ho trovato incredibilmente attuale.

E mi raccomando al pubblicità. Altrimenti la bici non la cambio mai!
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mercoledì 9 marzo 2011

Ma le bici elettriche no…

Les tandems, les vélos munis d'un moteur auxiliaire

(à l'exception des vélos disposant d'une assistance

au pédalage électrique) et les vélos munis d'une

remorque sont exclus du présent règlement et sont

rigoureusement interdits dans les installations, les

rames de métro et les tramways.

Un amico elettrociclista mi ha fatto notare che l’apertura alle bici sulla metro non vale per quelle a pedalata assistita. Perché?, si chiede.. e giustamente, a parer mio.

In generale la bici elettrica è poco coccolata da noi “muscolari”.

E facciamo male, perché la bici elettrica è il miglior argomento che possiamo usare contro coloro che si oppongono alla diffusione della mobilità in bicicletta, dicendo che è una cosa sudata e faticosa. Non è vero. Vai in bici elettrica, non fatichi, non sudi, non inquini… molto (in effetti siamo sempre ad un motore a 0,25 kW). Insomma, non hai scuse per continuare ad affliggerci con la tua auto.

Il Marziano ha quindi “snasato” un pochino su Internet e ha visto che anche a Milano le bici elettriche non sono accettate.

Ma a Bruxelles sì, come potete leggere anche voi, confidando nel più maccheronico del vostro francese. Le biciclette a pedalata assistita sono accettate nella metro, senza condizioni speciali.

Occorre quindi capire se questa esclusione sia figlia di un’effettivo razionale, oppure è solo così, il permanere di una cattiva abitudine.

lunedì 7 marzo 2011

Quello che vi pare, purchè a motore spento…

Tra le tante cose successe nel giro “concentrato” sul Follettoso, vi è stato anche l’incontro con i motociclisti. L’incontro l’avevo avuto anche durante il giro sulla Tolfaccia con Facebike (vedi foto), gruppo nel quale vari ciclisti praticano anche il fuoristrada con le moto.

L’incontro di ieri con i motociclisti è avvenuto in due occasioni. Nella seconda occasione facevo parte del gruppo di coda, quando ci siamo fermati per ammirare il paesaggio ad un bello spiazzo sotto il campanile. Mentre ammiravamo, e ci auto scattavamo una foto, sono arrivati tre motociclisti.

Francamente non posso dire che abbiano dato fastidio, nel senso che tre motociclisti in una mattinata, tutti con motore a 4 tempi non truccato, non danno fastidio. Ma cosa succede se diventa un’abitudine e arrivano i motocrossisti con i loro terribili motori a due tempi?

Inoltre, come sospettavo, l’area del Follettoso è chiusa ai mezzi a motore, tanto che i tre hanno rivelato di essere stati multati (quella mattina stessa?) dai Guardiaparco. Multati sì, ma sempre lì.

La cosa più buffa è stato che stuzzicati da Alessandro sull’argomento si sono prodotti in una lamentela che definire surreale sarebbe stato poco. Infatti i tre Calimeri, “150 anni in tre” hanno recriminato sul fatto che loro, che vanno a 30 all’ora per le strade di montagna, non vengono ricambiati del saluto che fanno (sempre) agli escursionisti, e che appunto, i Guardiaparco li avevano appena multati, senza considerare il fatto che al loro cenno si erano fermati senza scappare via, cosa che avrebbe reso impossibile fare la multa.

Evidentemente ai tre non passa per la testa che il loro problema (non solo il loro) c’e’ l’hanno tra le gambe, e si chiama motore a scoppio. Ovvero chi si mette a passeggiare per le montagne, specie per i parchi naturali, lo fa per sfuggire alla logica dei motori, del rumore, della puzza dell’inquinamento. Pertanto tende ad essere particolarmente infastidito dalla presenza di mezzi a motore nel bosco. Quindi invece di ricambiare il saluto chiamerebbe volentieri il guardiaparco, così ti saluta lui.

Pertanto cari motociclisti, non è che siamo contro le moto. Portatele nei boschi, su e giù, avanti e indietro sopra e sotto… purchè a motore spento!
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domenica 6 marzo 2011

Nei boschi Follettosi


Foto

Malgrado quello che può dire Francesco, la gita al Follettoso poteva essere classificata come “scampagnata” solo perché alla fine potevi scendere dalla bici e fartela a piedi, trattandosi di soli 20 km.

Per il resto, a parte il guado con i coccodrilli non è mancato nulla.

Bella giornata, comunque.

Ci aspettavamo un po’ di sole, che non si è fatto vedere.

Al suo posto alcune fascinose nuvole basse hanno attraversato il nostro sentiero e i boschi del monte… alzando lo sguardo dal fangle track (single track fangoso), insomma a rischio della pelle, i romantici avrebbero potuto pensare ai boschi del Nord della Terra di Mezzo.

Il giro è stato proprio bello, molto “concentrato”. “Salitella” su asfalto e strada forestale, pietraie in salita, fangle track nel bosco, pietraie in discesa, birra finale al bar Senna.

Qualche problemino (prevedibile) con chi pensava che fosse veramente una scampagnata. Come da post i ritardatari sono stati attesi e confortati e i problemini tecnici prontamente risolti.

Ogni tanto, una folata del profumo della primavera che comincia a bussare alle porte.

Insomma, abbiamo trascorso una magnifica giornata in mezzo alla natura, ci siamo divertiti, siamo tornati a casa interi.

Grazie Francesco.

sabato 5 marzo 2011

Bici e metro: il bicchiere è mezzo pieno, non mezzo vuoto.

Volevo scusarmi perché il post precedente, dedicato all’espansione dell’orario dell’uso della metropolitana alle biciclette, affronta l’argomento con un tono negativo e non rende giustizia ha chi si è impegnato per ottenerlo.

Non era mia intenzione in nessun modo svalutare questo lavoro, del quale ringrazio tutti quelli che vi hanno preso parte.

La parte più interessante, che non avevo valutato bene al momento di scrivere quelle note, è stata la partecipazione del sindaco al brindisi inaugurale organizzato per festeggiare l’evento. Peccato per la pioggia, e speriamo che il sindaco, dopo il battesimo con l’acqua piovana, sia stato convertito alla ciclabilità sulla Via dei Fori Imperiali.

Come tutti mi auguro che questo canale aperto con l’Amministrazione rimanga tale e porti la Giunta Alemanno a considerare la mobilità ciclistica come uno dei modi di spostamento in questa città.

Appunto, speriamo siano rose e che fioriscano presto.

Nota: ho sempre adorato il Muppet Show, uno dei pochissimi programmi televisivi che seguivo con una certa continuità. Quello che trovo buffo, (e ho aggiunto come una sincera spiritosaggine, senza voler offendere nessuno, ma scritta e non detta è venuta proprio male) è che a Roma, a differenza di quello che vedo all’estero, la gran parte dei ciclisti è costituita da uno zoccolo duro di persone molto “calate nella parte” e orgoliose di farlo vedere… e non certo di quella parte dove il sindaco pesca i suoi voti J!

PS.: Aiutatemi, non mi ricordo se vi fossero extraterrestri nel M.S.

giovedì 3 marzo 2011

Ma in se’ non è un gran progresso…

La comunità ciclistica romana sta festeggiando un primo allentamento del regime di divieti che affligge il trasporto di biciclette sul bus. Chiunque abbia esperienza di mezzo pubblico sa che il sabato la metro è molto meno frequentata degli altri giorni. Più coraggioso sarebbe stato aprire anche ad una fascia oraria dei giorni lavorativi, tipo dalle 10 alle 13, per poi espanderla.

Sia come sia, l’estensione degli orari della metro non è quest’incredibile vantaggio, essenzialmente per due motivi: il primo è che a beneficiarne è solo un ridotto numero di ciclisti, comunque una percentuale bassissima rispetto al numero totale dei viaggiatori. Calcolando circa 200 passeggeri a vagone, anche nelle migliori condizioni stiamo parlando di meno dell’1% dei viaggiatori. Parecchio di meno.

Il secondo è che la metropolitana di Roma non è quella di Parigi… ma questo già lo sapevamo.

Il vero obiettivo per l’uso combinato della metro e della bicicletta rimane un serio bike sharing attestato sulle fermate della metro, così da poter servire un adeguato numero di ciclisti.

Quindi prendiamo questa apertura come un segno di buona volontà dell’Amministrazione comunale, sperando che sia solo l’inizio di un diverso approccio alla mobilità ciclistica.

Nota: se agli appuntamento col sindaco si presentasse anche qualche ciclista con l’aspetto da persona normale, invece del solito Muppet Show, magari lo riusciremmo a convincere che veramente la bicicletta può rappresentare una soluzione per una parte consistente della popolazione cittadina.

martedì 1 marzo 2011

Dei pali occupati dai rottami


Nella foto possiamo vedere uno degli inconvenienti del parcheggio "libero".
Una bicicletta che occupa un palo utile per il parcheggio.
Una bicicletta ormai rottame, a parte il recupero di qualche parte di ricambio, che occupa spazio vitale e prezioso e geenra immondizia.

In altri paesi, l'ho visto fare ad Amsterdam, qualcuno si occupa di rimuovere questi rottami. Qualche giorno fa ho visto post su Facebook, perchè cose analoghe sono state avviate a Parigi.

A Roma, la rimozione delle carcasse, siano esse auto, moto, scooter o biciclette, langue, in quanto è un costo "secco" per il comune, e quaindi continuiamo ad avere le strade occupate.
Anche i parcheggi per bici alle stazioni della metro sono spesso occupati da bici con due dita di polvere sopra, le gomme sgonfie o bucate, insomma lì da mesi in parcheggi che dovrebebro essere considerati "di scambio".

Sarebbe bene che il Comune adottasse un regolamento in materia, o lo applicasse se già lo ha, altrimenti al diffondersi dell'uso delle biciclette a poco a poco affonderemo tra i rottami.