Volevo ringraziare Giove Pluvio per l'impegno messo a riempire i laghi del Lazio, compreso, evidentemente, quello dell'EUR... e anche la cantina del palazzo nel quale abito, e la chiostrina sopra casa, che sopra il vetrocemento dello stanzino avevamo 25 cm d'acqua.
Se andassimo domani a fare il bagno a Bracciano ho l'impressione che troveremmo un bel po' piu' d'acqua, e anche abbastanza fresca.
L'autunno è ormai alle porte. I nostri compaesani nordici stanno già ai cappotti, e la temperatura scenderà a breve anche a sud degli Appennini.
Oggi non ho preso la bici. Vedremo domani e dopodomani, ma le previsioni non promettono tempo sereno. Anche a me un po' di tempo brutto mi fa piacere, vorrei tanto stare a mangiare caldarroste sul limitare di un bosco di castagni... A pensarci bene anche noci di cocco sotto le palme di un atollo, non sarebbero male...
Oggi ho usato gli autobus, ma lo stesso ho visto parecchi ciclisti. Sapete cosa c'e'? L'aumento di numero potrebbe essere veramente reale e stabile, non reversibile.
Sarebbe interessante vedere dati statistici, ma un po' la crisi, un po' la pressione della mentalità nord europea, stanno cominciando a farci cambiare.
giovedì 30 ottobre 2008
mercoledì 29 ottobre 2008
Bike sharing al terzo municipio…
La notizia è apparsa domenica scorsa sulla cronaca romana di Repubblica… Il terzo municipio ha deciso di partire autonomamente con il bike sharing, piazzando una serie di postazioni:
Piazzale del Verano,
Piazzale Aldo Moro,
Piazzale delle Province,
Villa Torlonia.
Per ogni postazione 8 bici, due a pedalata assistita.
La notizia è ottima, perché il l’utilità del bike sharing aumenta con il quadrato delle postazioni, ovvero aumentando la probabilità di avere una postazione vicino alla propria destinazione.
Spero anche che il II municipio lo segua: per esempio una postazione a Piazza Istria, una a Piazza Vescovio, una a Piazza quadrata, una a San Emerenzia, una ad Annibaliano, Verbano, etc... Sarebbe interessantissimo connettere le grandi piazze del quartiere e dare la possibilità di raggiungere in bici le stazioni della metropolitana, evitando un feederaggio col bus, che comunque rallenta notevolmente gli spostamenti.
Tornando al III municipio, sarà effettivamente la conversione alla mobilità della bicicletta? Per adesso il III municipio detiene il record delle occasioni ciclistiche perdute. Infatti è stato rifatto tutto l’asse di Viale Castro Pretorio, quello di Viale dell’Università, quello di Viale Ippocrate, senza che si ponesse un solo metro di pista ciclabile.
A Viale XXI Aprile, dove il marciapiede sembra fatto apposta per la pista ciclabile, sono stati fatti i parcheggi di spartitraffico… E ancora: su Via Nomentana niente si muove, malgrado lo spazio ci sia, a iosa.
Allora, caro III Municipio, siamo contenti che credi nella bici…
Piazzale del Verano,
Piazzale Aldo Moro,
Piazzale delle Province,
Villa Torlonia.
Per ogni postazione 8 bici, due a pedalata assistita.
La notizia è ottima, perché il l’utilità del bike sharing aumenta con il quadrato delle postazioni, ovvero aumentando la probabilità di avere una postazione vicino alla propria destinazione.
Spero anche che il II municipio lo segua: per esempio una postazione a Piazza Istria, una a Piazza Vescovio, una a Piazza quadrata, una a San Emerenzia, una ad Annibaliano, Verbano, etc... Sarebbe interessantissimo connettere le grandi piazze del quartiere e dare la possibilità di raggiungere in bici le stazioni della metropolitana, evitando un feederaggio col bus, che comunque rallenta notevolmente gli spostamenti.
Tornando al III municipio, sarà effettivamente la conversione alla mobilità della bicicletta? Per adesso il III municipio detiene il record delle occasioni ciclistiche perdute. Infatti è stato rifatto tutto l’asse di Viale Castro Pretorio, quello di Viale dell’Università, quello di Viale Ippocrate, senza che si ponesse un solo metro di pista ciclabile.
A Viale XXI Aprile, dove il marciapiede sembra fatto apposta per la pista ciclabile, sono stati fatti i parcheggi di spartitraffico… E ancora: su Via Nomentana niente si muove, malgrado lo spazio ci sia, a iosa.
Allora, caro III Municipio, siamo contenti che credi nella bici…
martedì 28 ottobre 2008
Giove Pluvio, pulisci le strade e ri-riempici i laghi
Oggi ho sfidato Giove Pluvio, prendendo la bici. Percorso corto, casa fermata della metropolitana. Stamattina un delizioso scirocco che mi ha riportato ai tempi delle planate sotto spinnaker…
Poi, in metropolitana, ho ri-scoperto che si suda più che in bicicletta.
Al ritorno sono miracolosamente passato tra due nembi temporaleschi, arrivando a casa praticamente asciutto nella normale tenuta da bici… E quindi mi sto godendo la tempesta all’asciutto.
E’ andata meno bene a mia figlia, che pur di saltare un altro giorno di scuola si è fatta tutta la manifestazione anti-Gelmini sotto l’acqua. Beata età…
Comunque un po’ d’acqua ci fa bene, anche se non siamo lumache. Sono contento di aver chiuso in bellezza la stagione dei tuffi al lago, adesso che si è scatenato l’autunno. Proprio al lago (Martignano, Bracciano, Vico) era possibile vedere il drammatico abbassamento di livello.
La cosa era inziata già due anni fa. Una signora incontrata su di una nuova spiaggia di Martignano aveva asserito che il livello del lago si era abbassato a causa dei prelievi degli elicotteri antincendio… Le avevo fatto notare che non era possibile, lei aveva insistito. Con due conti al volo le avevo dimostrato che era un’idiota, e lei non aveva preso bene la cosa. Certe cose comunque è meglio stroncarle sul nascere…
Quest’anno l’abbassamento di livello è impressionante. Non avevo mai visto Bracciano in condizioni così critiche. Pontili che sembrano più destinati all’ormeggio di dirigibili che di barche, decine di metri da fare prima di arrivare ai canneti. Da Bracciano direi che mancava almeno un metro d’acqua.
Un po’ è evaporata, un po’ l’abbiamo bevuta. Di fatto da giugno scorso non c’e’ stata una bella pioggia… Adesso ci vorrebbe una settimana di pioggerella fina fina, ma ho paura che ci prenderemo il solito sgrullone…
Sull’acqua mi sa che dovremo aggiogare anche il lago di Bolsena al sistema degli acquedotti. Un amico mi diceva che toglievano l’acqua da Bolsena sistematicamente per evitare che in caso di maltempo il fiume Marta straripasse ancora a Tarquinia. Ma non credo che ci potremo in futuro permettere di sprecare acqua.
Piuttosto per Bolsena dovremmo fare quello che è stato fatto per Bracciano: costruire una rete fognaria come si deve e (forse) vietare la navigazione a motore, in modo da avere un altro sistema di acqua potabile… Comunque sono solo illazioni, senza alcun fondamento tecnico.
Però il divieto di navigazione a motore ha salvato Bracciano. Non abbiamo più sciatori d’acqua, acquascooteristi, motoscafisti e tutta quella pletora di rompiballe che ahimè affliggono i sette mari. Ogni tanto passa qualche barca spinta dai motori elettrici, nel silenzio più totale, che sembra il cigno di Galadriel. Il lago è tranquillo e attraversarlo a remi o a vela è comunque una bella gita, e non 10 minuti di motoscafo.
Comunque, caro Giove Pluvio, mettiti d’impegno e con calma, senza fretta, per favore ri-riempici il lago…
Poi, in metropolitana, ho ri-scoperto che si suda più che in bicicletta.
Al ritorno sono miracolosamente passato tra due nembi temporaleschi, arrivando a casa praticamente asciutto nella normale tenuta da bici… E quindi mi sto godendo la tempesta all’asciutto.
E’ andata meno bene a mia figlia, che pur di saltare un altro giorno di scuola si è fatta tutta la manifestazione anti-Gelmini sotto l’acqua. Beata età…
Comunque un po’ d’acqua ci fa bene, anche se non siamo lumache. Sono contento di aver chiuso in bellezza la stagione dei tuffi al lago, adesso che si è scatenato l’autunno. Proprio al lago (Martignano, Bracciano, Vico) era possibile vedere il drammatico abbassamento di livello.
La cosa era inziata già due anni fa. Una signora incontrata su di una nuova spiaggia di Martignano aveva asserito che il livello del lago si era abbassato a causa dei prelievi degli elicotteri antincendio… Le avevo fatto notare che non era possibile, lei aveva insistito. Con due conti al volo le avevo dimostrato che era un’idiota, e lei non aveva preso bene la cosa. Certe cose comunque è meglio stroncarle sul nascere…
Quest’anno l’abbassamento di livello è impressionante. Non avevo mai visto Bracciano in condizioni così critiche. Pontili che sembrano più destinati all’ormeggio di dirigibili che di barche, decine di metri da fare prima di arrivare ai canneti. Da Bracciano direi che mancava almeno un metro d’acqua.
Un po’ è evaporata, un po’ l’abbiamo bevuta. Di fatto da giugno scorso non c’e’ stata una bella pioggia… Adesso ci vorrebbe una settimana di pioggerella fina fina, ma ho paura che ci prenderemo il solito sgrullone…
Sull’acqua mi sa che dovremo aggiogare anche il lago di Bolsena al sistema degli acquedotti. Un amico mi diceva che toglievano l’acqua da Bolsena sistematicamente per evitare che in caso di maltempo il fiume Marta straripasse ancora a Tarquinia. Ma non credo che ci potremo in futuro permettere di sprecare acqua.
Piuttosto per Bolsena dovremmo fare quello che è stato fatto per Bracciano: costruire una rete fognaria come si deve e (forse) vietare la navigazione a motore, in modo da avere un altro sistema di acqua potabile… Comunque sono solo illazioni, senza alcun fondamento tecnico.
Però il divieto di navigazione a motore ha salvato Bracciano. Non abbiamo più sciatori d’acqua, acquascooteristi, motoscafisti e tutta quella pletora di rompiballe che ahimè affliggono i sette mari. Ogni tanto passa qualche barca spinta dai motori elettrici, nel silenzio più totale, che sembra il cigno di Galadriel. Il lago è tranquillo e attraversarlo a remi o a vela è comunque una bella gita, e non 10 minuti di motoscafo.
Comunque, caro Giove Pluvio, mettiti d’impegno e con calma, senza fretta, per favore ri-riempici il lago…
lunedì 27 ottobre 2008
SMS… Sua Marziana Saggezza
Finalmente oggi il figlio ha tolto il gesso… spero di parcheggiare la macchina e di non usarla per un po’ di tempo, complice anche l’occupazione della facoltà di Fisica alla Sapienza. Insomma, oggi ho ripreso la bici e l’ho ormeggiata ad un palo di Viale XXI aprile per prendere la metro per l’EUR.
Uscito dall’ufficio, ho ripreso la metro e sono sbucato a Piazza Bologna. La prima previsione di ieri si è rivelata esatta: con la fine dell’ora legale era diventato buio! (in effetti era già buio quando sono uscito dall’ufficio all’EUR, ma comunque chissà, magari Piazza Bologna è su di un altro fuso orario… )
Cmq, ho attaccato la dinamo e sono partito, ma ecco che, a furia di parlare di luci, il primo imprevisto: la luce anteriore non si accende. Poco male, direte voi. Roma è illuminata abbastanza… Sono d’accordo, ma ecco che mi è venuta l’illuminazione!
Mi sono ricordato che nella borsa attaccata alla canna, quasi un anno fa avevo infilato una lampadina da bici avvolta nell’ovatta, a sua volta infilata in un vecchio barattolino di plastica da pellicola (una rarità nell’epoca del digitale).
Frugando nella borsa l’ho ritrovata. In preda alla trepidazione ho smontato il faro e ho sostituito la lampadina con quella nuova e… MERAVIGLIA, la luce si è accesa!
Fiero di me stesso (ma chi si porta una lampadina di ricambio in bici…) ho pensato bene di rimettere la lampadina vecchia nel barattolino e nell’ovatta, in modo da averla disponibile per la prossima volta… Saggezza marziana!
PS.: sono stato sommerso dai commenti! Un caro saluto a tutti i commentatori. Non sono un esperto in netiquette (ai miei tempi si diceva così) ma penso di rispondere con commenti in coda.
Ciriciao, gente.
Uscito dall’ufficio, ho ripreso la metro e sono sbucato a Piazza Bologna. La prima previsione di ieri si è rivelata esatta: con la fine dell’ora legale era diventato buio! (in effetti era già buio quando sono uscito dall’ufficio all’EUR, ma comunque chissà, magari Piazza Bologna è su di un altro fuso orario… )
Cmq, ho attaccato la dinamo e sono partito, ma ecco che, a furia di parlare di luci, il primo imprevisto: la luce anteriore non si accende. Poco male, direte voi. Roma è illuminata abbastanza… Sono d’accordo, ma ecco che mi è venuta l’illuminazione!
Mi sono ricordato che nella borsa attaccata alla canna, quasi un anno fa avevo infilato una lampadina da bici avvolta nell’ovatta, a sua volta infilata in un vecchio barattolino di plastica da pellicola (una rarità nell’epoca del digitale).
Frugando nella borsa l’ho ritrovata. In preda alla trepidazione ho smontato il faro e ho sostituito la lampadina con quella nuova e… MERAVIGLIA, la luce si è accesa!
Fiero di me stesso (ma chi si porta una lampadina di ricambio in bici…) ho pensato bene di rimettere la lampadina vecchia nel barattolino e nell’ovatta, in modo da averla disponibile per la prossima volta… Saggezza marziana!
PS.: sono stato sommerso dai commenti! Un caro saluto a tutti i commentatori. Non sono un esperto in netiquette (ai miei tempi si diceva così) ma penso di rispondere con commenti in coda.
Ciriciao, gente.
domenica 26 ottobre 2008
Da Trevignano a Bracciano… Chiusura di stagione per la canoa aperta
Con l’uscita di oggi credo che si concluda la stagione della canoa aperta (canoa più bagno) e cominci, se del caso, quella della canoa chiusa, o della bici nel bosco.
Ho fatto un’altra meravigliosa passeggiata al Lago di Bracciano, partendo dalla spiaggia di Trevignano, seguendo la costa fino sotto al Castello di Bracciano. Ho controllato il percorso con Google Earth… sono circa 7 miglia nautiche, niente male per una canoa gonfiabile… Ho fatto anche un bel bagno.
La giornata e’ stata molto romantica. Purtroppo non avevo con me la macchina fotografica (peraltro di qualità piuttosto scadente) e quindi dovrete accontentarvi delle mie descrizioni. Cercherò di evocare in voi sensazioni dimenticate, ma senza scadere nel patetico, il che non è facile.
La costa tra Trevignano e Bracciano è la più selvaggia del lago. E’ sovrastata dai boschi di Oriolo, quelli dove normalmente vado in bicicletta. Quindi sono andato in canoa sognando i boschi, così come vado in bicicletta sognando il lago. Dalla canoa e’ difficile apprezzare qualsivoglia segno di modernità. Infatti non vi sono costruzioni moderne che si affacciano sul lago (se non per qualche breve tratto vicino Bracciano) e la strada è completamente schermata dagli alberi. Spicca il Borgo di Vicarello, dall’aspetto assolutamente d’epoca. Per tutto il percorso si intravede la silhouette del Castello di Bracciano, scura verso il cielo luminoso, e nient’altro di moderno… Proprio come se fossimo antichi viaggiatori.
La giornata aveva i colori dell’autunno. Il cielo era velato, la luce del sole calda, ma non bollente, perché schermata. I colori erano ancora estivi, specialmente il verde del bosco, ma la luce aveva un tono conclusivo, di addio… attenti che il freddo sta per arrivare.
All’orizzonte torreggiavano cumuli di nuvole, che il vento ha spostato verso il lago, proprio come sabato prima un nembo temporalesco ha spazzato la città. Però stavolta non ha piovuto, anche se nel pomeriggio l’ombra si è alternata a sprazzi di luce, l’orizzonte si è fatto in alcune parti tempestoso.
In tutto questo il lago si è mantenuto piatto, senza un’alito di vento, il che ha contribuito non poco alla riuscita dell’escursione. Sull’acqua completamente piatta spiccavano le increspature prodotte da branchi di pesci che nuotavano con il dorso e parte della testa fuori dall’acqua. Non saprei dire che pesci fossero, lunghi una quarantina di centimetri, in branchi anche di centinaia di esemplari, per 20 metri di sviluppo.
Con la canoa gonfiabile, rumorosa nell’acqua, non sono mai riuscito ad avvicinarmi a meno di un metro e mezzo, poi… uno scattare di pinne e tutti via.
Il bagno… l’acqua era calda, ma non è più il periodo giusto… c’e’ poco da fare.
Prima di finire due segnalazioni:
Ho fatto un’altra meravigliosa passeggiata al Lago di Bracciano, partendo dalla spiaggia di Trevignano, seguendo la costa fino sotto al Castello di Bracciano. Ho controllato il percorso con Google Earth… sono circa 7 miglia nautiche, niente male per una canoa gonfiabile… Ho fatto anche un bel bagno.
La giornata e’ stata molto romantica. Purtroppo non avevo con me la macchina fotografica (peraltro di qualità piuttosto scadente) e quindi dovrete accontentarvi delle mie descrizioni. Cercherò di evocare in voi sensazioni dimenticate, ma senza scadere nel patetico, il che non è facile.
La costa tra Trevignano e Bracciano è la più selvaggia del lago. E’ sovrastata dai boschi di Oriolo, quelli dove normalmente vado in bicicletta. Quindi sono andato in canoa sognando i boschi, così come vado in bicicletta sognando il lago. Dalla canoa e’ difficile apprezzare qualsivoglia segno di modernità. Infatti non vi sono costruzioni moderne che si affacciano sul lago (se non per qualche breve tratto vicino Bracciano) e la strada è completamente schermata dagli alberi. Spicca il Borgo di Vicarello, dall’aspetto assolutamente d’epoca. Per tutto il percorso si intravede la silhouette del Castello di Bracciano, scura verso il cielo luminoso, e nient’altro di moderno… Proprio come se fossimo antichi viaggiatori.
La giornata aveva i colori dell’autunno. Il cielo era velato, la luce del sole calda, ma non bollente, perché schermata. I colori erano ancora estivi, specialmente il verde del bosco, ma la luce aveva un tono conclusivo, di addio… attenti che il freddo sta per arrivare.
All’orizzonte torreggiavano cumuli di nuvole, che il vento ha spostato verso il lago, proprio come sabato prima un nembo temporalesco ha spazzato la città. Però stavolta non ha piovuto, anche se nel pomeriggio l’ombra si è alternata a sprazzi di luce, l’orizzonte si è fatto in alcune parti tempestoso.
In tutto questo il lago si è mantenuto piatto, senza un’alito di vento, il che ha contribuito non poco alla riuscita dell’escursione. Sull’acqua completamente piatta spiccavano le increspature prodotte da branchi di pesci che nuotavano con il dorso e parte della testa fuori dall’acqua. Non saprei dire che pesci fossero, lunghi una quarantina di centimetri, in branchi anche di centinaia di esemplari, per 20 metri di sviluppo.
Con la canoa gonfiabile, rumorosa nell’acqua, non sono mai riuscito ad avvicinarmi a meno di un metro e mezzo, poi… uno scattare di pinne e tutti via.
Il bagno… l’acqua era calda, ma non è più il periodo giusto… c’e’ poco da fare.
Prima di finire due segnalazioni:
- Attenti, ci sono lavori incorso sulla Cassia bis, tra Formello ed il Raccordo. La coda che si forma è mostruosa, ci ho perso più di un’ora.
- Un grazie al proprietario del ristorante “Sottovento”, Catanese trapiantato nel Lazio, del lungolago di Trevignano (Via della rena, 90 - tel 338 6938961), che mi ha fatto parcheggiare l’auto nel giardino del Ristorante. Se andate lì provate ASSOLUTAMENTE il ciambellone al cioccolato fatto dalla moglie. Fa anche gelati artigianali, ma non li ho potuti assaggiare.
Un saluto e cerco di ritornare all’argomento principale, le biciclette, sin dal prossimo post.
sabato 25 ottobre 2008
Ora legale, arrivederci… arriva l’inverno
Con la fine dell’ora legale, e il ripristino del normale orario, possiamo dire che finisce la stagione estiva (nel suo complesso) e arriva quella invernale.
Per il ciclista cittadino significa che da lunedì l’uscita dall’ufficio avviene nella quasi oscurità. E’ quindi tempo di verificare la funzionalità delle luci della bicicletta…
Personalmente sulla bici da città ho un impianto a dinamo, catarifrangenti posteriori e ai pedali, e in aggiunta i catarifrangenti alle ruote, un elemento importantissimo per aumentare la visibilità.
Inserti catarifrangenti anche nella borsa sottosella e nella pettorina antivento. La mantella, di cui ho già avuto modo di parlare, anch’essa è fatta per essere visibili.
Eh sì, perché l’oscurità, e la pioggia se del caso, costituiscono per il ciclista un netto aumento del pericolo. Più si è visibili e meglio è. All’estero vedo sempre più ciclisti indossare i giubbotti ad alta visibilità… fanno un po’ ausiliare del traffico, ma sono di grande utilità.
Per il ciclista i problemi sono due: vedere ed essere visto.
In città, con l’illuminazione pubblica, il problema è normalmente solo l’essere visto dalle auto. Infatti l’illuminazione stradale in genere è molto più potente della luce della bicicletta. Quindi la luce serve ad essere visti.
Personalmente preferisco avere la luce anteriore che quella posteriore. Infatti ormai tutte le auto viaggiano con gli anabbaglianti, e quindi basta indossare qualcosa di catarifrangente per essere avvistati. Agli incroci, invece, gli automobilisti guardano verso di te quando stai fuori dall’illuminazione dei fari, e quindi è importante avere una luce che ne catturi immediatamente lo sguardo. Per questo bastano le lampade a LED, magari intermittenti per catturare maggiormente l’attenzione. Attenzione a non prenderle troppo puntiformi, perché anche la dimensione del faro ha la sua importanza.
Se il problema è vedere, allora la musica cambia radicalmente. Illuminare la nostra strada non è facile con le lampade da bicicletta. La luce della dinamo, se in buone condizioni, è in genere sufficiente, anche se non permette in genere di apprezzare le buche con sufficiente precisione.
La mia esperienza con i LED è che non sono sufficienti in questi casi, e bisogna tornare sulle vecchie lampadine, magari alogene. Mi sono trovato una volta in un sentiero in un bosco con la luce della bicicletta e vi assicuro che non è affatto facile.
Le luci, si sa, sono di due tipi, a batteria e a dinamo. Quelle a dinamo sono sempre con te, ma purtroppo aumentano notevolmente la fatica, specialmente su tratte “importanti”. Un’intera ora sotto dinamo è una bella cura dimagrante. Inoltre hanno il vizio di un’illuminazione dipendente dalla velocità, che significa che quando ti fermi cala il buio… Chiaramente una lampada a batteria (carica), va una bomba e non toglie potenza alla pedalata.
Infine una raccomandazione ecologica: se scegliete l’illuminazione a batteria, allora compratene una che accetti batterie ricaricabili (AA, AAA). L’ambiente (e le vostre tasche) saranno riconoscenti.
Per il ciclista cittadino significa che da lunedì l’uscita dall’ufficio avviene nella quasi oscurità. E’ quindi tempo di verificare la funzionalità delle luci della bicicletta…
Personalmente sulla bici da città ho un impianto a dinamo, catarifrangenti posteriori e ai pedali, e in aggiunta i catarifrangenti alle ruote, un elemento importantissimo per aumentare la visibilità.
Inserti catarifrangenti anche nella borsa sottosella e nella pettorina antivento. La mantella, di cui ho già avuto modo di parlare, anch’essa è fatta per essere visibili.
Eh sì, perché l’oscurità, e la pioggia se del caso, costituiscono per il ciclista un netto aumento del pericolo. Più si è visibili e meglio è. All’estero vedo sempre più ciclisti indossare i giubbotti ad alta visibilità… fanno un po’ ausiliare del traffico, ma sono di grande utilità.
Per il ciclista i problemi sono due: vedere ed essere visto.
In città, con l’illuminazione pubblica, il problema è normalmente solo l’essere visto dalle auto. Infatti l’illuminazione stradale in genere è molto più potente della luce della bicicletta. Quindi la luce serve ad essere visti.
Personalmente preferisco avere la luce anteriore che quella posteriore. Infatti ormai tutte le auto viaggiano con gli anabbaglianti, e quindi basta indossare qualcosa di catarifrangente per essere avvistati. Agli incroci, invece, gli automobilisti guardano verso di te quando stai fuori dall’illuminazione dei fari, e quindi è importante avere una luce che ne catturi immediatamente lo sguardo. Per questo bastano le lampade a LED, magari intermittenti per catturare maggiormente l’attenzione. Attenzione a non prenderle troppo puntiformi, perché anche la dimensione del faro ha la sua importanza.
Se il problema è vedere, allora la musica cambia radicalmente. Illuminare la nostra strada non è facile con le lampade da bicicletta. La luce della dinamo, se in buone condizioni, è in genere sufficiente, anche se non permette in genere di apprezzare le buche con sufficiente precisione.
La mia esperienza con i LED è che non sono sufficienti in questi casi, e bisogna tornare sulle vecchie lampadine, magari alogene. Mi sono trovato una volta in un sentiero in un bosco con la luce della bicicletta e vi assicuro che non è affatto facile.
Le luci, si sa, sono di due tipi, a batteria e a dinamo. Quelle a dinamo sono sempre con te, ma purtroppo aumentano notevolmente la fatica, specialmente su tratte “importanti”. Un’intera ora sotto dinamo è una bella cura dimagrante. Inoltre hanno il vizio di un’illuminazione dipendente dalla velocità, che significa che quando ti fermi cala il buio… Chiaramente una lampada a batteria (carica), va una bomba e non toglie potenza alla pedalata.
Infine una raccomandazione ecologica: se scegliete l’illuminazione a batteria, allora compratene una che accetti batterie ricaricabili (AA, AAA). L’ambiente (e le vostre tasche) saranno riconoscenti.
Pista Colombo: ingorgo di biciclette...
Non sarà stato un critical mass, ma ieri, verso le 18:20, mi sono trovato ad un semaforo sulla pista della Colombo insieme ad altre tre biciclette. E non erano corridori, ma altre persone in normale spostamento, vestiti da città.
Per tutto il pomeriggio il rateo degli incontri si è mantenuto elevato. Credo di aver incontrato, in un’ora di spostamento, non meno di 20 biciclette. Buon traffico sulla pista della Colombo, e per il resto uniformemente sparso.
La pista della Colombo nel pomeriggio è stata fantastica. Infatti spirava un leggero vento da Sud Ovest, che non faceva sentire l’odore del traffico, ma portava il profumo delle piante dei giardini intorno.
La pista è ormai matura, e completata in ogni sua parte, se si eccettua il terribile passaggio di Via Cilicia, dove non c’è assolutamente nulla. Non solo non è stato fatto un impianto semaforico come annunciato, ma non c’e’ nemmeno il passaggio pedonale o ciclabile.
Per il resto la pista attende solo di essere espansa. Verso Via Cilicia, verso Porta Metronia, ma soprattutto verso Via dell’Amba Aradam e San Giovanni.
Da quelle parti ci sono meravigliosi marciapiedi utilizzabili, e la pista potrebbe essere prolungata prima fino a Piazza san Giovanni, poi da lì, sfruttando sempre marciapiedi, fino a Santa Croce in Gerusalemme e Porta Maggiore.
Arrivati a Porta Maggiore ci vuole poco ad imboccare la Prenestina, oppure a dirigersi verso San Lorenzo. Insomma, si comincerebbe ad avere una vera rete di piste in grado di innervare gran parte della città.
La mia impressione è che gli utenti aumenterebbero molto rapidamente con reti più estese.
Per tutto il pomeriggio il rateo degli incontri si è mantenuto elevato. Credo di aver incontrato, in un’ora di spostamento, non meno di 20 biciclette. Buon traffico sulla pista della Colombo, e per il resto uniformemente sparso.
La pista della Colombo nel pomeriggio è stata fantastica. Infatti spirava un leggero vento da Sud Ovest, che non faceva sentire l’odore del traffico, ma portava il profumo delle piante dei giardini intorno.
La pista è ormai matura, e completata in ogni sua parte, se si eccettua il terribile passaggio di Via Cilicia, dove non c’è assolutamente nulla. Non solo non è stato fatto un impianto semaforico come annunciato, ma non c’e’ nemmeno il passaggio pedonale o ciclabile.
Per il resto la pista attende solo di essere espansa. Verso Via Cilicia, verso Porta Metronia, ma soprattutto verso Via dell’Amba Aradam e San Giovanni.
Da quelle parti ci sono meravigliosi marciapiedi utilizzabili, e la pista potrebbe essere prolungata prima fino a Piazza san Giovanni, poi da lì, sfruttando sempre marciapiedi, fino a Santa Croce in Gerusalemme e Porta Maggiore.
Arrivati a Porta Maggiore ci vuole poco ad imboccare la Prenestina, oppure a dirigersi verso San Lorenzo. Insomma, si comincerebbe ad avere una vera rete di piste in grado di innervare gran parte della città.
La mia impressione è che gli utenti aumenterebbero molto rapidamente con reti più estese.
mercoledì 22 ottobre 2008
Autolesionisti
Mi dice un collega: vengo in macchina da Ostia (fino all’EUR), ci metto un’ora e un quarto per venti chilometri… Stessa lamentele da un’altra collega.
Facendo i conti, la velocità media è sconfortante, 16 km/h, meno di una bicicletta. A 20 all’ora, se la Colombo avesse una striscia ciclabile, ci metterebbe un’ora di pedalata tranquilla (di quelle che non si suda). Fa bene alla salute e rilassa. Ti puoi sentire la radio, l’mp3 e fare le telefonate se ne hai bisogno…
Veramente la Colombo avrebbe una striscia ciclabile. Basterebbe riconvertire la corsia di emergenza in modo che diventi pista ciclabile e corsia di emergenza. Tipicamente le bici negli ingorghi non fanno tappo ai mezzi di soccorso. Pericoloso? Secondo me meno che viaggiare ai margini di una strada urbana tradizionale, per non dire di una extraurbana.
Se lo fai due volte alla settimana risparmi footing e ti tieni in forma. Se puoi lasciare la bici in ufficio magari un giorno arrivi, torni con i mezzi pubblici ed il giorno dopo torni indietro con la bici.
Per attraversare Roma (15 km e spicci) la mattina ci metto 55 minuti, pedalando tranquillo, compresi i semafori e tutti gli stop and go tipici del traffico… non è una cosa da superman, solo che non si vuole abbandonare l’auto, che comunque ha i suoi vantaggi, beninteso.
Però facciamo male a noi e all’ambiente. Siamo autolesionisti.
Fare 20 km con un’auto richiede diciamo un litro di benzina, che a sua volta genera circa 2,3 kg (fonte internet, da verificare!) di anidride carbonica. Andata e ritorno fanno 4,6 (magari facciamo 5 considerato il motore freddo, il parcheggio, etc.). Su 48 settimane lavorative (facciamo 45) abbiamo 225 kg di anidride carbonica risparmiata per persona per anno… cioè dire 80 km la settimana.
Il ciclo urbano però è peggio. In realtà non credo che in città si possa effettivamente avere una percorrenza maggiore di 15 km con un litro. Quindi per risparmiare i 5 kg di anidride carbonica basterebbe sostituire 60 km di auto con altrettanti di bicicletta.
Parliamo di un’inezia, diciamo 10 km al giorno lavorativo e 10 per il weekend… Il risparmio ci sta e anche consistente.
Se poi un milione di Italiani si mette in testa di fare questa cosa (non necessariamente tutti a Roma sulla Colombo) allora stiamo a 230 mila tonnellate l’anno, cosa che comincia ad essere una riduzione sensibile delle emissioni su base nazionale. L’ambiente dipende anche da noi
A voi studio
Facendo i conti, la velocità media è sconfortante, 16 km/h, meno di una bicicletta. A 20 all’ora, se la Colombo avesse una striscia ciclabile, ci metterebbe un’ora di pedalata tranquilla (di quelle che non si suda). Fa bene alla salute e rilassa. Ti puoi sentire la radio, l’mp3 e fare le telefonate se ne hai bisogno…
Veramente la Colombo avrebbe una striscia ciclabile. Basterebbe riconvertire la corsia di emergenza in modo che diventi pista ciclabile e corsia di emergenza. Tipicamente le bici negli ingorghi non fanno tappo ai mezzi di soccorso. Pericoloso? Secondo me meno che viaggiare ai margini di una strada urbana tradizionale, per non dire di una extraurbana.
Se lo fai due volte alla settimana risparmi footing e ti tieni in forma. Se puoi lasciare la bici in ufficio magari un giorno arrivi, torni con i mezzi pubblici ed il giorno dopo torni indietro con la bici.
Per attraversare Roma (15 km e spicci) la mattina ci metto 55 minuti, pedalando tranquillo, compresi i semafori e tutti gli stop and go tipici del traffico… non è una cosa da superman, solo che non si vuole abbandonare l’auto, che comunque ha i suoi vantaggi, beninteso.
Però facciamo male a noi e all’ambiente. Siamo autolesionisti.
Fare 20 km con un’auto richiede diciamo un litro di benzina, che a sua volta genera circa 2,3 kg (fonte internet, da verificare!) di anidride carbonica. Andata e ritorno fanno 4,6 (magari facciamo 5 considerato il motore freddo, il parcheggio, etc.). Su 48 settimane lavorative (facciamo 45) abbiamo 225 kg di anidride carbonica risparmiata per persona per anno… cioè dire 80 km la settimana.
Il ciclo urbano però è peggio. In realtà non credo che in città si possa effettivamente avere una percorrenza maggiore di 15 km con un litro. Quindi per risparmiare i 5 kg di anidride carbonica basterebbe sostituire 60 km di auto con altrettanti di bicicletta.
Parliamo di un’inezia, diciamo 10 km al giorno lavorativo e 10 per il weekend… Il risparmio ci sta e anche consistente.
Se poi un milione di Italiani si mette in testa di fare questa cosa (non necessariamente tutti a Roma sulla Colombo) allora stiamo a 230 mila tonnellate l’anno, cosa che comincia ad essere una riduzione sensibile delle emissioni su base nazionale. L’ambiente dipende anche da noi
A voi studio
lunedì 20 ottobre 2008
Anche la bici va bene per Kyoto
Sulla saggezza dell'accordo di Kyoto non mi pronuncio, in quanto non sono abbastanza esperto. So che gli Inglesi sono molto preoccupati, anche a livello governativo, delle conseguenze dell'effetto serra. In genere quando gli Inglesi si preoccupano, allora c'e' da preoccuparsi.
Se prendiamo il riscaldamento globale, quest'anno mi pare che siamo nel pieno di un'estate apparentemente senza fine... Il 19 ottobre si fa ancora il bagno al lago (al quale peraltro manca un buon metro d'acqua), e ci si asciuga al sole!
Stuzzicato dal can can sollevato sul nuovo pacchetto clima sono andato a rivedere la legge di ratifica. Il protocollo è stato ratificato nel 2002 dal governo Berlusconi. Quindi non è stato un tiro mancino del centro sinistra. Purtroppo da allora le cose sono andate storte e le emissioni in Italia non solo non sono diminuite quanto dovevano, ma sono addirittura aumentate di circa il doppio della diminuzione.
Come a dire: allora non abbiamo fatto niente, anzi.
Devo dire che nella discussione di questi giorni il lato tecnico è stato abbastanza trascurato. Sui pochi giornali che ho letto si dava per scontato che il lettore fosse anpiamente informato di tutto. I giornalisti italiani, spesso feroci nello sbranare gli avversari, forse ammaliati dai begli occhi della ministra, non hanno saputo porre semplici domande del tipo:
Insomma, tutte quelle cose che dovrebbero stimolare un confronto serio su dati reali ed invece del solito (e insopportabile) tifo da stadio. Io non ho visto niente di tutto questo, e temo che non se ne vedrà...
L'Italia, priva com'e' di centrali nucleari, sull'effetto serra parte molto svantaggiata. Quindi dovrebbe in qualche modo recuperare, sfruttando tutte le occasioni. Anzi, vista la difficoltà di risoettare gli impegni presi, non si divrebbero trascurare quelle occasioni che permettono di diminuire le emissioni e contemporaneamente aumentare l'efficienza del proprio sistema.
Diffondere l'uso della bicicletta aiuta sicuramente al rispetto di Kyoto e aumenta l'efficienza del sistema dei trasporti, ma non è stato fatto abbastanza. Non quanto si sarebbe dovuto, ma purtroppo nemmeno quello che si sarebbe potuto.
Per favore, vogliamo cominciare a fare qualcosa di concreto per aggredire il problema?
Se prendiamo il riscaldamento globale, quest'anno mi pare che siamo nel pieno di un'estate apparentemente senza fine... Il 19 ottobre si fa ancora il bagno al lago (al quale peraltro manca un buon metro d'acqua), e ci si asciuga al sole!
Stuzzicato dal can can sollevato sul nuovo pacchetto clima sono andato a rivedere la legge di ratifica. Il protocollo è stato ratificato nel 2002 dal governo Berlusconi. Quindi non è stato un tiro mancino del centro sinistra. Purtroppo da allora le cose sono andate storte e le emissioni in Italia non solo non sono diminuite quanto dovevano, ma sono addirittura aumentate di circa il doppio della diminuzione.
Come a dire: allora non abbiamo fatto niente, anzi.
Devo dire che nella discussione di questi giorni il lato tecnico è stato abbastanza trascurato. Sui pochi giornali che ho letto si dava per scontato che il lettore fosse anpiamente informato di tutto. I giornalisti italiani, spesso feroci nello sbranare gli avversari, forse ammaliati dai begli occhi della ministra, non hanno saputo porre semplici domande del tipo:
- "Ci fa vedere su di una tabella le differenze tra le stime italiane e quelle europee? Ci illustra dove divergono le stime?"
- "Cos'è successo dal 2002 che non è stato possibile diminuire le emissioni?"
- "Perchè le emissioni sono aumentate così tanto?"
- "Cosa dobbiamo fare per rientrare nelle emissioni, oltre a svenarci per comprare certificati di emissione?"
Insomma, tutte quelle cose che dovrebbero stimolare un confronto serio su dati reali ed invece del solito (e insopportabile) tifo da stadio. Io non ho visto niente di tutto questo, e temo che non se ne vedrà...
L'Italia, priva com'e' di centrali nucleari, sull'effetto serra parte molto svantaggiata. Quindi dovrebbe in qualche modo recuperare, sfruttando tutte le occasioni. Anzi, vista la difficoltà di risoettare gli impegni presi, non si divrebbero trascurare quelle occasioni che permettono di diminuire le emissioni e contemporaneamente aumentare l'efficienza del proprio sistema.
Diffondere l'uso della bicicletta aiuta sicuramente al rispetto di Kyoto e aumenta l'efficienza del sistema dei trasporti, ma non è stato fatto abbastanza. Non quanto si sarebbe dovuto, ma purtroppo nemmeno quello che si sarebbe potuto.
Per favore, vogliamo cominciare a fare qualcosa di concreto per aggredire il problema?
domenica 19 ottobre 2008
Nebbia sui Tumulilande
"Nebbia sui Tumulilande" è il titolo di uno dei più bei capitoli del primo libro del Signore degli Anelli, La Compagnia dell'Anello.
Questa mattina mi sono alzato e vedendo il sole ho deciso di puntare a Bracciano con la canoa invece della bicicletta.
Uscito sulla Cassia ho cominciato a vedere la nebbia che invadeva la valle del Tevere e incappucciava i colli, proprio come sui Tumulilande.
Per tutta la giornata ho pagaiato su di uno specchio d'acqua piatto come la vasca da bagno. Non una barca a vela, pochissime canoe, sono diventato il padrone del lago. L'acqua era talmente piatta che filava addirittura la canoa gonfiabile...
Purtroppo l'intero episodio è stato tagliato dal film, insieme alla Vecchia Foresta e Tom Bombadil. Un peccato perchè è anche dove gli hobbit trovano le armi (nel film gliele da Grampasso a Brea) stregate che poi serviranno per uccidere il capo dei Nazgul... Lo stregone di Angmar in lotta con i re di Arnor... Vabbè, non facciamola lunga).
Questa mattina mi sono alzato e vedendo il sole ho deciso di puntare a Bracciano con la canoa invece della bicicletta.
Uscito sulla Cassia ho cominciato a vedere la nebbia che invadeva la valle del Tevere e incappucciava i colli, proprio come sui Tumulilande.
Arrivato al lago, la nebbia ancora occupava le valli circostanti. Il cielo era grigio chiaro, anche se il sole splendeva.
Per tutta la giornata ho pagaiato su di uno specchio d'acqua piatto come la vasca da bagno. Non una barca a vela, pochissime canoe, sono diventato il padrone del lago. L'acqua era talmente piatta che filava addirittura la canoa gonfiabile...
Ho incrociato molti cigni... Loro non hanno paura delle canoe, io di loro sì. Se decidono di attaccare (per fortuna non ci sono cignottoli) non ci mettono nulla a lacerare la canoa.
Verso l'una e mezza ho fatto il bagno. Bella nuotata, l'acqua era fresca, ma non si stava male. Diciamo che dopo il primo impatto il corpo si abitua.
Devo dire che dei tre laghi (Vico, Bracciano e Martignano), Bracciano mi sembra avere l'acqua più limpida ed il fondo più interessante.
Comunque il lago era proprio incantato. quando mi sono fermato a mangiare ero a due terzi di strada tra Anguillara e Trevignano... Mi pareva di essere sospeso tracielo e terra, dato che l'uno si rifletteva nell'altra...
L'unico contatto con la realtà era il rombo del motorre delle motociclette che sfrecciano sulla circumlacuale... E' incredibile come qualche scemo riesca ad inquinare con il suo rumore un lago intero.
sabato 18 ottobre 2008
Sabato pomeriggio in bici
Non ci sono parole per descrivere la bellezza dell'utunno incipiente, le foglie che cominciano ad ingiallire e cadono sulla strada della bicicletta.
E non ci sono immagini nemmeno, perchè ho preso la macchina fotografica ma ho scordato a casa le batterie.
Comunque, un magnifico pomeriggio, 35 km di passeggiata. Temperatura tardo primaverile, sole, tanti frequentatori della pista da Ponte Milvio a Castel Giubileo.
Parlando di ambiente dovremmo prendere l'abitudine di uscire il pomeriggio del sabato con la bici per una civile passeggiata al centro. Shopping, un gelato od un caffè, andare al cinema. Il sabato sostituiamo la macchina e la moto con la bicicletta.
Sono convinto che se cominciassimo a diffondere quest'abitudine, faremmo molto meglio del venerdì di critical mass.
E non ci sono immagini nemmeno, perchè ho preso la macchina fotografica ma ho scordato a casa le batterie.
Comunque, un magnifico pomeriggio, 35 km di passeggiata. Temperatura tardo primaverile, sole, tanti frequentatori della pista da Ponte Milvio a Castel Giubileo.
Parlando di ambiente dovremmo prendere l'abitudine di uscire il pomeriggio del sabato con la bici per una civile passeggiata al centro. Shopping, un gelato od un caffè, andare al cinema. Il sabato sostituiamo la macchina e la moto con la bicicletta.
Sono convinto che se cominciassimo a diffondere quest'abitudine, faremmo molto meglio del venerdì di critical mass.
venerdì 17 ottobre 2008
Aiuti di Stato all’industria delle biciclette
Le ultime capriole del sistema creditizio e finanziario mondiale sono motivo di grossa preoccupazione, ovvero dell'innescarsi di un'instabilità che possa portare alla distruzione del sistema economico attuale.
Di fronte a questa prospettiva, anche abbastanza concreta, tutti si sono rimangiati rapidamente le professioni di fede nel libero mercato e sono corsi a tamponare le falle con fiumi di denaro dei (sempre più) poveri contribuenti.
Non c’era altra scelta, probabilmente.
Era il male minore, si dirà, e anche a ragione. Però appare duro da mandare giù che i soldi per salvare i danni fatti dai manager multimilionari debbano essere pagate con le tasse prese (anche) dallo stipendio dei precari e di tutti quelli che stentano ad arrivare alla fine del mese.
D’altra parte in Italia era già avvenuto per il calcio: le società di calcio, tutte indebitate pagando ingaggi favolosi ai loro beniamini, venivano salvate dal fallimento (tranne la Fiorentina) con leggi speciali ad hoc. Anche se si erano quotate in borsa come qualsiasi altra società. D’altra parte cosa non si farebbe in Italia per il calcio?
Comunque vada, nel libero mercato è stupido prendersela con gli stipendi alti dei calciatori e dei manager. Stupido e forse giuridicamente impossibile.
Invece di parlare a vanvera occorre fare in modo di regolare, ovvero scoraggiare o proibire contratti che portino i manager ad agire in conflitto di interesse con le loro stesse società. Mi pare che i meccanismi di retribuzione legati a risultati a breve abbiano effettivamente avuto la loro parte in questa storia.
Mi vengono invece in mente, per esempio, meccanismi di retribuzione differita. Ad esempio oltre certi limiti, i soldi li prendi solo dopo 5 anni dal loro pagamento, se la società non fallisce… Va bene, stupidaggini, ma nemmeno tanto.
Quello che per un ciclista è veramente difficile da mandare giù sono gli aiuti di Stato all’industria automobilistica. Non fraintendetemi: dopo tanti soldi spesi per la finanza un minimo di soldi all’industria, quella vera, non sono male. Però, perché proprio a quella automobilistica? O meglio, perché a quella automobilistica indifferenziata? Giàcche ci siamo, diamo soldi anche alla motonautica o agli acquascooter, così sono tutti ancora più incentivati a romperci le balle mentre tentiamo di goderci in pace il mare.
Inoltre le catastrofi economiche hanno fatto dimenticare il petrolio a 140 $ a barile. Adesso costa molto di meno (anche perché il rapporto euro/dollaro è cambiato). Ma appena la situazione si calma, (altrimenti ci troviamo tutti a pascolare le lamalfiane pecore) il problema ritorna fuori.
I soldi andrebbero dati all'industria per riconvertirsi verso prodotti ecologicamente compatibili (quelli veri, non macchine ibride da 400 CV che consumano come quelle da 300).
E qui viene il secondo problema. Da Bruxelles è fresca la notizia del dissenso del nostro Paese sul pacchetto ambiente. Le opinioni in tema sono discordi, e io stesso nel mio campo mi sono trovato di fronte a posizioni ambientaliste impossibili da sostenere sul piano pratico.
E' verosimile che la nostra industria, esposta per carenze del paese ad altissimi prezzi dell’energia, non sia in grado di resistere ad un ulteriore aggravio dei costi. Ma ci si può allontanare dal resto d’Europa per troppo tempo, e soprattutto si dovrebbe proporre qualcosa di alternativo.
Infatti prima o poi il problema dovrà essere affrontato con serietà. Affrontarlo con serietà è, a mio modesto parere, proprio preparare una riconversione dell’industria verso prodotti sofisticati ma ecologicamente compatibili, e anche operare una riconversione culturale dei consumatori. Allora, avendo l’industria strategicamente piazzata, si può affrontare con tranquillità (o addirittura premere per…) un irrigidimento delle norme ambientali.
In questo quadro gli aiuti di Stato dovrebbero andare all’industria velocipedistica, alle grandi ciclostrade a 4 corsie, alla passerella ciclabile di Messina, all’alta velocità a pedali (illustrata in un prossimo post…) e, più seriamente, allo sviluppo di tecnologie e soprattutto attraenti prodotti a basso impatto ambientale.
Con la fantasia e la creatività che ci distingue, ed il gusto innato che ha l'italiano, potremmo imporrei i nostri prodotti a tutto il mondo… invece di andare a rimorchio. Vi ricordate quando la FIAT continuava a produrre auto da sottoproletariato, convinta di poterle sempre imporre al popolo italiano? Come è finita? Si è dovuta riadattare al nuovo mercato. E adesso sta andando bene (ops…)
Di fronte a questa prospettiva, anche abbastanza concreta, tutti si sono rimangiati rapidamente le professioni di fede nel libero mercato e sono corsi a tamponare le falle con fiumi di denaro dei (sempre più) poveri contribuenti.
Non c’era altra scelta, probabilmente.
Era il male minore, si dirà, e anche a ragione. Però appare duro da mandare giù che i soldi per salvare i danni fatti dai manager multimilionari debbano essere pagate con le tasse prese (anche) dallo stipendio dei precari e di tutti quelli che stentano ad arrivare alla fine del mese.
D’altra parte in Italia era già avvenuto per il calcio: le società di calcio, tutte indebitate pagando ingaggi favolosi ai loro beniamini, venivano salvate dal fallimento (tranne la Fiorentina) con leggi speciali ad hoc. Anche se si erano quotate in borsa come qualsiasi altra società. D’altra parte cosa non si farebbe in Italia per il calcio?
Comunque vada, nel libero mercato è stupido prendersela con gli stipendi alti dei calciatori e dei manager. Stupido e forse giuridicamente impossibile.
Invece di parlare a vanvera occorre fare in modo di regolare, ovvero scoraggiare o proibire contratti che portino i manager ad agire in conflitto di interesse con le loro stesse società. Mi pare che i meccanismi di retribuzione legati a risultati a breve abbiano effettivamente avuto la loro parte in questa storia.
Mi vengono invece in mente, per esempio, meccanismi di retribuzione differita. Ad esempio oltre certi limiti, i soldi li prendi solo dopo 5 anni dal loro pagamento, se la società non fallisce… Va bene, stupidaggini, ma nemmeno tanto.
Quello che per un ciclista è veramente difficile da mandare giù sono gli aiuti di Stato all’industria automobilistica. Non fraintendetemi: dopo tanti soldi spesi per la finanza un minimo di soldi all’industria, quella vera, non sono male. Però, perché proprio a quella automobilistica? O meglio, perché a quella automobilistica indifferenziata? Giàcche ci siamo, diamo soldi anche alla motonautica o agli acquascooter, così sono tutti ancora più incentivati a romperci le balle mentre tentiamo di goderci in pace il mare.
Inoltre le catastrofi economiche hanno fatto dimenticare il petrolio a 140 $ a barile. Adesso costa molto di meno (anche perché il rapporto euro/dollaro è cambiato). Ma appena la situazione si calma, (altrimenti ci troviamo tutti a pascolare le lamalfiane pecore) il problema ritorna fuori.
I soldi andrebbero dati all'industria per riconvertirsi verso prodotti ecologicamente compatibili (quelli veri, non macchine ibride da 400 CV che consumano come quelle da 300).
E qui viene il secondo problema. Da Bruxelles è fresca la notizia del dissenso del nostro Paese sul pacchetto ambiente. Le opinioni in tema sono discordi, e io stesso nel mio campo mi sono trovato di fronte a posizioni ambientaliste impossibili da sostenere sul piano pratico.
E' verosimile che la nostra industria, esposta per carenze del paese ad altissimi prezzi dell’energia, non sia in grado di resistere ad un ulteriore aggravio dei costi. Ma ci si può allontanare dal resto d’Europa per troppo tempo, e soprattutto si dovrebbe proporre qualcosa di alternativo.
Infatti prima o poi il problema dovrà essere affrontato con serietà. Affrontarlo con serietà è, a mio modesto parere, proprio preparare una riconversione dell’industria verso prodotti sofisticati ma ecologicamente compatibili, e anche operare una riconversione culturale dei consumatori. Allora, avendo l’industria strategicamente piazzata, si può affrontare con tranquillità (o addirittura premere per…) un irrigidimento delle norme ambientali.
In questo quadro gli aiuti di Stato dovrebbero andare all’industria velocipedistica, alle grandi ciclostrade a 4 corsie, alla passerella ciclabile di Messina, all’alta velocità a pedali (illustrata in un prossimo post…) e, più seriamente, allo sviluppo di tecnologie e soprattutto attraenti prodotti a basso impatto ambientale.
Con la fantasia e la creatività che ci distingue, ed il gusto innato che ha l'italiano, potremmo imporrei i nostri prodotti a tutto il mondo… invece di andare a rimorchio. Vi ricordate quando la FIAT continuava a produrre auto da sottoproletariato, convinta di poterle sempre imporre al popolo italiano? Come è finita? Si è dovuta riadattare al nuovo mercato. E adesso sta andando bene (ops…)
martedì 14 ottobre 2008
Roma, la più pericolosa
Bella e pericolosa, la città eterna sembra che si collochi in testa alle statistiche di incidenti stradali.
La notizia, riportata da un quotidiano nazionale, si riferirebbe ad una statistica dell'ANIA, l'associazione nazionale delle industrie assicuratrici.
Non abbiamo potuto vedere la statistica originale (cercata, ma non trovata sul sito dell'ANIA), quindi prendiamo le cose con un briciolo di prudenza, se non altro per la sostanziale incompatibilità dei giornalisti italiani moderni con i concetti alla base della statistica.
Per chi gira quotidianamente per Roma, comunque la notizia non sembra campata in aria, e tantomeno sembra una sorpresa. Roma è diventata un terribile mix di velocità e cattiveria alla guida. Si va veloci, si corre, si corre con cattiveria. Se dovessi puntare un dito contro qualcuno, direi: SUV e maxiscooter.
I primi sono mezzi molto potenti dotati di forte accelerazione. Alla guida persone che sfogano la propria insofferenza accelerando nei tratti liberi, dove raggiungono velocità cospicue. Fermali, poi. La loro dimora abituale sono le strisce pedonali e gli incorci, dove coprono la visibilità.
I maxi scooter sono un totale mistero per me. Parlo degli scooter con più di 400 cc, fino a 650. Non ne ho mai portato uno, ma da ex motociclista mi fanno orrore. Sembra che abbiano tutto il peggio della moto. accelerazione, scatto, ma poca manovrabilità e frenata discutibile.
Spesso li abita una particolare categoria di figuri (non tutti, ma molto spesso). Maschio, over forty, barba e capelli brizzolati. Atteggiamento aggressivo, tuta da ginnastica con piumone sopra (d'inverno). Apparentemente non partecipano ad alcuna attività produttiva, in quanto li vedi girare da una parte all'altra della città. Mi chiedo: pusher, sfruttatori o che altro? Sicuramente qualcosa di nocivo per l'umanità, non bastasse lo scooterone.
Al di là dello scooterone il problema a Roma è comunque la quantità di mezzi a due ruote a motore. Al crescere di velocità, potenze e indisciplina, aumentano disordine ed incidenti.
Io credo che la bicicletta sia entrinsecamente più sicura di questi altri mezzi, a causa della bassa velocità. Se poi abbiamo le piste ciclabili, la diffusione della bicicletta riduce drasticamente gli incidenti, oltre che l'inquinamento chimico e acustico. Ma nel bailamme attuale i ciclisti sono ancora esposti in modo drammatico.
Allora che fare? Sono convinto che molto possa essere fatto e tanto debba essere fatto subito. In particolare credo che alla prevenzione debba essere applicata un pò di sana repressione, almeno per punire tutti quei comportamenti che avvantaggiano il singolo a scapito degli altri. Nel mirino dovrebbero essere:
- Velocità eccessiva (auto, moto)
- Guida aggressiva (auto, moto)
- Sosta in doppia fila (pericolosissima per due ruote e bici)
- Mancata precedenza ai pedoni sulle strisce
- Guida pericolosa in moto (sorpassi agli incroci, etc.)
- Sosta agli incroci
- Guida in stato di ebbrezza (alcool o droga).
L'obiettivo dovrebbe essere quello di levare la patente ai pericolosi senza ne' remore ne' pietà. Ad occhio e croce a Roma ci sono almeno 10000 patenti di troppo.
Solo che i vigili dovrebbero puntare a fare male, ovvero prendere duramente di mira questo tipo di comportamenti e puntare ad appostamenti o altri metodi di contrasto.
Avrà il Comune la forza di imboccare questa strada?
La notizia, riportata da un quotidiano nazionale, si riferirebbe ad una statistica dell'ANIA, l'associazione nazionale delle industrie assicuratrici.
Non abbiamo potuto vedere la statistica originale (cercata, ma non trovata sul sito dell'ANIA), quindi prendiamo le cose con un briciolo di prudenza, se non altro per la sostanziale incompatibilità dei giornalisti italiani moderni con i concetti alla base della statistica.
Per chi gira quotidianamente per Roma, comunque la notizia non sembra campata in aria, e tantomeno sembra una sorpresa. Roma è diventata un terribile mix di velocità e cattiveria alla guida. Si va veloci, si corre, si corre con cattiveria. Se dovessi puntare un dito contro qualcuno, direi: SUV e maxiscooter.
I primi sono mezzi molto potenti dotati di forte accelerazione. Alla guida persone che sfogano la propria insofferenza accelerando nei tratti liberi, dove raggiungono velocità cospicue. Fermali, poi. La loro dimora abituale sono le strisce pedonali e gli incorci, dove coprono la visibilità.
I maxi scooter sono un totale mistero per me. Parlo degli scooter con più di 400 cc, fino a 650. Non ne ho mai portato uno, ma da ex motociclista mi fanno orrore. Sembra che abbiano tutto il peggio della moto. accelerazione, scatto, ma poca manovrabilità e frenata discutibile.
Spesso li abita una particolare categoria di figuri (non tutti, ma molto spesso). Maschio, over forty, barba e capelli brizzolati. Atteggiamento aggressivo, tuta da ginnastica con piumone sopra (d'inverno). Apparentemente non partecipano ad alcuna attività produttiva, in quanto li vedi girare da una parte all'altra della città. Mi chiedo: pusher, sfruttatori o che altro? Sicuramente qualcosa di nocivo per l'umanità, non bastasse lo scooterone.
Al di là dello scooterone il problema a Roma è comunque la quantità di mezzi a due ruote a motore. Al crescere di velocità, potenze e indisciplina, aumentano disordine ed incidenti.
Io credo che la bicicletta sia entrinsecamente più sicura di questi altri mezzi, a causa della bassa velocità. Se poi abbiamo le piste ciclabili, la diffusione della bicicletta riduce drasticamente gli incidenti, oltre che l'inquinamento chimico e acustico. Ma nel bailamme attuale i ciclisti sono ancora esposti in modo drammatico.
Allora che fare? Sono convinto che molto possa essere fatto e tanto debba essere fatto subito. In particolare credo che alla prevenzione debba essere applicata un pò di sana repressione, almeno per punire tutti quei comportamenti che avvantaggiano il singolo a scapito degli altri. Nel mirino dovrebbero essere:
- Velocità eccessiva (auto, moto)
- Guida aggressiva (auto, moto)
- Sosta in doppia fila (pericolosissima per due ruote e bici)
- Mancata precedenza ai pedoni sulle strisce
- Guida pericolosa in moto (sorpassi agli incroci, etc.)
- Sosta agli incroci
- Guida in stato di ebbrezza (alcool o droga).
L'obiettivo dovrebbe essere quello di levare la patente ai pericolosi senza ne' remore ne' pietà. Ad occhio e croce a Roma ci sono almeno 10000 patenti di troppo.
Solo che i vigili dovrebbero puntare a fare male, ovvero prendere duramente di mira questo tipo di comportamenti e puntare ad appostamenti o altri metodi di contrasto.
Avrà il Comune la forza di imboccare questa strada?
lunedì 13 ottobre 2008
Ottobrata romana… Canoa invece della bici
Domenica 12 ottobre, anniversario della scoperta dell’America, vista la giornata estiva ho deciso di mettere un corno alla bicicletta e tirare fuori la canoa.
Sono andato al lago di Martignano (nelle foto, che ho preso circa un mese fa) e ho passato una giornata sulla canoa. Il paesaggio era estivo, la temperatura ideale: caldo abbastanza da pagaiare in costume da bagno e nuotare, ma senza gli eccessi del sole estivo.
Sulle rive un numero sorprendentemente basso di persone. Evidentemente per la maggior parte delle persone l’estate è una faccenda ormai chiusa, da archiviare. A me invece, quando l’autunno lo permette, piace continuare a girare per i laghi del Lazio. Infatti se il sole è più debole, la calma di vento e la temperatura dell’acqua permettono deliziosi supplementi di navigazione balneare.
Ieri poi, dopo aver mangiato i miei panini al largo mi sono addormentato sulla canoa per circa mezz’ora. Il risultato è stato la ripresa della tintarella. Fatelo solo con una canoa gonfiabile! Beninteso: con questo non voglio incoraggiare nessuno ad imitarmi. Tutto sommato la Cassia bis straripa di auto e il lago con poche persone è un amore.
L’amore per il lago mi è cominciato da giovane, anzi, direi da bambino. Credo sulle rive del Lago di Nemi, proprio un autunno di tanti anni fa. A 15 il nuovo colpo di fulmine, quando ho cominciato a regalare a Bracciano, Vico, Como, Bolsena. Assimilabile al lago ci metterei anche la laguna di Orbetello… un vero marinaio d’acqua dolce (andavo anche per mare ed un paio di volte ci avrei potuto benissimo lasciare la pelle). Il lago mi piace perché unisce due mie passioni: quella per l’acqua e quella per il bosco.
L’amore per la canoa è stato un amore tardivo. Ho cominciato per disperazione, in quanto con i bambini piccoli è difficile andare in deriva o in catamarano. Però mi è piaciuta e ormai sono 15 anni che pagaio, soprattutto al mare, e qualche bella giornata al lago.
La canoa è un po’ la bicicletta del mare. Non veloce come la vela, ma più affidabile in quanto non dipende dai capricci del vento. Inoltre permette di avvicinarsi a riva, anche quella rocciosa, in maniera che nessuna barca a vela ti permette. Ovviamente la vela è più bella e da’ sensazioni più forti. A favore della canora ci sono tre aspetti molto importanti: innanzitutto il costo: diciamo che costa almeno 10 volte in meno di una barca a vela di livello corrispondente.
La seconda è la logistica, la canoa ha una logistica semplice ed economica. La terza è l’esercizio fisico: la canoa consente, o richiede se vogliamo, molto più esercizio fisico della barca a vela, che anzi è rispetto al fisico è deformante anziche’ no..
Sono andato al lago di Martignano (nelle foto, che ho preso circa un mese fa) e ho passato una giornata sulla canoa. Il paesaggio era estivo, la temperatura ideale: caldo abbastanza da pagaiare in costume da bagno e nuotare, ma senza gli eccessi del sole estivo.
Sulle rive un numero sorprendentemente basso di persone. Evidentemente per la maggior parte delle persone l’estate è una faccenda ormai chiusa, da archiviare. A me invece, quando l’autunno lo permette, piace continuare a girare per i laghi del Lazio. Infatti se il sole è più debole, la calma di vento e la temperatura dell’acqua permettono deliziosi supplementi di navigazione balneare.
Ieri poi, dopo aver mangiato i miei panini al largo mi sono addormentato sulla canoa per circa mezz’ora. Il risultato è stato la ripresa della tintarella. Fatelo solo con una canoa gonfiabile! Beninteso: con questo non voglio incoraggiare nessuno ad imitarmi. Tutto sommato la Cassia bis straripa di auto e il lago con poche persone è un amore.
L’amore per il lago mi è cominciato da giovane, anzi, direi da bambino. Credo sulle rive del Lago di Nemi, proprio un autunno di tanti anni fa. A 15 il nuovo colpo di fulmine, quando ho cominciato a regalare a Bracciano, Vico, Como, Bolsena. Assimilabile al lago ci metterei anche la laguna di Orbetello… un vero marinaio d’acqua dolce (andavo anche per mare ed un paio di volte ci avrei potuto benissimo lasciare la pelle). Il lago mi piace perché unisce due mie passioni: quella per l’acqua e quella per il bosco.
L’amore per la canoa è stato un amore tardivo. Ho cominciato per disperazione, in quanto con i bambini piccoli è difficile andare in deriva o in catamarano. Però mi è piaciuta e ormai sono 15 anni che pagaio, soprattutto al mare, e qualche bella giornata al lago.
La canoa è un po’ la bicicletta del mare. Non veloce come la vela, ma più affidabile in quanto non dipende dai capricci del vento. Inoltre permette di avvicinarsi a riva, anche quella rocciosa, in maniera che nessuna barca a vela ti permette. Ovviamente la vela è più bella e da’ sensazioni più forti. A favore della canora ci sono tre aspetti molto importanti: innanzitutto il costo: diciamo che costa almeno 10 volte in meno di una barca a vela di livello corrispondente.
La seconda è la logistica, la canoa ha una logistica semplice ed economica. La terza è l’esercizio fisico: la canoa consente, o richiede se vogliamo, molto più esercizio fisico della barca a vela, che anzi è rispetto al fisico è deformante anziche’ no..
mercoledì 8 ottobre 2008
Le piste non saranno tutto nella città ciclabile, ma che salvezza!
Dopo i giorni del vento del nord questa settimana ci ha regalato un ritorno alle temperature quasi estive.
I ciclisti romani ne hanno approfittato. Il conto delle biciclette è impazzito. Ieri, arrivato alle due cifre, mi sono dovuto fermare… Mi girava la testa.
La mattina, poi, una grande soddisfazione. Stavo andando a Piazza Ungheria, e mi sono trovato, a Via Panama, a superare un lungo ingorgo. Io me ne stavo beatamente sulla pista, che si è rivelata assolutamente provvidenziale.
La pista passa direttamente davanti una scuola. Una volta era l’Assunzione, che ospitava superbi esempi di paroline. Adesso non so’ esattamente cosa sia, ma un dato era certo: pur essendo in orario scolastico non ho visto ne’ bambini, ne’ mamme in bici. Un vero peccato.
Inoltre la cosa strana è che non si aspettano biciclette sulla pista. Quando arrivo rallento e scampanello con molta (forse troppa) cortesia, e dico anche "grazie" quando si spostano... eppure cascano dalle nuvole alla vista di una bici. Direi che dalle mie parti sono meno stupiti di trovarsi una bici sul marciapiedi di loro che camminano sulla pista.
Una nota triste. Nei terribili primi giorni di questa settimana sulle strade sono morte circa 40 persone, tra cui una ciclista che, secondo la stampa, è stata schiacciata da un camion.
Questo tipo di incidente è forse il più terrificante per il ciclista. Dalla fugace ripresa fotografica si vedeva una strada strettissima ed un camion attaccato al ciglio stradale. Si vedeva chiaramente che non c’era nessun posto dove un ciclista potesse passare. Amen
Se andate sul sito di Danilo Lovebike trovate un link all’intervista fatta al presidente della Federazione Italiana Amici della Bicicletta (FIAB) di Milano. L’intervista è apprezzabile, in particolare sostiene la tesi che la città ciclabile non si limita alle sole piste ciclabili.
Considero questo fatto vero, ma la pista ciclabile segregata dalla strada è un grosso fattore di sicurezza al quale è un peccato rinunciare, specialmente dove gli spazi ci sono, come a Roma.
Infatti io continuo a vedere marciapiedi liberi e poco frequentati,come quello di Via Panama, che potrebbero essere convertiti a pista ciclabile con costi bassissimi.
I ciclisti romani ne hanno approfittato. Il conto delle biciclette è impazzito. Ieri, arrivato alle due cifre, mi sono dovuto fermare… Mi girava la testa.
La mattina, poi, una grande soddisfazione. Stavo andando a Piazza Ungheria, e mi sono trovato, a Via Panama, a superare un lungo ingorgo. Io me ne stavo beatamente sulla pista, che si è rivelata assolutamente provvidenziale.
La pista passa direttamente davanti una scuola. Una volta era l’Assunzione, che ospitava superbi esempi di paroline. Adesso non so’ esattamente cosa sia, ma un dato era certo: pur essendo in orario scolastico non ho visto ne’ bambini, ne’ mamme in bici. Un vero peccato.
Inoltre la cosa strana è che non si aspettano biciclette sulla pista. Quando arrivo rallento e scampanello con molta (forse troppa) cortesia, e dico anche "grazie" quando si spostano... eppure cascano dalle nuvole alla vista di una bici. Direi che dalle mie parti sono meno stupiti di trovarsi una bici sul marciapiedi di loro che camminano sulla pista.
Una nota triste. Nei terribili primi giorni di questa settimana sulle strade sono morte circa 40 persone, tra cui una ciclista che, secondo la stampa, è stata schiacciata da un camion.
Questo tipo di incidente è forse il più terrificante per il ciclista. Dalla fugace ripresa fotografica si vedeva una strada strettissima ed un camion attaccato al ciglio stradale. Si vedeva chiaramente che non c’era nessun posto dove un ciclista potesse passare. Amen
Se andate sul sito di Danilo Lovebike trovate un link all’intervista fatta al presidente della Federazione Italiana Amici della Bicicletta (FIAB) di Milano. L’intervista è apprezzabile, in particolare sostiene la tesi che la città ciclabile non si limita alle sole piste ciclabili.
Considero questo fatto vero, ma la pista ciclabile segregata dalla strada è un grosso fattore di sicurezza al quale è un peccato rinunciare, specialmente dove gli spazi ci sono, come a Roma.
Infatti io continuo a vedere marciapiedi liberi e poco frequentati,come quello di Via Panama, che potrebbero essere convertiti a pista ciclabile con costi bassissimi.
domenica 5 ottobre 2008
Una gita alla mola di oriolo
La mola di Oriolo Romano è una delle mete più classiche della zona.
Questa volta ho pensato di farne la meta della mia gita, in quanto il percorso è scevro da pendenze imposssibili, ed il posto è bello per fare il picnic.
Ancora una volta sono partito da Trevignano Romano (salendo con l'auto sulla strada che passa dietro a Rocca Romana) ed ho percorso tutto il bosco. Uscito dal bosco mi sono diretto verso il paese di Oriolo Romano, dove ho fatto rifornimento di panini presso i negozi locali (ben forniti e aperti la domenica mattina).
Dal paese ho seguito le indicazioni per la mola, ed eccomi lì.
La mola è una bella valle con resti di mura che imbrigliavano il torrente del quale vedete il getto alle spalle della bicicletta.
Un posto molto carino, allietato da profumo della carne alla brace degli altri gitanti.
Attenti: è anche una delle mete preferite dello scoutismo lazale, e quindi la probabilità di imbattersi in tre o quattro reparti al completo è alta. Ci si diverte, ma non è solitudine.
Ancora una volta sono partito da Trevignano Romano (salendo con l'auto sulla strada che passa dietro a Rocca Romana) ed ho percorso tutto il bosco. Uscito dal bosco mi sono diretto verso il paese di Oriolo Romano, dove ho fatto rifornimento di panini presso i negozi locali (ben forniti e aperti la domenica mattina).
Dal paese ho seguito le indicazioni per la mola, ed eccomi lì.
La mola è una bella valle con resti di mura che imbrigliavano il torrente del quale vedete il getto alle spalle della bicicletta.
Nella stessa valle si trova una fonte termale di acqua solforosa tiepida, dove è sata ricavata una piscinetta per farci il bagno (soprattutto d'estate perchè non è calda).
Un posto molto carino, allietato da profumo della carne alla brace degli altri gitanti.
Attenti: è anche una delle mete preferite dello scoutismo lazale, e quindi la probabilità di imbattersi in tre o quattro reparti al completo è alta. Ci si diverte, ma non è solitudine.
La gita complessiva è venuta sui 35 km, 33 di sterrato. Non molti, ma hanno esaurito le scarse forze di questo periodo.
giovedì 2 ottobre 2008
Dal vostro inviato sull’automobile…
Mio figlio si è rotto il piede, e i medici hanno detto che non può caricarlo con il peso. Ciò significa che si deve muovere con le stampelle, ovvero che a Roma non può andare molto distante. Quindi i genitori (ed anche i nonni quando necessario) hanno il compito di provvedere agli spostamenti.
Per questo, e credo per le prossime due settimane, debbo mettere una croce sopra la bicicletta e rassegnarmi a girare con l’automobile.
E’ un occasione interessante per rivalutare l’automobilità, pregi e difetti.
Il primo difetto è che perdo un’occasione di movimento. Il mio terrore è ritornare alla situazione di giugno, quando ho dovuto lasciare la bicicletta e appoggiarmi all’auto, con risultati disastrosi sul fisico. Tralasciando le corse dal Nemorense all’EUR, anche i 4 km alla fermata dell’autobus comunque aiutano a tenersi in forma.
Il secondo difetto è il costo. Sia che attraversi Roma, sia che decida di lasciare l’auto nei pressi dell’Università, il costo rispetto alla soluzione bici + metro (o solo bici) è nettamente superiore. Il doppio, il triplo, il quadruplo, non so’… però è così. Va detto che giro con una station wagon, fatta per il fuoricittà con famiglia (prima che i figli crescessero), e quindi sono un tantino pesante. Con una Smart o altra piccola performerei molto meglio, specie dal lato del costo.
Il tempo di percorrenza è in media leggermente inferiore. La mattina presto, prima che si formi il traffico, la macchina va molto più veloce, dimezzando i tempi. La sera si recupera il vantaggio, per cui il tempo totale, mattina + sera + parcheggi non è meno del 90% del tempo della soluzione bici + metro.
I vantaggi:
- sento bene la radio;
- sbrigo per telefono molti affari;
- mi vesto molto meglio;
- non arrivo con i capelli sconvolti
- me ne frego del tempo atmosferico.
Saprò dirvi.
Per questo, e credo per le prossime due settimane, debbo mettere una croce sopra la bicicletta e rassegnarmi a girare con l’automobile.
E’ un occasione interessante per rivalutare l’automobilità, pregi e difetti.
Il primo difetto è che perdo un’occasione di movimento. Il mio terrore è ritornare alla situazione di giugno, quando ho dovuto lasciare la bicicletta e appoggiarmi all’auto, con risultati disastrosi sul fisico. Tralasciando le corse dal Nemorense all’EUR, anche i 4 km alla fermata dell’autobus comunque aiutano a tenersi in forma.
Il secondo difetto è il costo. Sia che attraversi Roma, sia che decida di lasciare l’auto nei pressi dell’Università, il costo rispetto alla soluzione bici + metro (o solo bici) è nettamente superiore. Il doppio, il triplo, il quadruplo, non so’… però è così. Va detto che giro con una station wagon, fatta per il fuoricittà con famiglia (prima che i figli crescessero), e quindi sono un tantino pesante. Con una Smart o altra piccola performerei molto meglio, specie dal lato del costo.
Il tempo di percorrenza è in media leggermente inferiore. La mattina presto, prima che si formi il traffico, la macchina va molto più veloce, dimezzando i tempi. La sera si recupera il vantaggio, per cui il tempo totale, mattina + sera + parcheggi non è meno del 90% del tempo della soluzione bici + metro.
I vantaggi:
- sento bene la radio;
- sbrigo per telefono molti affari;
- mi vesto molto meglio;
- non arrivo con i capelli sconvolti
- me ne frego del tempo atmosferico.
Saprò dirvi.
mercoledì 1 ottobre 2008
Dark bikers in the dark
La fine di settembre immalinconisce con le prime riminescenze dell’inverno. In particolare ci accorgiamo che le giornate, anche in città si accorciano, il sole tramonta presto. Anzi la progressione giornaliera della riduzione, che a giugno era impercettibile, accelera, ed in breve ci troviamo con le giornate più corte.
Questa accelerazione nel calo dell’oscurità sarà forse la ragione per la quale in questi giorni vedo tanti ciclisti senza luci.
Ma a loro non basta essere senza luci (oggettivamente capita): oltre ad essere senza luci sono senza catarifrangenti e vestiti di scuro. Scuri nella notte scura, si prendono rischi clamorosi, specialmente quando (e a Roma capita spesso) uno o più lampioni vanno fuori uso.
L’altra sera mi ha colpito una ciclista (mi ha quasi colpito su di un passaggio pedonale) che scendva giù per via Nemorense sotto oscuramento. Lei nera, bici nera, l’ho vista solo contro la luce di una automobile in lontananza. Mi è passata accanto in calzamaglia nera, pedalando a tutta forza…
Ma che ci vuole a spendere 5 euro per un giubbino catarifrangente? Vogliamo il morto?
Questa accelerazione nel calo dell’oscurità sarà forse la ragione per la quale in questi giorni vedo tanti ciclisti senza luci.
Ma a loro non basta essere senza luci (oggettivamente capita): oltre ad essere senza luci sono senza catarifrangenti e vestiti di scuro. Scuri nella notte scura, si prendono rischi clamorosi, specialmente quando (e a Roma capita spesso) uno o più lampioni vanno fuori uso.
L’altra sera mi ha colpito una ciclista (mi ha quasi colpito su di un passaggio pedonale) che scendva giù per via Nemorense sotto oscuramento. Lei nera, bici nera, l’ho vista solo contro la luce di una automobile in lontananza. Mi è passata accanto in calzamaglia nera, pedalando a tutta forza…
Ma che ci vuole a spendere 5 euro per un giubbino catarifrangente? Vogliamo il morto?
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